Sopralluoghi a Londra all’origine della tempesta finanziaria 60SA che sì è abbattuta sul governo del Papa, mettendo in pericolo il Pontificato e la Chiesa

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Già abbiamo avuto l’occasione di ribadire, che è istruttivo ritornare ogni tanti a rileggere articoli scritti in passato. Nostri e di terzi. Oggi ritorniamo a rileggere un articolo del 9 giugno 2020 [Inchiesta della magistratura vaticana per scandalo finanziario in Segreteria di Stato. I protagonisti cantano. Omnia omnibus ubique [4]], che abbiamo aperto come segue:
«Come da copione, lo scandalo finanziario in Segreteria di Stato, costantemente viene “arricchito” con nuovi dettagli e colpi di scena.
Senz’altro, “la ragnatela scoperchiata in Vaticano è destinata ad allargarsi”. E mescolando nello stagno la puzza di marcio aumenterà.
Soprattutto, perché molte domande – oltre quelle che abbiamo già formulate – andrebbero fatte e (quasi) nessuno le sta facendo. È soltanto una questione di tempo e qualche giornalista con la doppia spunta blu le farà, senza farsi deviare dal gracchiare del corvo e dal canto dei protagonisti.
Alla prossima, prossimamente.
Tutto a tutti ovunque
».

Omnia omnibus ubique

Nel nostro articolo del 9 giugno 2020 c’era un trafiletto, in riferimento ad un fatto importante, a cui però non abbiamo dato la necessaria attenzione (anche se ci avevamo promesso di ritornarci su), oscurato e dimenticato dal clamore provocato da una serie di eventi inauditi, iniziata con l’arresto nello Stato della Città del Vaticano del primo laico esterno alla Santa Sede, il finanziere Gianluigi Torzi. Ne fu dato notizia con una breve nota diffusa in tarda serata del 6 giugno 2020 dalla Sala Stampa della Santa Sede. Il provvedimento – arrivato al termine di un interrogatorio al quale Torzi fu sottoposto, assistito dai propri legali, invitato come persona informato dei fatti a deporre in Vaticano per l’inchiesta 60SA – fu preso con diversi capi di imputazione (peculato, truffa aggravata, estorsione e autoriciclaggio).

L’arresto di Torzi era in relazione alle vicende collegate alla compravendita dell’immobile londinese al numero 60 di Sloane Avenue, per conto della Segreteria di Stato, in cui era coinvolta una rete di società, con al loro interno alcuni funzionari della Segreteria di Stato. Il broker Torzi fece da intermediario per far rientrare l’immobile nella disponibilità della cassaforte dei fondi riservati della Segreteria di Stato.

Dai verbali dell’interrogatorio emergeva che Monsignor Carlino, a lungo segretario particolare del Sostituto della Segreteria di Stato – prima di Angelo Becciu e poi di Edgar Peña Parra – aveva affermato che quest’ultimo, come responsabile dei fondi impiegati, dette indicazioni su come agire per l’accordo con Torzi, che poi ha ottenuto 15 milioni di Euro per cedere le azioni con diritto di voto.

Nel nostro articolo di ieri [Becciu, l’alieno venuto da Atlantide, ma dai! Dimmelo tu cos’è] abbiamo ricordato la notizia, che secondo Gianluigi Nuzzi ci fu un sopralluogo a Londra per l’acquisto di 60SA: “Ora, è pervenuta da parte della Cb Richard Ellis Spa, primaria società di intermediazione immobiliare inglese, una proposta particolarmente interessante. Tanto che in data 23 marzo 2015 monsignor Luigi Mistò, il professor Della Sega e monsignor Alberto Perlasca hanno compiuto un sopralluogo, prendendo diretta visione dell’immobile. Si tratta di un blocco immobiliare ubicato nel centro di Londra, con esterno in mattoni rossi, in buono stato di conservazione” (“Giudizio Universale” (Chiarelettere 2019, pagina 80).

Oltre a quanto riferito da Nuzzi, prove documentali che confermano che il sopralluogo sia avvenuto e con i partecipanti menzionati da Nuzzi, noi non ne abbiamo, anche se certamente qualcuno in Segreteria di Stato deve aver saputo. Fatto è che né Perlasca, né Mistò fino ad oggi hanno negato di aver partecipato, mentre non è chiaro chi sarebbe quel misterioso “professor Della Sega”. Non si conosce neanche il titolo di partecipazione per nessuno dei tre.

