Flash mob a Roma per Armenia e Artsakh contro l’indifferenza. Minacce azere alle Istituzioni italiane. Azerbaigian utilizza fosforo bianco nell’Artsakh

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Consiglieri comunali in questi giorni stanno ricevendo – denuncia il “Consiglio per la Comunità armena di Roma” – lettere di minacce da parte di azeri o turchi, a volte precedute o seguite da lettere “perentorie” recanti la firma della Ambasciata dell’Azerbaigian in Italia.
La Comunità armena di Roma ha organizzato per domani in piazza del Popolo a Roma un Flash Mob scenografico per la pace in Artsakh e contro l’indifferenza ha lanciato un appello urgente: “L’Artsakh ha bisogno di noi”.
Un filmato diffuso ieri, 30 ottobre 2020 dall’Artsakh mostra le forze azere che sparano munizioni al fosforo bianco sulle principali foreste della regione.
Infine, riportiamo un articolo da Il Manifesto di oggi, con riporta delle notizie sull’aggressione all’Artsakh in corso: è stata accertata la presenza di miliziani jihadisti addestrati dai turchi; il Presidente russo Putin ritenta con la diplomazia: formula del 5+2 e caschi blu dell’Onu per frenare Erdogan; giornalisti russi parlano di unità americane nel sud-est turco a supporto dell’aggressione azera.

Inaccettabili minacce azere alle Istituzioni italiane

Il “Consiglio per la Comunità armena di Roma” esprime solidarietà e vicinanza al Comune di Asolo e a tutti i comuni e consiglieri comunali che in questi giorni stanno ricevendo lettere di minacce da parte di azeri o turchi, a volte precedute o seguite da lettere “perentorie” recanti la firma della Ambasciata dell’Azerbaigian in Italia.

È inaccettabile che rappresentanti delle istituzioni italiane vengano minacciati da cittadini appartenenti ad un regime che in questi ultimi giorni sta bombardando gli insediamenti civili del Nagorno Karabakh (Artsakh) non risparmiando nemmeno ospedali (due giorni fa è stato attaccato l’ospedale della maternità di Stepanakert), chiese e abitazioni, violando le più basilari norme del diritto umanitario internazionale.
In qualità di cittadini italiani di origine armena condanniamo fermamente ogni atto intimidatorio rivolto a qualsiasi rappresentante delle nostre istituzioni, sia locali che nazionali.
Esprimiamo piena vicinanza e sostegno a tutti coloro che si schierano accanto alla popolazione armena che sta nuovamente vivendo l’incubo di 105 anni fa, ovvero il Genocidio del 1915.
Chiediamo ai media e alle istituzioni italiane, agli organi di sicurezza nazionale di condannare con fermezza tali atti criminali e di rimanere vigili, denunciando pubblicamente simili episodi onde evitare il ripetersi di violenze che si stanno verificando in altri parti dell’Europa e del mondo.
In un momento così delicato e di crescente tensione atti simili non devono essere sottovalutate.
Consiglio per la Comunità armena di Roma

L’Armenia e l’Artsakh vogliono la Pace: una manifestazione davanti a Montecitorio.

Flash Mob scenografico per la pace in Artsakh e contro l’indifferenza

APPELLO URGENTE
L’ARTSAKH HA BISOGNO DI NOI!

