Che Biden sia Presidente eletto degli USA appartiene – al momento – non alla realtà, ma agli auspici dei suoi sostenitori. Eletto dai social, CNN e AP, Joe si è auto-proclamato

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Condividiamo ulteriori due analisi della situazione attuale per quanto riguarda i risultati delle Elezioni Presidenziali USA 2020:
– Ma davvero Biden è stato eletto Presidente? O no? di Maurizio Ragazzi su Corrispondenza Romana.
– Elezioni Usa, Biden non ha vinto, TV e politici mentono: i veri risultati live di Maurizio Spezia su Oltre.tv (intervista al Dottor Francesco Filini per capire cosa sta succedendo dopo le elezioni Usa: ha davvero vinto Biden o Trump può ancora sperare?).
Ex falso sequitur quodlibet

Ricordiamo la nostra copertura pregressa:

14 cose che cattolici – fratelli tutti, sia clerici sia laici, sia nell’ovile sia in uscita – dovrebbero sapere sulla Kamala Harris “in bianco” – 11 novembre 2020
Arcivescovo Carlo Maria Viganò sulle Elezioni USA, l’informazione e la Chiesa: “I media censurano i brogli di Biden”. “La realtà è negata, ma la verità prevarrà” – 9 novembre 2020
Ex falso sequitur quodlibet. Legge fondamentale dell’argomentazione applicata alla disputa sulle Elezioni USA 2020. Non è ancora finito – 7 novembre 2020
Risultati Elezioni Presidenziali Usa 2020. Biden: “Avremo i 270 voti per vincere”. Trump solleva il sospetto di brogli e irregolarità e minaccia – 5 novembre 2020
Usa, il mago dei sondaggi: “Per Trump sarà vittoria schiacciante” – 3 ottobre 2020 [il “mago” ha fatto cilecca sul fenomeno schiacciante dei brogli elettorali dem…]
La Nota riservata del Cardinale Ratzinger sul “caso Kerry” nel 2004. Da rileggere, pensando alla “questione Biden” oggi – 18 agosto 2020
Gruppo ebraico repubblicano chiede a Biden di scusarsi per aver paragonato il Presidente degli Stati Uniti a Goebbels – 27 settembre 2020
Presidenziali Usa, il cattolico Biden divide i vescovi sull’aborto: c’è chi prega per riconferma Trump – 22 agosto 2020
L’imperdibile Eccles is saved ci informa sul ticket Dem per le prossime elezioni presidenziali negli USA – 12 agosto 2020

Da notare BENE: il Presidente USA non viene eletto direttamente dai cittadini, ma indirettamente dai cosiddetti “grandi elettori”. In totale sono 538, assegnati a ciascun Stato proporzionalmente alla dimensione della popolazione. In tutti gli Stati, tranne due, i grandi elettori sono assegnati al vincitore del voto popolare. Nel Maine e nel Nebraska, invece, i voti vengono conteggiati per distretto congressuale e il vincitore in tutto lo Stato ottiene automaticamente due voti supplementari. Il grafico mostra LA PROIEZIONE DELLA TENDENZA AP del totale dei grandi elettori ottenuti. Da notare: 1. LA PROIEZIONE DELLA TENDENZA, fatta dall’Associated Press: non si tratta del risultato finale. 2. Il conteggio è ancora in corso in alcuni Stati e da tener presenti la valanga di ricorsi (e riconteggi). 3. Il margine DELLA PROIEZIONE DELLA TENDENZA è ristrettissimo e il risultato finale è INDECISO al momento.

Ma davvero Biden è stato eletto Presidente? O no?
di Maurizio Ragazzi
Corrispondenza Romana, 11 novembre 2020