L’allora Sostituto della Segreteria di Stato, non esclude che sia avvenuto il sopralluogo a Londra, menzionato da Nuzzi nel suo libro, ma lui mai ne ha avuto conoscenza. Poi, sulle visite a Londra, riferite dal Sole 24 Ore e Catholic News Agency, oggetto di questo articolo, il Cardinale Becciu ha fatto memoria. Riferisce che a Mons. Alberto Perlasca e ai suoi consiglieri era venuta in mente di fare un’opera sociale nella parrocchia vicino al palazzo al numero 60 Sloane Avenue, che la Segreteria di Stato aveva comprato. In che termini concreti si presentasse questa idea di Perlasca, Becciu non si ricorda bene e non ricorda neanche se la visita a Londra con chi la fece, se con Mons. Mistò o con altri. Si ricorda che si trattava di investire nei terreni della parrocchia San Pio X a Kensignton, con ritorni però alla medesima per costruzione di case a beneficio dei meno abbienti dell’area parrocchiale. L’idea sembrava buona, anche per dare un’immagine del Vaticano, che si impegnava nel sociale. Essa però non andò avanti e tutto si chiuse lì. Perlasca, se non fosse ora offuscato dai rimorsi per le falsità dette su Becciu, avrebbe potuto illustrare meglio il progetto. Per quanto riguarda [omissis], uno degli amministratori registrati di London 60 SA Ltd. Becciu precisa che con [omissis] lui non c’entra niente. È una creatura del Sostituto Edgar Peña Parra.

La situazione ci sembra molto chiara e cioè che il gioco viene fatto tutto alle spalle del Sostituto Becciu, che pensa di fare anche opere di impegno sociale. Ma ciò che è nei piani di Perlasca & Co. è ben altro, anzi altro che sociale.

Chiesa parrocchiale di San Pio X al numero 79 di St Charles Square a North Kensington, Londra.

Oltre al sopraluogo londinese del 2015, a cui si riferisce Nuzzi, ci sono notizie di altri sopralluoghi, datati 2014 e 2016, su cui ritorniamo oggi. Sarebbe auspicabile che gli inquirenti vaticani potessero sentire i rappresentanti dell’Arcidiocesi di Westminster e Padre Peter Wilson, della Parrocchia Cattolica Romana di San Pio X a North Kensington di Londra, come persone informate sui fatti, per capire: chi erano le persone coinvolte; se erano incaricate dalla Segreteria di Stato e da chi; se c’erano funzionari della Santa Sede presenti e nel caso affermativo, chi erano, chi dei superiori aveva dato l’autorizzazione e/o ne era a conoscenza.

Abbiamo citato questa notizia come un fatto di rilievo, che andrebbe approfondito dagli inquirenti giudiziari vaticani. Ma nessuno, per ora, ha gli elementi per dire chi erano i “rappresentanti del vaticano” come scrive Filippetti, che sono andati prima dall’Arcidiocesi di Westminster nel 2014 e poi da Padre Wilson nel 2016. Ma quello che si può dire, che certamente sono state persone che si presentavano come rappresentanti della Santa Sede/del Vaticano/della Segreteria di Stato. Quindi, in Vaticano qualcuno – se non necessariamente tutti – dei superiori sapeva di questa attività londinese? Certamente, non è cosa da poco conto questo fatto. È più che certo, che dei rappresentanti del Vaticano sono stato a Londra, nel 2014, nel 2015 e nel 2016. Non possiamo ancora sapere se siano stati o no sempre le stesse persone, e chi siano con certezza, ma i superiori non potevano non sapere di queste attività. Gli inquirenti giudiziari vaticani, come hanno cercato Torzi, Mincione & Co. saranno sicuramente in grado di sentire dei rappresentanti dell’Arcidiocesi di Westminster e Padre Peter Wilson, come persone informate sui fatti. Questa è la strada per giungere alla verità.

Ricordiamo il testo del paragrafo nel nostro articolo del 9 giugno 2020, in riferimento ai sopralluoghi londinesi del 2014 e 2016:
«In un articolo di Simone Filipetti sul Sole 24 Ore di oggi [segue il testo integrale in riferimento alla questione], dedicato allo scandalo vaticano “Il palazzo di lusso a Chelsea e la parrocchia da abbattere” viene svelato un fatto clamoroso: “La scelta della parrocchia non era per niente casuale. Si trova in una piazzetta laterale di Ladbroke Grove: è l’estremità nord di Notting Hill, una zona popolare e meno benestante, ma che fa parte del Local Council di Kensington e Chelsea, lo stesso dell’immobile di Sloane. Immobile che per il Vaticano si era rivelato un flop: uffici e negozi erano vuoti. Allora ecco l’idea di trasformare gli uffici in appartamenti di lusso. Ma bisognava convincere il Council a rilasciare la concessione edilizia: ecco che i rappresentanti del Vaticano andarono prima alla Arcidiocesi di Westminster, nel 2014, e poi alla parrocchia di Padre Wilson: case per i bisognosi come “contropartita” degli appartamenti di lusso. I crucci del parroco, però, svanirono: il Council non diede mai il permesso. A Notting Hill non c’era bisogno di altre case popolari”».

