Papa Francesco chiede pace per Iraq e Siria

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Papa Francesco ha inviato un video messaggio ai partecipanti all’incontro sulla crisi umanitaria in Siria ed Iraq, organizzata dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, rivolgendo un appello per la pace: “Ogni sforzo (piccolo o grande) fatto per favorire il processo di pace, è come mettere un mattone nella costruzione di una società giusta, che si apra all’accoglienza, e dove tutti possano trovare un luogo per dimorare in pace.

Il mio pensiero va soprattutto alle persone che hanno dovuto lasciare le proprie case per sfuggire agli orrori della guerra, alla ricerca di condizioni di vita migliore per sé e per i propri cari. In particolare, ricordo i cristiani costretti ad abbandonare i luoghi dove sono nati e cresciuti, dove si è sviluppata e arricchita la loro fede. Bisogna fare in modo che la presenza cristiana, in queste terre, continui ad essere ciò che è sempre stata: un segno di pace, di progresso, di sviluppo e di riconciliazione tra le persone e i popoli”.

Inoltre ha rivolto un appello per i rifugiati: “In secondo luogo, il mio pensiero va ai rifugiati che vogliono rientrare nel loro paese. Rivolgo un appello alla comunità internazionale, perché si faccia ogni sforzo per favorire questo rientro, garantendo le condizioni di sicurezza e le condizioni economiche necessarie perché ciò si possa avverare. Ogni gesto, ogni sforzo in questa direzione è prezioso”.

Poi si è rivolto alle organizzazioni cattoliche, impegnate negli aiuti umanitari, ricordando però che la Chiesa non è una Ong: “Un pensiero di incoraggiamento a tutti voi, che, sull’esempio del Buon Samaritano, vi adoperate senza riserve per accogliere, curare, accompagnare i migranti e gli sfollati in queste terre, senza distinzione di credo e di appartenenza.

Come ho avuto modo di dire tante volte, la Chiesa non è una ONG. La nostra azione caritatevole deve essere ispirata dal e al Vangelo. Questi aiuti devono essere un segno tangibile della carità di una Chiesa locale che aiuta un’altra Chiesa che sta soffrendo, tramite questi mezzi meravigliosi che sono le agenzie cattoliche di aiuto umanitario e di sviluppo. Una Chiesa che aiuta un’altra Chiesa!”

Infine ha affermato che la Chiesa è vicino a chi soffre: “Per terminare, voglio farvi sapere che quando vi trovate a operare in questi luoghi, non siete soli! Tutta la Chiesa si fa uno, per andare incontro all’uomo ferito incappato nei briganti lungo il cammino da Gerusalemme a Gerico. Nel vostro lavoro, vi accompagnerà sempre la mia benedizione, che oggi vi impartisco volentieri, perché questo incontro porti nei vostri Paesi frutti abbondanti di prosperità, di sviluppo e di pace, per una vita nuova”.

Nel frattempo c’è grande attesa per la visita del papa in Iraq nel prossimo marzo, come ha reso noto nei giorni scorsi la sala stampa vaticana: “Accogliendo l’invito della Repubblica d’Iraq e della Chiesa Cattolica locale, Papa Francesco compirà un Viaggio Apostolico nel suddetto Paese dal 5 all’8 marzo 2021, visitando Bagdad, la piana di Ur, legata alla memoria di Abramo, la città di Erbil, così come Mosul e Qaraqosh nella piana di Ninive. A suo tempo sarà pubblicato il programma del viaggio, che terrà conto dell’evoluzione dell’emergenza sanitaria mondiale”.

Ed a Vatican News il patriarca di Babilonia dei Caldei, card. Louis Raphaël I Sako, aveva raccontato l’attesa del popolo iracheno: “Abbiamo accolto la notizia con tanta tanta gioia. Il Papa viene da noi e ciò vuol dire che porta ai cristiani dell’Oriente, la gente dell’Oriente (che da tempo vivono nell’incertezza, nella paura, con tanti problemi) il suo supporto ma anche la speranza per una situazione migliore. Questa visita è un pellegrinaggio in cui c’è un messaggio di fraternità umana.

L’enciclica ‘Fratelli tutti’ ha un senso non solo per i cristiani ma anche per tutti gli uomini in questi Paesi: basta guerre, basta conflitti, basta morte, distruzione e corruzione. Bisogna costruire la fiducia, la pace e la stabilità e anche la solidarietà umana. Noi aspettiamo tanto dal Santo Padre. Questa visita è un momento forte da parte sua di annunciare la verità. E’ un atto molto coraggioso, soprattutto in questo tempo”.

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