Belle testimonianze come antidoto alla macchina del fango scatenata contro l’esempio luminoso di San Giovanni Paolo II. Non praevalebunt!

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La pubblicazione il 10 novembre del Rapporto McCarrick della Segreteria di Stato ha scatenato una valanga di critiche nei confronti di San Giovanni Paolo II, sottolineando che ha nominato McCarrick Arcivescovo di Washington nel 2000 e lo ha creato cardinale un anno dopo. Presentiamo due testimonianze che rendono servizio alla verità e giustizia alla sua eredità spirituale, pastorale e magistrale.

Scrive Andrea Gagliarducci su Vatican Reporting (QUI): “Già si è cominciata una campagna contro il pontificato di San Giovanni Paolo II, tanto che il New York Times ha detto che sarebbe stato canonizzato troppo presto, mentre c’è chi chiede di abolirne il culto pubblico. C’è chi cerca di difendere la memoria di Benedetto XVI, mettendo in luce dettagli e situazioni che mostrano il modo in cui ha agito. C’è chi enfatizza che il primo risultato del rapporto è considerare tutto questo come una vittoria di Papa Francesco“.

L’Università cattolica Giovanni Paolo II di Lublino ha reagito con un Comunicato, affermando che i calunniatori del papa polacco hanno ignorato i passi che aveva intrapreso per combattere gli abusi sessuali del clero. “Di fronte a questi fatti, esprimiamo la nostra ferma obiezione agli autori di pubblicazioni false e tendenziose che non intendono promuovere il bene delle vittime di abusi e la protezione incondizionata di bambini e giovani ma diffamare il buon nome di San Giovanni Paolo II e così minano la sua autorità”, si legge nel comunicato. Riportiamo l’articolo di Catholic News Agency in una nostra traduzione italiana dall’inglese.

Inoltre, “Giovanni Paolo II e le Chiese dell’Europa centro-orientale” è stato il tema al centro di una sessione speciale di studi organizzata dalla Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa della Pontificia Università Gregoriana, nel centenario della nascita di Karol Wojtyla, presentando oggi, 17 novembre un volume curato dal Professore Jan Mikrut, ordinario della Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa della Pontificia Università Gregoriana di Roma: “Sangue del vostro sangue, ossa delle vostre ossa. Il pontificato di Giovanni Paolo II (1978-2005) e le Chiese in Europa Centro-Orientale. Nel Centenario della nascia di Karol Wojtyła” (Gabrielli editori). Riportiamo l’articolo sulla presentazione di Angela Ambrogetti su ACI Stampa.

“Questo papa, sangue del vostro sangue, ossa delle vostre ossa”: così si dichiarò Giovanni Paolo II il 3 giugno 1979 durante il suo primo viaggio in Polonia, il primo viaggio di un papa in un Paese del blocco comunista. Il pontefice si rivolse a tutti i cristiani dell’Europa orientale mentre si trovava in un luogo assai simbolico: la basilica cattedrale primaziale di Gniezno, la più antica della Polonia. Non era un proclama politico, ma l’espressione del carisma del “papa polacco, papa slavo” proprio ora chiamato a manifestare “l’unità spirituale dell’Europa cristiana”. L’identità culturale per lui non costituiva barriere, ma soglie di incontro e di scambio di doni. “Questa unità cristiana dell’Europa è composta da due grandi tradizioni: dell’Occidente e dell’Oriente”, ripeté Giovanni Paolo II in quell’infuocata omelia, menzionando oltre che i polacchi anche i vicini slavi: cechi, slovacchi, sloveni, croati, serbi, bulgari.

A loro è dedicato la nuova opera (in due volumi) della collana Storia della Chiesa in Europa centro-orientale curata dal Professore Jan Mikrut. Si tratta di una pubblicazione scientifica costituita da più di cinquanta contributi sul pontificato di Giovanni Paolo II e sui suoi rapporti con i Paesi e le Chiese dell’Europa centro-orientale; gli autori sono figure di spicco a livello ecclesiastico, accademico e istituzionale, che offrono il frutto di ricerche compiute sulle fonti d’archivio e sulla più recente letteratura sul tema. Le voci degli autori cattolici (sia latini che greco-cattolici) e ortodossi affrontano dal loro punto di vista le relazioni di San Giovanni Paolo II con le loro tradizioni e i loro Paesi. “Per lui l’Europa deve respirare a due polmoni, ossia orientale e occidentale, che è diventato un paradigma dell’ecumenismo”.

