Una telefonata allunga la vita. “I pensieri del Papa sono ben lontani da quelli sbandierati da alcuni giornalisti”
Un gesto vale più di mille parole. Un gesto vale più di mille risposte. Un gesto vale più di mille domande degli attenti lettori. Un gesto eloquente irrompe nel silenzio e demolisce il muro elevato dai falsari a furia di martellate di verità, un muro demolito dietro al quale si erano nascosti i millantatori delle subdole identità. Un gesto vale più di mille supposizioni di chi fa solo critiche distruttive con l’intento di mettere zizzania invece di cercare con nobile fine di costruire un’inchiesta che conduce alla verità. Il doppio gioco dei falsari è chiaro, minare la serenità e l’equilibrio della Chiesa Cattolica Romana e dei propri fedeli. Lo scopo delle menti raffinatissime ormai è svelato, affondare la barca di Pietro dal suo interno.
Falsari “game over” il gioco è finito, ma non è certo terminata la sete di verità degli attenti lettori, che vogliono continuare a vederci chiaro dopo il fallito attentato mediatico al Cardinale Angelo Becciu. Un attentato mediatico sventato da giornalisti di rango e di lunga corsa, che conducono indagini e inchieste degne di questo nome. Gli attenti lettori non abbassano la guardia, la strada che conduce alla verità è ancora lunga e piena di insidie. Faremo tesoro di questa esperienza e non dimenticheremo chi, per amore di verità, ha fatto un bel lavoro e ci ha messo la faccia come hanno fatto a Libero Quotidiano Vittorio Feltri, Renato Farina & Co. Non dimenticheremo il coraggio dei ragionamenti della Prof. Lucetta Scaraffia, intervistata dal puntuale e opportuno Giovanni Minoli a Radio RAI.
Ci riteniamo amici del Cardinal Becciu ed è nostra convinzione che i veri amici si vedono nel tempo della prova, siamo certi che sua eminenza ha sentito il caloroso sostegno di chi si è battuto a difesa della Chiesa e a difesa della sua presunzione d’innocenza. Siamo sicuri che lui non dimenticherà chi in questa fase l’ha incoraggiato e chi invece se ne è guardato bene dal farlo.
La vita è sempre una questione di scelte, di scelte fatte a testa alta senza paura di scelte che sanno di coraggio. Un cristiano sa sempre da quale parte stare. Un cristiano sa che esiste il Male e sa che il Male deve essere sconfitto con la forza della fede, senza se e senza ma. Esiste solo una strada solo una via che ci renderà liberi, la strada della verità.
Oggi ritorniamo sulla telefonata fatta da Papa Francesco al Cardinale Angelo Becciu, nella serata della Prima Domenica di Avvento, il 29 novembre 2020. Questo fatto clamoroso è stato reso noto grazie allo scoop di Maria Antonietta Calabrò su The Huffington Post, nell’articolo “Telefonata del Papa a Becciu” del 30 novembre che riportiamo, preceduto dal suo articolo “Becciu convitato di pietra al Concistoro” del 28 novembre. La chiamata – secondo fonti non confermate, scrive L’Unione Sarda – sarebbe stata preceduta da un incontro riservatissimo fra Papa Francesco e Cardinale Angelo Becciu. A conclusione di questo pezzo riportiamo anche gli articoli dell’Unione Sarda e di Sardegna Live online.
In riferimento a questo colpo di scena, vale la pena di leggere il commento di Renato Farina “L’inchiesta su Becciu non sta in piedi” sul quotidiano Libero di oggi, 2 dicembre 2020. Farina sottolinea che le accuse contro Becciu formulate dall’Espresso fanno acqua. Tra denunce dimenticate e abusi sessuali insabbiati, crescono i dubbi sull’inchiesta dell’Espresso. Così Francesco telefona al prelato cacciato e stavolta lo ringrazia… Si tratto di un pezzo che sembra essere scritto nello Staff di questo Blog dell’Editore. Farina sposa le nostre tesi, le sviluppa e trova elementi a sostegno di esse. Inoltre, come premessa collega il caso di Mons. Christoph Kühn, Responsabile della Sezione tedesca in Segreteria di Stato dal 2001 al 2008, di cui abbiamo scritto in passato [Bild: in Germania processo penale per abusi (omo)sessuali di un ex diplomatico della Segreteria di Stato. La denuncia di Mons. Viganò – 20 luglio 2020] e formula una domanda (in questo caso di domande ne sono tante): “Quali sono i criteri che guidano i comportamenti di questo organo [il Tribunale SCV] che amministra la giustizia presso il trono di Pietro?”.
