Papa Francesco invita a pregare come Gesù

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“Mi unisco al dolore delle famiglie dei giovani studenti barbaramente uccisi sabato scorso a Kumba, in Camerun. Provo grande sconcerto per un atto tanto crudele e insensato, che ha strappato alla vita i piccoli innocenti mentre seguivano le lezioni a scuola. Che Dio illumini i cuori, perché gesti simili non siano mai più ripetuti e perché le martoriate regioni del Nord-Ovest e Sud-Ovest del Paese possano finalmente ritrovare la pace! Auspico che le armi tacciano e che possa essere garantita la sicurezza di tutti e il diritto di ciascun giovane all’educazione e al futuro. Esprimo alle famiglie, alla città di Kumba e a tutto il Camerun il mio affetto e invoco il conforto che solo Dio può dare”: così si èespresso papa Francesco al termine dell’udienza generale nel condannare l’episodio.

Infatti nei giorni scorsi a Kumba, città nella Regione del Sudovest del Camerun, almeno 8 bambini sono morti e altri dodici sono stati feriti nel corso di un attacco in una scuola, da parte di un gruppo di uomini armati.

Nella continuazione della catechesi sulla preghiera papa Francesco ha incentrato la meditazione sul tema ‘Gesù, uomo di preghiera’: “Nel nostro itinerario di catechesi sulla preghiera, dopo aver percorso l’Antico Testamento, arriviamo ora a Gesù. E Gesù pregava. L’esordio della sua missione pubblica avviene con il battesimo nel fiume Giordano. Gli Evangelisti concordano nell’attribuire importanza fondamentale a questo episodio. Narrano di come tutto il popolo si fosse raccolto in preghiera, e specificano come questo radunarsi avesse un chiaro carattere penitenziale. Il popolo andava da Giovanni a farsi battezzare per il perdono dei peccati: c’è un carattere penitenziale, di conversione”.

Papa Francesco ha sottolineato che Gesù partecipa alle preghiere comunitarie: “Il primo atto pubblico di Gesù è dunque la partecipazione a una preghiera corale del popolo, una preghiera del popolo che va a farsi battezzare, una preghiera penitenziale, dove tutti si riconoscevano peccatori… Ma Lui ha voluto scendere fino a noi, peccatori, e Lui prega con noi, e quando noi preghiamo Lui è con noi pregando; Lui è con noi perché è in cielo pregando per noi. Gesù sempre prega con il suo popolo, sempre prega con noi: sempre”.

L’invito è pregare come ha fatto Gesù: “ Mai preghiamo da soli, sempre preghiamo con Gesù. Non rimane sulla sponda opposta del fiume (‘Io sono giusto, voi peccatori’) per marcare la sua diversità e distanza dal popolo disobbediente, ma immerge i suoi piedi nelle stesse acque di purificazione. Si fa come un peccatore. E questa è la grandezza di Dio che inviò il suo Figlio che annientò sé stesso e apparve come un peccatore.

Gesù non è un Dio lontano, e non può esserlo. L’incarnazione lo ha rivelato in modo compiuto e umanamente impensabile. Così, inaugurando la sua missione, Gesù si mette a capofila di un popolo di penitenti, come incaricandosi di aprire una breccia attraverso la quale tutti quanti noi, dopo di Lui, dobbiamo avere il coraggio di passare”.

In  conclusione ha evidenziato la grandezza della preghiera di Gesù: “In quel giorno, sulle sponde del fiume Giordano, c’è dunque tutta l’umanità, con i suoi aneliti inespressi di preghiera. C’è soprattutto il popolo dei peccatori: quelli che pensavano di non poter essere amati da Dio, quelli che non osavano andare al di là della soglia del tempio, quelli che non pregavano perché non se ne sentivano degni. Gesù è venuto per tutti, anche per loro, e comincia proprio unendosi a loro, capofila…

Nel turbinio della vita e del mondo che arriverà a condannarlo, anche nelle esperienze più dure e tristi che dovrà sopportare, anche quando sperimenta di non avere un posto dove posare il capo, anche quando attorno a Lui si scatenano l’odio e la persecuzione, Gesù non è mai senza il rifugio di una dimora: abita eternamente nel Padre”.

(Foto: Santa Sede)

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