Numeri ufficiali Covid-19 del 7 novembre 2020. La minaccia di cambiare ancora i colori alle Regioni: una follia. Fuori alla porta un cartello: “Obbedisco ma vergognatevi”

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Su Libero l’amico e collega Renato Farina oggi scrive: “I divieti uccidono più del Covid”, sugli Italiani sull’orlo di una crisi di nervi: proteste a Bergamo, tassisti in sciopero, assembramenti alle fermate dei bus. “La gente manifesta il suo contento perché non capisce la diversità di trattamento tra le Regioni e perché si sente incompresa da un governo che prima ha sbagliato tutto e ora si accanisce con chi chiede solo di lavorare in sicurezza. E ora da Roma minacciano di cambiare ancora i colori alle Regioni: una follia”.

Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.

I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi sabato 7 novembre 2020

In isolamento domiciliare: 504.793 (+32.195) (+6,81%)
Ricoverati con sintomi: 25.109 (+1.104) (+4,60%)
In terapia intensiva: 2.634 (+119) (+4,73%)
Deceduti: 41.063 (+425) (+1,05%)

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 157 (+1)
Il valore è al livello tra il 21 e 20 marzo 2020 (dal 30 settembre).
Lo ripetiamo per l’ennesima volta: non siamo in una fantomatica “seconda ondata”, ma siamo alla presa con una recrudescenza di quella che è sempre la “prima ondata”.

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

A Napoli folla sul lungomare e ristoranti pieni

Folla quest’oggi sul lungomare di Napoli, dove molte persone, tutte con la mascherina, hanno deciso di godersi le temperature gradevoli di questo sabato. Il bel tempo ha anche spinto qualcuno a prendere il sole e addirittura a fare il bagno.

I ristoranti della zona sono pieni e il traffico veicolare è intenso, a tratti paralizzato. Il sindaco de Magistris ha deciso ieri di lasciare aperto il lungomare nonostante l’invito degli scorsi giorni da parte del Governatore campano Vincenzo De Luca, che aveva chiesto ai sindaci di chiudere nel fine settimana le aree a maggior rischio assembramenti (Fonte SkyTG24).

Speranza: sulla Campania valutazione basata sui parametri

“Non abbiamo fatto alcuna valutazione che va fuori dai parametri. I parametri che si costruiscono sulla base dei dati che le regioni forniscono all’Iss hanno portato a questi risultati”. Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, rispondendo a una domanda di Veronica Gentili a ‘Stasera Italia Weekend’, su Rete4, in merito agli scontri a Napoli. “Non è che questi numeri e questi dati sono fermi per sempre – spiega Speranza – ci sarà un elemento di dinamismo”. Lo schema, aggiunge “fotografa l’evoluzione, non è che questa è la fotografia di sempre. L’importante è che siano i parametri scientifici a guidarci sempre” (Fonte SkyTG24).

I divieti uccidono più del Covid
Ci vogliono far morire
di Renato Farina
Libero, 7 novembre 2020

Un corteo pacifico si è mosso a Bergamo dal municipio fino alla dimora privata del sindaco Giorgio Gori. “Siamo titolari di Partite Iva, ristoratori, baristi, negozianti, ma anche semplici cittadini”. Dal centro della città bassa, il serpentone si è poi spostato verso le splendide Mura Venete. Chiedevano di vedere il primo cittadino per comunicare la loro protesta per il lockdown e capirne le ragioni. Gori, che è un dem ma non ha venduto l’anima a Zingaretti e a Conte, non aveva nessuna ragione da riferire, e ha fatto sapere: non l’ho deciso io, non c’entro nulla. Lo slogan era “libertà”, e la canzone “Fratelli d’Italia”. La frase “siam pronti alla morte” è stata intonata con sarcasmo, persino ira. Ci vogliono far morire.

A marzo e aprile il governo ci ha lasciati soli a fronteggiare il Covid, ha mandato i camion per portar via le bare coi nostri morti senza benedizione. Oggi i capi di Roma vogliono finire l’opera con i sopravvissuti sì, ma ancora per poco: assassinano il lavoro, spengono le caldaie della resistenza alla crisi, senza alcuna ragione chiara e valida, insinuano depressione profonda, sfiducia nello Stato. Cresce la consapevolezza di essere in mano a una banda della filibusta. Al servizio di chi? Dei cittadini e della salute dei bergamaschi e dei bresciani, dei torinesi e dei cosentini?

Banda della filibusta

Vogliono mettere la Lombardia locomotiva d’Italia sotto i loro calcagni, per ridurne le pretese di autonomia, umiliare la volontà di ripresa per adeguarla ai ritmi dei lazzaroni ministeriali e tribunali? Nessuno toglie dalla testa che a decidere i tre colori d’Italia non siano stati i dati, ma considerazioni sulle reazioni della gente. Napoli era stata attraversata da venti di insurrezione la notte del 23 ottobre, un paio d’ore dopo che De Luca aveva annunciato il suo lockdown personale. Misura rientrata. Non uscire in strada da quelle parti, con l’economia di strada tutta in nero, vuol dire la fame. La Lombardia è ritenuta essere un pio bove, un popolo bue assai disponibile all’obbedienza. E hanno così voluto rimettere a posto le velleità di combattere con sistemi lombardi, chiari e scientifici sul serio, l’ondata. Niente da fare.

