Numeri ufficiali Covid-19 del 4 novembre 2020. Adesso scatta la guerra dei colori. I bambini hanno più buon senso di questo #brancodibalordi che ci sta portando nel baratro

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“Regioni, uno spettacolo indecoroso. Sul virus lo scontro tra governatori ed esecutivo” (La Repubblica).

Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.

I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi mercoledì 4 novembre 2020

In isolamento domiciliare: 418.827 (+24.024) (+6,09%)
Ricoverati con sintomi: 22.116 (+1.002) (+4,75%)
In terapia intensiva: 2.292 (+67) (+3,01%)
Deceduti: 39.764 (+352) (+0,89%)

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 154 (+1)
Il valore è al livello tra il 21 e 20 marzo 2020 (dal 30 settembre).
Lo ripetiamo per l’ennesima volta: non siamo in una fantomatica “seconda ondata”, ma siamo alla presa con una recrudescenza di quella che è sempre la “prima ondata”.

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Il punto della situazione

Alcuni lettori segnalano a Lab24 di aver ascoltato nel corso di una trasmissione televisiva (e ci chiedono un chiarimento) due affermazioni a proposito dell’epidemia.
La prima: un Rt sopra 2.0 è “preoccupante”.
La seconda: la curva si sta stabilizzando, quindi dobbiamo attendere a prendere provvedimenti.
Andiamo con ordine: un Rt sopra 2.0 non è preoccupante, è un disastro. Significa che ogni 5-6 giorni (il tempo medio necessario per manifestare la positività dopo essere stati contagiati da Sars-Cov-2) il numero dei nuovi casi raddoppia: “preoccupante” sarebbe un Rt appena sopra 1.0.
Ci colleghiamo così alla seconda affermazione sulla stabilizzazione della curva. Premessa importante, anche se ne abbiamo parlato molto in questi mesi: con Rt inferiore a 1.0 il numero dei contagi diminuisce, con Rt superiore a 1.0 aumenta. Con Rt esattamente a 1.0 abbiamo una stabilizzazione, ovvero l’epidemia procede senza variazioni rispetto alla dinamica precedente. Nella settimana 21-27 ottobre in nuovi casi a livello nazionale sono stati 130.344, in quella 28 ottobre – 3 novembre 195.068 (+49,65%). Se riuscissimo a stabilizzarci sui valori attuali, portando per magia l’Rt a quota 1.0 a partire da oggi, manterremmo la dinamica in corso (28 ottobre – 3 novembre) con una media giornaliera di 27.866 casi, 1.018 ricoveri e 116 terapie intensive. Una stabilità insostenibile, che saturerebbe in poche settimane il sistema sanitario: e se il valore di Rt fosse, anche di poco, superiore a 1.0 dovremmo rivedere i numeri al rialzo. Per questo motivo la strategia di mitigazione prevede, in condizioni ottimali, due fasi: nella prima occorre riportare il valore di Rt sotto 1.0, costringendo il contagio a rallentare. La seconda, che scatterà quando sarà possibile rimettere il virus sotto controllo, prevede la stabilizzazione di Rt su valori inferiori o pari a 1.0. Questo momento, che permetterà di riprendere con efficienza il sistema di tracciamento, si attesta intorno ai 4-5.000 nuovi casi giornalieri (con 40-50.000 contatti da verificare): ovvero il numero massimo gestibile con le forze disponibili a livello nazionale dai servizi che si occupano di contact tracing (Fonte Lab24/Il Sole 24 Ore).

ULTIMO DPCM. TUTTE LE RESTRIZIONI

Nell’ultimo Dpcm firmato dal Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte oggi, l’Italia è stata suddivisa in tre fasce e a ognuna di queste è stato assegnato un colore: zona gialla, zona arancione e zona rossa. Ad ognuna di queste fasce è stato attribuito un coefficiente di rischio più o meno alto e, di conseguenza, misure più o meno restrittive. Le restrizioni riservate alle tre aree saranno in vigore a partire da venerdì 6 novembre.

La zona gialla è quella considerata meno grave e nelle regioni inserite in questa fascia valgono dunque le misure generali di carattere nazionale, quindi meno restrittive.
Le regioni identificate come gialle sono: Friuli Venezia Giulia, Veneto, le provincie di Trento e Bolzano, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata e Sardegna.
Tra le norme essenziali ci sono: l’obbligo di indossare la mascherina quando si esce di casa e il divieto di uscire da casa tra le 22 e le 5 (si può uscire esclusivamente per motivi di lavoro, di salute o casi di necessità). Stabilita anche la chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi, ma rimangono aperti al loro interno i negozi alimentari, le farmacie, parafarmacie ed edicole. Chiuse anche mostre, musei e sale bingo. Per quanto riguarda i mezzi pubblici, confermata su tutto il territorio la capienza ridotta del 50%, mentre la scuola sarà in dad dalle superiori. Restano consentiti gli spostamenti sia all’interno del proprio Comune sia fuori. Permesso anche raggiungere un’altra regione purché anch’essa inserita in fascia gialla. Per quanto riguarda lo sport, è consentito svolgere attività sportiva o attività motoria all’aperto, anche nelle aree attrezzate e parchi pubblici, ovviamente dove questi siano accessibili e comunque nel rispetto della distanza di sicurezza. Restano aperti nella fascia gialla anche i circoli sportivi, ma è vietato l’uso degli spogliatoi. Restano chiuse, invece, piscine e palestre.