Padre Peter Wilson è il parroco della Chiesa Cattolica Romana di San Pio X al numero 79 di St Charles Square, sul lato ovest di Ladbroke Grove, appena a nord della stazione e del ponte autostradale di North Kensington nel Royal Borough of Kensington and Chelsea. Prima di arrivare a St Charles Square è stato cappellano maggiore per le università dell’Arcidiocesi di Westminster. Vede il suo ruolo come un collegamento tra le varie istituzioni e attività cattoliche intorno a St Charles Square, “perché è facile per ognuno di noi concentrarsi esclusivamente su se stesso”. Padre Wilson è Ex-Officio Governor della St Charles Primary School, “parte di un quadro più ampio e di una storia più grande”. Lavora a stretto contatto con il dirigente scolastico e con i membri dello staff “per assicurare una vita di fede ricca e vivace tra i nostri alunni”.

LO SCANDALO VATICANO
Il palazzo di lusso a Chelsea e la parrocchia da abbattere
di Simone Filippetti
Il Sole 24 Ore, 9 giugno 2020

Un grosso cartello viola al centro di St. Charles Square, a Notting Hill, indica che il basso edificio di mattoni rossi oltre il muro di cinta è l’«All Saints College». Un crocifisso sopra il tetto non lascia dubbi sulla sua natura: è una scuola cattolica con alloggi e strutture sportive. È tutto chiuso, causa Covid.

Poco più avanti una statua di Gesù Cristo addobba l’ingresso la chiesa “San Pio X”: padre Peter Wilson, un sudafricano bianco con la barba bianca e la stazza del rugbista, è il parroco. Sulla soglia della canonica, racconta che nel 2016 alla medesima porta bussarono alcuni rappresentanti del Vaticano: non erano sacerdoti, ma immobiliaristi. Avevano una proposta: abbattere la canonica e una parte della parrocchia per far posto a un progetto di social housing. Case popolari nel cuore di uno dei quartieri più chic di Londra.

L’arresto dell’imprenditore Gianluigi Torzi in Vaticano, (…) svela incroci di affari immobiliari a Londra: il palazzo del Vaticano al 60 di Sloane Avenue, che vede coinvolti l’immobiliarista Torzi e il finanziere Raffaele Mincione, ha molte ramificazioni. E una porta appunto alla parrocchia di S. Pio X. «Vennero alcuni italiani, non erano ecclesiastici» ricostruisce padre Wilson. «Ricordo che uno era un architetto e un altro era un romano, che sembrava infastidito». La caritatevole proposta lascia padre Wilson perplesso: l’idea di radere al suolo non gli piace. In cambio gli viene offerto uno dei futuri appartamenti. A proporre l’opera di beneficenza è la 60SA (dove SA sta per Sloane Avenue), la medesima società proprietaria del palazzo di Chelsea, dove Torzi e Mincione erano all’epoca in affari.

La scelta della parrocchia non era per niente casuale. Si trova in una piazzetta laterale di Ladbroke Grove: è l’estremità nord di Notting Hill, una zona popolare e meno benestante, ma che fa parte del Local Council di Kensington e Chelsea, lo stesso dell’immobile di Sloane. Immobile che per il Vaticano si era rivelato un flop: uffici e negozi erano vuoti. Allora ecco l’idea di trasformare gli uffici in appartamenti di lusso.

Ma bisognava convincere il Council a rilasciare la concessione edilizia: ecco che i rappresentanti del Vaticano andarono prima alla Arcidiocesi di Westminster, nel 2014, e poi alla parrocchia di Padre Wilson: case per i bisognosi come “contropartita” degli appartamenti di lusso. I crucci del parroco, però, svanirono: il Council non diede mai il permesso. A Notting Hill non c’era bisogno di altre case popolari».

Poi, prima di Filippetti sul Sole 24 Ore della questione dei sopralluoghi londinesi del 2014 e 2016 ha scritto Ed Condon per la Catholic News Agency il 19 novembre 2019, Riportiamo di seguito la nostra traduzione italiano dell’articolo in questione.

La società di sviluppo del lusso londinese del Vaticano, legata a presunti crimini finanziari, si è offerta di radere al suolo la canonica della parrocchia
di Ed Condon


Londra, Inghilterra, 19 nov 2019 / 14:35 MT (CNA) .-
Gli sviluppatori che agiscono per la Segreteria di Stato vaticana si sono offerti di radere al suolo una sala parrocchiale e una canonica di Londra e sostituirle con alloggi a basso costo, al fine di provare a spingere in questo modo lo sviluppo di blocco di appartamenti di lusso. Il progetto di sviluppo del lusso coinvolge due dipendenti vaticani recentemente sospesi e un gruppo di holding controllate dal Vaticano guidate da un architetto legate ad accuse di riciclaggio di denaro e frode che coinvolgono conti vaticani.

