Papa: la preghiera di intercessione è missione della Chiesa

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“Vorrei esortare tutti ad ‘affrettare il passo’ verso il Natale, quello vero, cioè la nascita di Gesù Cristo. Quest’anno ci attendono restrizioni e disagi; ma pensiamo al Natale della Vergine Maria e di San Giuseppe: non furono rose e fiori! Quante difficoltà hanno avuto! Quante preoccupazioni! Eppure la fede, la speranza e l’amore li hanno guidati e sostenuti. Che sia così anche per noi! Ci aiuti anche, questa difficoltà, a purificare un po’ il modo di vivere il Natale, di festeggiare, uscendo dal consumismo: che sia più religioso, più autentico, più vero”: così papa Francesco al termine dell’udienza generale in diretta streaming dal Palazzo apostolico ha esortato i fedeli a prepararsi a vivere il Natale.

E nel saluto ai fedeli polacchi ha ricordato che oggi inizia la Novena di Natale, affidandoli a san Giuseppe: “Nel vostro cammino di Avvento di quest’anno, in modo particolare, vi accompagni san Giuseppe. Il Bambino Divino, che ha visto in lui la tenerezza di Dio, ricolmi i vostri cuori, soprattutto in questi tempi difficili, della certezza che il Padre nostro celeste è un Dio di tenerezza, che è buono verso tutti e la Sua misericordia si espande su tutti i Suoi figli. Vi benedico di cuore”.

Nella catechesi dell’Udienza generale papa Francesco ha spiegato il valore della preghiera di intercessione: “Chi prega non lascia mai il mondo alle sue spalle. Se la preghiera non raccoglie le gioie e i dolori, le speranze e le angosce dell’umanità, diventa un’attività ‘decorativa’, un atteggiamento superficiale, da teatro, un atteggiamento intimistico.

Tutti abbiamo bisogno di interiorità: di ritirarci in uno spazio e in un tempo dedicato al nostro rapporto con Dio. Ma questo non vuol dire evadere dalla realtà. Nella preghiera, Dio ‘ci prende, ci benedice, e poi ci spezza e ci dà’, per la fame di tutti. Ogni cristiano è chiamato a diventare, nelle mani di Dio, pane spezzato e condiviso. Cioè una preghiera concreta, che non sia una fuga”.

Il papa ha spiegato che chi prega non si isola dal mondo: “Così gli uomini e le donne di preghiera cercano la solitudine e il silenzio, non per non essere infastiditi, ma per ascoltare meglio la voce di Dio. A volte si ritirano dal mondo, nel segreto della propria camera, come raccomandava Gesù, ma, ovunque siano, tengono sempre spalancata la porta del loro cuore: una porta aperta per quelli che pregano senza sapere di pregare; per quelli che non pregano affatto ma portano dentro un grido soffocato, un’invocazione nascosta; per quelli che hanno sbagliato e hanno smarrito la via”.

Chi prega ha un cuore ‘compassionevole’: “La preghiera è il nostro cuore e la nostra voce, e si fa cuore e voce di tanta gente che non sa pregare o non prega, o non vuole pregare o è impossibilitata a pregare: noi siamo il cuore e la voce di questa gente che sale a Gesù, sale al Padre, come intercessori. Nella solitudine di chi che prega (sia la solitudine di molto tempo sia la solitudine di mezz’oretta) per pregare, ci si separa da tutto e da tutti per ritrovare tutto e tutti in Dio”.

E prega per il mondo: “Così l’orante prega per il mondo intero, portando sulle sue spalle dolori e peccati. Prega per tutti e per ciascuno: è come se fosse un’ ‘antenna’ di Dio in questo mondo. In ogni povero che bussa alla porta, in ogni persona che ha perso il senso delle cose, chi prega vede il volto di Cristo”.

Ha quindi spiegato cosa significa la preghiera di intercessione: “Perché Cristo davanti al Padre è intercessore, prega per noi, e prega facendo vedere al Padre le piaghe delle sue mani; perché Gesù fisicamente, con il suo corpo sta davanti al Padre. Gesù è il nostro intercessore, e pregare è un po’ fare come Gesù: intercedere in Gesù al Padre, per gli altri. E questo è molto bello”.

Il centro della preghiera perciò è l’uomo: “Alla preghiera sta a cuore l’uomo. Semplicemente l’uomo. Chi non ama il fratello non prega seriamente. Si può dire: in spirito di odio non si può pregare; in spirito di indifferenza non si può pregare. La preghiera soltanto si dà in spirito di amore.

Chi non ama fa finta di pregare, o lui crede di pregare, ma non prega, perché manca proprio lo spirito che è l’amore. Nella Chiesa, chi conosce la tristezza o la gioia dell’altro va più in profondità di chi indaga i ‘massimi sistemi’.

Per questo motivo c’è un’esperienza dell’umano in ogni preghiera, perché le persone, per quanto possano commettere errori, non vanno mai rifiutate o scartate”.

Il mondo è alimentato dagli oranti: “Il mondo va avanti grazie a questa catena di oranti che intercedono, e che sono per lo più sconosciuti… ma non a Dio! Ci sono tanti cristiani ignoti che, in tempo di persecuzione, hanno saputo ripetere le parole di nostro Signore: ‘Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno’.

Il buon pastore resta fedele anche davanti alla constatazione del peccato della propria gente: il buon pastore continua ad essere padre anche quando i figli si allontanano e lo abbandonano. Persevera nel servizio di pastore anche nei confronti di chi lo porta a sporcarsi le mani; non chiude il cuore davanti a chi magari lo ha fatto soffrire”.

La preghiera di intercessione è la missione della Chiesa: “La Chiesa, in tutte le sue membra, ha la missione di praticare la preghiera di intercessione, intercede per gli altri. In particolare ne ha il dovere chiunque sia posto in un ruolo di responsabilità: genitori, educatori, ministri ordinati, superiori di comunità…

Come Abramo e Mosè, a volte devono ‘difendere’ davanti a Dio le persone loro affidate. In realtà, si tratta di guardarle con gli occhi e il cuore di Dio, con la sua stessa invincibile compassione e tenerezza. Pregare con tenerezza per gli altri”.

(Foto: Santa Sede)

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