La Segreteria di Stato si è mossa per “chiarire” i commenti del Papa sulle unioni civili tra omosessuali. Una sciocchezza che offre una cura peggiore della malattia

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A seguito del caos creato dalle dichiarazioni di Papa Francesco contenute nel docufilm “Francesco” del regista russo Evgeny Afineevsky, la scorsa settimana il Segretario di Stato di Sua Santità Cardinale Pietro Parolin ha diramato una “nota esplicativa” della Segreteria di Stato a tutti i Nunzi Apostolici – che l’hanno tramessa ai vescovi – con la disposizione di fornire dei “chiarimenti” sulla posizione della Santa Sede in riferimento alle coppie gay e sulle leggi circa le unioni civili tra persone dello stesso sesso, in discussione in diversi Paesi. L’esistenza della nota è stata segnalata per la prima volta dal biografo di Papa Francesco, Austen Ivereigh e una fonte della Santa Sede – scrive Edward Pentin – lo ha confermato oggi, 2 novembre. Inoltre, il Nunzio Apostolico in Messico Arcivescovo Franco Coppola lo ha pubblicato sulla sua pagina Facebook (segue il testo originale in spagnolo del post, preceduto da una nostra traduzione in italiano).

Il regista del docufilm “Francesco” incontra Papa Francesco.

Nella suddetta nota, la Segreteria di Stato di Sua Santità afferma che i commenti di Papa Francesco sulle leggi sull’unione civile in un docufilm del mese scorso sono stati estrapolati dal contesto e non significano un cambiamento nella dottrina della Chiesa sugli omosessuali o il sostegno al matrimonio tra persone dello stesso sesso. La Segreteria di Stato ha inteso di fornire il contesto dell’osservazione sulle unioni civili omosessuali resa da Papa Francesco, che così facendo conferma di sostenere una disposizione legale per tali unioni anche se si oppone al “matrimonio” omosessuale.

A noi la questione era chiara dal principio. Non ci sorprendono affatto questi “chiarimenti” della Segreteria di Stato. Ma come scrive la vaticanista Franca Giansoltati (certamente non una anti-bergogliana, anzi) oggi sul Messaggero: “Quando si dice che la toppa è peggio del buco. (…) Nella nota di spiegazioni inviata ai nunzi, inoltre, non si fa luce nemmeno alla grande questione del perché Francesco (che ha visto il film in anteprima contenente il collage delle due frasi) non lo abbia bloccato in tempo evitando questa ulteriore frittata”.

«Alla “cappellata” (come si dice a Roma) di Papa Francesco sulle unioni civili omosessuali – una frase in palese contrasto con la tradizionale dottrina della Chiesa mai sconfessata – tenta di rimediare il Segretario di Stato di Sua Santità Cardinale Pietro Parolin con una lettera ai nunzi apostolici. Ed è soltanto peggio» (Kattoliko Pensiero). «Abbiamo la prova che l’opinione PRIVATA di Jorge Bergoglio è una eresia, una opinione contraria al Magistero della Chiesa, e all’epoca fu rigettata anche dai vescovi argentini» (Kattoliko Pensiero).

Dal Profilo Facebook di Mons. Franco Coppola, Nunzio Apostolico in Messico – 31 ottobre 2020, ore 00.08 (nostra traduzione italiano dall’originale in spagnolo, che segue)