Cari connazionali e amici,
come tutti sapete siamo vivendo momenti molto difficili e cruciali a causa dell’attacco turco-azero all’Artsakh. Inutile nasconderci, la situazione sul campo è critica.
OCCORRE LA MASSIMA PARTECIPAZIONE DI TUTTI AL SOSTEGNO DELLA CAUSA ARMENA
Per questo motivo, anche noi abbiamo aderito senza indugio all’iniziativa promossa per domenica 1° novembre in Piazza del Popolo a Roma.
Si tratta di un flash-mob che ha lo scopo di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e denunciare l’indifferenza per il dramma che stanno vivendo gli armeni dell’Artsakh
Tutti coloro che ne hanno la possibilità sono pregati di partecipare. Sosteniamo nel nostro piccolo la strenua difesa della patria armena!
QUANDO E DOVE
Domenica 1° novembre, a Roma, piazza del popolo
A CHE ORA
L’evento si terrà tra le 15 e le 17. Ma siete pregati di giungere anche qualche minuto prima. Dalle ore 14,30 sarà presente l’organizzazione
COME
Con la bandiera dell’Armenia e/o dell’Artsakh. Sono state predisposte anche t-shirt macchiate di rosso a simboleggiare il sangue che la popolazione dell’Artsakh sta versando in questi giorni. Saranno distribuite fra i partecipanti fino a esaurimento della disponibilità.
Per esigenze organizzative sarebbe opportuno comunicare la propria disponibilità alla partecipazione entro sabato 31 ottobre ore 20.00 inviando una mail di risposta.
SICUREZZA
L’evento ha ricevuto l’autorizzazione di legge e saranno presenti le forze dell’ordine a garantire la totale sicurezza dei partecipanti
#ArtsakhStrong

Ieri 30 ottobre 2020 si è svolta in piazza Politeama a Palermo una manifestazione, organizzata dalla Comunità Armena in Italia, in collaborazione con l’Unione degli Armeni d’Italia e Lega giovani Palermo, aveva come obiettivo quello di porre l’attenzione sulla situazione nel Caucaso e chiedere il sostegno degli italiani per raggiungere una soluzione diplomatica.

L’Azerbaigian utilizza munizioni al fosforo bianco nell’Artsakh

Un filmato diffuso ieri, 30 ottobre 2020 dall’Artsakh mostra le forze azere che sparano munizioni al fosforo bianco sulle principali foreste della regione. Nel video si può vedere il fosforo bianco cadere sugli alberi in una zona boschiva del Karabakh, suscitando timori di potenziali incendi.

Secondo il Protocollo III della Convenzione su alcune armi convenzionali, l’uso di armi incendiarie lanciate dall’aria contro obiettivi militari all’interno di una concentrazione di civili è semplicemente proibito.
Secondo Reuters, le munizioni al fosforo bianco possono essere utilizzate sui campi di battaglia per creare cortine fumogene, generare illuminazione, contrassegnare obiettivi o bruciare bunker ed edifici.
Quando un proiettile di fosforo bianco esplode, la sostanza chimica all’interno reagisce con l’aria, creando una spessa nuvola bianca. Quando viene a contatto con la carne, può mutilare e uccidere bruciandosi fino alle ossa.
“Le armi al fosforo bianco diffondono fosforo ardente, che brucia a oltre 800 gradi centigradi, su una vasta area, fino a diverse centinaia di metri quadrati. La combustione continuerà fino a quando il fosforo non sarà completamente esaurito o fino a quando non sarà più esposto all’ossigeno. L’arma ha il potenziale di causare ferite particolarmente orribili e dolorose o una morte lenta e dolorosa “, aveva detto in un’intervista Peter Herbya, capo del Comitato internazionale della Croce Rossa.

Un palazzo danneggiato dall’artiglieria azera a Shushi, vicino Stepanakert, nell’Artsakh (Foto AP).

Erdogan smascherato: uccisi mercenari siriani in Nagorno
Caucaso. Accertata la presenza di miliziani addestrati dai turchi. Putin ritenta con la diplomazia: formula del 5+2 e caschi blu dell’Onu per frenare Erdogan. Giornalisti russi parlano di unità americane nel sud-est turco a supporto di Baku
di Yurii Colombo
Il Manifesto, 31 ottobre 2020

L’offensiva diplomatica russa per fermare la guerra in Nagorno-Karabakh continua. Ieri è stato lo stesso Vladimir Putin a farsi latore di una nuova proposta che potesse sbloccare la situazione. Si tratterebbe della cosiddetta formula del «5+2»: la restituzione da parte dell’Armenia delle provincie azere occupate durante il conflitto degli anni ’90, cinque immediatamente e due dopo un certo lasso di tempo.