Il paramento che porta Giovanni Paolo II esprime la Chiesa che entra nel terzo millennio della sua storia. Il tessuto fu ideato e la veste liturgica confezionata dalla sartoria Decima Regio per la celebrazione di apertura della Porta Santa della Basilica Vaticana la notte di Natale del 1999, inizio del Grande Giubileo dell’Anno 2000. Ispirandosi all’immenso patrimonio dell’iconologia cristiana, in piena continuità con la Tradizione, Decimo Regio elaborò un progetto di disegno a modulo uguale, continuo ed infinito per un “tessuto a molte porte”. Il disegno esprime l’immagine di una porta d’oro aperta, attraversata da due ferite vermiglie sullo sfondo di un cielo rutilante nei colori del Paradiso. Si volle rendere visivamente l’idea del Sangue Prezioso di Cristo che apre gli uomini la porta del Regno dei Cieli, in piena sintonia con il motivo dei Giubilei Cristiani vale a dire l’accesso alla Redenzione operata dal Salvatore. I colori oro della porta, rosso del sangue e bleu del cielo sono pure i colori cristologici con cui la Tradizione ha sempre rappresentato il Cristo Redentore e Giudice, nel rosso della sua Divinità, il bleu della Sua Umanità e l’oro della luce inaccessibile e divina che pervade il mistero dell’Incarnazione del Verbo. Il tessuto venne confezionato in forma di manto papale – e non di piviale – e quindi a campo intero, privo di ornato anteriore e scudo posteriore. A ribadire la natura “apocalittica” dell’impianto iconologico il grande orafo francese Goudji forgiò il razionale, ovvero il fermaglio di chiusura del paramento, un prezioso gioiello in oro, avorio e pietre preziose in forma di Gerusalemme celeste con mura e porte gemmate e l’Agnello Mistico posto al centro della Città di Dio. Il manto papale, usato solo una volta per quello storico Evento, venne visto dalla quasi totalità degli abitanti del pianeta e da allora fu oggetto di un’imponente attenzione mediatica. Il Santo Padre Giovanni Paolo II intervenendo su alcune perplessità dei suoi più stretti collaboratori su un presunto “eccesso di modernità” del paramento si espresse con le parole: “era meraviglioso”!

Università cattolica polacca difende San Giovanni Paolo II dalla “diffamazione” sulla scia del Rapporto McCarrick
CNA, 17 novembre 2020

Un’università cattolica polacca ha respinto sabato le affermazioni secondo cui San Giovanni Paolo II non è riuscito a combattere gli abusi clericali. Il collegio del rettore dell’Università cattolica Giovanni Paolo II di Lublino il 14 novembre ha dichiarato che le affermazioni non avevano basi fattuali e si è lamentato delle “accuse fallaci, calunnie e diffamazione rivolte di recente contro il nostro santo patrono”. In un comunicato, il rettore e i vicecancellieri dell’Università nella Polonia orientale hanno affermato: “Le tesi soggettive espresse da alcuni ambienti non sono affatto suffragate da fatti e riscontri oggettivi – ad esempio, presentate nel Rapporto della Segreteria di Stato della Santa Sede su Theodore McCarrick”.

La pubblicazione del Rapporto McCarrick il 10 novembre ha scatenato una valanga di critiche nei confronti di Giovanni Paolo II, che ha nominato McCarrick arcivescovo di Washington nel 2000 e lo ha creato cardinale un anno dopo. L’Università cattolica Giovanni Paolo II di Lublino – conosciuta con le iniziali polacche KUL – ha affermato che i critici del papa polacco hanno ignorato i passi che aveva intrapreso per combattere gli abusi.

