Il Censis racconta l’Italia ai tempi del coronavirus

Giovane italiana
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“Spaventata, dolente, indecisa tra risentimento e speranza: ecco l’Italia nell’anno della paura nera, l’anno del Covid-19. Il 73,4% degli italiani indica nella paura dell’ignoto e nell’ansia conseguente il sentimento prevalente in famiglia. In questi mesi, il 77% ha visto modificarsi in modo permanente almeno una dimensione fondamentale della propria vita: lo stato di salute o il lavoro, le relazioni o il tempo libero”.

Così il 54^ rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese ha delineato un’Italia impaurita per la pandemia, spaventata dai risvolti futuri sull’occupazione e la crescita; allo stesso tempo anche un’Italia consapevole che le restrizioni imposte anche durante le feste sono necessarie e forse ne servirebbero di più severe (80%). In più chiede punizioni maggiori per chi non le rispetta (77%), perfino il carcere (56%) se si viola la quarantena.

Inoltre gli italiani sono disponibili a rinunciare alla propria sovranità personale: il 57,8% degli italiani è disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute collettiva, lasciando al Governo le decisioni su quando e come uscire di casa, su cosa è autorizzato e cosa non lo è, sulle persone che si possono incontrare, sulle limitazioni della mobilità personale; il 38,5% è pronto a rinunciare ai propri diritti civili per un maggiore benessere economico, introducendo limiti al diritto di sciopero, alla libertà di opinione, di organizzarsi, di iscriversi a sindacati e associazioni.

Inoltre il 90,2% degli italiani è convinto che l’emergenza coronavirus e il lockdown hanno danneggiato maggiormente le persone più vulnerabili, ampliando le disuguaglianze sociali già esistenti. Infatti a fine 2019 in Italia le persone in povertà assoluta erano 4.593.400, pari al 7,7% della popolazione residente, e sono raddoppiate nell’ultimo decennio: di queste, 1.376.400, pari al 30,0% del totale, sono stranieri.

In realtà, il 2019 si era chiuso con un bilancio in positivo, con 447.000 poveri in meno rispetto al 2018, come conseguenza dell’introduzione, a partire dal mese di aprile, del Reddito e della Pensione di cittadinanza, di cui a settembre di quest’anno beneficiavano 1.327.888 famiglie, in cui vivono 3.133.322 individui: di questi, 419.467 sono cittadini stranieri (il 13,4% del totale).

Per quanto riguarda il mondo scolastico il Censis sottolinea che con la didattica a distanza non si è riusciti a coinvolgere tutti gli studenti, nonostante tutte le scuole, con le risorse e le capacità a disposizione, si siano adoperate almeno per colmare il più possibile le carenze di tecnologie e connettività. E già con il nuovo anno scolastico i docenti fanno i conti con livelli di apprendimento inferiori a quelli di un normale anno scolastico.

Ad aprile 2020, solo l’11,2% degli oltre 2.800 dirigenti scolastici intervistati dal Censis segnalava di essere riuscito a coinvolgere tutti gli studenti; viceversa, mancava all’appello più del 10% di studenti nel 18% degli istituti (tab. 19). Il 53,6% dei dirigenti, inoltre, sottolineava come con la Dad non si riesca a coinvolgere pienamente gli studenti con bisogni educativi speciali.

L’indagine del Censis sui dirigenti scolastici evidenzia che, anche nell’ipotesi di un sostanziale controllo della pandemia, la preoccupazione più diffusa, espressa dal 51,5% degli intervistati, è di non riuscire a supportare adeguatamente gli studenti con disabilità o bisogni educativi speciali. Un ulteriore 37,4% di presidi teme di non poter realizzare progetti per il contrasto alla povertà educativa e la prevenzione della dispersione scolastica.

Quindi il virus ha colpito ‘una società già stanca’; però quest’anno gli italiani sono ‘incapaci di visione’: il 73% degli italiani indica nella paura dell’ignoto e nell’ansia conseguente il sentimento prevalente. Infine è crollata la socialità: un giovane su due (49%) ritiene giusto che i suoi coetanei siano curati prima degli anziani.

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