La notte porta consiglio. Consiglio spassionato ai giornalisti vaticanisti

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Ha da passà ‘a nuttata[*] La notte è tempo di discernimento. La notte è tempo di lotta contro il mondo delle tenebre. La notte è tempo di decidere chi dobbiamo diventare all’alba del giorno seguente. Quando all’alba apriamo gli occhi, ringraziando il Signore per farci alzare e donarci la forza di combattere il male senza se e senza ma. Un combattimento condotto candidamente come colombi, ma con dentro la forza di una Fede incrollabile, con il coraggio che ci porterà a pagare anche di persona se necessario. La notte dei comunicatori è arrivata ed è qui che si vede il coraggio. Il silenzio stampa è calato e tutto il mondo dei “vaticanisti” si è incredibilmente omologato all’oscurità, perché si sa ‘”altrimenti ti sanzionano” (Franca Giansoldati dixit).

Dove siete giornalisti vaticanisti, dove siete… riecheggia nel vuoto un grido. “Cosa siete venuti a fare?”, disse San Giovanni Paolo II sul sagrato all’apertura della Giornata Mondiale della Gioventù di Roma del 2000. Quella stessa domanda la rivolgiamo a voi.

Cosa siete venuti a fare i giornalisti in Vaticano, se le notizie che riportate sono quelle stesse omologate da tutti in forma industriale, con lo stesso stampo da copia incolla a doppie spunte blu.

Cosa siete venuti a fare i giornalisti in Vaticano, forse solo per avere l’accredito per mettere il sedere vicino al finestrino del Volo Papale e portare a casa un altro poggiatesta con lo stretch da stemma pontificio?

Cosa siete venuti a fare i giornalisti in Vaticano, se non avete il coraggio della verità.

Cosa siete venuti a fare i giornalisti in Vaticano, se non avete il coraggio di essere politicamente scorretti, ma sinceri e onesti cronisti e professionisti, scrivendo di realtà pontificia.

Cosa siete venuti a fare i giornalisti in Vaticano, se in un tempo di tenebre vi nascondete anche voi.

Gli unici che si sono mossi in queste ultime settimane a smascherare i falsari, sono stati Feltri e la sua squadra di Libero quotidiano.
È stato Minoli con la sola Radio Rai più isolata che mai.
Sono stati loro, che certo non possiamo definire proprio vaticanisti, ma sicuramente giornalisti attenti e coraggiosi.
È stata la Scaraffia, l’unica luce che splende nelle tenebre della comunicazione vaticana, ma a lei il coraggio non è mai mancato. Il coraggio di andarsene in tempi non sospetti, quando ha trovato grandi ostacoli nel suo lavoro all’Osservatore Romano.

È proprio nella notte della comunicazione vaticana, che la luce della novella vera e verificata deve essere liberata per amore della verità, per la passione che conferma una professione cercata e sudata.

Cosa siete venuti a fare i giornalisti in vaticano, se nella notte della comunicazione vaticana i vaticanisti non portano questa luce con il coraggio di pagare anche di persona se necessario. Ad appendere un’altra tessera di accreditamento al muro della vostra mediocrità umana e professionale.

Cosa siete venuti a fare i giornalisti in vaticano?

Cosa siete venuti a fare i giornalisti?

Cosa siete venuti a fare?

Cosa siete?

[*] Ha da passà ‘a nuttata è una celeberrima frase della commedia Napoli milionaria!
Nel terzo atto della commedia è sera e dopo lunghe ed affannose ricerche è stata trovata la medicina che può salvare la vita a Rituccia, la figlia di Gennaro e Amalia Jovine. Il medico, dopo avergliela somministrata, è fiducioso per il decorso della malattia, ma tiene a precisare che bisogna aspettare qualche ora per dire che il pericolo è scongiurato: “Mo ha da passà ‘a nuttata. Deve superare la crisi“.
Sono due i significati che sono stati attribuiti alla famosa frase.
Il primo significato fa riferimento alla particolare situazione storica vissuta in quel momento dal Paese distrutto dalla guerra: ha da passà ‘a nuttata si riferisce all’Italia che deve superare il momento tremendo che sta vivendo per risorgere e costruire il suo futuro.
Il secondo significato è con cui la frase viene utilizzata nel linguaggio comune: si intende che si sta attraversando un periodo difficile, ma si è sicuri che se ne può uscire fuori. si deve avere solo pazienza, deve passare questo momento senza luce. Quindi, la frase tende verso l’ottimismo, così come ottimista era il medico di Rituccia che l’ha proposta. La notte, per oscura che possa essere, ha una durata limitata. Dopo il buio della notte arriva sempre il sole e nasce sempre un nuovo giorno.

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