In una proposta del giugno 2016 presentata alle autorità locali nel distretto di Kensington and Chelsea, un imprenditore che chiedeva il permesso di sviluppare appartamenti di lusso a 60 Sloane Ave ha proposto la sala parrocchiale e la canonica di San Pio X di Londra come sito per la costruzione degli alloggi a basso reddito richiesti per legge per compensare lo sviluppo del lusso.

L’inclusione del patrimonio parrocchiale nella domanda di pianificazione è stata facilitata dai funzionari della Segreteria di Stato vaticana, che hanno visitato la parrocchia e hanno collaborato con l’Arcidiocesi locale di Westminster per garantire la collaborazione del parroco.

Il coinvolgimento del Vaticano nello sviluppo della proposta viene alla luce dopo che il Cardinale Angelo Becciu, che ha autorizzato l’investimento del Vaticano, ha descritto il coinvolgimento della Santa Sede nello sviluppo immobiliare come una questione di attività ordinaria, negando che ci fosse qualcosa di sospetto nella transazione.

“È prassi accettata per la Santa Sede investire in proprietà, lo ha sempre fatto: a Roma, a Parigi, in Svizzera e anche a Londra”, ha detto Becciu in ottobre, insistendo sul fatto che l’accordo era “regolare e registrato secondo legge”.

La domanda di pianificazione è stata presentata per conto di 60 SA Ltd., una holding privata registrata a Jersey, un paradiso fiscale nelle Isole del Canale, che possiede l’edificio e in cui il Vaticano aveva investito 200 milioni di dollari in denaro preso in prestito.

La proprietà della parrocchia era quella della parrocchia San Pio X nel quartiere londinese di Notting Hill.

Padre Peter Wilson, parroco di San Pio X, ha detto che i funzionari dell’Arcidiocesi di Westminster hanno visitato la sua parrocchia prima che la proposta fosse presentata, insieme ad un funzionario anonimo della Santa Sede, che ha delineato i piani per la proprietà, che avrebbero incorporato unità abitative a basso reddito in un nuovo sviluppo a destinazione mista.

“Sapevo che stava arrivando qualcuno della Santa Sede, che ho incontrato, ma non sapevo perché fosse coinvolto”, ha detto Wilson. “La più ampia conoscenza del piano non mi è mai stata concessa”.

“Stavano per abbattere il presbiterio e costruire un blocco di appartamenti qui. Mi hanno detto che avrei potuto avere un appartamento nel condominio e il mio cuore era affranto un po’, ma chi sono io per discutere con quelli sopra il mio livello?”.

Chiesa parrocchiale di San Pio X al numero 79 di St Charles Square a North Kensington, Londra.

La proposta di alloggi a basso reddito è stata respinta dalle autorità di sviluppo di Londra, che hanno detto che era casuale, e hanno notato che non c’è carenza di alloggi a basso reddito nella zona della parrocchia, a diverse miglia dal complesso di lusso. Gli sviluppatori alla fine hanno offerto alle autorità locali 12 milioni di sterline al posto del fabbisogno di alloggi a prezzi accessibili, affinché lo sviluppo di lusso fosse approvato.

La proposta parrocchiale suggerisce che il coinvolgimento dei funzionari vaticani nel progetto di sviluppo è stato considerevolmente più ampio di quanto inizialmente riportato, poiché i funzionari della Chiesa era partecipi dei primi dettagli di pianificazione dello sviluppo, piuttosto che semplicemente investitori passivi.

Un portavoce dell’Arcidiocesi di Westminster ha detto alla CNA che “viene spesso contattato da costruttori o distretti per prendere i proventi della tassa sulle infrastrutture o aiutare con la loro quota di alloggi sociali. Gli ufficiali diocesani esaminano sempre queste proposte per vedere se offrono benefici a lungo termine alla comunità e alla missione della Chiesa”.

Riguardo alla proposta per la San Pio X, l’Arcidiocesi ha affermato che “in questo caso, lo sviluppatore, CapInvest, ci ha contattato nel 2014 con un’offerta del genere. 79 St Charles Square è stata identificata come un possibile luogo di riqualificazione, fornendo sia alloggi per il clero parrocchiale che un numero di unità di edilizia popolare di cui c’è bisogno nella zona. Abbiamo deciso di incontrare lo sviluppatore per avviare le discussioni”.

WRM CapInvest è una società di investimento di proprietà di Raffaele Mincione, proprietario del palazzo del Chelsea tramite una holding, 60 SA Ltd. Mincione ha venduto una quota della holding, e infine l’intera proprietà, alla Segreteria di Stato. Un’altra delle società del Mincione, Athena Capital, un fondo di investimento lussemburghese, ha agito da veicolo per gli investimenti del Vaticano.

“In nessun momento lo sviluppatore ha rivelato alcun collegamento tra questo progetto e la Santa Sede. Allo stesso modo, nessuno della Santa Sede ha contattato l’Arcidiocesi per questo progetto. Siamo venuti a conoscenza di possibile connessione solo quando [CNA] ha contattato [l’Arcidiocesi]”.

