Rapporto McCarrick: consapevoli delle decisioni

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E’ stato pubblicato oggi il Rapporto di 460 pagine sulla conoscenza istituzionale e il processo decisionale della Santa Sede riguardante l’ex card. Theodore Edgar McCarrick, che il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, ha definito ‘corposo’ ed importante:

“E’ un testo corposo, che ha comportato l’attento esame di tutta la documentazione rilevante degli archivi presso la Santa Sede, la Nunziatura di Washington e le diocesi degli Stati Uniti a vario titolo coinvolte. La complessa indagine è stata inoltre integrata con le informazioni ottenute da colloqui con testimoni e persone informate sui fatti, al fine di ottenere un quadro il più completo possibile e una conoscenza più dettagliata e accurata delle informazioni rilevanti”.

Il segretario di Stato vaticano inoltre ha definito il contributo dei testimoni fondamentale per le indagini: “Come ha fatto il Papa, anch’io ho potuto visionare le testimonianze delle vittime contenute negli Acta sui quali il Rapporto è basato e che sono depositate negli archivi della Santa Sede. Il loro contributo è stato fondamentale”.

L’indagine è durata due anni ed il card. Parolin ha invitato a leggere il rapporto completo: “L’invito che mi permetto di rivolgere a chiunque cerchi risposte è di leggere interamente il documento e non illudersi di trovare la verità in una parte piuttosto che un’altra. Solo dalla visione complessiva e dalla conoscenza, nella loro interezza, di quanto ricostruito dei processi decisionali che hanno riguardato il già cardinale McCarrick, sarà possibile comprendere quanto è accaduto”.

Inoltre il cardinale di Stato vaticano ha sottolineato che il rapporto servirà a valutare meglio le decisioni: “Dalla lettura del documento emergerà che tutte le procedure, compresa quella della nomina dei Vescovi, dipendono dall’impegno e dall’onestà delle persone interessate. Nessuna procedura, anche la più perfezionata, è esente da errori, perché coinvolge le coscienze e le decisioni di uomini e di donne.

Ma il Rapporto avrà degli effetti anche in questo: nel rendere tutti coloro che sono coinvolti in tali scelte più consapevoli del peso delle proprie decisioni o delle omissioni. Sono pagine che ci spingono a una profonda riflessione e a chiederci che cosa possiamo fare di più in futuro, imparando dalle dolorose esperienze del passato”.

Quindi il Rapporto evidenzia una serie ripetuta di falsità, reticenze, omissioni, sottovalutazioni, errori e inerzie curiali che gli hanno permesso di diventare arcivescovo di Washington (nel 2000) e cardinale (2001), uno degli uomini di spicco della Chiesa fino alla pensione nel 2006 e oltre.

Inoltre il Rapporto sottolinea che la Santa Sede prese decisioni in base a informazioni parziali e incomplete (a cominciare da quelle che arrivarono a Giovanni Paolo II) e ‘fino al 2017’ non arrivarono in Vaticano accuse circostanziate di abusi su minori, anche se è vero che dagli anni ‘90 erano arrivate a cardinali e alla nunziatura di Washington una serie di lettere che non vennero prese in considerazione perché non fornivano nomi e circostanze e perché anonime.

I fatti ricostruiti nel Rapporto risalgono alla nomina a vescovo nel 1977 e toccano 4 pontificati: fu infatti Paolo VI a nominare l’allora sacerdote ausiliare di New York e “la maggior parte di coloro che vennero consultati per l’indagine canonica raccomandarono caldamente McCarrick per l’episcopato. Nessuno riferì di aver assistito o sentito parlare del fatto che si comportasse in modo improprio, né con adulti, né con minori”.

La stessa cosa avvenne nel 1981 e nel 1986 quando papa Giovanni Paolo II lo promosse prima a vescovo di Metuchen e quindi ad arcivescovo di Newark. Papa Giovanni Paolo II conosceva McCarrick da oltre due decenni. E nel frattempo l’arcivescovo era stato riconosciuto come un presule “eccezionalmente laborioso ed efficace, in gradi di gestire incarichi delicati e complessi, sia in Usa che in alcune parti più difficili del mondo, compreso l’ex blocco sovietico e in particolare la Jugoslavia”.

