Risultati Elezioni Presidenziali Usa 2020. Biden: “Avremo i 270 voti per vincere”. Trump solleva il sospetto di brogli e irregolarità e minaccia

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Scrive SkyTG24: «Battaglia all’ultimo voto fra i due candidati. Biden conquista Wisconsin e Michigan e parla al Paese: “È il popolo americano che determina chi è il Presidente degli Stati Uniti”. Intanto dalla Casa Bianca Trump annuncia azioni legali contro i risultati elettorali e dichiara la vittoria in Pennsylvania, North Carolina e Georgia. Manifestazioni in diverse città contro il presidente, arresti a New York, Minneapolis e Portland. L’Osce accusa Trump di “palese abuso di potere”». Il commento del politologo Edward Luttwak sul Messaggero e una “prima analisi” di Maurizio Ragazzi per Corrispondenza Romana.

L’aggiornamento in tempo reale di Sky.

Biden sembra oramai a un passo dalla Casa Bianca. Con la vittoria in Michigan e Wisconsin è a un soffio dalla conquista dei 270 grandi elettori necessari per guidare il paese. “È chiaro che vinceremo abbastanza stati per ottenere i 270 voti”, ha affermato. Donald Trump solleva il sospetto di brogli e irregolarità e minaccia: “Ci stanno rubando le elezioni, non lo permetteremo”. Intanto la sua campagna ha annunciato un’azione legale in Michigan, Georgia e Pennsylvania per sospendere immediatamente il conteggio dei voti fino a quando non sarà garantito allo staff del presidente un significativo accesso nelle stanze dello scrutinio, per controllare che tutto proceda regolarmente. Ed è pronta anche a chiedere il riconteggio dei voti in Wisconsin. Trump ha presentato anche una seconda causa legale contro la Pennsylvania: l’accusa è di aver “illegalmente prorogato il termine per gli elettori per posta”. Per quanto riguarda il Congresso degli Stati Uniti, la Camera è rimasta in mano ai democratici, il primo vero verdetto dell’Election Day, mentre al Senato sembra delinearsi una conferma dei repubblicani. L’Osce accusa Trump di “palese abuso di potere”.

Trump ha conquistato Utah, Kansas, North e South Dakota, Montana, Louisiana, Nebraska, Wyoming, Indiana, Iowa, West Virginia, Kentucky, South Carolina, Texas, Alabama, Arkansas, Oklahoma, Missouri, Tennessee, Idaho e Mississippi, Ohio, Florida.

Biden ha conquistato Arizona, Oregon, Washington, California, Colorado, Hawaii, Illinois, Connecticut, Virginia, Vermont, Massachussetts, Maryland, Minnesota, Delaware, New Jersey, Rhode Island, New York, New Mexico e il District of Columbia, New Hampshire, Maine, Wisconsin, Michigan.
Incerti rimangono Nevada, North Carolina, Pennsylvania, Georgia e Alaska.

Questo la situazione quando scriviamo.

«Biden è il vincitore più che probabile delle elezioni; non ci sono strade aperte che puntino alla riconferma di Trump». È lapidario il commento del politologo Edward Luttwak – mentre le urne sono ancora aperte – e Donald Trump denuncia il furto dei voti del quale pensa di essere vittima. Così come articolato è il giudizio che il politologo dà del risultato delle urne. Intervistato da Flavio Pompetti per Il Messaggero oggi («I progetti di spesa di Biden difficili con un successo monco. Trump? Ha sprecato tutto»), Luttwak sottolinea che Trump ha drasticamente ridotto il consenso che aveva a inizio anno prendendo sottogamba il coronavirus con una narrativa che esprimeva soprattutto un impulso al protagonismo personale. Nello stesso tempo però avverte Biden e l’establishment democratico riguardo alla loro narrativa: “Gli Usa non sono un paese di estremisti di sinistra a maggioranza afro americana. Da questa elezione escono ridimensionati alla Camera, e battuti nell’ambizione di conquistare il Senato. Trump è uno sconfitto solitario, loro sono un’intera classe dirigente in diniego della realtà».

Con un colpo al cerchio e un botto al Biden, Luttwak difende l’establishment repubblicano e l’interesse degli USA a prescindere dal Presidente. Non sono americano e quindi non saprei cosa avrei fatto se lo fosse.

Intanto, condividiamo sulle Elezioni Presidenziali USA 2020 una “prima analisi” di Maurizio Ragazzi per Corrispondenza Romana di oggi.

Elezioni USA: una prima analisi
di Maurizio Ragazzi
Corrispondenzaromana.it, 5 novembre 2020

Due giorni dopo la chiusura dei seggi, è ancora incerto chi abbia vinto le elezioni presidenziali americane. Invece, altri dati emersi dalle elezioni (per Presidente, Congresso, governatori, ed iniziative popolari) sono già assodati:

1. Lasciando da parte gli stati rispetto ai quali non c’è ancora una parola definitiva (Arizona, Nevada, Georgia, Carolina del Nord, Pennsylvania, Michigan, Wisconsin), i due contendenti per la presidenza (Trump e Biden) hanno mantenuto gli stessi voti elettorali che Trump e la Clinton avevano accumulato nel 2016. [1] C’è qui una clamorosa smentita di gran parte dei sondaggisti, che avevano sbandierato per mesi la falsa idea (costruita ad arte per influenzare l’elettorato?) che Biden avrebbe schiacciato Trump. Al contrario, in uno stato chiave come la Florida (prendendo un solo esempio fra gli altri), Trump ha allargato la base elettorale dei Repubblicani, vincendo con uno scarto ben maggiore di quello di quattro anni fa, con grande seguito nella comunità di origini latino-americane.