Padre Wilson ha detto alla CNA che è stato un funzionario del Vaticano a presentargli il piano, insieme agli ufficiali dell’Arcidiocesi. Ha aggiunto che l’idea è stata presentata oltre il suo potere di prevenire, nonostante le norme canoniche assicurano che le decisioni sui beni parrocchiali siano di competenza del parroco, non della Santa Sede o del vescovo locale.

L’investimento immobiliare londinese indica una rete di attori finanziari sgradevoli e pratiche sconvenienti coinvolte nell’investimento londinese del Vaticano, anche in mezzo a ripetuti sforzi per allineare le pratiche finanziarie alle pratiche e agli standard internazionali. (…)

Sempre il mese scorso, l’ex Sostituto alla Segreteria di Stato, il Cardinale Angelo Becciu ha negato con forza ogni scorrettezza nell’affare, rispondendo a quelle che ha definito “accuse calunniose” di aver “giocato con e manomesso i soldi dei poveri” nella transazione del 2014. Il meso scorso il Cardinale ha difeso l’investimento, dicendo che era “una pratica accettata”.

Si ritiene che l’investimento immobiliare londinese sia al centro di un’indagine in corso da parte dei pubblici ministeri vaticani che, a ottobre, hanno fatto irruzione negli uffici della Segreteria di Stato e nel organismo di controllo finanziario del Vaticano.

Mons. Carlino

Tra i sospesi a seguito delle perquisizioni c’era Mons. Mauro Carlino, funzionario della Segreteria di Stato. Carlino a maggio 2019 è stata indicato come amministratore di una società denominata “London 60 SA Ltd.”, la holding costituita nel Regno Unito, attraverso la quale la Segreteria di Stato controlla la 60 SA Ltd. con sede a Jersey, che a sua volta possiede la proprietà di Sloane Avenue.

Il registro delle società del Regno Unito elenca la Segreteria di Stato della Santa Sede come unico azionista e persona giuridica con “controllo significativo” della società londinese e il diritto di nominare e rimuovere amministratori. I registri pubblici mostrano che Carlino è stato licenziato come direttore nell’agosto 2019, due mesi prima della perquisizione nella Segreteria di Stato.

[Omissis] [*]

Tra gli altri amministratori registrati di London 60 SA Ltd. c’è il Sig. [Omissis], un architetto. Secondo il suo curriculum, [Omissis] è specializzato in “valutazione immobiliare” e “progettazione e gestione di progetti immobiliari”.

In una dichiarazione ufficialmente approvata dalla Segreteria di Stato in merito alla sua nomina iniziale come amministratore per London 60 SA Ltd. nel maggio 2019, [Omissis] è stato identificato come “cittadino del Vaticano”. Un successivo deposito ha cambiato la nazionalità registrata di [Omissis] in britannica e italiana. Secondo i requisiti di archiviazione aziendale britannici, solo un funzionario della Segreteria di Stato o il primo funzionario della holding potrebbe depositare un documento che nomina [Omissis] come amministratore. In pratica questo significa che solo Parolin, Becciu o la dottoressa Caterina Sansone, che era l’unico funzionario della società al momento della nomina di [Omissis], avrebbero potuto presentare la nomina legale che elencava [Omissis] come cittadino vaticano. Sansone era tra i dipendenti vaticani sospesi nella perquisizione di ottobre nella Segreteria di Stato disposta dai pm vaticani.

Non è chiaro se il documento che elenca [Omissis] come cittadino vaticano fosse errato o se all’architetto fosse stato effettivamente concesso un passaporto vaticano, ma lo stesso [Omissis] fu tenuto a controfirmare il documento che lo identificava come cittadino del Vaticano.

La cittadinanza dello Stato della Città del Vaticano è talvolta concessa ai dipendenti laici che lavorano in curia, ma è concessa solo a coloro che risiedono nel territorio della Città del Vaticano stessa e decaduta alla partenza. La cittadinanza vaticana è stata talvolta concessa anche ai laici come favore personale dai funzionari curiali, perché conferisce diversi vantaggi e il Vaticano non ha un’imposta sul reddito.

La Segreteria di Stato rilascia un numero limitato di passaporti per i viaggi a nome della Santa Sede, riservati a chierici impegnati nel servizio diplomatico per la Santa Sede e portatori dell’immunità diplomatica.

Non è chiaro quale ruolo ricopra [Omissis] nel servizio curiale, o perché gli potrebbe essere stata concessa la cittadinanza dalla Segreteria di Stato se il suo compito è gestire un investimento immobiliare a Londra.

La cittadinanza vaticana potrebbe portare con sé il vantaggio di accedere ai privilegi bancari sia delle due istituzioni finanziarie della Santa Sede, lo IOR, che funziona come banca di deposito, sia dell’APSA, che funge da banca di riserva del Vaticano e fondo sovrano. Tali fondi sono stati utilizzati in passato da privati che cercavano di eludere le normative bancarie internazionali e il controllo esterno degli accordi commerciali.