PER COMPRENDERE ALCUNE ESPRESSIONI DEL PAPA NEL DOCUMENTARIO “FRANCESCO”
Alcune dichiarazioni, contenute nel documentario “Francesco” dello regista Evgeny Afineevsky, hanno suscitato, nei giorni scorsi, diverse reazioni e interpretazioni. Vengono quindi offerti alcuni elementi utili, con il desiderio di favorire un’adeguata comprensione delle parole del Santo Padre.
Più di un anno fa, durante un’intervista, Papa Francesco ha risposto a due diverse domande in due momenti diversi che, nel suddetto documentario, sono state montate e pubblicate come un’unica risposta senza la giusta contestualizzazione, che ha generato confusione. Il Santo Padre aveva dapprima fatto un riferimento pastorale sulla necessità che, all’interno della famiglia, il figlio o la figlia con orientamento omosessuale non dovrebbero essere discriminati. Le parole si riferiscono a loro: “Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo”.
Il paragrafo seguente dell’Esortazione apostolica post-sinodale sull’amore nella famiglia Amoris laetitia (2016) può illuminare tali espressioni: “Con i Padri sinodali ho preso in considerazione la situazione delle famiglie che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale, esperienza non facile né per i genitori né per i figli. Perciò desideriamo anzitutto ribadire che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare «ogni marchio di ingiusta discriminazione» e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza. Nei riguardi delle famiglie si tratta invece di assicurare un rispettoso accompagnamento, affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita” (n. 250).
Una domanda successiva nell’intervista era invece inerente a una legge locale di dieci anni fa in Argentina sui “matrimoni uguali alle coppie dello stesso sesso” e l’opposizione dell’allora Arcivescovo di Buenos Aires al riguardo. A tal proposito, Papa Francesco ha affermato che “è un’incongruenza parlare di matrimonio omosessuale”, aggiungendo che, nello stesso contesto, aveva parlato del diritto di queste persone ad avere una certa copertura legale: “Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”.
Il Santo Padre si era così espresso durante un’intervista nel 2014: “Il matrimonio è tra un uomo e una donna. Gli Stati laici vogliono giustificare le unioni civili per regolare diverse situazioni di convivenza, mossi dalla richiesta di regolamentare gli aspetti economici tra le persone, come ad esempio la garanzia dell’assistenza sanitaria. Si tratta di patti di coesistenza di diversa natura, di cui non saprei dare un elenco delle diverse forme. Occorre vedere i vari casi e valutarli nella loro varietà”.
È quindi evidente che Papa Francesco ha fatto riferimento a certe disposizioni statali, non certo alla dottrina della Chiesa, riaffermata più volte negli anni.

PARA ENTENDER ALGUNAS EXPRESIONES DEL PAPA EN EL DOCUMENTAL “FRANCISCO”
Algunas afirmaciones, contenidas en el documental “Francisco” del guionista Evgeny Afineevsky, han suscitado, en días pasados, diversas reacciones e interpretaciones. Se ofrecen por lo tanto algunos elementos útiles, con el deseo de favorecer una adecuada comprensión de las palabras del Santo Padre.
Hace más de un año, durante una entrevista, el Papa Francisco respondió a dos preguntas distintas en dos momentos diferentes que, en el mencionado documental, fueron editadas y publicadas como una sola respuesta sin la debida contextualización, lo cual ha generado confusión. El Santo Padre había hecho en primer lugar una referencia pastoral acerca de la necesidad que, en el seno de la familia, el hijo o la hija con orientación homosexual nunca sean discriminados. A ellos se refieren la palabras: “las personas homosexuales tienen derecho a estar en familia; son hijos de Dios, tienen derecho a una familia. No se puede echar de la familia a nadie ni hacerle la vida imposible por eso”.
El siguiente párrafo de la Exhortación apostólica post-sinodal sobre el amor en la familia Amoris Laetitia (2016) puede iluminar tales expresiones: «Con los Padres sinodales, he tomado en consideración la situación de las familias que viven la experiencia de tener en su seno a personas con tendencias homosexuales, una experiencia nada fácil ni para los padres ni para sus hijos. Por eso, deseamos ante todo reiterar que toda persona, independientemente de su tendencia sexual, ha de ser respetada en su dignidad y acogida con respeto, procurando evitar “todo signo de discriminación injusta”, y particularmente cualquier forma de agresión y violencia. Por lo que se refiere a las familias, se trata por su parte de asegurar un respetuoso acompañamiento, con el fin de que aquellos que manifiestan una tendencia homosexual puedan contar con la ayuda necesaria para comprender y realizar plenamente la voluntad de Dios en su vida» (n. 250).
Una pregunta sucesiva de la entrevista era en cambio inherente a una ley local de hace diez años en Argentina sobre los “matrimonios igualitarios de parejas del mismo sexo” y a la oposición del entonces Arzobispo de Buenos Aires al respecto. A este propósito el Papa Francisco ha afirmado que “es una incongruencia hablar de matrimonio homosexual”, agregando que, en ese mismo contexto, había hablado del derecho de estas personas a tener cierta cobertura legal: “lo que tenemos que hacer es una ley de convivencia civil; tienen derecho a estar cubiertos legalmente. Yo defendí eso”.
El Santo Padre se había expresado así durante una entrevista del 2014: “El matrimonio es entre un hombre y una mujer. Los Estados laicos quieren justificar las uniones civiles para regular diversas situaciones de convivencia, movidos por la exigencia de regular aspectos económicos entre las personas, como por ejemplo asegurar la asistencia sanitaria. Se trata de pactos de convivencia de diferente naturaleza, de los cuales no sabría dar un elenco de las distintas formas. Es necesario ver los diversos casos y evaluarlos en su variedad”.
Por lo tanto es evidente que el Papa Francisco se ha referido a determinadas disposiciones estatales, no ciertamente a la doctrina de la Iglesia, numerosas veces reafirmada en el curso de los años.

