Gli italiani risparmiano

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Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è stata celebrata la 96ª edizione della Giornata Mondiale del Risparmio, istituita nell’ottobre del 1924 in occasione del 1° Congresso Internazionale del Risparmio, e da allora organizzata annualmente da Acri, l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio Spa. Quest’anno il tema della Giornata è ‘Risparmio: Futuro Presente’.

Nel messaggio inaugurale il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha evidenziato la crisi economica attuale: “La grave situazione economica e le preoccupazioni per la diffusione dei contagi hanno indotto un sensibile aumento del tasso di risparmio di famiglie e imprese. Queste risorse, se adeguatamente utilizzate, potranno contribuire a sostenere una rapida ripresa di consumi e investimenti, una volta domata la pandemia e ridotta l’incertezza sulle prospettive future. E’ indispensabile creare le condizioni utili a ristabilire un clima di fiducia”.

Inoltre ha auspicato un progetto condiviso per una crescita sostenibile: “La gestione dell’emergenza deve, sapientemente, saper aprire la strada a un progetto condiviso di crescita sostenibile e inclusiva, utilizzando le risorse rese disponibili anche in ambito europeo per gli indispensabili investimenti in infrastrutture, materiali e immateriali, riducendo i divari, per un Paese che torni a offrire opportunità, per un futuro dignitoso, specie alle giovani generazioni”.  

Nel suo intervento il presidente di Acri, Francesco Profumo, ha sottolineato che è ‘dovere’ di cittadini pensare al futuro: “E’ un onere a cui siamo chiamati tutti in prima persona: le imprese, le università, le organizzazioni della società civile, i singoli cittadini. Non ci sono più alibi: il Paese che vogliamo consegnare ai nostri figli lo iniziamo a costruire oggi, tutti insieme.

Disegnare il futuro presuppone, però, anche risorse adeguate. Queste risorse provengono da diverse fonti. Prima tra tutti il risparmio privato, che ha supportato molti italiani nel corso di questi mesi di pandemia, e che, se ben indirizzato può ancora rappresentare un potente volano per la ripresa”.

Ed ha evocato il principio di sussidiarietà per un’Italia inclusiva: “Anche su questo fronte, per progettare il futuro, si può far ricorso a una ricetta antica. Un approccio innovativo, ma sedimentato nei secoli. Un modo di operare riconosciuto anche nella nostra Costituzione. Si chiama sussidiarietà. Prevede un’ottica per cui lo Stato riconosce il concorso di altri soggetti privati nella cura del bene comune.

Soggetti delle libertà sociali che partecipano alla promozione del benessere pubblico. Credo che sia arrivato il momento che questo approccio sussidiario, che le Fondazioni stanno sperimentando sui territori da quasi un trentennio, venga esteso anche alla materia fiscale. Ridurre la tassazione alle Fondazioni di origine bancaria non vuol dire sottrarre risorse alla collettività, anzi, significa aumentare il potenziale che esse possono dispiegare per il bene di tutti”.

Ed infine ha ribadito la necessità della coesione sociale e non escludere i corpi intermedi: “Dobbiamo avere cura di quello che è il bene più prezioso della nostra società: i corpi intermedi e il loro ruolo insostituibile di coesione sui territori, che devono essere adeguatamente tutelati e promossi.

Dobbiamo sostenere chi si attiva per il bene comune e si organizza con altri cittadini per aiutare chi rischia di restare indietro, come è stato dimostrato anche durante questa crisi sanitaria.

Dobbiamo avere a cuore valori come inclusione e solidarietà: sono questi che ci aiuteranno nei mesi e negli anni a venire. Solo così restituiremo alle nostre comunità la speranza per immaginare il futuro e la voglia di costruirlo insieme. Ne abbiamo davvero bisogno”.

Ed  il clima degli italiani nei confronti dell’economia e del risparmio è caratterizzato da evidenti contraddizioni, come si evince dall’indagine realizzata nella settimana a cavallo tra settembre e ottobre, attraverso 1.000 interviste di un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta.

Dall’indagine risulta che la crisi economica indubbiamente grave per la quasi totalità degli italiani (84%), anche se la fine sembrerebbe più vicina rispetto a quanto emerso in passato, probabilmente perché legata, da una parte, alla risoluzione dell’epidemia, con l’auspicabile arrivo del vaccino; dall’altra, al sostegno massiccio e concreto proveniente dall’Europa con il Recovery Fund, che rappresenta un fatto nuovo e, in un certo senso, quasi inatteso.

Per la prima volta, in quasi vent’anni, due terzi degli italiani (65%) sono molto o abbastanza soddisfatti della propria situazione economica e, più della metà, non ha registrato difficoltà nel mantenere il proprio tenore di vita o addirittura nel migliorarlo. Sono i dati più alti dall’inizio del nuovo millennio ed evidenziano anche un ridimensionamento delle aspettative, in un contesto dove l’emergenza sanitaria mette in secondo piano tutti gli altri temi, compresi quelli economici.

Anche volgendo lo sguardo al futuro prossimo personale (3 anni), aumenta il saldo positivo tra chi pensa a un miglioramento e chi pensa a un peggioramento delle proprie finanze (+13 punti percentuali). Questa frattura, tra le previsioni per l’economia personale e l’economia nazionale, induce a privilegiare, in misura maggiore rispetto al passato, la vita attuale (42% vs 38% nel 2019) rispetto a quella futura, sebbene quest’ultima continui a catalizzare l’attenzione degli italiani (53% vs 59% nel 2019).

Inoltre risulta ancora in crescita la percentuale di italiani che si identifica con chi risparmia senza troppe rinunce (58%), tradizionalmente indice di ‘facilità’ di risparmio, e che guarda con soddisfazione agli ultimi 12 mesi, periodo durante il quale è accresciuto il proprio accantonamento di riserve.

Quindi il risparmio, come già in passato, significa accumulo di liquidità per il 63% degli italiani, sebbene si osservi un progressivo crescente orientamento verso l’investimento di almeno una piccola parte del proprio denaro, privilegiando gli immobili (33%) o strumenti finanziari meno rischiosi (29%).

Dall’indagine emerge come, alla base delle scelte d’investimento, prenda sempre più spazio la solidità del soggetto proponente (21%, +2% rispetto al 2019) e cresca l’attenzione a voler investire in modo finalizzato, con scelte che siano di sostegno allo sviluppo del Paese (17%, +2% rispetto al 2019), o che pongano al centro l’attenzione dall’impatto sociale e ambientale (22%).

Infine sono chiare per gli italiani le priorità in grado di fornire migliori opportunità di lavoro ai giovani (importante per il 54%) e realizzare un sistema sanitario adeguato (48%) per perseguire un sentiero di sviluppo sostenibile e offrire formazione soprattutto ai giovani, per contrastare la povertà educativa. In questo contesto i corpi intermedi (76%), e in particolare le associazioni di volontariato (86%), possono offrire un contributo importante e utile di conoscenza e di capacità di incanalare le azioni nel modo più efficiente.

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