Però tra i ‘diversi e autorevoli’ pareri positivi c’è anche la lettera che il cardinale di New York O’Connor scrisse il 28 ottobre 1999 al nunzio, riassumendo le accuse contro McCarrick che furono trasmesse a papa Giovanni Paolo II, e avvertendo che sarebbe stato un errore nominarlo a un nuovo incarico.

Le informazioni portarono alla conclusione che sarebbe stato ‘imprudente’ trasferirlo da Newark a sedi ancora più prestigiose, come Chicago (1997), New York (1999-2000) e, in un primo momento, Washington. Su richiesta di papa Giovanni Paolo II, da maggio a giugno 2000, il nunzio negli Usa, mons. Gabriel Montalvo, interpellò per iscritto quattro vescovi del New Jersey.

Le risposte dei vescovi “confermarono che McCarrick avevano condiviso il letto con giovani uomini ma non indicavano con certezza che avesse tenuto una qualche cattiva condotta sessuale”.

A cambiare la situazione, tuttavia, è una lettera che lo stesso McCarrick scrive di suo pugno il 6 agosto 2000 e consegna al segretario di Wojtyla, Stanisław Dziwisz: si dice innocente e giura di “non aver mai avuto rapporti sessuali con alcuna persona, maschio o femmina, giovane o vecchio, chierico o laico”.

Cinque anni dopo, nel 2005, le accuse riemergono, McCarrick ha raggiunto l’età della pensione e papa Benedetto XVI, che appena eletto gli aveva rinnovato il mandato a Washington per altri due anni, alla fine dell’anno chiede al cardinale di dimettersi spontaneamente.

Nel Rapporto si afferma: “Una serie di fattori sembra avere influito sul fatto che Papa Benedetto XVI non ha avviato un processo canonico formale: non c’erano accuse credibili di abusi su minori; McCarrick dichiarò nuovamente, sul suo ‘giuramento di vescovo’, che le accuse erano false; gli addebiti di cattiva condotta con adulti si riferivano a fatti avvenuti negli anni ‘80; e non vi erano indicazioni di alcuna cattiva condotta recente”.

Però a papa Francesco nessuno fornisce documentazioni sulle accuse a McCarrick, né le lettere anonime degli anni ‘90 né le accuse dei sacerdoti e ‘nessun documento supporta il racconto di Viganò’, il quale disse di averne parlato al Papa nel giugno e nell’ottobre 2013, ‘le prove su ciò che ha detto sono oggetto di ampia disputa’.

Inoltre papa Francesco aveva sentito dire che c’erano accuse su una ‘condotta immorale con adulti’: “ritenendo che le accuse fossero già state esaminate e respinte da Giovanni Paolo II, consapevole che McCarrick fosse in attività durante il pontificato di Benedetto XVI, Francesco non vide la necessità di modificare la linea adottata negli anni precedenti”.

Infine nel giugno del 2017 “l’arcidiocesi di New York apprese la prima accusa di abuso sessuale di una vittima di età inferiore ai 18 anni compiuto da Mc Carrick all’inizio degli anni Settanta”.

Nell’editoriale di Vatican News Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, così conclude: “Negli ultimi due decenni la Chiesa cattolica ha preso sempre più coscienza del dramma indicibile delle vittime, della necessità di garantire la protezione dei minori, dell’importanza di norme in grado di combattere il fenomeno.

E si è presa finalmente coscienza anche degli abusi commessi ai danni di adulti vulnerabili e dell’abuso di potere. Il caso di Theodore McCarrick  rimane dunque, per la Chiesa cattolica, negli Stati Uniti e a Roma, una ferita aperta e ancora sanguinante, innanzitutto e soprattutto per la sofferenza e il dolore causati alle vittime.

Una ferita non sanabile soltanto con nuove norme o sempre più efficaci codici di comportamento, perché anche il crimine ha a che fare con il peccato. Una ferita che per essere curata ha bisogno di umiltà e di penitenza, chiedendo a Dio il perdono e la forza per risollevarsi”.

(Foto: wikipedia)

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