La zona arancione riguarda le regioni “caratterizzate da uno scenario di elevata gravità e da un livello di rischio alto”. Qui, oltre alle misure valide dal 6 novembre (e fino al 3 dicembre) in tutta Italia, i cittadini devono rispettare delle altre restrizioni. Se una regione entra nel livello arancione, queste ulteriori restrizioni rimangono valide per almeno 15 giorni.
Le regioni indicate come arancione sono Puglia e Sicilia.
Le misure del livello arancione comprendono limiti agli spostamenti. C’è il divieto di entrare e uscire da queste regioni, salvo che per spostamenti motivati da “comprovate esigenze”: motivi di lavoro, salute e urgenza. Rimangono consentiti gli spostamenti “strettamente necessari ad assicurare lo svolgimento della didattica in presenza”. Consentito anche il rientro al proprio domicilio o residenza. Per quanto riguarda gli spostamenti tra comuni, è vietato ogni spostamento – con mezzi di trasporto pubblici o privati – in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione. Anche in questo caso, lo spostamento è consentito per le solite “comprovate esigenze”. Per quanto riguarda lo sport, si può fare attività motoria e sportiva all’interno del proprio comune e all’aperto. Sono chiusi bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie. Rimangono aperte mense e catering. Consentita la ristorazione con consegna a domicilio e, fino alle 22, l’asporto (con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze).

La zona rossa è quella considerata più gravemente a rischio ed è proprio nelle regioni inserite in questa fascia che valgono dunque le misure più strette: un vero e proprio mini lockdown che durerà per due settimane in attesa di nuove disposizioni.
Le regioni indicate come rosse sono Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle D’Aosta.
Tra le misure più drastiche prese dal governo e destinate esclusivamente alle regioni inserite nelle zone rosse, c’è lo stop agli spostamenti: sono vietati anche quelli all’interno dei medesimi territori. Si potrà uscire di casa solo per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. Sono comunque consentiti gli spostamenti strettamente necessari ad assicurare lo svolgimento della didattica in presenza nei limiti in cui la stessa è consentita. Inoltre sono sospese le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari, farmacie, parafarmacie, tabacchi, edicole e benzinai. Chiudono anche ristoranti, bar, pub, gelaterie e pasticcerie ma si potrà proseguire con la consegna a domicilio e asporto. Stop per tutte le attività inerenti la persona e agli estetisti ma rimangono aperti i parrucchieri. Vengono sospese delle attività sportive, comprese quelle presso centri e circoli sportivi, anche se svolte all’aperto. È comunque permesso svolgere da soli attività motoria (ad esempio, corsa e passeggiate) in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con obbligo di mascherine. Consentito anche svolgere attività sportiva esclusivamente all’aperto e in forma individuale. Per quanto riguarda le scuole, seconda e terza media in dad oltre alle scuole superiori e alle Università. Restano aperte le industrie, le attività legate all’artigianato, all’edilizia e ai servizi, oltre alle scuole elementari e alla prima media.