Secondo i termini di un accordo raggiunto con Moneyval, l’organismo di vigilanza antiriciclaggio del Consiglio d’Europa, a seguito di un’ispezione in loco del 2012, esentandola da future ispezioni, l’APSA era tenuta a chiudere una serie di conti detenuti da privati, tra cui ecclesiastici anziani e cittadini vaticani. Fonti importanti dell’APSA e della Segreteria per l’economia vaticana hanno detto alla CNA che molti di questi conti sono ancora operativi ma sono stati resi anonimi in seguito all’accordo Moneyval.

“In sostanza, gli account nominati sono diventati account privati numerati”, ha detto un alto funzionario alla CNA. “Guardando i libri contabili, non c’è modo di dire la differenza tra un individuo o un’istituzione come titolare del conto, è solo un numero”. “Loro dovevano essere tutti chiusi, e alcuni lo erano. Ma nessuno è stato costretto a fare nulla: alcuni dei conti sono ancora presenti sui libri”.

Imvest

Anche se apparentemente vive a Londra, [Omissis] è uno dei principali azionisti ed ex presidente di una società immobiliare italiana chiamata Imvest, che descrive la sua attività come “acquisto e vendita di proprietà immobiliari, nonché gestione della costruzione di edifici, blocchi e lotti principalmente per privati clienti “e” facility management e servizi di territori e proprietà per inquilini, clienti privati e istituzioni pubbliche”.

Tra i principali azionisti della società vi è una banca italiana privata a conduzione familiare denominata Banca Finnat Euroamerica S.p.A., controllata dalla famiglia Nattino. Nel 2017, le autorità finanziarie italiane hanno congelato 2,5 milioni di euro di beni appartenenti a Giampiero Nattino, allora presidente della banca, affermando di aver utilizzato conti personali detenuti sia presso IOR che presso l’APSA per commettere una serie di reati, inclusa la manipolazione di mercato, e di aver fornito false informazioni alle autorità finanziarie italiane.

Nel 2017, la polizia italiana ha affermato che Nattino aveva utilizzato i conti del Vaticano per eseguire “una complessa operazione di borsa che ha portato a comportamenti criminali in materia di manipolazione di mercato”, nonostante la direttiva del 2012 all’APSA di chiudere tali conti.

L’azione della polizia ha fatto seguito ad un’indagine del 2011 delle autorità vaticane su Nattino. A quel tempo, gli investigatori hanno identificato Nattino come il proprietario di un portafoglio di conti presso l’APSA, che sospettavano fossero usati per riciclaggio di denaro e manipolazione di mercato. Le autorità si sono chieste perché avesse privilegi bancari presso l’APSA.

Il saldo dei conti di Nattino, circa 2 milioni di euro, è stato trasferito in Svizzera poco prima dell’entrata in vigore del regolamento del 2012. L’inchiesta vaticana ha rilevato la “dubbia provenienza e dubbia destinazione finale dei fondi in chiusura” del portafoglio di Nattino.

Un altro grande azionista della società Imvest di Capaldo è FEG International Assets SA, una società di diritto lussemburghese anonima gestita in precedenza da Gianluigi Torzi.

FEG e Torzi sono stati recentemente citati in una causa per frode commerciale presso l’Alta Corte di Londra. Tra gli intervistati nella causa c’erano anche Giancarlo Andreella e la sua ex azienda, Odikon Services PLC, di cui Torzi era anche amministratore. Odikon, precedentemente noto come Beaumont Investment Services PLC, è attualmente sospeso dalla Financial Conduct Authority del Regno Unito. [Omissis] è stato direttore di Odikon Services fino a novembre 2018.

Il maggiore azionista di Imvest è Meti Capital, di cui [Omissis] è anche parte proprietaria. Il maggior proprietario di Meti Capital (48% del capitale) è Yield Corporate Advisor Ltd., costituita a Malta e di proprietà di Andreella. Un altro importante azionista di Meti è Beaumont Investment/Odikon Services.

Imvest è stata perquisita dalle autorità italiane nel maggio 2018 e diversi amministratori sono stati incriminati con l’accusa di preparazione e presentazione di falsi bilanci. Tra gli incriminati c’era Alfio Marchini, imprenditore immobiliare romano, candidato due volte fallito a sindaco di Roma per il Partito 5 Stelle. Quel processo è in sospeso.

[*] Precisiamo per la cronaca, che con [Omissis] il Cardinale Angelo Becciu non c’entra niente. È una creatura del Sostituto Edgar Peña Parra.