Che il Democratico Joe Biden sia stato eletto presidente appartiene, al momento, non alla realtà ma agli auspici dei suoi sostenitori cioè quella vasta coalizione che, oltre al partito Democratico (e restando negli USA, senza quindi interrogarsi sul ruolo di potentati stranieri), include sterminatori abortisti, grandi gruppi di potere, big tech, media ed altri limitatori della libertà d’informazione, (cosiddette) élites intellettuali, burocrazie ad ogni livello, contestatori e teppisti di professione, ed anti-trumpiani di ogni colore. Il fatto è però che la constatazione ufficiale dei risultati di un’elezione, anche negli USA, è retta da un procedimento legale. La proclamazione non spetta né alla CNN né alla Fox, e nemmeno l’auto-incoronazione di un ben poco plausibile novello Napoleone può sortire alcun effetto, che non sia solo una forma di pressione psicologica su chi si lasci condizionare. (Il presidente della Conferenza episcopale americana sembra si sia lasciato impressionare, data la sua dichiarazione che Biden «ha ricevuto un numero sufficiente di voti per la sua elezione» – ma non è proprio questa la questione davanti ai tribunali? – e che Biden diventa con Kennedy «il secondo presidente degli Stati Uniti a professare la fede cattolica» – cattolico perché battezzato come tale, sì, ma nei fatti poco o niente cattolico (termine improprio in questo contesto) perché abortista, sostenitore del “matrimonio” omosessuale, e negatore dell’obiezione di coscienza ai mali morali intrinsici) [1].

Le scadenze relative al completamento del procedimento di attestazione dei risultati elettorali di quest’anno sono queste:
(1) entro l’8 dicembre, gli stati certificano i loro rispettivi risultati;
(2) il 14 dicembre, i 538 membri del Collegio Elettorale, convenuti nelle capitali dei rispettivi stati, esprimono il loro voto; e
(3) il 6 gennaio, il Congresso federale, in seduta congiunta, conta i voti elettorali, decide su ogni eventuale obiezione, e proclama il vincitore per bocca del vice-presidente, che lo presiede [2]. Allo stato attuale, questo articolato procedimento non è neanche iniziato: anzi, in molti stati si stanno ancora conteggiando i voti!

Ma, si potrebbe obiettare, non sono queste nient’altro che mere formalità, dato che nella sostanza quasi tutte le fonti d’informazione (o, meglio, disinformazione) ci assicurano che Biden ha già vinto? Ebbene, se esiste un principio generale di cautela di “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”, il principio vale tanto più in queste circostanze, con una miriade di azioni legali, iniziate o annunciate, relative alle dubbie modalità di svolgimento delle elezioni [3], alle migliaia di voti per corrispondenza apparsi improvvisamente (e quasi tutti… stranamente per Biden), ai conteggi sospetti, agli ostacoli ad un controllo effettivo degli scrutatori, ai riconteggi automatici in alcuni stati che richiederanno tempo. Se solo si pensa che, nel 2000, la disputa fra Bush e Gore riguardava solo poche contee della Florida, ma la sua risoluzione richiese oltre un mese e due pronunce della Corte Suprema, si ha subito un’idea della complessità dell’attuale situazione, che coinvolge più stati dell’Unione.

Per convincersi poi (sempre che uno sia disposto a farsi convincere dai fatti) che le azioni legali in corso non sono affatto pretestuose, ma sono invece l’ultima salvaguardia contro elezioni-farsa adesso e nel futuro, basta prendere in considerazione il caso della Pennsylvania, uno stato che di frodi elettorali se ne intende davvero [4].

Già prima delle elezioni [5], il giudice costituzionale Alito aveva osservato come la Corte Suprema della Pennsylvania, contrariamente a quanto precedentemente stabilito dal legislatore dello stato [6], aveva permesso che il voto per corrispondenza arrivasse tre giorni dopo la data delle elezioni, e che sarebbe stato valido anche senza timbro postale. Queste assurdità, che espongono al rischio (se non alla certezza) di brogli, rendendo inattendibile l’intero sistema elettorale, sono confacenti ai tentativi dei Democratici un po’ in tutti gli stati d’indebolire ogni controllo sulla legalità dei voti espressi, sotto il pretesto “nobile” (si fa per dire, essendo questo aggettivo usato qui a sproposito) di non negare a nessuno il diritto di voto. (Sia ai vivi che ai morti?!)