Il Governatore della Campania Vincenzo De Luca ha condiviso il seguente aggiornamento sul COVID-19:
«COVID-19, PERPLESSITÀ RISPETTO AL DECRETO E ALLE SUE INCONGRUENZE
L’ultimo dpcm stabilisce il blocco della mobilità dalle 22 alle 5. Sembra francamente che sia una misura più che contro il Covid, contro il randagismo, visto che non interessa il 99 per cento dei cittadini.  Ma la cosa grave è che, nel frattempo, non si decide nulla rispetto alle decine di migliaia di persone che, nei fine settimana, nelle domeniche, si riversano in massa sui lungomari e nei centri storici, senza motivi di lavoro o di salute, e nell’assenza di ogni controllo.
Ci si domanda inoltre, cosa sia cambiato rispetto ai due mesi passati, nel corso dei quali il ministro dell’Istruzione ci ha ripetuto che mai e poi mai si sarebbe chiusa l’attività all’interno delle scuole. Si sono perse settimane preziose e nel frattempo sono aumentati in modo pesante i contagi anche nella fascia 0-18 anni. In più, si prevede per i bambini delle elementari l’obbligo di indossare in classe la mascherina. È francamente sconcertante.
Si trovano nel dpcm anche misure utili e significative. Ma è evidente la linea generale assunta dal Governo: anziché scegliere in modo chiaro la linea della prevenzione del contagio, si sceglie di intervenire dopo che il contagio è esploso. È una linea poco responsabile e soprattutto poco efficace dal punto di vista dei risultati. Con l’aggravante di questo calvario di disposizioni, parziali e a getto continuo, che crea sconcerto fra i cittadini, divisione tra le categorie, tensioni sociali. In più non si è data a tutti i cittadini la percezione della drammaticità della situazione, spingendo tante persone, anche per la mancanza di controlli rigorosi ed efficaci, verso comportamenti di lassismo o di vera e propria irresponsabilità.
Avevamo chiesto al Governo tre cose precise:
1)  Misure immediate di ristoro o di detassazione
2)  Congedi parentali per le madri lavoratrici dipendenti, con retribuzione piena e bonus baby sitter per le lavoratrici autonome.
3)  Misure omogenee e semplici su tutto il territorio nazionale, dato che il contagio è ormai diffuso in tutto il paese.
Queste richieste non sono state accolte. Si assumerà il Governo la responsabilità sanitaria e sociale conseguente alle sue scelte, sempre ritardate, e sempre parcellizzate».

Adesso scatta la guerra dei colori. I bambini hanno più buonsenso che questo #brancodibalordi che si sta portando nel baratro

Spirlì: “Zona rossa Calabria decisione ingiusta”
“Alle ore 20 di stasera, il ministro Speranza mi ha comunicato, per telefono, che il Consiglio dei ministri aveva deciso di dichiarare ‘zona rossa’ tutta la regione Calabria. L’ho appreso con costernazione, rabbia e sgomento. Penso alle decine di migliaia di imprese che saranno costrette a chiudere i battenti forzatamente e, a mio parere, senza un motivo valido; penso ai due milioni di calabresi che si vedono privati delle più elementari libertà personali; mi arrabbio, perché tutto questo poteva essere evitato, se solo il Governo avesse ascoltato i miei ripetuti appelli che, carte alla mano, ho fatto, nei giorni scorsi e fino alle ultime ore, per cercare di convincere chi, in realtà, si era già abbondantemente convinto a prescindere”. È quanto dichiara il presidente facente funzioni della Giunta della Calabria, Nino Spirlì, in merito alla decisione del governo di dichiarare “zona rossa” l’intera regione.

Musumeci: “Assurdo Sicilia in area arancione”
“La scelta del governo nazionale di relegare la Sicilia a ‘zona arancione’ appare assurda e irragionevole. L’ho detto e ripetuto stasera al ministro della Salute Speranza, che ha voluto adottare la grave decisione senza alcuna preventiva intesa con la Regione e al di fuori di ogni legittima spiegazione scientifica”. Lo dice il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci, commentando l’inserimento dell’Isola nella “zona arancione”.

Il Governatore della Lombardia Attilio Fontana ha condiviso il seguente aggiornamento sul COVID-19:
«Facciamo chiarezza.
È entrato in vigore il nuovo DPCM che regolamenta le azioni per il contenimento del Covid, territorio per territorio, sulla base di 21 indicatori tecnici analizzati dal Comitato Tecnico Scientifico nazionale.
Ora è un’ordinanza del Ministero della Salute, non dell’amministrazione regionale, che, sempre sulla base della valutazione dei dati da parte del Cts, deve stabilire in quale fascia si trovi ogni Regione: Gialla, Arancione o Rossa, con i conseguenti diversi livelli restrittivi.
Fino a questo momento non ci è stato comunicato niente dal Governo e non sappiamo in quale ‘Fascia’ la Lombardia si collochi.
Da nostre informazioni, l’ultima valutazione della Cabina di Monitoraggio del CTS con l’analisi dei 21 parametri risale a circa 10 giorni fa.
Ciò è inaccettabile.
Le valutazioni devono essere fatte sulla base di dati aggiornati ad oggi, tenendo conto delle restrizioni già adottate in Lombardia, dei sacrifici già fatti dai lombardi in questi 10 giorni per contenere la diffusione del virus, e dai quali registriamo un primo miglioramento.
Sto insistendo affinché, prima che si stabilisca la collocazione della Lombardia, i dati vengano aggiornati».

In Lombardia i politici, oltre a chiudersi in casa, dovrebbero chiudersi le bocche. Non sono bastati i record negativi di regione, non sono bastati i record negativi di vittime, evidentemente non sono bastati. #ilvirusringrazia #cipensailvirus

Chiusi nuovamente i Musei Vaticani, il Museo delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo e gli Scavi Vaticani (sotto la Basilica di San Pietro). Altro salasso pesante per le Casse Pontificie (sempre più vuote).

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