Siamo trascinati in un vortice folle. In Calabria un commissario ad acta dopo una surreale intervista sostituito con un quasi “negazionista” che abbocca alle bufale

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L’“uomo delle istituzioni”, l’ex Generale di corpo d’armata dei Carabinieri Saverio Cotticelli [*] – e adesso anche ex Commissario ad acta al piano di rientro sanitario della Calabria – ospite della trasmissione “Non è l’Arena” condotta da Massimo Giletti su La7 fa dichiarazioni shock e in studio si ipotizza che sia stato drogato. Parla dopo la figuraccia nella trasmissione “Titolo V” da parte di Walter Molino su Rai3 che ha portato alle sue dimissioni. “Non so quanti posti di terapia intensiva ci sono”, “stiamo provvedendo” e scopre solo durante l’intervista quali sarebbero le sue competenze, evidentemente fino a quel momento a lui ignote. Ha detto che non sapeva di dover stilare il piano regionale anti-Covid.

“Non ero lucido, non sono stato bene. Ho vomitato dopo l’intervista. Responsabilità di altre persone? Non sono stato bene, sto indagando”, dice e affronta con piglio e determinazione le domande di Massimo Giletti. Ammette di aver fatto una pessima figura e per questa ragione “da uomo delle istituzioni – dice – mi sono immediatamente dimesso perché chi sbaglia se ne deve andare, e io ho sbagliato”.

In studio cala il gelo sulle sue affermazioni, che spingono i giornalisti presenti a chiedere se ritenga di essere stato drogato e di essere stato vittima di un complotto. “Non ho detto questo, ma sto cercando di capire cosa mi sia successo. Al termine di quella intervista ho vomitato e sono stato male tutta la notte. Non ho sospetti su nessuno, ma non ero lucido e non stavo bene. Sembrava la mia controfigura. Non so cosa mi sia successo. La mia famiglia non mi ha riconosciuto. Io stesso non connettevo. Il piano anti Covid l’ho fatto io. Sto cercando di capire con un medico se ho avuto un malore o qualche altra cosa”.

Poi, Cotticelli formula accuse pesanti circa un complotto in piena regola per rovinare il suo operato, con una clamorosa affermazione: ”Mi hanno accollato un debito di 100 milioni risalente al 2014″. “Sono stato massacrato per mesi dalla stampa, attacchi che avrebbero ammazzato un elefante – sostiene l’ex generale dei carabinieri –. Subito dopo la mia nomina, sono andato a salutare un eroe di quella terra quale è Nicola Gratteri. Il suo consiglio è stato quello di imitarlo: mangiare a lavoro, non frequentare nessuno, lavorare giorno è notte. Ho trovato persino alloggio in una caserma dei carabinieri”.

Qiundi, Cotticelli inizia a sfornare dati: “Nel 2018, appena nominato, in Calabria c’era un buco di 218 milioni di buco, nella mia gestione ho abbattuto il debito di 96 milioni di euro. Nella scorsa estate continua Cotticelli – l’azienda Mater Domini diretta da Zuccatelli tirò fuori il debito risalente al 2014 di 100 milioni circa, mai riportato negli anni precedenti sui conti delle aziende regionali. Improvvisamente è stato spinto fuori per far risultare la gestione Cotticelli fallimentare“. Poi, un’altra ammissione sconcertante. “I flussi del 2019 e del 2020, benché caricati dalle aziende della regione, non erano stati mandati al Ministero. Ho chiesto alla Guardia di finanza alcuni accertamenti, ma non ho potuto fare altro che accettare inerme questa situazione”.

Giuseppe Zuccatelli.

Per quanto riguarda il nuovo Commissario ad acta alla sanità calabrese, il 76enne Professor Giuseppe Zuccatelli, bersaniano storico, considerato “amico” di Ministro Speranza, nel 2018 è stato candidato con Liberi e Uguali e non è stato eletto. Nominato in fretta e furia per riparare ai danni del dimissionario Saverio Cotticelli, finito nella bufera a seguito della surreale intervista televisiva, neanche volendo, il #brancodibalordi che ci “governa” portandoci con loro nel baratro e nell’inferno, ci riuscirebbe ad azzeccarne uno/a.