L’intervento della Corte Suprema della Pennsylvania, comunque, sembra essere in contrasto con il dettato costituzionale sulle regole relative alle elezioni federali: secondo l’articolo I, sezione 4, della Costituzione americana, spetta al legislatore dello stato (non alle sue corti), ed eventualmente al Congresso federale, prescrivere tempo, luogo e modalità delle elezioni. (Potrebbe forse la lettera della legge essere più chiara di così?!) Proprio per questo, il giudice Alito è di nuovo intervenuto dopo le elezioni[7], ingiungendo a tutti gli uffici delle contee per le elezioni in Pennsylvania di attenersi a quanto già stabilito, cioè di
(1) tenere i voti arrivati dopo il 3 novembre in luogo separato, sicuro e sigillato e,
(2) qualora questi voti venissero conteggiati, farlo comunque separatamente dagli altri.

In definitiva, a differenza delle azioni legali che richiedono una raccolta dettagliata ed estesa di prove relative a voti fraudolenti, conteggi aggiustati, e violazioni del diritto di osservare gli scrutatori, quest’azione della Pennsylvania si basa su di una contestazione di diritto costituzionale (cioè incentrata sulle regole elettorali cambiate in corsa dalla Corte Suprema di quello stato contro le prerogative del legislatore), senza bisogno di fornire prove sui voti espressi [8]. È vero che resterebbe ancora da calcolare se l’esclusione di questi voti illegali sarebbe sufficiente ad una vittoria di Trump in Pennsylvania. Ed è altrettanto vero che le azioni legali promosse in altri stati presentano le loro complessità. Resta comunque il fatto che intraprendere queste azioni è assolutamente meritorio (anzi, essenziale), sia per accertare i risultati di queste elezioni, sia per continuare la battaglia contro la prospettiva assai concreta di elezioni-farsa nel futuro.

Stando così le cose, gli annunci televisivi di un Biden vincitore, e le auto-proclamazioni, non sono altro che teatrino, il cui unico scopo è quello d’imporre questo risultato indipendentemente dall’esaurimento delle apposite procedure. Ciò segnala come purtroppo, nell’America di oggi, la sete di potere di tanti sia disposta a marciare sul cadavere della democrazia americana, trasformando il suo sistema elettorale in quello di una repubblica delle banane.

[1] Il testo della dichiarazione è in Usccb.org. La dichiarazione è criticata a fondo da Mons. Viganò: QUI.
[2] Bollotpedia.org. Si veda, per i passaggi necessari in ogni stato, Ncsl.org.
[3] Limitandosi solo alle azioni legali già in corso che sta seguendo, questo sito ne elenca più di 20: Scotusblog.com.
[4] Per una carrellata dei casi più eclatanti di corruzione politica in Pennsylvania in tempi moderni, si veda QUI. La Heritage Foundation ha una tabella con il dettaglio delle frodi elettorali: QUI. Se i casi di frode nei voti per corrispondenza sono un classico (Philly.newspapers.com), per completezza la Pennsylvania non poteva farsi mancare il caso di un giudice condannato per corruzione legata a falsa certificazione di risultati elettorali: QUI.
[5] Supremecourt.gov.
[6] Nonostante la Pennsylvania voti tradizionalmente per il candidato Democratico alle elezioni presidenziali (salvo la vittoria di Trump nel 2016), l’Assemblea Generale della Pennsylvania (il legislatore) è attualmente a maggioranza Repubblicana (mentre il governatore è Democratico). Quindi, ancora una volta, un legislatore a maggioranza Repubblicana vede frustrata da una corte una sua decisione politica, pur se adottata in base a prerogative costituzionali a lui riservate.
[7] Supremecourt.gov.
[8] Si veda la nota di Alan Dershowitz in Thehill.com.

Dati aggiornati in tempo reale.

Elezioni Usa, Biden non ha vinto, TV e politici mentono: i veri risultati live
di Maurizio Spezia [1]
Oltre.tv, 11 novembre 2020

Abbiamo intervistato il Dottor Francesco Filini [2] per capire cosa sta succedendo dopo le elezioni Usa: ha davvero vinto Biden o Trump può ancora sperare?

Biden è il nuovo presidente degli Stati Uniti?
Joe Biden non è il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Non si capisce perché gran parte degli esponenti politici di tutto il mondo abbiano iniziato a fargli i complimenti solo sulla base di proiezioni fatte dalla CNN, emittente-megafono dei Dem americani.
Ad oggi Joe Biden è stato eletto su Facebook e Twitter, piattaforme di multinazionali allergiche alla democrazia e alla libera espressione, acerrime nemiche di Trump.

