L’acqua è un bene comune

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Oggi si celebra la 70ª Giornata Nazionale del Ringraziamento che ha per tema ‘L’acqua, benedizione della terra’, nel cui messaggio della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, i vescovi esprimono vicinanza “agli uomini ed alle donne della terra, sapendo che dal loro generoso lavoro dipende in misura determinante il benessere della popolazione”, consapevoli che la pandemia da Covid-19 “ha avuto impatti pesanti sull’intero mondo del lavoro”.

Nel Messaggio per la Giornata, ospitata dalla diocesi di Brescia, si ricorda che l’acqua è un elemento purificante: “L’acqua purifica: lo evidenzia il gesto del lavarsi le mani, cui continuamente siamo stati richiamati nel tempo della pandemia; l’acqua è al contempo realtà vivificante, che rende possibile l’esistenza delle creature. Due dimensioni che per la fede cristiana vengono assunte ed espresse sul piano sacramentale nel Battesimo: esso purifica l’esistenza credente e la rigenera ad una nuova forma”.

I vescovi sottolineano che senza acqua non sussiste la vita: “L’acqua è vita. Numerose immagini bibliche ci consentono di scoprire quanto l’uomo e la creazione ricevano vita grazie alla presenza dell’acqua, che porta rigoglio. La Parola di Dio si serve dell’immagine dell’albero piantato lungo un corso d’acqua per far capire chi è l’uomo saggio, che confida nel Signore. Dove scorre acqua in abbondanza c’è vita che prende forma, radici che vengono alimentate e vegetazione che cresce”.

L’acqua è soprattutto necessaria per il lavoro agricolo: “L’acqua è soprattutto vitale per la pratica dell’agricoltura, che da essa dipende in modo determinante. La sua disponibilità è infatti centrale perché la terra produca le messi e gli uomini e le donne della terra possano adempiere alla loro vocazione di produrre cibo per la vita”.

Perciò la mancanza idrica crea preoccupazione: “Quando l’acqua manca, è la vita a soffrirne. Lo sa bene chi ha sperimentato la sete per sé o per i propri cari. Lo sa bene lo stesso mondo dell’agricoltura, che da sempre guarda alla siccità come una minaccia tra le più gravi. Proprio questa, purtroppo, è la realtà che stiamo attraversando, a causa del mutamento climatico che sta investendo l’intero pianeta e che genera desertificazione in tante aree”.

I vescovi sottolineano la necessità di investimenti per ottimizzare il consumo: “Esso mette a rischio semine e raccolti, rendendo difficile operare all’intero settore agricolo. Anche il nostro Paese è attraversato dal problema della siccità: il calo di piogge e di innevamento ha conseguenze catastrofiche. Oggi più che mai è urgente ottimizzare il consumo di acqua, ma vanno soprattutto rafforzati quei progetti che portano alla raccolta, alla canalizzazione e all’utilizzo razionato o al riutilizzo dell’acqua. Per fare questo sono necessari investimenti e programmi di lungo periodo”.

I vescovi chiedono che siano salvaguardate le falde acquifere, come ha fatto il monachesimo nel Medioevo: “La saggezza umana è in grado di riutilizzare le acque, di depurarle e purificarle. Ne deriva una prassi circolare: l’acqua è segno di purificazione, ma l’uomo è in grado di mantenerla tale attraverso impianti di depurazione e di raccolta.

Anche questa è fedeltà al comandamento dato da Dio all’uomo di ‘coltivare e custodire’ la terra. Del resto, il monachesimo nel corso dei secoli ha intuito che attraverso opere di bonifica idraulica si sarebbero potuti rendere produttivi e salubri terreni paludosi e incolti.

Benedettini e cistercensi si sono resi protagonisti del recupero di zone palustri e hanno costruito opere di regimazione delle acque attraverso lo scavo di fossi, argini, coronelle. Il drenaggio e lo scolo delle acque sono impianti preziosi anche ai nostri giorni.

Le infrastrutture sono fondamentali per un abbondante raccolto agricolo: quanto sono strategiche le reti di canali che raccolgono e convogliano le acque e le rendono disponibili alla coltivazione della terra!

L’irrigazione in diversi territori italiani è frutto di una sapiente maestria ingegneristica. Attraverso la realizzazione di dighe, invasi di raccolta di acqua, rogge e canali, non solo si sono migliorate le potenzialità agricole, ma si testimonia anche che è possibile prendersi cura della creazione”.

Per questo motivo l’acqua è un bene comune: “Non va dimenticato che l’acqua è un bene collettivo, il cui uso deve compiersi in linea con la sua destinazione universale. Proprio per questo non può prevalere una concezione puramente mercantilistica, che induce a considerare l’acqua una merce qualsiasi, arrivando a giustificare privatizzazioni improprie.

L’acqua ha una valenza pubblica: senza una debita regolamentazione da parte dell’autorità politica si possono favorire speculazioni e gestioni che espongono a peggiori standard qualitativi e a costi eccessivi, non facilmente accessibili a tutti.

La società civile conserva la responsabilità ultima per cui, quando la comunità politica non sia in grado di tutelare e promuovere il diritto all’acqua per tutti, deve mobilitarsi affinché ciò avvenga. Le persone, singole o associate, devono diventare sempre più soggetti attivi di politiche per l’acqua sicura, come per altri beni collettivi”.

In tali situazioni la Chiesa è accanto agli agricoltori: “Nella situazione odierna, la Chiesa italiana desidera in primo luogo esprimere la propria vicinanza agli uomini ed alle donne della terra, sapendo che dal loro generoso lavoro dipende in misura determinante il benessere della popolazione…

E’ necessario, dunque, sostenere adeguatamente questo settore fondamentale per l’economia del Paese, con tutte quelle misure e iniziative che ne permettono il rilancio, oltre l’emergenza. Occorre, al contempo, tutelare e garantire tanti lavoratori che vi investono energie ed impegno…

La Parola di Dio fecondi la vita degli uomini perché agiscano in modo solidale e sostenibile. L’accesso all’acqua potabile per tutti gli uomini e lo spreco della risorsa idrica sono temi di giustizia sociale. Riguardano tutti. Il tempo dell’emergenza sia anche un tempo di rinnovata solidarietà: possa rafforzare i legami sociali e faccia riscoprire le relazioni di cui vive il tessuto sociale e produttivo”.

(Foto: Cei)

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