Numeri ufficiali Covid-19 del 9 novembre 2020. L’allarme dei contagi da coronavirus non si arresta e preoccupa soprattutto le strutture ospedaliere

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I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi domenica 8 novembre 2020

In isolamento domiciliare: 542.849 (+13.402) (+2,53%)
Ricoverati con sintomi: 27.636 (+1.196) (+4,52%)
In terapia intensiva: 2.849 (+100) (+3,64%)
Deceduti: 41.750 (+356) (+0,86%)

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 159 (+1)
Il valore è al livello tra il 21 e 20 marzo 2020 (dal 30 settembre).
Non siamo in una fantomatica “seconda ondata”, ma siamo alla presa con una recrudescenza di quella che è sempre la “prima ondata”.

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI .

Il punto della situazione

Lab24 torna a segnalare due gravi anomalie nella comunicazione dei dati, che rendono difficile se non impossibile una corretta valutazione degli stessi. La prima riguarda i ricoverati in terapia intensiva: il valore ufficializzato ogni giorno non rappresenta i nuovi ricoverati, ma il saldo tra ingressi e uscite. In termini semplici: se da 500 passiamo a 600 non significa che i nuovi ingressi siano 100, perché non viene espresso il numero dei pazienti usciti dalle unità intensive (perché migliorati o deceduti). Ipotizziamo che ci siano 100 tra dimissioni e decessi: scenderemmo a 400. E per arrivare a 600 avremmo 200 nuovi ingressi (non i 100 comunicati). Il reale numero dei pazienti finiti in terapia intensiva è quindi sicuramente più alto di quanto non appaia, ma non è possibile stabilirne con precisione l’entità. Una mancanza che andrebbe rapidamente sanata. Seconda anomalia, la comunicazione con un solo valore dei pazienti guariti e dimessi: nel primo caso si presuppone che siano soggetti negativizzati; nel secondo potrebbero essere tutti soggetti non guariti, ma migliorati al punto da poter essere dimessi. Non è un caso che negli ultimi giorni, a fronte di una maggiore necessità di posti letto negli ospedali, il numero dei guariti/dimessi si sia impennato, addirittura superando oggi, come tra il 5 e il 6 novembre, quota 10.000. Un segno evidente di come i pazienti meno problematici vengano dimessi più rapidamente per completare il percorso di guarigione a casa e liberare un posto in ospedale. Ma anche in questo caso non è possibile stabilire la dimensione del fenomeno. Passiamo all’aggiornamento del’indice Rt, calcolato con il metodo semplificato Kohlberg-Neyman alla sera dell’8 novembre: 1.63 a livello nazionale (1.71 il 7 novembre); 1.57 in Lombardia (da 1.80) e 1.37 nella città di Milano (da 1.53). Per ridurre il numero dei nuovi casi giornalieri, e quindi dei ricoverati e delle terapie intensive, il valore dovrà essere riportato stabilmente, e non solo in modo occasionale, sotto quota 1.0. (Fonte Lab24/Il Sole 24 Ore).

Agenas: “Un ricovero su due in area medica è ormai per Covid-19”