Ieri, nei suoi commenti relativi alla predica di Bergoglio per il Concistoro per la creazione dei nuovi cardinali, Franco Angeli in un grande editoriale per questo Blog dell’Editore [L’imbroglio alchemico – 1° dicembre 2020], ha chiarito bene ciò che è cristianesimo e ciò che è ideologia. Tutta questa epopea della “strada” non esiste nel Vangelo di Marco, evidenzia Angeli e anche la pretesa di Giovanni e Giacomo non è così malevola. Gesù non è come dice l’Uomo che Veste di Bianco, sprezzante e offeso. Gesù è l’opposto della rabbia Bergogliana, lascia parlare, poi corregge e mette pace! Comunque, in tutte le prediche di Bergoglio c’è questo vulnus leninista di essere solo nella storia. Con i piedi ben piantati nel mondo. Come giustamente dice Massimo Franco. Ma questo è il progetto di un politico, non di un religioso!
Sicuramente la predica concistoriale è stata rancorosa oltremodo verso Becciu, senza dubbio a seguito della difesa di Feltri e di Scaraffia. E poi, il giorno dopo, il colpo di scena della telefonata, notizia fatta trapelare dall’ambiente del Domus Sanctae Marthae attraverso Maria Antonietta Calabrò su The Huffington Post…
Nel suo articolo precedente, in riferimento alla predica Bergogliana, Maria Antonietta Calabrò ha dimenticato di ricordare che la strada più importante per il cristiano è quella della santità. Ed è una strada che inevitabilmente passa per sofferenze e patimenti, più o meno grandi, più o meno comprensibili. Il Cardinale Angelo Becciu, nonostante le umiliazioni ricevute direttamente dall’Uomo che Veste di Bianco, nonché da quasi la totalità della stampa e da parte dell’opinione pubblica, non ha mai rinnegato la sua Fede. Becciu, quando il gallo ha cantato, non ha rinnegato il Vicario di Cristo. Questo fatto in pochi l’hanno compreso.
Noi lo comprendiamo, sottolineando che è nel momento della prova che si vedono i santi, ma si vedono anche gli amici dei santi. Noi non abbiamo mai nascosto – anzi – che ci consideriamo amici del Cardinal Becciu, che nonostante la dura prova non ha rinnegato il Papa. Ma sicuramente Becciu ci vuole vedere chiaro in quello che gli è capitato per mano dell’Uomo che Veste di Bianco.
L’abbiamo già scritto, e lo ripetiamo, che il caso Pell potrebbe e dovrebbe insegnare molto. Ma come vediamo, non vi sono tutte queste menti brillanti che amano apprendere e crescere. E così rimangono al palo della mediocrità giornalistica, del compitino da svolgere, dell’omelia da trascrivere, del copia e incolla del testo del Vangelo. Questo pontificato è un pontificato di istinto, di impulso da pancia. Questo pontificato è un pontificato diverso dagli altri, dove tutto è il contrario di tutto e ciò che si decide oggi, può essere modificato domani.
Proprio in futuro, quando il Cardinale Angelo Becciu sarà riabilitato, cosa scriveranno i giornalisti da doppia spunta blu che hanno condannato Becciu su due piedi? E anche quelli che non hanno aiutato Becciu in difficoltà, cosa scriveranno? Quel “domani” non è neanche troppo lontano da noi. A salire sul carro del vincitore lo sanno fare tutti (come hanno fatto dopo la riabilitazione del Cardinale Pell). A difendere un innocente, fino a prova contraria, condannato in via sommaria sulla carta straccia, stampata da quattro falsari, lo hanno fatto in pochi.
“Per quello a breve arriveranno giudizi ben più autorevoli delle mie inchieste. Così come ben più autorevole è la parola del Papa” ([Omissis] – Facebook, 29 novembre ore 12.21). Parole da scolpire nel marmo a futura memoria.