La suddetta nota della Segreteria di Stato è coerente con le recenti dichiarazioni pubbliche di due arcivescovi argentini: Hector Aguer e Victor Manuel Fernández, rispettivamente emerito e attuali arcivescovo di La Plata e con ulteriori notizie sul contesto delle osservazioni di Francesco.

Il 21 ottobre l’Arcivescovo Victor Manuel Fernández, un teologo che sussurra nell’orecchio del Papa regnante, ha suggerito che “convivencia civil” è sostanzialmente equivalente a “unione civile”. Fernandez ha pubblicato su Facebook un post, in cui ha scritto che il Cardinale Bergoglio prima di diventare Papa “ha sempre riconosciuto che, senza chiamarlo ‘matrimonio’, di fatto esistono unioni molto strette tra persone dello stesso sesso, che di per sé non implicano rapporti sessuali, ma un’alleanza molto intensa e stabile. Si conoscono a fondo, condividono lo stesso tetto da molti anni, si prendono cura l’uno dell’altro, si sacrificano l’uno per l’altro. Allora può succedere che preferiscano che in un caso estremo o in una malattia non consultino i loro parenti, ma quella persona che conosce a fondo le loro intenzioni. E per lo stesso motivo preferiscono che sia quella persona che eredita tutti i loro beni, ecc. Questo può essere contemplato nella legge ed è chiamato ‘unione civile’ [unión civil] o “legge di convivenza civile” [ley de convivencia civil ], non matrimonio”. “Ciò che ha detto il Papa su questo argomento è ciò che ha sostenuto anche quando era Arcivescovo di Buenos Aires”, ha aggiunto Fernández. “Per lui, l’espressione ‘matrimonio’ ha un significato preciso e si applica solo a un’unione stabile tra un uomo e una donna aperti a trasmettere la vita… c’è una parola, ‘matrimonio’, che si applica solo a quella realtà. Ogni altra unione simile richiede un altro nome”, ha spiegato l’Arcivescovo Fernández.

La scorsa settimana, l’Arcivescovo Aguer ha detto ad ACI Prensa che nel 2010 “il cardinale Bergoglio, allora Arcivescovo di Buenos Aires, ha proposto in un’Assemblea plenaria della Conferenza Episcopale Argentina di sostenere la legalizzazione delle unioni civili di persone omosessuali da parte dello Stato, come possibile alternativa a quella che è stata chiamata – ed è chiamata – ‘uguaglianza matrimoniale’”. “A quel tempo, l’argomento contro di lui era che non era una questione meramente politica o sociologica, ma che implicava un giudizio morale; di conseguenza, non può essere promossa la sanzione delle leggi civili contrarie all’ordine naturale. È stato anche notato che questo insegnamento è stato ripetutamente affermato nei documenti del Concilio Vaticano II. La plenaria dei vescovi argentini ha respinto quella proposta e ha votato contro”, ha detto l’Arcivescovo Aguer.