Commentando uno degli ultimi Dpcm firmati da Conte, che obbliga tutti i cittadini ad indossare sempre e ovunque la mascherina, anche a casa, Zuccatelli, l’uomo di fiducia del governo, precisamente di Leu e del ministro Speranza, la pensa diversamente dal Presidente del Consiglio dei ministri e da tutto il Comitato Tecnico Scientifico. Anche dal Ministro che lo ha voluto. “La mascherina non serve a un cazzo, ve lo devo dire in inglese stretto?”, dice con veemenza ai suoi interlocutori basiti dalle sue parole. Qualcuno cerca di replicare, ma è tutto inutile. E rincara la dose: “Sapete cosa serve? La distanza! Per beccarti il virus, se io fossi positivo, sai cosa devi fare? Devi stare con me e baciarmi per quindici minuti con la lingua in bocca, altrimenti non te lo becchi il virus!”. Risultato positivo al coronavirus cinese di Wuhan («Sto finendo la quarantena» ha detto all’Ansa), sarà che ha baciato in bocca qualcuno per quindici minuti, il medico mandato da Giuseppe Conte a risanare la sanità calabrese. Sì, quel Conte che non fa altro che ripetere come un mantra: “Indossate la mascherina, indossate la mascherina.” Uno monito ripetuto più e più volte, pubblicizzato anche su tutti i social. Una raccomandazione semplice fatta da tutti i medici. Tutti, tranne da Zuccatelli. Talmente convinto da andare contro tutti e tutto. Anche contro le regole. Anche contro i Dpcm che, la mascherina, la impongono. Ma un medico così scettico, come può combattere in prima linea il Covid-19 e, soprattutto, in una Regione ad alto rischio come la Calabria? Un arcano. Il governo lo ha voluto, ed ora sarà lui ad attuare il piano d’emergenza per contrastare il Sars-CoV-2. Un piano che doveva essere fatto già dal precedente commissario ad acta. Caduto dalle nuvole intervistato da “Titolo Quinto”.

Ora Zuccatelli dice: “Le mie affermazioni errate, estrapolate impropriamente da una conversazione privata, risalgono al primo periodo della diffusione del contagio. Le mascherine sono parte della fondamentale strategia di contrasto al Covid-19. Quindi, invito tutti ad utilizzarle, così come a rispettare il distanziamento fisico”. Non è una smentita, anzi una conferma indiretta. E suo compagno dell’estrema sinistra Speranza lo difende e ha solo da dire che è “inappropriato e profondamente inopportuno”. Però, non quanto detto da Zuccatelli, ma la diffusione del “video rubato”.

Comunque, c’è di più: “Zuccatelli, il nuovo commissario della sanità calabrese, non ha fatto solo il video antimask (sta girando, lo avete visto?) ma ha abboccato alla più classica, stupida, grottesca bufala del consenso su Facebook. Li cercano con attenzione. La nostra classe dirigente ci rende fieri” (Salvo Di Grazia).

Insomma, di male in peggio. Prima un commissario inadatto, poi un commissario quasi “nagazionista”. Al peggio non c’è mai fine. E la Calabria, anche questa volta dovrà accontentarsi. Del peggio.

Ma Giuseppe Zuccatelli non è il nuovo che avanza, non è l’uomo forte, il salvatore che tutti i calabresi si sarebbero aspettati dopo il terremoto d’inefficienza causato da Cotticelli? Ex presidente dell’Agenas, dopo aver avuto esperienze manageriali in Campania e Abruzzo, Zuccatelli è arrivato in Calabria nel dicembre del 2019, nominato commissario straordinario dell’azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio e dell’azienda universitaria Mater Domini di Catanzaro. Per un breve periodo è stato anche commissario straordinario dell’Asp di Cosenza, da dove si è dimesso per ragioni di opportunità e, soprattutto, dopo l’intervista rilasciata a Report che gli contestava la mancata apertura del centro Covid di Castrovillari. Il neo Commissario ha avuto anche qualche grana rispetto alla gestione di Villa Torano, una Rsu in provincia di Cosenza dove ci sono stati parecchi morti, causati dalla pandemia.

