Le teorie di Edward de Bono sul pensiero creativo e dei meccanismi della mente, il pensiero laterale e la tecnica metacognitiva dei sei cappelli per pensare

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I miei post e articoli sul Presepe 2020 in Piazza San Pietro, con cui ho riportato – con mio solito sistema ontologico – diversi approcci e punti di vista, ha provocato una sterminata produzione di reazioni. Cosa ci insegna? Va al centro del mio pensiero un commento al post in cui ho condiviso un mio articolo [“Supplica al Papa regnante. Santità, riporti in Piazza San Pietro il “Vangelo vivo”, il Presepe di San Francesco. Supplichiamo il Papa di riportare in Piazza San Pietro le statue tradizionali di Gesù, Maria e Giuseppe, rappresentate con l’arte popolare di sempre”]: “Premesso che io resto conservatrice-tradizionalista, per apprezzare questa nuova versione del Presepe, sento l’esigenza di rifarmi alle teorie dello studioso Edward de Bono e la teoria del pensiero laterale, in aggiunta la tecnica metacognitiva dei 6 cappelli per pensare. Tutto ciò tornerà utile a chi vorrà approfondire tale teoria ed allenarsi ad una mente aperta, evitando di scivolare sempre in polemiche poco costruttive” (Valentina Villano).

Cosa intendiamo dire è stato esemplificato in un certo modo, con un commento di Leonilda Conti: “Mi chiedo se invece non rispecchia proprio la nostra incapacità alla semplicità. In realtà dà fastidio perché ci rispecchia… Non possiamo accogliere la semplicità se non siamo pronti a vederla. Quel presepe è come lo farebbe mio figlio… Materia riciclato e forme mostruose, che ormai ci circondano. Siamo noi a doverlo trasformare, noi dobbiamo trasformarci, se vogliamo che nei nostri cuori ci sia la semplicità del poverello di Assisi”.

Ecco, si poteva pensare, leggendo il commento di Valentina, questo terrà occupato per un bel po’ di tempo gli esternatori compulsivi ossessivi su tutto, subito e sempre. Sempre nella speranza che i fusibili delle sinapsi siano funzionanti.

Un’illusione, con poche eccezioni – tra cui il commento di Leonilda Conti, che ho citato, anche se ma non è l’unico – non si accendono le sinapsi e si mettono un cappello diverso… e pare pure, che i fusibili sono saltati un po’ dappertutto. Ma questa non è una novità, in questo mondo mostruoso che ci circonda.

Quindi, ritengo opportuno approfondire il fantastico suggerimento della psicologa clinica Valentina Villano: le teorie dello studioso Edward de Bono, la teoria del pensiero laterale e la tecnica metacognitiva dei sei cappelli per pensare. Questa povera sconosciuta, la metacognizione, ovvero la consapevolezza della propria capacità e dei propri processi cognitivi.

La tecnica metacognitiva, che viene utilizzato in ambito psicologico ed educativo, determina un tipo di auto-riflessività sul fenomeno cognitivo, attuabile grazie alla possibilità di distanziarsi, auto-osservare e riflettere sui propri stati mentali.

“L’infelicità è spesso definita come la differenza tra il nostro talento e le nostre aspettative” (Edward de Bono).

“La pianificazione strategica va in crisi quando il futuro si rifiuta di assumere il ruolo assegnatogli dai pianificatori” (Edward de Bono).

“La cosa importante di una bicicletta – o del pensiero creativo – è stare in movimento; il freno – o pensiero negativo – è soltanto un meccanismo di sicurezza” (Edward De Bono).

Il medico e psicologo maltese Edward De Bono (Malta, 19 maggio 1933) – che ha insegnato ad Oxford, Cambridge, Londra e Harvard – è noto per le sue originali teorie sul pensiero creativo e dei meccanismi della mente, che ha esposto in oltre settanta libri. I suoi metodi di pensiero costituiscono oggi il Sistemo di pensare de Bono. È considerato la principale autorità internazionale sul pensiero creativo e l’insegnamento diretto delle innumerevoli abilità del pensiero. Negli ultimi 30 anni ha lavorato per le più importanti aziende e i maggiori governi in più di 50 Paesi. Ha insegnato le tecniche di pensiero a dirigenti aziendali, bambini e Premi Nobel. Nel 2004 ha fondato a Malta il World Centre for New Thinking, istituzione dedicata alla diffusione del pensiero creativo.

La sua formazione in psicologia e in medicina, con suo bagaglio di conoscenze mediche nei sistemi d’informazione biologici, lo ha ispirato e gli ha consentito non soltanto di insegnare a pensare ma di progettare rivoluzionari metodi di pensiero.

Nel suo libro Il Meccanismo della Mente, de Bono ha innanzitutto descritto come la rete nervosa del cervello si comporti come un sistema auto-organizzato e partendo da qui, de Bono ha modellato la sua metodologia per l’insegnamento delle abilità di pensiero.

