Il Papa: nella Sistina è rappresentata la dinamica di promessa e compimento della salvezza

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“La Cappella Sistina, contemplata in preghiera, è ancora più bella, più autentica. Si rivela in tutta la sua ricchezza.” Benedetto XVI guida i vespri nella Cappella Sistina per celebrarne i 500 anni della inaugurazione della volta dipinta da Michelangelo e ricorda che è un luogo sacro. Non è l’arte sublime degli artisti del rinascimento a rendere la Cappella un luogo significativo per i fedeli, ma la presenza del Sacramento durante le liturgie.

Ed è “come se, durante l’azione liturgica, tutta questa sinfonia di figure prendesse vita, in senso certamente spirituale, ma inseparabilmente anche estetico, perché la percezione della forma artistica è un atto tipicamente umano e, come tale, coinvolge i sensi e lo spirito.”

La celebrazione dei Vespri della solennità di tutti i Santi è stata una occasione particolare per Benedetto XVI di rileggere le pagine della Lettera agli Ebrei proprio grazie alle immagini della Sistina, perché la “dinamica di promessa e compimento noi l’abbiamo qui rappresentata negli affreschi delle pareti lunghe, opera dei grandi pittori umbri e toscani della seconda metà del Quattrocento.”

Poi il Giudizio, la schiera dei santi Dio giudice di tutti e gli spiriti dei giusti e “il nostro sguardo si leva al Giudizio finale michelangiolesco, dove lo sfondo azzurro del cielo, richiamato nel manto della Vergine Maria, dona luce di speranza all’intera visione, assai drammatica.”  Quello che vediamo è “Cristo redentore al centro, coronato dai suoi Santi, e accanto a Lui Maria, in atto di supplice intercessione, quasi a voler mitigare il tremendo giudizio.”

Poi il Papa sposta l’attenzione alle magnifica volta paragonata ad un violento torrente montano portatore di felicità e al tempo stesso di devastazione, come disse lo storico dell’arte svizzero Heinrich Wölfflin in pieno periodo romantico, o come racconta Giorgio Vasari che la vide appena realizzata: “lucerna dell’arte nostra”.

Una luce, spiega il Papa che non viene solo “dal sapiente uso del colore ricco di contrasti, o dal movimento che anima il capolavoro michelangiolesco, ma dall’idea che percorre la grande volta: è la luce di Dio quella che illumina questi affreschi e l’intera Cappella Papale. Quella luce che con la sua potenza vince il caos e l’oscurità per donare vita: nella creazione e nella redenzione.”

Immagini che hanno fatto la storia dell’ arte, ma che sono anche immagini culto nella vita di tutti i cristiani e non cristiani.

Ma per  chi crede, come dice il Papa, pregare “in questa Cappella Sistina, avvolti dalla storia del cammino di Dio con l’uomo, mirabilmente rappresentata negli affreschi che ci sovrastano e ci circondano, è un invito alla lode, un invito ad elevare al Dio creatore, redentore e giudice dei vivi e dei morti, con tutti i Santi del Cielo, le parole del cantico dell’Apocalisse.”

Prima della celebrazione liturgica il cardinale Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato della Città del Vaticano. “La nostra preghiera è, innanzitutto, per le intenzioni che la Santità Vostra porta nel Suo cuore di Padre e Pastore della Chiesa Universale e per quanti visitano questo luogo, che, come Lei ci ha detto pochi giorni or sono, rappresenta per molte persone, che non conoscono il Vangelo, “il contatto maggiore, a volte unico, con la Santa Sede ed è perciò un’occasione privilegiata per conoscere il messaggio cristiano”.

Presenti i cardinali della Curia romana e un ristretto numero di invitati.

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