Tutto a tutti ovunque

Il caso 60SA ha portato ad avvenimenti a domino, fino al clamoroso dimissionamento del Cardinale Angelo Becciu dalle sue cariche (Congregazione delle Cause dei Santi e Sovrano Militare Ordine di Malta) e della perdita delle prerogative e dei diritti connessi con il cardinalato. Poi, con le rivelazioni pubblicate da Vittorio Feltri e la sua squadra su Libero quotidiano, il caso Becciu è diventato il caso L’Espresso, la carta straccia che si afferma come l’apice della macchina del fango che ha investito il porporato. Lui continua a ribadire la sua innocenza di fronte alle accuse che gli vengono rivolte dal maldestro lanciatore di coriandoli. E afferma la verità: «Ho agito nell’interesse della Santa Sede».

Ha scritto il vaticanista Carlo Marroni sul Sole 24 Ore il 25 settembre 2020:
«La gestione della “cassa” fu la causa principale della guerra scatenata tra le fazioni della Curia nella fase finale del pontificato di Benedetto XVI – il ribaltone allo Ior e lo scontro attorno al controllo e ai poteri del nascente Aif, che Bergoglio ha rafforzato successivamente – in una prospettiva di Conclave sempre più vicino. Ma oggi questi sconti tornano un po’ alla ribalta, anche se con modalità diverse e con un Papa in pieni poteri, a differenza di Benedetto che risultò sempre più in balìa di cardinali che gli creavano solo guai.
Pochi giorni dopo lo scoppio del caso furono scintille tra due porporati di serie A: il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, aveva definito l’operazione immobiliare “opaca”, e a stretto giro c’era stata la reazione giorno dell’ex Sostituto alla Segreteria di Stato, cardinale Angelo Becciu (che fu a capo della prima sezione per sette anni), Becciu è tornato a parlare di recente, prendendo le distanze da Torzi («non lo conosco») e dicendo che oggi l’immobile se venduto farebbe fruttare il doppio di quanto pagato (il costo è stato di 200 milioni più 40 di acquisto della parte mancante, ma al netto della commissione di 15 milioni per Torzi, ndr).
Ora sotto i riflettori c’è il Sostituto nominato nel settembre 2018, Edgar Peña Parra, venezuelano, nunzio apostolico. La sua è la carica-chiave della Curia: ha in mano tutta la macchina e vede il Papa di continuo. Il suo nome viene evocato dalle carte dell’inchiesta, come persona che sapeva dell’accordo che veniva raggiunto con Torzi dei 15 milioni, evento decisivo di tutta la vicenda. Peña Parra ha preso in mano il dossier di Sloane Avenue poco dopo entrato in carica, e forse ha avuto poco tempo per poter avere opzioni diverse. Ma resta il fatto che è il responsabile dell’ufficio, e quindi il terminale oggettivo dei processi decisionali. Si vedrà. La sensazione è che questa sia la punta dell’iceberg tra diverse anime della Curia, che con il passare del tempo ampliano le divergenze. Questa volta non c’è un tema teologico-dottrinale sul terreno
».

Poi Marroni fa una cronistoria del caso 60SA, di cui trattiamo i punti salienti, partendo dall’origine nel 2013. Quell’anno la Segreteria di Stato, dopo aver esaminato ed escluso un investimento petrolifero in Angola, decide di investire parte dei fondi riservati nella sua disponibilità, nel fondo Athena Global gestito dal Wrm group, acquistandone il 45%, mentre il 55% resta al finanziere Raffaele Mincione. Alla fine dell’operazione viene acquisito il palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra, già di Mincione. L’avvocato Giuseppe Conte scrisse un parere legale a sostegno di Raffaele Mincione impegnato nella scalata alla società Retelit (partecipata dal governo libico), le cui azioni erano in parte detenute dal fondo Athena. Conte scrisse a favore dell’adozione della golden power per Retelit, cosa che poi avvenne quando era appena diventato Presidente del Consiglio dei Ministri, nella prima riunione del 7 giugno 2018 (Conte ha chiarito di non aver avuto contatti con il Vaticano, che non risultano da altri riscontri e anche l’Antitrust non ha sollevato eccezioni). Poi, il 15 luglio 2020 per mandato del pm di Roma Maria Teresa Gerace, su rogatoria dei Promotori di giustizia vaticani, Gian Piero Milano e Alessandro Diddi, la Polizia di Stato sequestra all’Hotel de Russie a Roma i dispositivi elettronici di Mincione, indagato dalla magistratura vaticana.

Il 15 agosto 2018 il Papa nomina il venezuelano Edgar Peña Parra nuovo Sostituto della Prima sezione per gli Affari generali della Segreteria di Stato, al posto di Angelo Becciu, creato cardinale e nominato Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

Nel novembre 2018 Peña Parra decide di uscire da Athena, viste le perdite in conto capitale e incarica il finanziere italo-londinese Gianluigi Torzi di concludere l’acquisto dell’intero immobile, che passa alla società Gutt. Torzi ne diventa amministratore con un contratto di management di cinque anni. L’operazione si perfeziona il 3 dicembre 2018 con un bonifico di 44 milioni di sterline attraverso sempre Credit Suisse allo studio Herbert Smith Freehills, che rappresenta Mincione.

