Numeri ufficiali Covid-19 del 25 novembre 2020. Se teniamo lo sguardo sulla singola goccia d’acqua non vediamo l’uragano che c’è alle sue spalle

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I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi mercoledì 25 novembre 2020

In isolamento domiciliare: 753.536 (-6.457) (-0,85%)
Ricoverati con sintomi: 34.313 (-264) (-0,76%)
In terapia intensiva: 3.848 (+32) (+0,84%)
Deceduti: 52.028 (+722) (1,41%)

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 186 (+1)

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.


Il punto della situazione

Il rallentamento del contagio non deve farci abbassare la guardia e, soprattutto, non ci deve distogliere dal vero obiettivo: togliere pressione agli ospedali. Che non sono il luogo dove si combatte la guerra contro l’epidemia, ma quello dove si cerca di rimediare alle sconfitte incassate sul campo. I dati Agenas, alle ore 18.58 del 24 novembre, confermano che siamo ancora molto sopra le soglie di allarme: fissate al 30% di occupazione per le terapie intensive e al 40% per i posti letto in area medica. Considerando l’intero territorio italiano siamo al 43% per le terapie intensive (43% oltre soglia) e al 51% per i posti in area medica (27,5% oltre soglia). Passando alle singole Regioni e Province autonome i livelli più critici per le terapie intensive si riscontrano in: Lombardia e Piemonte 64% (113% sopra soglia); Umbria 55% (83,3% sopra soglia); Liguria 53% (76,6% sopra soglia) e P.A di Bolzano 52% (73,3% sopra soglia). Per i posti letti in area medica: P.A. di Bolzano 99% (147,5% sopra soglia); Piemonte 88% (120,0% sopra soglia); Valle d’Aosta 68% (70,0% sopra soglia) e Liguria 63% (57,5% sopra soglia). Solo 4 Regioni sono al di sotto dei livelli di allerta, o al limite degli stessi, per entrambi i parametri: Veneto 30% per le terapie intensive e 39% per i posti in area medica; Sicilia (29% e 38%); Molise (29% e 28%) e Basilicata (21% e 36%). Bastano questi dati per capire a quale stress sia sottoposto il personale sanitario: e ad alleviare la situazione non bastano i primi rallentamenti della crescita quando il traguardo è così lontano. Allo stesso modo la continua riduzione dell’indice Rt è un segnale di speranza per il futuro, non una soluzione per il presente. Alla sera del 24 novembre (calcolo effettuato con il metodo istantaneo Kohlberg-Neyman modificato) i valori erano: Italia 0.88 (0.93 il 23 novembre); Lombardia 0.78 (da 0.85); Milano città 0.67 (da 1.0). Per capire quanto questo dato, preso a sé stante, possa essere ingannatore rispetto alla realtà basta incrociarlo con quelli sul tasso di occupazione degli ospedali. Se teniamo lo sguardo sulla singola goccia d’acqua non vediamo l’uragano che c’è alle sue spalle (Fonte Lab24/Il Sole 24 Ore).

Siamo in guerra, lo stiamo dicendo nel deserto da marzo. Per gli #stronziazonzo il problema è #ilpranzodinatale, è #ilcenonedicapodanno #stronzoazonzoacapodanno #stronzoazonzotuttolanno

Crisanti: sul vaccino chiedo massima trasparenza

Il microbiologo Andrea Crisanti intervistato da Tonia Cartolano per SkyTG24 ribadisce la propria posizione sul farmaco che nei giorni scorsi ha scatenato diverse polemiche: “Stando a quanto si sa al momento, non me lo farei. I difetti stanno nella procedura affrettata per l’approvazione” (Fonte SkyTG24).