Incredibile quel che sta succedendo. Conte ha emanato un Dpcm che trasferisce tutti i poteri di vita e di morte nelle mani di Roberto Speranza, estrema sinistra, assegnandogli poteri di discrezionalità assoluta, con possibilità di sequestrare la popolazione di una Regione senza alcuna spiegazione per 14 giorni, senza possibilità di retromarcia, comprimendo diritti fondamentali, consegnandoci non a regole lasciate alla responsabilità delle persone ma a controlli di polizia. E non c’è un solo quotidiano che abbia ammesso l’insondabilità alla mente umana di certe scelte. Perché il Lazio non è rosso ma lo è la Calabria. Perché la Sicilia è arancione e la Campania gialla? Tutti hanno detto che le scelte sono state la cosa meno trasparente della storia repubblicana. Ma nessuno ha chiesto al governo di ritirare il Dpcm, di rendere per lo meno ragione delle proprie scelte. Ma si sono accucciolati devoti ai piedi del dittatore, nel nome della mitologica necessità di essere tutti solidali in questo momento difficile. La solidarietà con l’autocertificazione per andare al diavolo, la daremmo volentieri per loro. Anzi ci si è scagliati contro la pretesa di federalismo dei governatori, che sono stati tacciati di irresponsabilità e opportunismo perché non hanno accettato di “collaborare” con Conte-Speranza. Ehi, un conto è la leale collaborazione, dove si può avere voce, un’altra cosa è essere collaborazionisti come altrettanti generali Petain. Milano è Milano, non è Vichy. E non lo è neppure Reggio Calabria. Essere comandati dagli umori dei grillini e della ragion di partito del Pd, non ci va bene.

Fanno pure la morale

Per una volta – lo confessiamo – la plebe napoletana è stata superiore a quella lombarda. Per fortuna non siamo gente che tira bombe carta, non aggredisce la polizia. Al massimo appende un cartello: libertà. Io ne appenderei un altro, anche a costo di far salire la scala nobiliare a Conte: “Il Re è un babbeo”. In realtà i babbei siamo stati noi. Questo Roberto Speranza stava per buttar fuori da Feltrinelli un libro intitolato: Perché guariremo. Dai giorni più duri a una nuova idea di salute. Che idea era? Magari era fenomenale, e se l’avessimo appresa sarebbe stata meglio di un vaccino. Peccato. Ha ritirato il libro, e con esso l’idea di salute, il 21 ottobre, quando era già in distribuzione. Cosa sapeva quel 21 ottobre per convincerlo a decidere precipitosamente? Sapeva già che non saremmo guariti? E se sì, allora perché non ha agito subito? Mentre scriveva la ricetta per la guarigione universale stava creando con la sua inerzia le condizioni per ritirarlo.

Tutto preso a far passare l’aborto facile con la pillolina a casa, incapace di liberalizzare l’accesso alle facoltà di Medicina, di istituire d’accordo con il ministero dell’Università corsi estivi volanti per specializzare infermieri adeguati alle cure intensive e far tirare a lucido nuovi reparti. D’accordo, sbagliamo tutti. Nessuno al mondo ha la pozione magica. Ma non è una buona ragione per il dispotismo di chi non ha certezze se non quelle da stato di polizia cino-sovietico.

Repubblica ha dedicato ai bergamaschi un corsivo con la morale di chi è seduto sul burro e guarda agitarsi le formiche sotto il proprio balcone di stipendio che corre indisturbato verso il proprio conto corrente. Ma come? Proprio voi che avete visto portar via le bare con i camion non capite il perché del lockdown? Aveva ragione Michele Serra, accidenti, a illustrare il vostro corto cervello e definire quello lombardo in generale e quello orobico in particolare “il popolo del non si chiude, brava gente, però monoculturale, confindustriali lillipuziani, i magut bergamaschi tal quali i padroni delle acciaierie”. Da qui una domanda retorica da condanna senza appello: “Restano le immagini del corteo e una domanda sullo sfondo: davvero a Bergamo si è passati dal corteo di camion con le bare a quello della gente che sfila nelle stesse strade per protestare? La risposta, purtroppo, è sì”.

Sì. È così. Non si vive di solo lutto. Altrimenti moriremo davvero tutti. A differenza di 8 mesi fa nessuno in Lombardia e in Piemonte, in Calabria, Val d’Aosta e provincia di Bolzano ha intonato festosamente dal balcone l’Inno d’Italia. Nessuno osa scrivere più “Andrà tutto bene”. Personalmente ho messo fuori un cartello: “Obbedisco ma vergognatevi”.

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