Giornata dei poveri: papa Francesco invita a tendere la mano

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Una distribuzione straordinaria di generi alimentari acquistati da aziende del territorio per valorizzare la produzione locale, anch’essa colpita della crisi dovuta alla pandemia: la organizza la Caritas diocesana di Trapani per la Giornata mondiale dei poveri, che si celebra oggi.

Invece il vescovo di Saluzzo, mons. Cristiano Bodo, ha affermato che ormai la povertà è nella famiglia: “Ci siamo resi conto che la povertà appartiene alla vita perché ha un significato molto più profondo: è aver bisogno dell’altro e forse troppe volte invece abbiamo pensato di farcela da soli, di contare solo su noi stessi…

In questi mesi, siamo stati facilitati a comprendere ancor di più il significato di povertà, dal Covid-19 a varie situazioni che si sono susseguite, soprattutto nelle famiglie dove uno dei membri ha perso forse il lavoro, forse ha vissuto un momento difficile, segnato dalla malattia, dalla sofferenza dei propri cari, con il timore e la paura verso i propri figli”.

Mentre nel numero di novembre di ‘Vita pastorale’ don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, ha scritto: “La scelta dei poveri significa dare dignità al povero, riconoscendone la centralità come persona collocata nel contesto della società e della comunità cristiana che lo accoglie e fa famiglia con lui”.

Papa Francesco, nel messaggio ‘Tendi la tua mano al povero’ tratto dal libro del Siracide, sottolinea il valore della vita: “La sapienza antica ha posto queste parole come un codice sacro da seguire nella vita. Esse risuonano oggi con tutta la loro carica di significato per aiutare anche noi a concentrare lo sguardo sull’essenziale e superare le barriere dell’indifferenza. La povertà assume sempre volti diversi, che richiedono attenzione ad ogni condizione particolare: in ognuna di queste possiamo incontrare il Signore Gesù, che ha rivelato di essere presente nei suoi fratelli più deboli”.

Quindi il papa invita alla lettura del libro sacro: “Pagina dopo pagina, scopriamo un prezioso compendio di suggerimenti sul modo di agire alla luce di un’intima relazione con Dio, creatore e amante del creato, giusto e provvidente verso tutti i suoi figli. Il costante riferimento a Dio, tuttavia, non distoglie dal guardare all’uomo concreto, al contrario, le due cose sono strettamente connesse”.

Per il papa la preghiera e la solidarietà non si possono scindere: “Per celebrare un culto che sia gradito al Signore, è necessario riconoscere che ogni persona, anche quella più indigente e disprezzata, porta impressa in sé l’immagine di Dio.

Da tale attenzione deriva il dono della benedizione divina, attirata dalla generosità praticata nei confronti del povero. Pertanto, il tempo da dedicare alla preghiera non può mai diventare un alibi per trascurare il prossimo in difficoltà. E’ vero il contrario: la benedizione del Signore scende su di noi e la preghiera raggiunge il suo scopo quando sono accompagnate dal servizio ai poveri”.

Le pagine del Siracide coinvolge la comunità cristiana a vivere la ‘povertà evangelica’: “Non possiamo sentirci ‘a posto’ quando un membro della famiglia umana è relegato nelle retrovie e diventa un’ombra. Il grido silenzioso dei tanti poveri deve trovare il popolo di Dio in prima linea, sempre e dovunque, per dare loro voce, per difenderli e solidarizzare con essi davanti a tanta ipocrisia e tante promesse disattese, e per invitarli a partecipare alla vita della comunità”.

La Chiesa non ha soluzioni, ma può offrire una testimonianza: “E’ vero, la Chiesa non ha soluzioni complessive da proporre, ma offre, con la grazia di Cristo, la sua testimonianza e gesti di condivisione. Essa, inoltre, si sente in dovere di presentare le istanze di quanti non hanno il necessario per vivere. Ricordare a tutti il grande valore del bene comune è per il popolo cristiano un impegno di vita, che si attua nel tentativo di non dimenticare nessuno di coloro la cui umanità è violata nei bisogni fondamentali”.

Il versetto del Siracide permette di mettere in rilievo l’atteggiamento di chi è indifferente: “L’indifferenza e il cinismo sono il loro cibo quotidiano. Che differenza rispetto alle mani generose che abbiamo descritto! Ci sono, infatti, mani tese per sfiorare velocemente la tastiera di un computer e spostare somme di denaro da una parte all’altra del mondo, decretando la ricchezza di ristrette oligarchie e la miseria di moltitudini o il fallimento di intere nazioni.

Ci sono mani tese ad accumulare denaro  con la vendita di armi che altre mani, anche di bambini, useranno per seminare morte e povertà. Ci sono mani tese che nell’ombra scambiano dosi di morte per arricchirsi e vivere nel lusso e nella sregolatezza effimera. Ci sono mani tese che sottobanco scambiano favori illegali per un guadagno facile e corrotto. E ci sono anche mani tese che nel perbenismo ipocrita stabiliscono leggi che loro stessi non osservano”.

Il messaggio si conclude con alcune riflessioni: “La prima fa emergere che abbiamo bisogno di tenere sempre presente la fine della nostra esistenza. Ricordarsi il destino comune può essere di aiuto per condurre una vita all’insegna dell’attenzione a chi è più povero e non ha avuto le stesse nostre possibilità”.

La seconda riflessione riguarda lo scopo a cui tende il versetto del Siracide: “Ebbene, il fine di ogni nostra azione non può essere altro che l’amore. E’ questo lo scopo verso cui siamo incamminati e nulla ci deve distogliere da esso. Questo amore è condivisione, dedizione e servizio, ma comincia dalla scoperta di essere noi per primi amati e risvegliati all’amore.

Questo fine appare nel momento in cui il bambino si incontra con il sorriso della mamma e si sente amato per il fatto stesso di esistere. Anche un sorriso che condividiamo con il povero è sorgente di amore e permette di vivere nella gioia. La mano tesa, allora, possa sempre arricchirsi del sorriso di chi non fa pesare la propria presenza e l’aiuto che offre, ma gioisce solo di vivere lo stile dei discepoli di Cristo”.

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