La dichiarazione del collegio del rettore, che inizia riconoscendo il dolore e l’ingiustizia subiti dai sopravvissuti agli abusi, afferma che Giovanni Paolo II ha guidato la lotta globale contro gli abusi del clero, introducendo il principio di “tolleranza zero”. Cita la lettera del Papa del 1993 ai vescovi statunitensi, in cui ricordava le parole di Gesù che “per chi dà scandalo sarebbe meglio avere una grande macina appesa al collo ed essere annegato nelle profondità del mare”. “Già nel 1993, Giovanni Paolo II faceva notare ai vescovi statunitensi che, nel caso di crimini sessuali, le punizioni canoniche, inclusa l’espulsione dal sacerdozio, erano necessarie e pienamente giustificate”, afferma la dichiarazione.

Il collegio del rettore ha anche osservato che nel 2002 il papa polacco ha esortato i cardinali statunitensi ad affrontare prontamente il crimine di abuso. “Ha anche rivolto parole simili ai vescovi irlandesi, parlando della “natura diabolica” di questi atti e della necessità di individuare e punire gli autori”, afferma. La dichiarazione ricorda che nel 2001 Giovanni Paolo II pubblicò il motu proprio “Sacramentorum sanctitatis tutela”, richiedendo che i casi di abuso del clero in tutto il mondo fossero segnalati alla Congregazione per la Dottrina della Fede.

“Di fronte a questi fatti, esprimiamo la nostra ferma obiezione agli autori di pubblicazioni false e tendenziose che non intendono promuovere il bene delle vittime di abusi e la protezione incondizionata di bambini e giovani ma diffamare il buon nome di San Giovanni Paolo II e così minano la sua autorità”, afferma il comunicato.

L’intervento del collegio del rettore è avvenuto il giorno dopo che il Presidente della Conferenza Episcopale Polacca aveva sostenuto che Giovanni Paolo II era stato ingannato da McCarrick. In una dichiarazione del 13 novembre, l’Arcivescovo Stanisław Gądecki ha detto: “Prima della nomina di McCarrick a Washington, il papa non ha ricevuto dai vescovi americani informazioni precise e complete sul suo comportamento morale, e lo stesso McCarrick ha mentito – in una lettera del 6 agosto 2000 – affermando che non aveva rapporti sessuali con nessuno”.

L’Arcivescovo di Poznań si riferiva a una sezione del rapporto di 461 pagine in cui si dice che Giovanni Paolo II aveva chiesto al Nunzio apostolico negli Stati Uniti nel 2000 di contattare quattro vescovi del New Jersey per sapere se McCarrick si fosse comportato in modo improprio con giovani adulti. I vescovi hanno confermato che l’allora Arcivescovo di Newark aveva condiviso il letto con giovani uomini, “ma non hanno indicato con certezza se McCarrick avesse avuto una cattiva condotta sessuale”. Il Rapporto concludeva che tre dei quattro vescovi hanno fornito al Vaticano “informazioni imprecise e incomplete”.

L’Università Cattolica di Lublino fu fondata dai vescovi polacchi nel 1918. Fu chiusa durante l’occupazione nazista e molti dei suoi professori e studenti furono giustiziati. Nel 1954, Karol Wojtyła, il futuro Giovanni Paolo II, iniziò a tenere lezioni di etica all’università. Fu nominato alla Cattedra di Etica nel Dipartimento di Filosofia Cristiana dell’università, iniziando un rapporto con l’istituzione che è durata fino alla sua elezione a papa nel 1978. Ha visitato il KUL nel giugno 1987, tenendo un discorso in cui ha detto che le istituzioni accademiche erano chiamato a “costruire una comunità di persone libere nella verità”. Mesi dopo la morte del papa nel 2005, il KUL ha adottato il suo nome attuale: Università Cattolica Giovanni Paolo II di Lublino. Il mese scorso, il rettore di KUL, Don Mirosław Kalinowski, ha esortato gli accademici di tutto il mondo a firmare un appello impegnandosi a promuovere gli insegnamenti di San Giovanni Paolo II.

La dichiarazione del collegio del rettore concludeva: “La persona, lo stile di azione e l’insegnamento personalistici di Giovanni Paolo II sono per noi un esempio, una fonte di ispirazione e un segno nella nostra lotta quotidiana per il rispetto della dignità e della sacra inviolabilità di ogni persona umana”. “Rappresentano infatti il massimo imperativo che sollecita la protezione di bambini e adolescenti, cioè le persone più esposte allo sfruttamento e a varie forme di manipolazione”.