Famiglie gay, il Vaticano tenta di chiarire con una nota ai nunzi: ma la toppa è peggio del buco
di Franca Giansoldati
Il Messaggero, 2 novembre 2020

Città del Vaticano – Quando si dice che la toppa è peggio del buco. Il Vaticano ha dato disposizione a tutti i nunzi apostolici di chiarire la posizione della Santa Sede sulle famiglie gay e sulle leggi in discussione in tanti Parlamenti. Il polverone si era sollevato dopo che il Papa – in un film sul suo pontificato – aveva di fatto approvato le leggi civili per le coppie omosessuali. Una frase che risultava in palese contrasto con la tradizionale dottrina della Chiesa, fino a quel momento mai sconfessata, scatenando vivaci proteste di vescovi e cardinali. Nello stesso tempo il regista del film, Evgeny Afineevsky confermava ai giornalisti che il Papa in persona non solo aveva avuto modo di guardare il filmato integralmente ma di fatto lo aveva approvato, senza specificare altro.
La nota di chiarimento diramata dal segretario di Stato, Pietro Parolin ai nunzi parte dalla genesi di questo caos, spiegando che più di un anno fa, durante un’intervista, Papa Francesco aveva risposto a due domande diverse in due momenti diversi ma che poi, nel film di Afineevski, le frasi «sono state modificate e pubblicate come una sola risposta, senza la dovuta contestualizzazione, il che ha generato confusione».
Nella prima domanda il Papa aveva fatto un riferimento pastorale sulla necessità che, in seno alla famiglia, il figlio o la figlia con orientamento omosessuale non vengano mai discriminati. A loro si riferiscono le parole: «le persone omosessuali hanno il diritto di stare in famiglia; sono figli di Dio, hanno diritto a una famiglia. Non si può cacciare dalla famiglia nessuno e rendere la vita impossibile per questo». Una posizione contenuta anche nella esortazione apostolica sulla Amoris laetitia.
Una domanda successiva dell’intervista era invece inerente ad una legge di dieci anni fa in Argentina sui matrimoni di coppie dello stesso sesso e all’opposizione dell’allora Arcivescovo di Buenos Aires al riguardo. A questo proposito Papa Francesco aveva affermato che «è un’incoerenza parlare di matrimonio omosessuale», aggiungendo che, nello stesso contesto, aveva parlato del diritto di queste persone di avere una certa copertura legale: «quello che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile; hanno il diritto di essere legalmente coperti. L’ho difeso io».
Una frase esplosiva visto che non tiene conto del documento (ancora valido) diffuso sotto il pontificato di Giovanni Paolo in cui si dice «che la Chiesa non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali». «Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l’unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali».
La nota del Vaticano, poi, generando ulteriore confusione fa riferimento anche ad una altra intervista del Papa, stavolta del 2014: «Il matrimonio è tra un uomo e una donna. Gli Stati laici vogliono giustificare le unioni civili per regolamentare diverse situazioni di convivenza, mossi dall’esigenza di regolare aspetti economici tra le persone, come ad esempio garantire l’assistenza sanitaria. Si tratta di patti di convivenza di natura diversa, di cui non saprei dare un cast delle varie forme. È necessario vedere i vari casi e valutarli nella loro varietà».
La nota conclude: «È quindi evidente che Papa Francesco ha fatto riferimento a determinate disposizioni statali, non certamente alla dottrina della Chiesa, molte volte riaffermata nel corso degli anni».
Quale sia la reale posizione del Papa in materia non è ancora chiaro, né se la linea del magistero tanto difesa sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI sia nel frattempo stata emendata. Nella nota di spiegazioni inviata ai nunzi, inoltre, non si fa luce nemmeno alla grande questione del perché Francesco (che ha visto il film in anteprima contenente il collage delle due frasi) non lo abbia bloccato in tempo evitando questa ulteriore frittata.

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