Il fascismo che avanza
La Qantas: “Vola solo chi fa il vaccino”

Il cambio di passo sui viaggi aerei al tempo del Covid-19 viene dall’Australia e la Qantas, la sua compagnia di bandiera, apre la strada a quelle nuove regole che secondo il suo ad Alan Joyce saranno adottate su scala globale. I viaggiatori internazionali che vorranno volare con la Qantas, ha spiegato Joyce, dovranno essere vaccinati contro il Sars-CoV-2. Ad attestarlo, il passaporto digitale di vaccinazione che sarà contenuto in una app dello smartphone. E anche per i viaggiatori in arrivo in Australia con altre compagnie i requisiti non cambiano. “Ci aspettiamo che le persone che arriveranno in Australia mentre il Covid-19 continua ad essere una malattia significativa nel mondo siano vaccinati oppure vadano in isolamento”, ha detto il ministro della Salute Greg Hunt in un’intervista tv. Già da marzo l’Australia ha sostanzialmente chiuso i confini col resto del mondo, con un divieto generale di ingresso ai non residenti e con forti raccomandazioni ai cittadini di evitare ogni viaggio all’estero. Una politica che ha avuto un relativo successo nel contenere il coronavirus, registrando finora, su una popolazione di 25 milioni, poco più di 27.800 casi e 907 morti (Fonte SkyTG24).

Il documento sulle cure di Covid-19 a casa: i farmaci da assumere prima dell’esito del tampone

Giuseppe Remuzzi – direttore scientifico dell’Istituto Mario Negri di Bergamo – e altri tre medici hanno firmato delle linee guida che prevedono la somministrazione di antinfiammatori ancora prima di ricevere l’esito del test, per prevenire la reazione infiammatoria e per diminuire i ricoveri. Il tutto, viene sottolineato, sempre sotto la supervisione del medico di base. I risultati del documento derivano da una sperimentazione su 50 persone positive e con sintomi, curate e guarite senza andare in ospedale. Il documento è in pubblicazione sulla rivista Clinical e Medical Investigation. Si tratta di “piccole modifiche che speriamo risultino interessanti per curare subito e limitare i ricoveri”, spiegano Remuzzi e Suter. Si ribadisce il concetto fondamentale di evitare assolutamente il “fai da te”, perché prima procedere serve passare dal medico di base e dalla sua visita in presenza o via Internet. Il documento sottolinea l’importanza di agire nei 5-7 giorni di attesa per il responso del tampone: se non si agisce, si rischia che un’infiammazione alle alte vie respiratorie peggiori verso una possibile polmonite interstiziale. Anticipando l’assunzione di farmaci prima dell’arrivo dell’esito del tampone, scrivono i quattro medici, “si previene nella maggior parte dei casi la reazione infiammatoria, che comunque quando si manifesta viene colta precocemente ed è quindi trattabile a domicilio”. Secondo i quattro medici, alla comparsa di uno dei tipici sintomi del Covid, occorre fare il tampone e cominciare subito con una cura, trattando la malattia come qualunque altra infezione delle vie respiratorie. I farmaci indicati per cominciare la cura sono degli antinfiammatori, come l’aspirina. Secondo il documento gli antinfiammatori possono essere sostituiti in caso di dolori anche dall’Aulin o simili, quindi mai insieme. Il professor Suter, uno dei firmatari del documento e per dodici anni primario di Malattie infettive all’ospedale di Bergamo, ha spiegato che in Italia sono una trentina i medici di base che hanno provato questo metodo, per un totale di circa 400 pazienti. L’indicazione degli autori sui farmaci da assumere arriva dalla convinzione che sia necessaria una medicina con proprietà antinfiammatorie, come appunto aspirina e Aulin, cosa che manca al paracetamolo. Mentre si procede con questi farmaci, si eseguono anche esami, come il prelievo di sangue, per monitorare lo stato dell’infiammazione e degli altri valori come la coagulazione e la funzionalità renale. La durata del trattamento, spiegano gli autori, dipende dall’evoluzione clinica. Se dovesse esserci un peggioramento, la cura consigliata è di passare a cortisone ed eparina. Secondo gli autori gli antibiotici, in genere l’Azitromicina, vanno riservati ai soggetti fragili. Se sussistono certe condizioni, il medico di base può somministrare ossigeno. Sulle cure a casa c’è una bozza del protocollo preparata dal gruppo di lavoro del ministero della Salute, di cui fanno parte anche il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli e altri membri del Cts. Esiste inoltre un vademecum dell’Ordine dei medici lombardi (Fonte SkyTG24).

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