Il pensiero laterale

Tendiamo a pensare sempre nello stesso modo e troviamo difficoltà ad assumere altri modi. Edward de Bono nel 1985 ha proposto un originale metodo per abituarsi a pensare con sei modalità diverse, creando il concetto di pensiero laterale, che afferma se si affronta un problema con il metodo razionale del pensiero, si ottengono risultati corretti, ma limitati dalla rigidità dei modelli logici tradizionali. Quando si richiede invece una soluzione veramente diversa e innovativa, che contribuisca cioè ad un reale passo evolutivo rispetto alle condizioni preesistenti, si deve stravolgere il ragionamento, partire dal punto più lontano possibile, ribaltare i dati, mescolare le ipotesi, negare certe sicurezze e addirittura affidarsi ad associazioni di idee del tutto casuali. Si deve perciò abbandonare il pensiero verticale, cioè quello basato sulle deduzioni logiche, per entrare nella lateralità del pensiero creativo.

Quindi, il pensiero laterale è una modalità di risoluzione di problemi logici che prevede un approccio particolare, ovvero l’osservazione del problema da diverse angolazioni, contrapposta alla tradizionale modalità che prevede concentrazione su una soluzione diretta al problema. Una soluzione diretta prevede il ricorso alla logica sequenziale, risolvendo il problema partendo dalle considerazioni che sembrano più ovvie, il pensiero laterale se ne discosta (da cui il termine laterale) e cerca punti di vista alternativi per cercare la soluzione.

Il principio che sta alla base di questa modalità è simile al pensiero divergente: per ciascun problema è sempre possibile individuare diverse soluzioni, alcune delle quali emergono solo prescindendo da quello che inizialmente appare l’unico percorso possibile cercando elementi, idee, intuizioni, spunti fuori dal dominio di conoscenza e dalla rigida catena logica.

È importante quindi disporre di modalità e strumenti che facilitino questi processi di pensiero, per generare creativamente ipotesi da abbinare e combinare con le conoscenze già possedute, fino al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. È il caso delle mappe creative, che consentono al contempo di fermare le idee e di registrarle, predisponendole per essere poi rielaborate.

Esempio di applicazione di pensiero laterale

Famoso è il rompicapo dell’elettricista pigro e dei tre interruttori. In una prima stanza chiusa, è contenuta una lampadina ad incandescenza; nella seconda stanza, da cui la prima non è direttamente visibile, ci sono tre interruttori. Solo uno di questi interruttori accende la lampadina. Potendo azionare i tre interruttori a proprio piacimento, e potendo andare nella stanza chiusa solo una volta per verificare lo stato della lampadina, come si può determinare l’interruttore in grado di accenderla?

Le condizioni iniziali sono: lampadina spenta, tutti gli interruttori in posizione off. Si mettono due interruttori (1 e 2) su ON, si attende qualche minuto e se ne spegne uno (1). Si va quindi a controllare la lampadina. Se la lampadina è accesa l’interruttore giusto è 2. Se la lampadina è spenta ma calda l’interruttore giusto è 1. Se la lampadina è spenta e fredda l’interruttore giusto è 3.

Il problema è proposto molte volte in Internet e su riviste. Giorgio Dendi, creatore di giochi, lo propone con 4 interruttori, e stessa situazione. Si preme 1 e 2 (quindi 1 e 2 vanno in ON, 3 e 4 rimangono in OFF). Dopo 10 minuti si premo 2 e 3 (quindi 2 torna su OFF e 3 va su ON) e si entra. La lampadina è accesa e calda: 1; spenta e calda: 2; accesa e fredda: 3; spenta e fredda: 4.

L’approccio diretto al problema si rivela impossibile: da un punto di vista puramente logico, una lampadina può essere solamente accesa o spenta, quindi essere in uno di due stati possibili. L’unico modo per risolverlo è utilizzare un’ulteriore condizione parallela “fisica” (il fatto che una lampadina accesa si scaldi) che permetta di aggiungere un terzo stato distinguibile dai primi due.

Sei cappelli per pensare

Il libro di Edward de Bono Sei cappelli per pensare è stato adottato da aziende ed educatori di tutto il mondo. In esso insegna ad affrontare i problemi sotto differenti aspetti, contrariamente a quanto in realtà spesso si fa, affrontandoli sotto un unico punto di vista e quindi limitandone le soluzioni possibili. Ognuno dei sei cappelli di un coloro diverso, corrisponde a un tipo di comportamento diverso.

La tecnica dei sei cappelli per pensare è una strategia per migliorare la qualità del processo decisionale. Permette di applicare gli stili di pensiero necessari per valutare le questioni o i fatti da tutte le prospettive e i possibili approcci. Le risposte che in seguito vengono formulate saranno più esatte, ma anche molto più creative e originali. La tecnica dei sei cappelli per pensare segue sempre lo stesso schema, la stessa strategia. Per quanto semplice ci possa apparire questa dinamica, non smette di avere un impatto positivo sul cervello, dal momento che svolge un vero e proprio “allenamento” per imparare a pensare meglio.

Un aspetto che de Bono suggerisce nel suo libro è che una cosa semplice come mettersi un cappello in testa è in molti casi un atto deliberato. Anche il pensiero deve seguire questa regola, “essere deliberato e molto attento”. Pensare bene per vivere meglio è una regola da seguire, quindi non c’è niente di meglio che fare uso di “vari cappelli” per ottenere uno stile di pensiero vario, agile e creativo.