In aprile 2019 la proprietà del palazzo londinese passa alla società London SA 60 e la Segreteria di Stato corrisponde a Torzi 10 milioni di Euro a titolo di chiusura anticipata (di 4 anni e 7 mesi) del contratto di gestione. Ora il Vaticano controlla totalmente l’immobile, gravato da mutui del fondo lussemburghese Cheyne Capital a tassi fuori mercato (fino all’8%). E quindi, in giugno 2019 il Sostituto della Segreteria di Stato Peña Parra chiede allo IOR un “anticipo” di 150 milioni di Euro per poter rifinanziare il mutuo sull’immobile. Il 2 luglio 2019 il Direttore generale dello IOR assieme al Revisore Generale, ritendendo questa richiesta non conforme alle regole adottate, manda le carte al Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano.

In agosto 2019 Monsignor Alberto Perlasca, per un decennio gestore della cassaforte della Segreteria di Stato, come Capo dell’Ufficio amministrativo della Prima Sezione della Segreteria di Stato, viene trasferito dal Papa al Tribunale della Segnatura apostolica e Monsignor Mauro Carlino, segretario di Becciu e poi di Peña Parra viene nominato dal Papa Capo dell’Ufficio di Documentazione e Informazione della Segreteria di Stato.

Il 1° ottobre 2019 il Corpo della Gendarmeria SCV effettua perquisizioni in Segreteria di Stato e all’Autorità di Informazione Finanziaria (AIF), a seguito della denuncia del Direttore Generale dello IOR assieme al Revisore Generale, che diventa di pubblico dominio. Il 2 ottobre 2019 L’Espresso pubblica la disposizione interna del Comandante del Corpo della Gendarmeria SCV, Dott. Domenico Giani con le foto segnaletiche di cinque funzionari sospesi dal servizio ai quali è interdetto l’ingresso allo Stato della Città del Vaticano: Monsignor Mauro Carlino, Tommaso Di Ruzza (Direttore dell’AIF, che poi, il 20 gennaio 2020 conclude il suo mandato quinquennale) e tre dirigenti della Prima sezione della Segreteria di Stato: Fabrizio Tirabassi (poi licenziato, e che si è reso latitante) e Vincenzo Mauriello (poi licenziato) e Caterina Sansone (poi trasferita ad altro ufficio). Il 14 ottobre 2019 si dimette il Comandante del Corpo della Gendarmeria SCV, a seguito della divulgazione all’esterno della nota di servizio interno e il Papa nomina al suo posto il Vice comandante, Ing. Gianluca Gauzzi Broccoletti, che già era incaricato delle indagini sul caso 60SA. In febbraio 2020 entra nell’inchiesta sugli investimenti finanziari e immobiliari della Segreteria di Stato anche Monsignor Alberto Perlasca.

Il 3 ottobre 2019 il Papa nomina nuovo Presidente del Tribunale della Città del Vaticano l’ex Procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone.

Il 29 ottobre 2019 il Cardinal Segretario di Stato Pietro Parolin, a margine della presentazione di un libro all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, sollecitato dai giornalisti, afferma che l’operazione 60SA di Londra “è opaca” e bisognerà che sia fatta chiarezza da parte della magistratura. Poche ore dopo il Cardinale Becciu ha parlato di accuse “infanganti” nei suoi confronti, respingendole “in modo sdegnoso” e nell’intervista all’ANSA parla dei rapporti difficili con il socio Mincione e delle raccomandazioni di non investire in azioni, comprese Retelit, disattese da costui. Poi, il 26 novembre 2019 il Papa stesso parla dello “scandalo” con i giornalisti ammessi al Volo Papale, durante il volo di ritorno dal Giappone: «È la prima volta che in Vaticano la pentola viene scoperchiata da dentro e non da fuori» e sottolinea che funziona il sistema di controllo messo in piedi dai tempi di Papa Benedetto XVI, critica l’operato del Presidente dell’AIF (che ha difeso con un comunicato il Direttore sospeso e successivamente non confermato) e ne annuncia la sostituzione, che avviene il giorno successivo, con la nomina di Carmelo Barbagallo, già capo della Vigilanza della Banca d’Italia e in aprile 2020 il Papa nomina il Prof. Giuseppe Schlitzer nuovo Direttore dell’AIF.

Infine, il 24 settembre 2020 il Papa chiede le dimissioni del Cardinale Angelo Becciu da Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e da Delegato Speciale presso il Sovrano Ordine Militare di Malta e gli toglie anche le prerogative e i diritti cardinalizi.

Poi, staremo a vedere dove il “gioco del domino” ci porterà ancora…

Tutto a tutti ovunque.

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