Come ha riferito un familiare del Cardinale Becciu, la telefonata del Papa “dimostra come i pensieri del Papa sono ben lontani da quelli sbandierati da alcuni giornalisti“. Di fatto il Papa, con la sua telefonata a Becciu, esprime solidarietà al cardinale e condanna l’operato di alcuni giornalisti. Le nostre idee per nulla strampalate trovano conferme autorevoli e – citando [Omissis] – “ben più autorevole è la parola del Papa”. É ufficiale, i rubinetti sono stati definitivamente chiusi. Ora la riabilitazione del Cardinale Becciu, a parer nostro, è solo questione di tempo e soprattutto di prove dell’estraneità ai fatti riguardanti le presunte accuse di peculato, accuse che andranno rivolte ai veri responsabili.
Con le nostre idee per nulla strampalate, continuiamo a dare martellate di verità. A furia di martellate di verità, verrà buttato giù questo muro di omertà giornalistica, che solo i ciechi non possono vedere. «Gutta cavat lapidem consumitur anulus usu», la goccia scava la pietra, l’anello si consuma con l’uso, scrisse Ovidio in Epistulae ex Ponto.
In tanti tremano dopo la telefonata del Papa al Cardinale Angelo Becciu. In tanti sanno che sono stati scaricati, che i rubinetti delle soffiate sono stati chiusi e dalla Domus Sanctae Marthae glielo fanno sapere tramite The Huffington Post. Damilano e [Omissis] farebbero bene a fare le valigie per uno stato estero, magari chiedendo asilo a Tirabassi tra le palme ombreggianti di uno stato offshore. Fatto sta che tanti nodi sono venuti al pettine e soprattutto in tanti hanno capito che è bastata una telefonata a rispondere a 14 domande (12 del quotidiano Libero + 2 nostre). Si sa, una telefonata allunga la vita! (da una nota pubblicità della Sip). Il plotone di esecuzione “sommaria” era pronto a eseguire la condanna a morte del condannato innocente, ma improvvisamente giunge inaspettata la telefonata di Mario (Jorge Mario nel caso Becciu), che salva la vita all’innocente.
L’inchiesta su Becciu non sta in piedi
Qualcosa si muove Vaticano: il Papa chiama il cardinale cacciato
di Renato Farina
Libero, 2 dicembre 2020
C’è una telefonata rasserenante del Papa al cardinale Angelo Becciu. Che però necessita di un’altra notizia utile a introdurre le domande: perché questo gesto di Francesco, per di più rivelato da fonti vicine al Santo Padre? È cambiato qualcosa nell’atteggiamento del Papa verso gli accusatori del piccolo prelato sardo?
Ma ecco la premessa. Nel maggio scorso l’avvocato Laura Sgrò ha depositato una querela-denuncia presso il Tribunale vaticano. Ne siamo venuti in possesso. C’è da far rizzare i capelli al marchese De Sade. Un monsignore della Segreteria di Stato testimonia la violenza sessuale da lui subita da un suo superiore, capo della sezione di lingua tedesca. Il tutto in una stanza della residenza Santa Marta, proprio quella dove risiede il Pontefice. Essa è corroborata da documenti sconcertanti, dove si attesta la totale omertà di personalità di alto rango nella gerarchia della Santa Sede. Entreremo dopo nei particolari, per quanto consenta il decoro della Chiesa e il rispetto della presunzione di innocenza. Resta il fatto che un simile reato non ha suscitato un’indagine o almeno la tutela della vittima, che si trova ancora alla mercé di vendette e soprusi. La legale del monsignore abusato inutilmente ha sollecitato i promotori di giustizia: non è riuscita neppure a ottenere il numero di protocollo del proprio deposito. Quali sono i criteri che guidano i comportamenti di questo organo che amministra la giustizia presso il trono di Pietro?
Truffe e colunnie
Sabato 21 novembre, Vittorio Feltri ha documentato su Libero come da 18 mesi giacesse dormiente sulla scrivania dei pm della Città-Stato una denuncia contro [Omissis], depositata da Enrico Rufi, giornalista di Radio Radicale. Essa concerneva un abuso delle prerogative papali di concedere udienza, con una finzione beffarda con cui [Omissis] si è mascherato da don Andrea Andreani, qualificatosi segretario del Papa. Di questa truffa dai risvolti umani gravissimi (faceva strame del dolore di un padre per la figlia sedicenne deceduta) il cardinale Dominique Mamberti, ministro della Giustizia vaticana, aveva personalmente riferito al Santo Padre (e lo racconta il medesimo porporato a Rufi in una mail).