2. Il Senato sembra sia rimasto a maggioranza Repubblicana, mentre alla Camera dei Rappresentati i Democratici (almeno in base ai dati finora disponibili) hanno addirittura perso cinque seggi. Ancora una volta, gli elettori hanno sbugiardato l’ipotesi di quell’onda Democratica che gli anti-Trumpiani avevano previsto (o, meglio, auspicato) prima delle elezioni. Che il Senato resti in mano Repubblicana, indipendentemente da come finisca la battaglia per la presidenza, è significativo per ostacolare ogni tentativo di regime dispotico che i Democratici dovessero eventualmente provare (dall’aumento degli stati a 52, per avere più senatori Democratici con l’elevazione a stato di Distretto di Columbia e Portorico, all’imballaggio della Corte Suprema con l’aumento del numero dei giudici).

3. Che le elezioni non siano state assolutamente un diluvio Democratico è ulteriormente confermato dal fatto che, nelle elezioni per i governatori, l’unico caso di ribaltamento politico si è verificato a favore dei Repubblicani, che hanno riconquistato il governatorato del Montana.

4. Quanto alle iniziative popolari legate, come da tradizione, alle elezioni, quelle relative all’aborto hanno registrato l’approvazione (62% contro 38%) della proposta di emendare la costituzione della Louisiana (uno stato conservatore) stabilendo che non esiste nessun “diritto” costituzionale all’aborto, [2] mentre nel Colorado (un stato che da tempo vota in prevalenza per i Democratici) non è passata (59% a 41%) la proposta di vietare l’aborto dopo la 22a settimana nella quasi totalità dei casi. [3]

Ma cosa succederà adesso con la presidenza, e perché non si ha ancora un risultato definitivo? Al momento della redazione di questa nota, si preannunciano varie azioni giudiziarie da parte di Trump, giustificate in gran parte da violazioni costituzionali e brogli legati al voto per corrispondenza. Non è quindi sorprendente che il giudice costituzionale Alito, in una dichiarazione sottoscritta anche dai giudici Thomas e Gorsuch relativa ad una mozione portata davanti alla Corte Suprema degli USA sul voto in Pennsylvania, [4] abbia osservato un fenomeno a dir poco curioso. La Corte Suprema della Pennsylvania aveva adottato un decreto alterando misure decise dal legislatore della Pennsylvania in base ai suoi poteri costituzionali: mentre il legislatore dello stato aveva permesso il voto per corrispondenza, ammesso che fosse arrivato entro le 20.00 del giorno delle elezioni, la Corte Suprema della Pennsylvania aveva deciso, con 4 voti a 3, che il voto per corrispondenza non dovesse necessariamente arrivare entro tali termini, permettendo un ritardo di tre giorni e, come se ciò non bastasse, un voto sarebbe stato valido anche se la data del voto stesso fosse stata illeggibile! Tali assurdità sono in contrasto con la Costituzione americana sulle regole relative alle elezioni federali, e non c’è chi non veda come questo meccanismo si esponga al rischio di brogli rendendo poco credibile l’intero sistema.

Se, nonostante tutto ciò, i ricorsi fossero respinti e Biden diventasse il nuovo presidente USA, il timore molto concreto è che, per i prossimi quattro anni, si avveri la “profezia” di un periodo di tenebre che Biden aveva denunciato limitatamente alla pandemia e che invece ora, a causa dei disvalori Democratici, potrebbe oscurare tutta la vita americana: promozione del crimine di aborto ed altri mali morali intrinseci, persecuzione della libertà di religione, violenza e teppismo nelle strade con il pretesto dell’anti-razzismo, soppressione della libertà di parola e del diritto di autodifesa, statalizzazione/burocratizzazione di sanità ed educazione, proliferazione di tasse e regolamenti, depressione economica e crescente indebitamento, politica internazionale servile nei confronti della Cina comunista e di altri centri di potere. Quindi, dalle stelle alle stalle, verso un declino inarrestabile degli USA.
Nostra Signora di Guadalupe, Madre delle Americhe, prega per noi!

[1] Unica eccezione è il voto elettorale (su cinque) ottenuto da Biden in Nebraska, in base ad un sistema che concede due voti a chi vince lo stato, ed un voto ciascuno a chi vince le tre circoscrizioni (una delle quali include l’area metropolitana, che non è la prima volta che viene vinta dai Democratici). Sarebbe paradossale che, alla fine di tutti i conteggi ed i ricorsi, Biden raggiungesse i 270 voti elettorali proprio grazie a questo voto solitario in Nebraska.

[2] Emendamento 1 (QUI); Lovelifevoteyes.com.

[3] Proposizione 115 (QUI); Cocatholicconference.org; Respectlifedenver.org.

[4] Supremecourt.gov.

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