I migranti italiani sono giovani e con figli al seguito

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“Invio il mio cordiale saluto a quanti prendono oggi parte alla presentazione del ‘Rapporto italiani nel Mondo’, e le mie felicitazioni alla Fondazione Migrantes per il raggiungimento dell’importante traguardo della XV edizione di questo studio. La pubblicazione offre chiavi di lettura sulle dinamiche di mobilità che riguardano il nostro Paese, ponendo al centro dell’analisi l’umanità della persona e le complesse ragioni che spingono i singoli a spostarsi”.

Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio al presidente della Commissione Episcopale per le Migrazioni, Mons. Guerino Di Tora, durante la presentazione del Rapporto della Fondazione ‘Migrantes’, nella quale il presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, ha evidenziato che in 15 anni la mobilità italiana è passata dai poco più di 3.000.000 del 2006 a 5.500.000 di oggi con un aumento del 76,6%:

“Come Chiesa e come Paese in cui la cristianità affonda le sue radici abbiamo la consapevolezza dell’importanza della relazione umana solidale, dell’essere prossimi all’altro…

Dobbiamo riscoprirci meravigliati e stupiti, compassionevoli, per ritrovare dentro di noi questa radice primigenia che ci fa essere cristiani pronti a conoscere l’altro, con le sue ricchezze e con le sue diversità, e proprio per questo pieni di Dio. Siamo chiamati a una sfida di civiltà: andare incontro al diverso perché migranti tra i migranti ed essere popolo accogliente per chi arriva”.

Tale crescita ha visto sempre più assottigliarsi la differenza di genere (le donne sono passate dal 46,2% sul totale iscritti 2006 al 48,0% del 2020). Si tratta di una collettività che, rispetto al 2006, si sta ringiovanendo grazie alle nascite all’estero (+150,1%) e alla nuova mobilità costituita sia da nuclei familiari con minori al seguito (+84,3% della classe di età 0-18 anni) sia dai giovani e giovani adulti immediatamente e pienamente da inserire nel mercato del lavoro (+78,4% di aumento rispetto al 2006 nella classe 19-40 anni).

Nel 2019 (gennaio-dicembre) hanno lasciato l’Italia ufficialmente 131.000 cittadini verso 186 destinazioni del mondo da ogni provincia italiana. Complessivamente, le nuove iscrizioni all’Aire nel 2019 sono state 257.812 (di cui il 50,8% per espatrio, il 35,5% per nascita, il 3,6% per acquisizione cittadinanza).

Negli ultimi 15 anni (2006-2020) la presenza italiana all’estero si è consacrata euroamericana, ma con una differenza sostanziale. Il continente americano, soprattutto l’area latino-americana è cresciuta grazie alle acquisizioni di cittadinanza (+123,4% dal 2006) coinvolgendo soprattutto il Brasile (+221,3%), il Cile (+123,1%), l’Argentina (+114,9%) e, solo in parte in quanto la crisi è sicuramente più recente, il Venezuela (+47,4%).

Oltre il 70% (+793.876) delle iscrizioni totali avute in America dal 2006 ha riguardato soltanto l’Argentina (+464.670) e il Brasile (+329.206). L’Europa, invece, negli ultimi 15 anni, è cresciuta maggiormente grazie alla nuova mobilità (+1.119.432, per un totale, a inizio 2020, di quasi 3.000.000 di residenti totali).

Un capitolo particolare è dedicato alle missioni: “Beato Giovanni Battista Scalabrini sosteneva, a inizio Novecento, la necessità di nuove strutture a parità di nuovi fenomeni. Da quel 1905 ne è passato di tempo, ma a volte ci si accorge che le strutture pastorali non rispecchiano l’evolversi dellasocietà.

Le MCLI in Europa vivono una fase identitaria di passaggio per cui hanno bisogno di ripensarsi e di avere il coraggio di proporsi all’interno delle Diocesi con un atteggiamento proattivo e meno remissivo. La lunga storia conferisce loro autorevolezza, ma rischia di venir meno la creatività pastorale che permette di trovare quel giusto equilibrio tra il richiedere un riconoscimento formale e l’essere disposti a una riformulazione strutturale”.

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