Giornata della disabilità: impegno per una vita inclusiva

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Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità; è un’occasione per fare il punto sulla condizione e la reale attuazione dei diritti delle persone con disabilità, soprattutto in questo momento di pandemia, dove più volte è stata denunciata la scarsa adeguatezza delle misure prese per le persone con disabilità.

La ricorrenza annuale dedicata alle persone disabili è stata istituita ufficialmente nel 1992 con la risoluzione 47/3 adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Obiettivo della giornata è promuovere i diritti e il benessere delle persone disabili in tutti i campi della società civile.

In questa direzione va anche la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità adottata nel 2006, che ha ribadito il principio di uguaglianza e la necessità di garantire la loro piena ed effettiva partecipazione alla sfera politica, sociale, economica e culturale, come si legge sul portale delle Nazioni Unite:

“L’inclusione sociale delle persone con disabilità è una condizione essenziale per sostenere i diritti umani, lo sviluppo sostenibile, la pace e la sicurezza. L’impegno a garantire i diritti delle persone disabili non è solo una questione di giustizia, è un investimento in un futuro comune”.

Secondo gli ultimi aggiornamenti Istat, in Italia, le persone disabili sono più di 3.000.000, pari al 5,2% della  popolazione. Le persone che devono vivere quotidianamente con gravi limitazioni sono circa 1.500.000 e, nella maggior parte dei casi, over 75.

Sei disabili su dieci nel nostro Paese sono donne, con la differenza di genere che appare ancora più evidente dai 65 anni in su. Un dato, questo, che potrebbe essere spiegato con la maggiore longevità delle donne rispetto agli uomini. Nonostante i progressi normativi votati ad una sempre maggiore inclusività, l’impatto della disabilità sul mondo del lavoro rimane ancora significativo.

Solo il 31,3% di coloro che patiscono gravi limitazioni risulta occupato, a fronte del 57,8% di persone senza limitazioni. Lo scarto è ancora più netto per quanto riguarda le donne con disabilità, che risultano occupate nel 26,7% dei casi, contro il 36,3% degli uomini.

In occasione di questa giornata il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha scritto della difficoltà dei disabili in questo periodo di pandemia:

“E’ indubbio che la difficile condizione dovuta alla pandemia sta creando disagi e difficoltà a tutti, anche per via delle necessarie ma dolorose restrizioni nella mobilità e nei contatti sociali. Ma queste diventano un impedimento assai più grave per persone che si trovano già a convivere con difficoltà di movimento o di relazione.

Se l’isolamento per le esigenze sanitarie è di per sé una condizione pesante, può diventare un vero dramma se a provarlo sono persone con disabilità fisica o psichica. Penso a chi ha bisogno continuo di assistenza, a chi vive negli istituti, a chi in qualche modo dipende, per la sua esistenza quotidiana, da farmaci, macchinari o dal sostegno di altre persone. Preoccupano le difficoltà e i rischi per ottenere l’assistenza e le cure ordinarie presso i presidi medici e ospedalieri, impegnati faticosamente a fronteggiare l’emergenza Covid”.

Una particolare attenzione è stata dedicata alla condizione dei minori e degli anziani con disabilità: “La pandemia acuisce la difficoltà di seguire le lezioni scolastiche. E la mancanza di relazioni con i docenti e coetanei, rischia di produrre ulteriori condizioni di emarginazione.

La disabilità è spesso, inevitabilmente, legata alla terza e alla quarta età. Questi anziani costituiscono, nella pandemia, una categoria particolarmente a rischio e patiscono molto la solitudine, la mancanza di dirette relazioni con familiari e conoscenti e la fatica nel gestire aspetti concreti della vita quotidiana”.

Ed il papa ha ancora condannato la cultura dello scarto: “Da tale cultura sono colpite soprattutto le categorie più fragili, tra le quali vi sono le persone con disabilità. Negli ultimi cinquant’anni sono stati compiuti passi importanti, a livello sia delle istituzioni civili sia delle realtà ecclesiali.

E’ cresciuta la consapevolezza della dignità di ogni persona, e questo ha portato a fare scelte coraggiose per l’inclusione di quanti vivono una limitazione fisica o/e psichica. Eppure, a livello culturale, permangono ancora troppe espressioni che di fatto contraddicono questo orientamento. Si riscontrano atteggiamenti di rifiuto che, anche a causa di una mentalità narcisistica e utilitaristica, sfociano nell’emarginazione, non considerando che, inevitabilmente, la fragilità appartiene a tutti”.

Per il papa è necessario promuovere una cultura della vita: “Per questo, una prima «roccia» su cui edificare la nostra casa è l’inclusione. Anche se questo termine è a volte abusato, resta sempre attuale la parabola evangelica del Buon Samaritano. Infatti, sulla strada della vita, ci imbattiamo spesso nella persona ferita, che a volte porta proprio i tratti della disabilità e della fragilità”.

Infine ha sottolineato la necessità di inclusione dei disabili anche nella Chiesa: “Anzitutto, ribadisco con forza il diritto delle persone con disabilità di ricevere i Sacramenti come tutti gli altri membri della Chiesa. Tutte le celebrazioni liturgiche della parrocchia dovrebbero essere accessibili affinché ciascuno, insieme ai fratelli e alle sorelle, possa approfondire, celebrare e vivere la propria fede.

Una speciale attenzione è da riservare alle persone con disabilità che non hanno ancora ricevuto i Sacramenti dell’iniziazione cristiana: esse potrebbero essere accolte e inserite nel percorso di catechesi in preparazione a questi Sacramenti. La grazia di cui essi sono portatori non può essere preclusa ad alcuno”.

Per questo “anche le persone con disabilità, nella società come nella Chiesa, chiedono di diventare soggetti attivi della pastorale, e non solo destinatari.. Infatti, la partecipazione attiva alla catechesi delle persone con disabilità costituisce una grande ricchezza per la vita di tutta la parrocchia. Esse infatti, innestate in Cristo nel Battesimo, condividono con Lui, nella loro particolare condizione, il ministero sacerdotale, profetico e regale, evangelizzando attraverso, con e nella Chiesa”.

Ed infine il papa sottolinea che anche “la presenza di persone con disabilità tra i catechisti, secondo le loro proprie capacità, rappresenta una risorsa per la comunità. In tal senso, è da favorire la loro formazione, perché possano acquisire una preparazione più avanzata anche in campo teologico e catechetico. Mi auguro che sempre di più, nelle comunità parrocchiali, le persone con disabilità possano diventare catechisti, per trasmettere la fede in maniera efficace, anche con la propria testimonianza”.

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