[Omissis] è stato il terminale giornalistico delle calunnie depositate sul tavolo del Santo Padre, e arrivate lì come fossero fiori colti da mani linde e pure. Perché si è ritenuta quella denuncia una «non priorità», come la cancelleria del Tribunale ha riferito al denunciante sbigottito? La nostra Brunella Bolloli ha inviato questa e altre 30 domande al promotore di giustizia Alessandro Diddi, lo stesso che con Gian Piero Milano sta setacciando le opere e i giorni del cardinale Angelo Becciu e dei suoi fratelli. Aspetta ancora un cenno di riscontro.
Quanti enigmi porta con sé il caso Becciu, ormai trasformatosi nel caso dell’Espresso. Il caso Espresso a sua volta si tira dietro l’annesso quesito di chi abbia passato le carte calunniose per far deflagrare lo scandalo. L’affaire va ben oltre la bega giornalistica e attiene alla sicurezza del Romano Pontefice, come ognuno può capire.
Ci sono segnali che lasciano intendere come il capo della Chiesa cattolica si stia scuotendo i calzari da molta polvere con cui si è cercato di condizionarne le mosse. E inducono a una bella domanda: si fida ancora in tutto e per tutto dei suoi inquirenti? Che le loro accuse si fossero fatte friabili “in altissimis” era già percepibile nell’intervista al Tg2, il giorno stesso in cui era stata resa pubblica la prima puntata della controinchiesta di Feltri (19 settembre), dell’arcivescovo Nunzio Galantino, l’uomo che da poco ha le chiavi della cassaforte vaticana. Il quale negò che alcuno avesse «depredato» il denaro destinato dal Papa ai poveri: l’obolo era intatto. Ma proprio questo era il capo di accusa riportato dall’Espresso come verità sancita dalla magistratura vaticana e italiana e messo davanti agli occhi del Santo Padre per annientare Becciu con una decisione senza appello.
Ma ecco il segnale che somiglia a un razzo di allerta in mare. Il cardinale (sempre meno) in disgrazia Angelo Becciu ha ricevuto domenica sera la telefonata del Papa. Francesco, abbiamo appurato, lo ha ringraziato con semplicità per le tre lettere inviategli dal prelato sardo, il quale fino al 24 settembre era stato suo stretto e fidato collaboratore, finché fu abbattuto con il colpo alla nuca di un’inchiesta trasferita da qualche stanza vaticana all’anello debole di una catena perversa: il collaboratore dell’Espresso [Omissis]. Perché anello debole? Oltre alla denuncia citata, è stato destinatario di un provvedimento del Tribunale di Roma che lo assegna a un lavoro socialmente utile per «falso materiale».
Trucchi svelati
Torniamo alla telefonata di Bergoglio a Becciu. La notizia è una sassata contro i corvi che volteggiano nei cieli vaticani, ma pesa ancora di più, per capirne la portata, il fatto che la fonte cui si è abbeverata Maria Antonietta Calabrò, autrice dello scoop per l’Huffingtonpost, sia sgorgata a Santa Marta. La logica suggerisce che la contro-inchiesta di Vittorio Feltri e di Libero abbia pesato in questo mossa distensiva. Questo Papa non ha vergogna a cambiare idea, ha l’umiltà di mettersi in gioco e mutare avviso. Le rivelazioni di Feltri avevano svelato la strana magia che aveva consentito all’Espresso di dare le dimissioni di Becciu per già avvenute 7 ore e 48 minuti prima dell’udienza drammatica della defenestrazione del prefetto per le Cause dei santi.
A queste prove l’Espresso in edicola ha replicato in modo infantile, cercando cioè di nascondersi sotto le sottane del Papa. Il direttore Marco Damilano, a questo scopo, ha provato ad accreditarsi come ideologo dell’alleanza Bergoglio-Biden. [Omissis] annaspa ancor più disperato. Non ha nuove carte da esibire. Così, nonostante le promesse pubblicitarie sulle fantasmagoriche «scatole cinesi» di cui annunciava lo scoperchiamento, ha potuto mettere insieme una patetica sintesi delle puntate precedenti. Poi però per tutelarsi fa l’unica rivelazione interessante, e davvero formidabile. Confessa di essere l’altoparlante della magistratura vaticana e italiana. Scrive: «Il prelato (Becciu ndr) viene allontanato dagli affari generali dopo le segnalazioni degli inquirenti e della gendarmeria» e ripete quanto brutalmente smentito da Galantino: «(Quelli manipolati da Becciu sono) soldi, vale la pena ricordare secondo le autorità vaticane e italiane prelevati dall’obolo di San Pietro». Dove e quando e su quali pagine è stato scritto? Brutta storia. Nessuno passa più nulla a [Omissis].
