Le piccole comunità evangelizzano la Thailandia. A colloquio con mons. Kriengask, arcivescovo di Bangkok.

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Al sinodo per la nuova evangelizzazione, Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok, ha promosso il modello delle “small communities”, delle piccole comunità, come nucleo a cui partire per la nuova evangelizzazione. Vescovo di Bangkok dal 2009, mons. Kriengask guida una comunità piccola: i cattolici in Thailandia sono appena lo 0,5 per cento. È un mondo da evangelizzare, più che da evangelizzare di nuovo. Come è da evangelizzare tutta l’Asia. Eppure dalla Thailandia arrivano straordinari esempi di unità e di vita cristiana.

 

A partire proprio dal modello delle small communities. “Si tratta – spiega Kriengask – di un nuovo modo di essere Chiesa. Le piccole comunità sono formate da varie famiglie, di varie professioni di fede. Ovviamente, queste non sono inserite all’interno di un movimento, anche se ci possono essere persone dei movimenti. Ma le piccole comunità sono qualcosa di più ampio. Si radunano intorno a quel piccolo fuoco che è la Parola di Dio. E loro vivono questa parola, e la diffondono attraverso l’esempio. Perché dopo averne parlato nelle piccole comunità, loro devono vivere questa parola di Dio nei loro ambienti di lavoro, nei luoghi che frequentano abitualmente. Così queste piccole comunità diventano un esempio di testimonianza della vita cristiana, e in questo modo non sono solo un veicolo di evangelizzazione all’interno degli stessi gruppi, di un arricchimento personale. Diventano anche strumenti di missione ad gentes, di diffusione della vita cristiana nel mondo”.

Queste “cellule vive” sono considerate “necessarie da Kriengask. Nonostante i cristiani siano una minoranza, in Thailandia le cose vanno abbastanza bene. “I thailandesi – spiega l’arcivescovo di Bangkok – sono molto aperti, sono persone che vivono il dialogo anche nella vita. E c’è un dialogo anche con i cristiani”.

Le conversioni però non sono moltissime. “Non ci sono molte conversioni tra i thailandesi – spiega Kriengas – però la Thailandia è formata da moltissimi gruppi etnici. E nei gruppi etnici ci sono alcune conversioni. Per esempio, ce ne sono nella diocesi di Chan Mai, che è una diocesi formata da molte province, una diocesi molto grande. E ce ne sono anche nella diocesi di Nakhon Sawan, che guidavo prima di diventare arcivescovo di Bangkok. In queste diocesi molto grandi ci sono gruppi etnici thailandesi tribali, e questi hanno come base alcuni valori che sono in comune con la fede cristiana, per esempio la fedeltà coniugale. Questo fa sì che alcuni di loro facciano un cammino di conversione”.

La Thailandia può essere un laboratorio per l’evangelizzazione dell’Asia? “Se guardiamo ai numeri – dice Kriengask – non si può proprio dire così. Siamo pochi di numero, lo 0,5 per cento di una popolazione di 65 milioni di persone, che sono in maggioranza buddhiste.. Certo, come località e posizione geografica, la Thailandia è considerata una sorta di grane hub centrale per la comunicazione della zona Est della Federazione delle Conferenze Episcopali Asiatiche. Questo perché è anche più facile arrivare in Thailandia, ottenere il visto per entrare è più semplice. E dunque vari convegni si tengono proprio in Thailandia. Da qui, possiamo osservare che ci sono anche dei cambiamenti. Per esempio, per quanto riguarda la Birmania, la situazione per i cristiani è migliorata, perché sia il governo militare sia l’opposizione guidata da Aung San Suu Kyi hanno operato delle aperture, si sono messe in dialogo con la Thailandia”.

Ma vista da Oriente, l’Europa ha bisogno di evangelizzazione? “Ne abbiamo bisogno tutti. Il Papa ha indetto questo sinodo cui stiamo partecipando proprio per parlare di nuova evangelizzazione. Una evangelizzazione che si compone di tre parti fondamentali: prima l’evangelizzazione degli stessi cristiani; poi l’evangelizzazione di coloro che per qualche motivo sono cresciuti come cristiani , ma che si sono allontanati; e quindi l’evangelizzazione di coloro che non hanno avuto mai contatto con la parola di Dio”.

Mentre l’Asia, nonostante le difficoltà, è per Kriengask una terra in cui l’evangelizzazione è possibile. “Basta ricordare – dice – quello che disse Giovanni Paolo II parlando dell’Asia: la definitì ‘una terra di grazia’”.

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