Quanti stati sono ancora in bilico?
Attualmente abbiamo 5 Stati che ancora non sono stati ufficialmente assegnati: l’Arizona, la Georgia, l’Alaska, il North Carolina e la Pennsylvania. Biden avrebbe conquistato 256 grandi elettori, non sufficienti a raggiungere il magic number di 270 (dati aggiornati in tempo reale).

Cos’è successo con il voto postale nelle elezioni Usa?
È opportuno ricordare che la Georgia e il North Carolina sono stati tradizionalmente Repubblicani e che insieme al South Carolina e alla Florida costituiscono quel “muro del sud” che è garanzia di successo repubblicana.
Attualmente in North Carolina è in vantaggio Trump, mentre in Georgia sembra essere in vantaggio Biden. Anche l’Arizona e la Pennsylvania sono stati tradizionalmente “rossi” ma in questa fase vedono in vantaggio Biden. L’Alaska invece sarà assegnata al 100% a Trump e mi meraviglio che ancora non sia stato fatto.

Al momento ci sono indizi di possibili brogli?
Tra gli attuali 256 grandi elettori assegnati a Biden vengono conteggiati quelli degli Stati del Wisconsin e del Michigan, che insieme agli altri 5 Stati non ancora assegnati, nella notte delle elezioni americane vedevano Trump in abbondante vantaggio.
La rassegnazione dei giornalisti di casa nostra fino alle 5 del mattino lasciava presagire una clamorosa vittoria di Trump. Poi tutto si è fermato.
Quando sono partiti i riconteggi sono cominciati ad arrivare solo voti per Biden, dicono via posta, e il Michigan e il Wisconsin sono diventati blu. Questo è accaduto con il voto postale.

Se Trump si rivolgerà alla Corte Suprema, cosa può succedere a queste elezioni Usa?
Ci sono molte segnalazioni e palesi violazioni sulla procedura elettorale, tanto che – è notizia di ieri – in Pennsylvania il procuratore generale ha già autorizzato un’indagine contro i brogli elettorali.
Ma ciò di cui nessuno parla è il software di conteggio voti utilizzato in tutti gli Stati in bilico, il software “Dominion”. La software house che gestisce questo applicativo è tra i finanziatori della Clinton Foundation e utilizza componenti fatti in Cina.
Secondo i repubblicani ci sarebbero le prove che questo software abbia conteggiato male i voti spogliati, facendo risultare Biden vincitore. Questo è il motivo principale per cui Trump sta chiedendo il riconteggio.

Perché le televisioni e alcuni politici stanno dicendo che Biden ha vinto, se non è vero?
Trump ha già annunciato che vuole chiedere l’intervento della Corte Suprema e in queste settimane con un team fatto di circa 800 legali raccoglierà tutte le prove affinché ciò accada.
Fu la Corte Suprema nel 2000 a decretare la vittoria di Bush dopo il riconteggio in Florida, e lo fece dopo un mese dalle elezioni.
L’auspicio è che venga fatta trasparenza, che si riconteggino tutti i voti e che si esprima la Corte. Chi davvero è democratico non può aver paura di un riconteggio fatto alla luce del sole.

Qualcosa di simile successe anche nel 2000 quando divenne presidente Bush?
La mossa della CNN e dello staff di Biden di proclamarsi vincitore serve a screditare Trump e tutte le azioni che può mettere in piedi.
Lo si vuol far passare come uno che non ci vuole stare alla sconfitta, “un rosicone” diremmo a Roma. Ma la storia ci insegna che i Democratici hanno sempre provato a strappare la vittoria attraverso i media che controllano per influenzare l’opinione pubblica, esattamente come hanno fatto con i sondaggi falsi.
Nel 2000 gridavano alla vittoria di Al Gore, nel 2004 fecero la stessa cosa con Kerry. Poi arrivarono i risultati veri.

[1] Maurizio Spezia è un comunicatore, appassionato di politica, attualità e storia contemporanea.
[2] Francesco Filini è uno studioso di economia e geopolitica, autore del libro “Il segreto della moneta. Verso la rivoluzione auritiana” e coordinatore dell’Ufficio Studi di Fratelli d’Italia.

Ma uno che trascina la sua moglie in questo modo… e a cui piace allungare le mani, altrove…
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