Scarpe sporche
Ed eccoci alla querela-denuncia. Vi è contenuta la storia di un giovane prete che si ritrova solo, nel deserto spirituale e morale, dei corridoi curiali. Qui viene circuito da un brillante prelato che si qualifica essere dell’ala conservatrice. Lo controlla in ogni secondo, attimo, sembra un capo sezione del Kgb. Finché per il pretino esiste solo il monsignore. Il quale allunga le mani su di lui. Gli spiega che c’è un giuramento particolare che impone questa obbedienza cieca. È un crescendo che inutilmente alla fine il sacerdote ormai succube prova a riferire a vescovi e ad altri alti papaveri vaticani, che scopre essere parte di una lobby di omosessuali che si regge sul ricatto reciproco. Gliene viene un ictus, uno stato di abbattimento psichico. Gli episodi a Santa Marta accadono prima che vi abitasse Francesco, ma quel che – secondo la denuncia – perdura è l’omertà e l’indifferenza, salvo prova contraria, di chi dovrebbe curare la giustizia e la salute dell’anima e del corpo dei più fragili. Un episodio, forse il meno crudo, tratto dal materiale che giace inerte sui tavoli dei pm vaticani: «Mi obbligò a mostrargli la mia stanza, ma mi rifiutai di ripetere il «gioco» (l’abuso, ndr) – così lo chiamava lui – avvenuto a Santa Marta. Mi chiese, allora, di dargli una mia scarpa. Si chiuse in bagno e dopo alcuni minuti tornò con la scarpa bagnata dal suo seme. Poi se ne andò via. Buttai subito via le scarpe». Lo scarparo è ancora in carriera.
Becciu convitato di pietra al Concistoro
Il Papa ai cardinali: “Siete pastori, non eminenze”
Nel giorno della nomina di nuovi cardinali Francesco parla a braccio e invita a pensare “ai tanti generi di corruzione nella vita sacerdotale”
di Maria Antonietta Calabrò
The Huffington Post, 28 novembre 2020
C’era un convitato di pietra nella Basilica di San Pietro, questo pomeriggio durante il Concistoro pubblico tenuto dal Papa per la “creazione” di tredici nuovi cardinali (e la parola usata per Dio creatore già indica che in qualche modo i prelati prescelti vengono di nuovo alla luce).
Era Angelo Becciu, che la berretta cardinalizia, di colore rosso porpora, il colore del sangue (perché i prescelti dal Pontefice giurano di essere pronti a versarlo per il Papa e per la Chiesa), l’aveva ricevuta due anni fa e cui è stata “tolta” a fine settembre a seguito dello scandalo finanziario del Palazzo di Londra.
Francesco parlando della porpora dei nuovi cardinali non poteva essere più esplicito nel corso di una solenne cerimonia religiosa: “Il rosso porpora dell’abito cardinalizio, che è il colore del sangue, può diventare, per lo spirito mondano, quello di una eminente distinzione. Si resta solo eminenza ma quello è il segnale che si è fuori strada”.
Ecco, si resta “eminenza”, ma si è “fuori strada”. Il Papa ha aggiunto a braccio al testo già preparato: “Pensiamo ai tanti generi di corruzione nella vita sacerdotale”. Quasi un grido di dolore. Un passaggio di grande significato che non può non richiamare gli scandali della Chiesa. Due dei nuovi cardinali vanno a sostituire gli incarichi che ricopriva monsignor Becciu (alla Congregazione delle Cause dei Santi e presso l’Ordine di Malta).
Tutta l’omelia è incentrata nella spiegazione del racconto del Vangelo di Marco, ambientato sulla strada che conduce a Gerusalemme. “La strada (in corsivo nel testo del discorso, ndr). La strada è l’ambiente in cui si svolge la scena descritta dall’evangelista Marco (cfr 10,32-45). Ed è l’ambiente in cui sempre si svolge il cammino della Chiesa: la strada della vita, della storia, che è storia di salvezza”, ha detto il Papa.
