Card. Piacenza: la confessione è l’abbraccio di Dio

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Anche in tempi di pandemia la confessione sacramentale “è e rimane indispensabile, almeno una volta all’anno e comunque sempre in caso di peccato mortale, per potersi accostare degnamente alla santa comunione”: lo ha ricordato il card. Mauro Piacenza, penitenziere maggiore, nella lettera inviata in occasione del Natale a tutti i confessori, auspicando che il Signore conceda loro la capacità di trasmettere ‘la tenerezza dell’abbraccio misericordioso’ di Dio anche nei ‘cuori più induriti’.

Il card. Piacenza ha ricordato che il Natale è un tempo ‘forte’: “La liturgia della Chiesa, nelle settimane che precedono il Santo Natale, prepara con materna premura il cuore dell’uomo ad un tenero, ma sconvolgente incontro.

Il Signore del mondo e della storia si è fatto Bambino per essere da noi amato. Il figlio di Dio, il tre volte Santo, ha assunto la nostra umana natura nel grembo di una giovane donna, Maria Santissima, per poter essere da noi abbracciato. Questo Fanciullo, nato in una mangiatoia di legno e con un po’ di fieno per letto, sarà colui che, scortato da schiere angeliche, verrà un giorno a giudicarci, per la vita eterna”.

Dio ha riposto sempre la sua misericordia nell’uomo: “In Genesi, subito dopo il peccato dei nostri progenitori, il Signore ha donato all’uomo e alla donna tuniche di pelli come vesti, prima di lasciare il giardino dell’Eden: quasi ad indicare il perdurare della Sua protezione verso l’uomo, con l’abbraccio di un caldo vestito. Quando, poi, il tempo giunse, secondo il Suo disegno, pagò egli stesso il prezzo per la nostra redenzione, non solo coprendo le nostre infermità, ma risanandole nel nostro stesso essere.

Il tenero fanciullo, posto nella mangiatoria, è lo stesso che ha versato il Suo Sangue innocente per tutti noi. Il Padre ha donato all’umanità il Suo Figlio unigenito e, attraverso la sua morte e risurrezione, tutto ha sottomesso ai suoi piedi. Questo per il giudizio non di condanna, ma di salvezza”.

Nella lettera il porporato si è rivolto ai ‘cari fratelli nel sacerdozio’ ricordando che in questo tempo di pandemia, le parole ‘salvezza’ e ‘guarigione’ hanno assunto per tutti un nuovo significato: “L’esigenza di essere salvati, anche per gli uomini che si sentono importanti e autonomi, è riemersa potentemente, e, come sempre accade, la domanda ha bisogno di essere orientata, per poter incontrare una risposta autentica.

Il Signore chiama i cristiani, oggi più che in altri momenti della storia, a riporre le personali speranze, di guarigione spirituale e fisica, di consolazione e salvezza, ai piedi del bambino Gesù, ai piedi della Sacra Famiglia.

Noi suoi ministri, siamo chiamati ad annunziare una grande gioia: il Salvatore è nato, Cristo Signore, e lo possiamo trovare ‘in una mangiatoia’: nella concretezza e semplicità della vita, in una parola: nella realtà di ogni giorno”.

La confessione è sacramento importante per trasmettere la fede: “Guardando al Bambino, e a quello che ha patito per noi, chiediamo un incessante zelo nell’esercizio del nostro ministero di confessori, così ché nessun’anima rimanga chiusa al dono dell’Amore salvifico.

Chiediamo di essere capaci di trasmettere ai fedeli, che a noi si rivolgono, la tenerezza dell’abbraccio misericordioso e consolatorio del bambino Gesù, affinché anche i cuori più induriti si aprano all’Amore e riconoscano il Salvatore. La confessione sacramentale è e rimane indispensabile, almeno una volta all’anno e comunque sempre in caso di peccato mortale, per potersi accostare degnamente alla santa comunione”.

La comunione è necessaria per apprezzare il dono: “Quella comunione dolcissima che sperimentiamo davanti al presepe, e il cui prezzo è il dono della vita stessa che il Figlio incarnato fa di sé. Dono al quale ciascun uomo può partecipare, con gli atteggiamenti veri e buoni della propria vita, ma al quale ogni cristiano certamente partecipa ogni qualvolta si accosta al sacramento della riconciliazione ed inizia un autentico cammino penitenziale. Il male ‘riparato’ dalla penitenza, affretta l’avvento del Regno, frena il potere del male e ci rende partecipi dell’unica Redenzione operata da Cristo”.

La lettera si chiude con un invito particolare, ringraziando i confessori per questo delicato ‘compito’: “Il tempo che dedicheremo alla celebrazione del sacramento della penitenza, il nostro essere sempre disponibili per i fedeli, per la cui salvezza il Signore ha sofferto ogni dolore, la tenerezza con cui li accoglieremo, e il sereno ricordare loro che il bene spirituale della confessione è sempre superiore anche al pur importante benessere fisico, siano il nostro dono a Gesù Bambino in questo Santo Natale”.

E li ha affidati alla protezione di Maria e di Giuseppe: “Profondamente grato a voi Penitenzieri delle Basiliche Papali in Urbe e a voi tutti Confessori per il prezioso servizio offerto a Cristo e alla Chiesa, e per la dedizione che riservate alla cura delle anime, vi affido alla Vergine Madre, nostro esempio nell’amore, e al Custode della Sacra Famiglia, nel 150^ anniversario dalla sua proclamazione a Protettore della Chiesa universale: l’amato san Giuseppe, ‘ministro della redenzione’, che ci invita ad esserlo a nostra volta, e vi porgo i migliori auguri di un Santo Natale e di un Nuovo Anno fecondo di ogni vero bene nel Signore!”

(Foto: Asia News)

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