“Sangue del vostro sangue, ossa delle vostre ossa” Giovanni Paolo II e le Chiese dell’Est
Presentato alla Gregoriana il Volume della Collana curata da Jan Mikrut “Storia della Chiesa in Europa centro-orientale”
di Angela Ambrogetti
ACI Stampa, 17 novembre, 2020

“Giovanni Paolo II modificò radicalmente la tradizionale “Ostpolitik” vaticana guidata dall’arcivescovo Agostino Casaroli e orientata al compromesso con i Governi comunisti. Dall’inizio del suo pontificato iniziò una linea più dura nei confronti dei governi comunisti”.

A dirlo è stato il professor Jan Mikrut, sacerdote e insegnante alla Gregoriana presso la Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa e presso la Facoltà di Teologia. É lui che da anni cura la collana di Storia della Chiesa in Europa centro-orientale. Oggi pomeriggio ha presentato il volume più recente: “Sangue del vostro sangue, ossa delle vostre ossa. Il Pontificato di Giovanni Paolo II (1978-2005) e le Chiese in Europa centro-orientale. Nel centenario della nascita di Karol Wojtyła” edito da Gabrielli.

In un evento on line della Università Gregoriana cui ha partecipato anche l’attuale Arcivescovo di Cracovia  Marek Jędraszewski, il professor Mikrut ha evidenziato che “Gorbaciov stesso ha attestato a Giovanni Paolo II un contributo decisivo nella caduta del comunismo in Europa e il 9 novembre 1989 alla caduta del muro di Berlino. Arrivò la fine del blocco orientale e del regime sovietico. Con gli sforzi congiunti anche della diplomazia pontificia, cominciarono le iniziative verso una larga cooperazione”.

Il curatore presentando il volume ricorda che “il Papa era un protagonista del tutto singolare della storia della Chiesa: da polacco, da sacerdote e da papa, egli ha affrontato in prima persona tutte le dimensioni.  Tutti gli autori evidenziando le relazioni che Giovanni Paolo II ebbe con i loro Paesi. Giovanni Paolo II era il pastore che si inchinava a baciare il suolo della loro Patria, intriso di lacrime e di sangue dopo i decenni delle dittature nazista e comunista, per parlar loro dal cuore al cuore”.

L’arcivescovo di Cracovia Marek Jedraszwski si è soffermato sulla frase che da il titolo all’opera: “Sangue del vostro sangue, ossa delle vostre ossa”, deriva dalla frase usata  da Giovanni Paolo II durante il suo primo pellegrinaggio in Polonia. “Al termine dell’omelia di Pentecoste, il 3 giugno 1979 a Gniezno, disse di sé: “Così canterà con voi, amati compatrioti, questo papa, sangue del vostro sangue, ossa delle vostre ossa”.

“Sapeva che le stesse parole furono usate nel XIX secolo dal cardinale John Henry Newman quando parlava della dignità dei sacerdoti, uguali nella sua umanità a quelli a cui erano stati inviati: “Egli ha stabilito come predicatori del Vangelo non esseri di origine straniera di qualche natura sconosciuta, ma i vostri fratelli, sangue del vostro sangue e ossa delle vostre ossa”? Era a conoscenza del fatto che le stesse parole adoperò Józef Piłsudski uno dei padri dell’indipendenza polacca nel 1918, e Wojciech Korfanty, quando nel 1921 invocò la Terza Insurrezione Slesiana?”.