Ma dal gruppo degli Apostoli, se ne staccano due, Giacomo e Giovanni. “Si avvicinano a Gesù e gli esprimono il loro desiderio: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra» (v. 37). Questa – commenta il Papa – è un’altra strada. Non è la strada di Gesù, è un’altra. È la strada di chi, magari senza nemmeno rendersene conto, “usa” il Signore per promuovere sé stesso; di chi – come dice San Paolo – cerca i propri interessi e non quelli di Cristo (cfr Fil 2,21)”. Gesù, continua Francesco dopo aver ascoltato Giacomo e Giovanni, non si altera, non si arrabbia. La sua pazienza è davvero infinita. E risponde: «Voi non sapete quello che chiedete» (v. 38). Li scusa, in un certo senso, ma contemporaneamente li accusa: “Voi non vi rendete conto che siete fuori strada”. In effetti, subito dopo saranno gli altri dieci apostoli a dimostrare, con la loro reazione sdegnata verso i figli di Zebedeo, quanto tutti fossero tentati di andare fuori strada. Cari Fratelli, tutti noi vogliamo bene a Gesù, tutti vogliamo seguirlo, ma dobbiamo essere sempre vigilanti per rimanere sulla sua strada. Perché con i piedi, con il corpo possiamo essere con Lui, ma il nostro cuore può essere lontano, e portarci fuori strada”.
La Strada è il capolavoro di Federico Fellini che Francesco ha in più di un’occasione dichiarato essere il suo film preferito, e che ha citato anche lo scorso giugno ai ragazzi del progetto internazionale Scholas Occurentes.”Mi identifico con quel film nel quale c’è un implicito riferimento a San Francesco”. Due dei nuovi cardinali sono francescani.
Telefonata del Papa a Becciu
Nella serata della prima domenica di Avvento il gesto del Pontefice. Il monsignore si è sentito confortato
di Maria Antonietta Calabrò
The Huffington Post, 30 novembre 2020
Ieri sera, prima domenica d’Avvento, Papa Francesco ha telefonato a casa a monsignor Angelo Becciu. Dopo lo scoppio dello scandalo del Palazzo di Londra e le “dimissioni” dai diritti e doveri del cardinalato, un colpo di scena. Forse. Sicuramente, un’iniziativa che ha aperto il cuore all’arcivescovo sardo, così ha raccontato, “ visto che i pensieri del Santo Padre, sono stati ben altri da quelli dei giornalisti”.
La chiamata da Casa Santa Marta è arrivata al termine di un fine settimana duro per Becciu caratterizzato in Vaticano dal nuovo Concistoro (la creazione dei nuovi cardinali), cui sua eminenza, vista la sanzione che gli è stata comminata a fine settembre dal Papa in persona, non ha potuto partecipare (come, allo stato, non potrà partecipare ad un futuro Conclave).
In più il Papa nel Concistoro aveva avuto parole dure nei confronti di chi è un’eminenza ma sbanda e finisce “fuori strada”.
Ma il Vangelo di Marco letto durante la celebrazione – ha sottolineato il Papa nella sua omelia – mostra non solo i discepoli che fanno a gara a chi è più grande ma anche l’atteggiamento di Gesù che – come ha ricordato Francesco – non si arrabbia, ma con pazienza, educa gli apostoli non a sbandare, ma a seguirlo su quella strada che lo porterà a Gerusalemme e alla morte in croce.
Del resto nell’ultimo libro del Pontefice che esce proprio domani in tutto il mondo (e in Italia per Piemme-Il quotidiano La Repubblica “Ritorniamo a sognare”) racconta della sua esperienza di governo da provinciale gesuita, lui si era comportato in modo molto duro e a causa di quel suo stile di governo, gli venne imposta “ una speciale quarantena — un anno, dieci mesi e tredici giorni — trascorsa all’inizio degli anni Novanta in una residenza gesuita a Córdoba, in obbedienza ai superiori”. «La cosa più strana» in quella circostanza, annota Francesco nel libro, è stata la lettura dei trentasette tomi della Storia dei Papi di Ludwig von Pastor: «Avrei potuto scegliere un romanzo, qualcosa di più interessante. Da dove sono adesso mi domando perché Dio mi avrà ispirato a leggere proprio quell’opera in quel momento. Con quel vaccino il Signore mi ha preparato. Una volta che conosci quella storia, non c’è molto che possa sorprenderti di quanto accade nella curia romana e nella Chiesa di oggi. Mi è servito molto!».