Contro la sua nomina è partita una diffida al ministro della Salute Speranza da parte del Codacons che contesta la nomina del neo commissario, in virtù proprio delle sue dichiarazioni che possono apparire negazioniste.

“Se Santelli non fosse morta tutto questo non sarebbe successo”, afferma l’ex Generale di corpo d’armata dei Carabinieri ed ex Commissario ad acta al piano di rientro sanitario della Calabria Saverio Cotticelli e poi dice: “Chiedo scusa ai Calabresi”. Certamente l’ex Commissario ad acta non ha mostrato grandi doti di competenza. Ma certamente non è l’unico responsabile ed è pure vero che delle menti geniali hanno pianificato tutto. La sanità calabrese ha un debito da capogiro, somme di denaro stanziati vengono deviato sui privati, poi trovato un capro espiatorio come il Cotticelli, lo possono manovrare come e quando vogliono, chi meglio di lui – un generale dell’Arma dei carabinieri – a cui poter addossare le responsabilità. Quindi, se vuole chiedere scusa che vada dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro Dott. Nicola Gratteri, non per chiedergli consigli, ma per fare una denuncia, raccontando tutto, con nomi e cognomi delle “menti raffinate”. I Calabresi onesti lo fanno tutti i giorni e senza essere generali in quiescenza…

Intanto, il Viceministro della sanità Pierpaolo Sileri, durante suo intervento a Non è l’Arena si è lasciato andare a una sfuriata: “Lo vogliamo capire che siamo in guerra! Stiamo lottando per salvare l’Italia – ha detto -. Non riuscite a immaginare la mia sofferenza a pensare ai 38mila morti [in realtà fino a ieri erano 41.394, V.v.B,], ai miei colleghi morti. Colleghi mi chiamano ogni giorno per dire ‘fate zone rosse che non ce la facciamo più’. Me ne infischio di 5stelle, PD, della Lega: chi se ne frega”.

A maggio eravamo in guerra, ad agosto eravamo al mare e a novembre torniamo al fronte. Tutto ci dice che se avessimo affrontato in estate con serietà la situazione (non urlando che il virus non c’era più e alcuni anche che non c’era mai stato, che era una cospirazione), oggi non ci troveremmo al punto in cui siamo, con previsione del peggio. Il governo è colpevole e se ne deve assumere la responsabilità, sia amministrativa che penale.

Saverio Cotticelli.

[*] Saverio Cotticelli fu nominato dal Consiglio dei Ministri nel novembre 2018 Commissario ad acta per il piano di rientro della Sanità calabrese. Nato a Castellammare di Stabia il 7 novembre 1951. Dal 19 aprile 2001 al 15 maggio 2002 con il grado di Colonnello ha partecipato alla missione Multinational Specialised Unit Stabilization Force a Sarajevo in Bosnia and Herzegovina. Nel 2006 ricopre la funzione di Comandante della Regione Carabinieri Piemonte e Valle d’Aosta. Nel 2007 ricopre il ruolo di Comandante dei NAS-Nuclei Antisofisticazioni e Sanità dell’Arma dei Carabinieri, posti alle dipendenze funzionali del Ministero della salute. Nel 2008 diventa il Comandante della Regione Carabinieri Lazio. Nel primo semestre del 2012 è Presidente del Co.Ce.R-Consiglio Centrale di Rappresentanza Carabinieri e il 20 luglio 2012 assume la Presidenza del Co.Ce.R. Interforze delle Sezioni Autonome delle Forze Armate e della Guardia di Finanza. Il 21 dicembre 2012 è promosso da generale di divisione a generale di corpo d’armata. Nell’ottobre 2014 diventa comandante della divisione Palidoro (Unità mobili e specializzate) e presidente del Co.Ce.R. Il 20 giugno 2015 lascia l’Arma dei Carabinieri. Al momento della suo nomina a Commissario ad acta, fu accolto dal fiducioso augurio “che possa portare con sé tutta la sua esperienza nel nuovo ruolo che andrà a ricoprire e con l’auspicio che possa continuare a ricevere gratificazioni e, soprattutto, l’affetto che ancora si porta dei suoi carabinieri”.

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