I vescovi: la natività è la novità attesa

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“La natività c’interpella profondamente. Ci rimanda all’essenzialità dell’esistenza, a ciò che dà senso alla quotidianità, alla bellezza della vita familiare, alla qualità delle relazioni, alla capacità di accogliere Cristo nel nostro cuore. Nel corso del 2020 molte persone sono state visitate da sorella morte, altre sono rimaste sole, altre ancora hanno perso il lavoro e vivono in una condizione di grande precarietà. Questa sofferenza innocente c’interroga e ci aiuta a meditare sul dono della vita”.

Dalle pagine di Avvenire il presidente della Cei ed arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, card. Gualtiero Bassetti, ha sottolineato il significato del Natale di Dio, che si fa bambino e si manifesta ai pastori, perché la ‘la gloria di Dio è l’uomo vivente’, come ha  sottolineato sant’Ireneo:

“Il mondo ha bisogno di sperimentare la fiducia e noi cristiani, soprattutto in questo tempo, siamo chiamati a osare, come i pastori, ad addentrarci nel buio della notte senza temere, perché Dio è con noi. L’Emmanuele, nella sua piccolezza, nella sua scelta di essere servo per amore, ci consegna un messaggio di speranza da annunciare a tutto il mondo”.

Per questo la presidenza della Cei nel messaggio di Natale ha sottolineato il valore della Buona Notizia per tutta l’umanità: “Proprio l’attesa di una novità radicale e definitiva in una situazione di oppressione e di affanno era la condizione del popolo d’Israele, descritta dal profeta Isaia tanti secoli fa. Ma è anche la condizione di ciascuno di noi, delle nostre comunità, delle nostre famiglie, della nostra società”.

Tale attesa è resa precaria dalle situazioni quotidiane: “Una condizione resa ancora più precaria dalla crisi sanitaria e sociale che stiamo attraversando e che ci ha messo di fronte, una volta ancora, alla nostra vulnerabilità di fronte agli eventi. Guardiamo con preoccupazione alla situazione del nostro Paese, dove le immagini dello shopping natalizio si sovrappongono ai volti delle persone che ingrossano le file davanti alle Caritas diocesane e all’elenco sempre più lungo delle vittime del Covid-19”.

Ed ecco che l’ascolto della buona Notizia si trasforma in preghiera: “Tutti insieme siamo in ascolto delle fatiche, delle speranze, dei bisogni materiali, ma anche spirituali, di un popolo che non smette di guardare alla speranza, alla Stella. L’ascolto si fa preghiera e questa spinge all’impegno concreto”.

I vescovi lo hanno ricordato nel ‘Messaggio alle comunità cristiane in tempo di pandemia’, perché la luce sorge: “Ed ecco che nel silenzio della notte, prolungata dalla pandemia, sappiamo per fede che sta per fare capolino la voce dell’angelo, che porterà la notizia attesa da sempre… La luce del Mistero incarnato squarcia le tenebre. L’attesa diventa inno di lode e ringraziamento”.

E’ un annuncio che è entrato nella storia: “Questo l’annuncio, antico e sempre nuovo, che abbiamo cominciato a contemplare in Avvento e che vorremmo consegnare idealmente ancora una volta alla comunità cristiana in questo Natale: il ‘vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio’. Nella grotta di Betlemme, in modo paradossale, risplende tutta la luce gentile del nostro Dio”.

In questo modo Dio è entrato nel mondo: “In ginocchio davanti al Bambino, insieme con Maria e Giuseppe, siamo consapevoli della nostra finitudine e vulnerabilità, percepiamo appieno la nostra debolezza di fronte alla potenza della nascita del Salvatore, che non ha esitato a farsi piccolo tra i piccoli per venire in mezzo a noi.

Quel Bambino è la notizia che attendevamo; è lui il Messia che incoraggia i discepoli ad andare per le strade del mondo; è lui la pace che vince le guerre e le paure; è lui la salvezza che viene dall’alto e che ci rende una comunità di risorti”.

Ogni Natale è diverso dagli altri e questo, in particolare, sarà probabilmente il più difficile per molti, se non per tutti. Ma un Natale meno scintillante non è un Natale meno autentico: ricerchiamo nel nostro cuore quello che conta realmente, ciò che ci rende uniti a chi amiamo, ciò che è davvero indispensabile.

Come Pastori, come sacerdoti, ma prima ancora come membra di uno stesso corpo, siamo accanto alla sofferenza e alla solitudine di ciascuno per prenderne una parte, per sollevare insieme un pezzo di croce e renderla meno pesante”.

Infine un invito: “A tutti i credenti e a tutte le donne e gli uomini di buona volontà auguriamo di farsi trovare pronti la Notte di Natale, quando la buona notizia del Bambino Gesù busserà alla porta dei nostri cuori. Aprite la porta al Signore che nasce e non abbiate timore di salire, un passo alla volta, tenendo la mano del fratello, sul monte del dolore dell’umanità per annunciare a tutti che il nostro Dio è ancora l’Emmanuele, è il Dio-con-noi”.

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