Mons. Mogavero: migrazioni, occorre superare la logica dell’emergenza

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Nel mese di novembre a Mazara del Vallo si sono svolti i lavori della Conferenza Episcopale Regionale del Nord Africa alla presenza dei Vescovi del Maghreb; aprendo i lavori il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, ha citato l’esortazione apostolica ‘Ecclesia in Medio Oriente’: “Occorre superare la logica dell’emergenza, soprattutto per quanto attiene alle migrazioni, e assumere delle strategie progettuali, in considerazione del fatto che esse impongono di gestire l’arrivo massiccio e la presenza nei paesi ad economia forte della regione di lavoratori di ogni sorta provenienti dall’Africa, dall’Estremo Oriente e dal sub-continente indiano… Non è pensabile una anacronistica sordità al grido dei poveri, resa manifesta dalla smania del superfluo, da un uso smodato del danaro, da una attenzione maggiore agli aspetti cultuali, anziché all’alleviamento della fame, al soccorso delle nudità, alla offerta di un lavoro dignitoso e remunerato secondo giustizia… L’attenzione al mondo giovanile è davvero una priorità urgente e drammatica insieme. I giovani, infatti, manifestano, pur con i loro costitutivi ondeggiamenti e turbamenti aspirazioni profonde di autenticità, di verità, di libertà, di generosità. Le Chiese dei Paesi del Maghreb queste sfide le conoscono e non si tirano indietro nell’indagare risposte adeguate alle attese”.

Nel corso dei lavori si è levato l’appello dei Vescovi del Maghreb per gli eventi ‘critici’ dei paesi   mediorientali: “Il fatto che la nostra Conferenza si sia riunita in Sicilia, nel cuore del Mediterraneo, sottolinea l’urgenza del dialogo delle culture, dei popoli e delle religioni fra le tre rive di questo mare. La guerra in Siria, la situazione del Nord Mali, l’intensificazione delle migrazioni, l’estremismo di certi gruppi religiosi rinforzano le preoccupazioni di questi giorni. Bisogna fermare le armi perché non risolvono nessun problema… Le nostre Chiese sono modeste, fragili e piccole ma sono la testimonianza vivente di umanizzazione, dialogo, servizio, preghiera, esperienza in quei territori. Questi termini sono gli elementi fondamentali del nostro percorso di evangelizzazione”.

Un altro argomento  è stato quello delle migrazioni: “I migranti sono numerosissimi  e questo è un fenomeno che la nostre Chiese non possono sottovalutare, anzi devono prendere in considerazione. I migranti non sono soltanto quelli che vivono nei nostri paesi ma anche quelli che arrivano dal Sud Sahara, ai quali i nostri territori per loro sono solo terre di passaggio, per poi raggiungere la Sicilia…. La diversità non sia elemento di conflitto ma risorsa che ci fa crescere. La presenza qui di questi Vescovi, che nelle loro diocesi vivono la doppia funzione di presenza/estraneità vista che la religione islamica prevalente, è la testimonianza che siamo una sponda unica in un mare che ci unisce”.

Durante il convegno è intervenuto anche il gesuita padre Samir Khalil Samir, esperto del mondo arabo: “Nel mondo arabo non c’è persecuzione contro i cristiani ma c’è discriminazione. I cristiani non sono trattati nello stesso modo dei musulmani. I musulmani sono i cittadini normali destinatari delle leggi. Gli altri, costituzionalmente, sono cittadini, ma concretamente le leggi, in quanto fatte a partire dal sistema musulmano, lasciano i cristiani in una condizione svantaggiata. Inoltre, la libertà di coscienza è inesistente, esiste solo la tolleranza che consiste nel sopportare che il cristiano rimanga in terra islamica ma con tanti limiti. Non è possibile, però, lasciare l’Islam per un’altra religione”.

Nelle conclusioni mons. Vincent Landel, arcivescovo di Rabat, ha osservato che ci sono tre sfide ancora attuali: la situazione nel Mali, la difficile ricostruzione della Libia e l’incertezza sul futuro del processo di transizione in Tunisia, rendendo al contempo grazie per la vitalità dei credenti: “Siamo felici di approvare la fiduciosa speranza espressa dal sinodo tenuto a Roma lo scorso ottobre: ​il coraggio ha ispirato anche la nostra visione serena del mondo contemporaneo. Non ci sentiamo intimiditi dai tempi in cui viviamo. E’ un mondo pieno di contraddizioni e di sfide, ma è creazione di Dio, certamente ferito dal male, ma sempre amato da Dio, da cui può germogliare di nuovo il seme della Parola in modo che dà un frutto nuovo. Non c’è spazio per il pessimismo nelle menti e nei cuori di chi sa che il loro Signore ha vinto la morte ed il suo Spirito opera potentemente nella storia. Con umiltà, ma anche con determinazione vogliamo essere testimoni del nome di Dio; la nostra Chiesa è viva ed affronta con coraggio e fede come testimonianza del suo Figlio, le sfide che la storia pone…  Siamo inoltre lieti che il Sinodo ha confermato la nostra quotidiana esperienza: il dialogo della vita è la modalità di testimonianza fondamentale che noi diamo alla Buona Novella”.

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