Insomma anche Bergoglio a suo tempo subì una quarantena imposta per disciplina, ma da una crisi, si può uscire migliori. “Ne ho imparato che soffri molto, ma se lasci che ti cambi ne esci migliore. Se invece alzi le barricate, ne esci peggiore», ha scritto il Pontefice.
Del resto, l’Avvento è il tempo della speranza.
Disgelo dopo le polemiche: il Papa telefona a monsignor Becciu
L’Unione Sarda, 1° dicembre 2020
La distensione dopo le polemiche. Almeno un segnale.
Papa Francesco ha infatti telefonato a monsignor Angelo Becciu, il cardinale sardo dimissionario, il cui nome è stato tirato in ballo in alcune inchieste sull’uso dei fondi del Vaticano.
Inchieste definite “eccentriche” dall’ex porporato ed ex Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi – che non ha partecipato all’ultimo concistoro per la creazione dei nuovi cardinali – e basate su accuse “infondate” frutto di “distorsioni della realtà che hanno deliberatamente massacrato e deformato la mia immagine di uomo e di sacerdote”.
Per questo la chiamata del pontefice assume un significato particolare. “Confortante”, come un “raggio di luce”, avrebbe commentato Becciu parlando con i famigliari, a Pattada, del colloquio con Bergoglio, avvenuto, da quanto si apprende, domenica sera, primo giorno dell’Avvento.
Papa Francesco chiama Becciu: segnali di riavvicinamento?
Secondo quanto scrive “L’Unione Sarda”, nella serata di domenica sarebbe squillato il telefono di casa Becciu, dall’altra parte il pontefice. “I pensieri del Papa sono ben lontani da quelli sbandierati da alcuni giornalisti”, riferiscono i familiari
Sardegna Live, 1° dicembre 2020
Il polverone mediatico che si è abbattuto sull’ex cardinale pattadese Angelo Becciu, dopo l’inchiesta aperta da L’Espresso, le indagini per peculato e le “dimissioni”, si è protratto per settimane. Il silenzio iniziale del porporato è andato lentamente trasformandosi in una rivendicazione di assoluta innocenza ed estraneità alle azioni delle quali è stato accusato.
Becciu ha sostenuto e tutt’ora sostiene di aver agito sempre per il bene della Chiesa e al servizio del Santo Padre, con assoluta trasparenza. Nelle scorse settimane Vittorio Feltri, direttore di Libero, aveva accusato l’autore dell’inchiesta su Becciu di essere “un falsario”. “Il killer giornalistico, che L’Espresso e qualcuno in Vaticano hanno usato per freddare il cardinale Angelo Becciu, è ufficialmente un falsario, noto come tale alle forze dell’ordine”, ha detto Feltri.
Secondo quanto riferito dall’Unione Sarda, nella serata di domenica ci sarebbe stato un inatteso colpo di scena. Il pontefice avrebbe infatti contattato telefonicamente Becciu. La telefonata da Casa Santa Marta potrebbe rappresentare un segnale di riavvicinamento, dopo che le due parti si erano bruscamente separate.
Dalla famiglia trapela un senso di “sollievo e conforto dopo tanto dolore”, si legge. La chiamata – secondo fonti non confermate – sarebbe stata preceduta da un incontro riservatissimo fra Papa Francesco e “don Angelino”, che risiede tutt’ora a Roma e conserva il suo titolo, nonostante sia stato privato di tutte le facoltà, su tutte l’eventuale partecipazione ad un prossimo Conclave. Già la scorsa settimana Becciu non ha potuto prender parte al nuovo Concistoro (nomina dei nuovi cardinali).
Adesso, a seguito dei nuovi risvolti di questa discussa vicenda, la comunità ecclesiale sarda segue con apprensione la vicenda Becciu. La telefonata del pontefice, oltre che “riscaldare il cuore di don Angelino”, riferisce un familiare all’Unione, “dimostra come i pensieri del Papa sono ben lontani da quelli sbandierati da alcuni giornalisti”.