Per quanto riguarda l’enclave stessa la Russia resta però ferma sulla necessità di giungere alla definizione di uno status speciale della regione con eventuale schieramento di caschi blu russi sotto gli auspici Onu. La dichiarazione è stata anche l’occasione per il presidente russo per togliersi un sassolino dalle scarpe nei confronti dell’amministrazione gorbacioviana del tempo che «non seppe adottare misure efficaci per garantire la sicurezza delle genti di quella regione».
Agli armeni la proposta non piaceva neanche un po’ ma hanno dovuto abbozzare ben sapendo che sarebbe arrivato il secco no da parte azera ancora inchiodata al “tutto e subito” del primo giorno di conflitto.
Il Cremlino ha i suoi buoni motivi per sfornare proposte a getto continuo che tengano aperta la via del dialogo: l’escalation potrebbe essere dietro l’angolo e coinvolgere una Turchia sempre più nervosa. Può bastare una leggerezza o una piccola provocazione per imboccare una strada da cui poi sarebbe difficile tornare indietro: è notizia di qualche ora fa che l’esercito di Baku ha sparato sei colpi di artiglieria contro il contingente russo schierato a cavallo del confine armeno e iraniano senza fortunatamente provocare danni o feriti.
Ieri – per la prima volta – gli indipendentisti di Artsakh sono riusciti a dimostrare la presenza al fronte di miliziani turchi. Il ministero della difesa armeno ha diffuso un video di un combattente siriano a libro paga dell’esercito azero, Mehred Muhammad Alshkher. Durante l’interrogatorio, il milite catturato ha dichiarato di essere arrivato nel Nagorno il 19 ottobre, con altri 250 mercenari.
«Ci avevano promesso 2mila dollari che non abbiamo mai ricevuto. Dopo il mio ferimento mi hanno lasciato in prima linea perché gli azeri occupano solo la seconda e la terza», ha sostenuto il prigioniero. Aggiungendo che prima di arrivare al fronte lui e i suoi compagni avevano partecipato a un campo di addestramento organizzato da istruttori turchi.
Secondo il direttore dei servizi segreti esteri russi Sergey Naryshkinil la presenza sui fronti di mercenari di vari paesi sarebbe massiccia, «nell’ordine delle migliaia di persone» e il moscovita Kommersant aggiunge che i soldati di ventura deceduti finora nei combattimenti sarebbero 52.
Tra questi il leader di uno dei gruppi dell’opposizione armata sostenuti dalla Turchia in Siria, Hussein Abo, ucciso mercoledì non lontano da Stepanekert, secondo North Press.
Per dei giornalisti russi di stanza a Istanbul da qualche tempo ci sarebbe persino una presenza di unità americane, a supporto delle forze armate azere. Si tratterebbe di forze operative speciali che agirebbero sotto la Nasa, specializzate nella diffusione di fake news e di falsi account armeni oltre che di attività di supporto psicologico per le truppe.
Una di queste unità, vale a dire il 1° battaglione di supporto per le informazioni militari dell’8° gruppo, proverrebbe dall’installazione di Fort Bragg nel North Carolina e agirebbe da degli insediamenti presenti nel sud est della Turchia, nell’area di confine con Iraq e Iran.

Articoli precedenti

– Presidente Arayik Harutyunyan: non è l’Azerbaigian, è la Turchia che combatte contro l’Artsakh. Circa 4.000 jihadisti della Syria combattendo con i turchi dalla parte azera – 28 settembre 2020
– L’Azerbaigian oggi ha lanciato un attacco su larga scala nell’Artsakh e ha ripreso i bombardamenti di Stepanakert e Shushi – 6 ottobre 2020
– La guerra dell’Azerbaigian contro l’Artsakh, con la Turchia e i mercenari jihadista islamici per proseguire il genocidio degli Armeni cristiani – 8 ottobre 2020
– Stepanakert è di nuovo bombardato dall’Arzaibaigian, riferisce l’Infocenter Unificato Armeno – 11 ottobre 2020
Il popolo cristiano armeno dell’Artsakh combatte per la sopravvivenza, animato dalla fede in Cristo: “Dobbiamo vincere con amore e credere” – 28 ottobre 2020
Le origini del conflitto del Nagorno Karabakh. Il contesto armeno visto da Occidente – 30 ottobre 2020

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