Con la tecnica dei sei cappelli si cerca di rappresentare sei direzioni di pensiero contenute in sei cappelli immaginari. Quando sorge un problema o si cerca di prendere una decisione, ogni cappello offre una premessa, una visione, uno schema preciso. Usarli tutti in modo proattivo, rende maggiormente capace di prendere una decisione.

Il cappello bianco (il foglio bianco, la neve immacolata) è il ragionamento analitico e imparziale, che riporta i fatti così come sono, che fa analisi dei dati, raccolta di informazioni, precedenti, analogie ed elementi raccolti senza giudicarli. Insegna a vedere le cose da un punto di vista obiettivo, neutro e senza deviazioni. Lo stile di pensiero che si applicherà si baserà sull’analisi dei dati, sul contrasto delle informazioni di cui si dispone, senza dare giudizi di valore. Il cappello bianco cerca fatti concreti, non interpreta né dà opinioni.

Il cappello nero (la notte, il lutto) è l’avvocato del diavolo che rileva gli aspetti negativi, le ragioni per cui la cosa non può andare. Rappresenta il lato logico-negativo e insegna a capire perché certe cose possono andare male, non funzionare o non accadere nel modo in cui si pensava. Aiuta anche ad essere critici e a vedere il lato negativo delle cose per essere più realistici. A volte è necessario essere a conoscenza dei fatti avversi o complessi, questi muri senza uscita che bisogna accettare per trovare delle uscite più valide. Questo pensiero si nutre anche dell’esperienza passata, quella che ci ricorda gli errori di ieri, che ci dice che è meglio provare cose nuove prima di ricadere nelle stesse trappole.

Il cappello verde (la pianta che fiorisce) indica sbocchi creativi, nuove idee, analisi e proposte migliorative, visioni insolite. Richiede originalità, creatività, il superamento di certi confini, rendere possibile l’impossibile. È in questo cappello che è contenuto il pensiero laterale, quello che invita a essere provocatori e non troppo conservatori, a usare il movimento innovativo prima del giudizio restrittivo. Questo pensiero ricorda a sua volta che non va bene sentirsi soddisfatti rapidamente, che è necessario trovare più rotte, più alternative, generare più proposte.

Il cappello rosso (il fuoco della passione, vedere rosso) è l’espressione libera dell’emotività: esprimere di getto le proprie intuizioni, come suggerimenti o sfoghi liberatori, come se si ridiventasse bambini; emozioni, sentimenti positivi e negativi come antipatia, rabbia, timore. Sente la vita dal cuore e dall’universo emotivo. Lancia nel vuoto per far abbracciare quel mondo abitato dalle soggettività più palpitanti e libere. Indossando questo cappello, si ha la possibilità di dire ad alta voce cosa emoziona, inquieta o cosa dice l’intuito riguardo alle informazioni disponibili. Permette anche di comprendere le emozioni e i bisogni altrui.

Il cappello giallo (il sole, l’oro) è l’avvocato dell’angelo, rileva gli aspetti positivi, i vantaggi, le opportunità. Insegna ad applicare un pensiero logico positivo: essere in grado di vedere possibilità dove gli altri vedono porte chiuse; sviluppare un approccio costruttivo e ottimista. Questa positività, questa apertura, sarà caratterizzata sempre dalla logica.

Il cappello blu (il cielo, l’alto) stabilisce priorità, metodi, sequenze funzionali. Pianifica, organizza, stabilisce le regole del gioco. Conduce il gioco dei sei cappelli. Abbraccia tutto, è sempre presente e domina ogni angolo. Trasmette calma, equilibrio e autocontrollo. Ha il controllo su tutto il processo e viene indossato due volte: all’inizio e alla fine. In un primo momento, per decidere quale dei cappelli indossare, poi per stabilire quale ordine deve essere seguito e infine per prendere una decisione. Rappresenta il pensiero strutturato, quello che guida ad ogni passo, sottolineando le alternative, proponendo nuove strategie e mantenendo il controllo in ogni sequenza, in modo da non far perdere la strada o far restare bloccati.

Postscriptum

Quante volte abbiamo partecipato a riunioni inconcludenti o ci siamo chiesti come rendere più produttivo il nostro pensiero e quello delle persone con cui ci confrontiamo?

Spesso a ostacolarci è la confusione: come un giocoliere che usa troppe palle, in noi si sovrappongono creatività, logica, aspettative ed emozioni che non sappiamo gestire.

Il sistema inventato da Edward de Bono consente di scomporre il nostro modo di pensare, affrontando un aspetto alla volta. Si tratta di interpretare ruoli diversi, che incarnano diversi punti di vista, anche quello più lontano dalla nostra indole e dal nostro abituale modo di pensare.

Lo stratagemma dei sei cappelli libera dagli schemi abituali, permettendo agli ottimisti di esprimere pensieri negativi o ai razionali di provare a essere creativi. Un metodo pratico, semplice, che consente di ottimizzare tempo e risorse.

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