Da Nord a Sud dell’Italia, l’allarme dei contagi da coronavirus non si arresta e preoccupa soprattutto le strutture ospedaliere. Ieri i nuovi casi registrati sono stati 32.616 ma con 40 mila tamponi in meno rispetto a 24 ore prima e molte strutture sono in sofferenza. Continua, infatti, a crescere il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti dell’area medica degli ospedali, che ha ormai raggiunto a livello nazionale il 49% del totale di quelli disponibili. In sostanza, uno su due è ben oltre la soglia definita “critica”, del 40%. Un dato che preoccupa in queste ore le autorità sanitarie è che a superare questo valore sono 11 regioni, aree cioè in cui la saturazione dei posti porta a far ricorso a quelli dovrebbero essere dedicati a persone con altre patologie. A segnalarlo sono stati i dati dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas) aggiornati all’8 novembre.
Agenas, che come si legge sul proprio sito istituzionale è “un ente pubblico non economico nazionale, che svolge una funzione di supporto tecnico e operativo alle politiche di governo dei servizi sanitari di Stato e Regioni, attraverso attività di ricerca, monitoraggio, valutazione, formazione e innovazione”, ha segnalato anche che i posti di terapia intensiva occupati da pazienti ricoverati a causa del Covid-19 hanno raggiunto il 34% a livello nazionale, 4 punti oltre la soglia critica del 30%, superata, anche in questo caso, da ben 11 regioni italiane.
Le Regioni dove emergono le maggiori criticità
In particolare, dai dati raccolti da Agenas, si è potuto conoscere il dettaglio che riguarda le 11 regioni che superano la soglia dei ricoveri di pazienti Covid nei reparti di medicina generale, malattie infettive e pneumologia, ovvero, non in rianimazione. In particolare, si tratta di Campania (41%, ultima in ordine di tempo ad aggiungersi alla lista), Emilia-Romagna (50%), Lazio (47%), Liguria (71%), Lombardia (74%), Marche (53%), Trento (49%), Umbria (53%) e a quelle con le situazioni più critiche ovvero la provincia autonoma di Bolzano (99%), Piemonte (95%) e Valle d’Aosta (91%). Per quanto riguarda invece le terapie intensive, la soglia limite del 30% è stata superata, ieri, sempre da 11 regioni. In questo caso l’elenco e le percentuali riguardano Emilia-Romagna (35%), Liguria (39%), Lombardia (52%), Marche (41%), Piemonte (53%), Bolzano (61%). E poi ancora Trento (39%), Sardegna (32%, ultima ad aggiungersi alla lista), Toscana (44%), Umbria (60%) e Valle d’Aosta (47%) (Fonte SkyTG24).

Scuole riaperte in Puglia, Emiliano: “Evitate di mandare i bambini in classe”

L’appello del Governatore della Regione Michele Emiliano, che aveva chiuso le scuole, nel giorno in cui bambini e ragazzi di elementari e medie tornano in classe per effetto di una sospensiva del Tar: “Teneteli a casa finché i contagi non caleranno”. Ma la Puglia ha la disponibilità di oltre 5.000 tracciatori: non ne ha chiamato nessuno.
“Faccio mio l’appello dei pediatri: evitate di mandare i bambini a scuola in presenza, questo è più sicuro sia per i bambini che per la salute pubblica. Scegliete, se possibile, la Dad, e da casa – sia pure con tutti i limiti – cercate di fare il possibile, fino a quando i dati epidemiologici non scenderanno”.
Un appello che arriva mentre il sistema di tracciamento in Puglia è in tilt. Eppure la regione ha un elenco di oltre 5.000 persone disponibili per il lavoro di contact tracing: al momento, però, nessuno è stato chiamato.
Il Governatore della Regione Puglia ha scelto di ribadire la sua posizione nel giorno in cui gli istituti pugliesi – elementari e medie – devono riaprire per effetto della decisione di venerdì scorso del Tar della Puglia, che ha sospeso l’ordinanza della Regione che aveva disposto la Dad in tutte le scuole a partire dalle elementari.
Dopo la decisione del Tar, il presidente della Regione ha emesso una nuova ordinanza che dispone la possibilità per le famiglie di scegliere se avvalersi della didattica in presenza o di quella digitale.
E oggi, in una intervista al Tg Norba, il Governatore pugliese ha ribadito l’invito a preferire la didattica a distanza. Una posizione che Emiliano aveva già spiegato con un lungo post su Facebook nella tarda serata di domenica, alla vigilia del rientro in classe. “Sempre e comunque dalla vostra parte mi troverete”, scrive Emiliano alle famiglie che scelgono di non mandare i figli a scuola (Fonte SkyTG24).

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