L’arcivescovo ha ricordato che Giovanni Paolo II “quando venne in Patria per la seconda volta, il 16 giugno 1983, durante la legge marziale allora ancora vigente, confessò: “Vengo nella Patria. La prima parola, detta nel silenzio e in ginocchio, è stata un bacio a questo suolo: un suolo natale. /…/ Il bacio deposto sul suolo polacco ha però per me un significato particolare. È come un bacio dato nelle mani della madre, poiché la Patria è la nostra madre terrena”. Ed ecco anche  perché “mentre parlava contro l’aborto, a Kielce, il 3 giugno 1991, con grande emozione ha giustificato la sua voce sollevata, veramente profetica: “Forse è per questo che parlo così, perché questa è mia madre, questa terra! Questa è mia Madre, questa Patria! Questi sono i miei fratelli e sorelle! E capite, tutti voi che prendete queste cose con sconsideratezza, dovete capire che queste cose non possono essere irrilevanti per me, non possono non procurarmi il dolore. Dovrebbero addolorare anche voi!”.

Dalla Bulgaria si è levata la voce di Ivan Stoyanov Ivanov del Patriarcato ortodosso di Bulgaria.

“Il viaggio apostolico di Giovanni Paolo II in Bulgaria “un sogno” diventato realtà“.  Una forza ecumenica che a seguito della visita apostolica di Papa Giovanni Paolo II ha fatto nascere molte iniziative positive, anche in termini di attività sociale, ecclesiastica e politica. “La sua missione era anche quella di aprire le porte del popolo bulgaro al mondo” ha detto Stoyanov Ivanov. Il suo studio nel libro ha lo scopo “di perseguire l’unità tra cristiani, principale filo conduttore del pontificato di Giovanni Paolo II.  Credo che sebbene il processo di unità tra i cristiani sia difficile, non è un’utopia e, nonostante le sue varie difficoltà, può essere realizzato attraverso la diplomazia della Chiesa, gli studi teologici e i fatti storici oggettivi, che vengono gradualmente scoperti in modo ragionevole per una comunicazione più completa, in futuro, tra la Chiesa d’Oriente e la Chiesa d’Occidente”.

Da parte sua la ambasciatrice della Albania presso la Santa Sede Majlinda Dodaj ha ricordato il viaggio di Giovanni Paolo II nel suo paese ma anche la attenzione del Papa per gli Albanesi emigrati. Nel 2004 mette a disposizione degli albanesi la Chiesa di San Giovanni della Malva a Trastevere e nel 2005 ricostruisce la gerarchia della Chiesa cattolica in Albania.  E la sede di Tirana Durazzo ritorna ad essere Metropolia.

Singolare la testimonianza di Tomo Vuksic arcivescovo coadiutore di Sarajevo e amministratore apostolico dell’Ordinariato militare.

“La lotta di Giovanni Paolo II per la pace era continua” ha detto. “Le guerre degli anni 90’ nei Balcani all’inizio non hanno destato alcun interesse particolare e preoccupazione né dell’opinione pubblica internazionale né delle autorità mondiali che avrebbero forse potuto impedirle o magari fermarle presto. A differenza loro, intravedendo il pericolo incombente, tra i primi ad alzare la propria voce in maniera vigorosa vi fu Giovanni Paolo II. Più volte alle udienze generali, aveva avvertito sui pericoli e sulle inevitabili tragiche conseguenze della guerra, e quando era già scoppiata parlò molte volte degli orrori e delle sofferenze che aveva causato. Di tali tragici avvenimenti il papa accennò spesso nei suoi discorsi ai fedeli radunati in Piazza di San Pietro per la preghiera dell’Angelus, come pure nelle prediche e nelle omelie soprattutto nei viaggi apostolici in Croazia e in Bosnia ed Erzegovina. Della guerra e delle sofferenze che essa causava egli parlò nelle udienze private e generali, ai partecipanti di vari convegni politici e altri a Roma, poi ai singoli uomini di stato e delegazioni, ai diplomatici e ad altre persone di riguardo. Sulla guerra in Bosnia ed Erzegovina attirava l’attenzione internazionale anche nei consueti incontri con i membri del corpo diplomatico, accreditati presso la Santa Sede, per la presentazione degli auguri di nuovo anno, ma anche nei tradizionali messaggi di Natale e Pasqua”.

Indimenticabile poi la visita di Giovanni Paolo II a Sarajevo nel freddo aprile del 1997 con la celebrazione della messa nello stadio e quelle parole: “Sarajevo, Bosnia ed Erzegovina, hai un avvocato presso Dio, Gesù Cristo giusto!”.

Il video della presentazione alla Gregoriana.

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