Anno della Fede: iniziamo dal Credo

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Circa un anno fa In Turchia la chiesa di Santa Sofia a Iznik, fatta costruire nel VI secolo dall’imperatore Giustiniano sul modello dell’omonima basilica di Costantinopoli,  è diventata una moschea. Santa Sofia a Iznik ospitò, nel 787, il secondo Concilio di Nicea che si pronunciò proprio in favore del ristabilimento del culto delle immagini. Un fatto che ci fa riflettere al valore delle origini della fede cristiana. a Nicea si svolse il Concilio del Credo. Per l’ Anno della Fede Korazym presenta una breve storia dei due “simboli” della fede.

Tra i numerosi concili celebrati dalla Chiesa (l’adunanza dei vescovi, convocata per confermare la retta fede e per confutare gli errori e le eresie del tempo), due, in modo particolare, definirono i contenuti fondamentali del “Credo”: il Concilio di Nicea (325) e il Costantinopolitano I (381).

La prima formula del Simbolo di Fede (quello che recitiamo durante la celebrazione della Messa, talvolta nella sua forma breve) è di tradizione apostolica e potrebbe essersi sviluppata tra il secondo e il nono secolo; un’antica leggenda, poi, la vorrebbe addirittura scritta dagli stessi Apostoli il decimo giorno dopo l’Ascensione di Gesù. Questa antica professione di fede è composta da dodici articoli, e iniziò ad essere recitata dai catecumeni della città di Roma nel giorno del loro Battesimo; la sua autorità deriva, infatti, da questo particolare a proposito del quale S. Ambrogio scriveva: “E’ il Simbolo accolto dalla Chiesa di Roma, dove ebbe la sua sede Pietro, il primo tra gli Apostoli, e dove egli portò l’espressione della fede comune”. La formulazione definitiva del Credo (detto “niceno-constantinopolitano”) – tuttora comune a tutte le grandi Chiese dell’Oriente e dell’Occidente – venne, infine, stabilità nel corso dei primi due concili ecumenici, convocati per difendere la retta fede dalle affermazioni di alcuni eretici.

Nel 319 Ario, un sacerdote alessandrino, sosteneva infatti che il “Logos” (Cristo Gesù) non è Dio per essenza ma una creatura, la prima tra tutte le creature, intimamente unita a Dio ma non consustanziale al Padre. Questa tesi metteva in discussione l’opera salvifica di Cristo, che non sarebbe stata possibile se il Logos non fosse stato davvero Figlio di Dio. In una sola parola, secondo le teorie di Ario (da cui nacque poi l’arianesimo come pensiero), se Cristo non è vero Dio e vero uomo nessuno può essere salvato! Il disorientamento dottrinale generato dalle tesi ariane portò molta confusione all’interno della Chiesa. Ario, raccogliendo numerosi consensi in ambito ecclesiastico, persisteva nelle sue affermazioni, sapientemente confutate da Atanasio, il più celebre dei vescovi alessandrini e il più intrepido difensore della fede nicena contro il riduzionismo ariano. Tuttavia la situazione appariva sempre più aggrovigliata e la scelta di convocare un concilio ecumenico inevitabile.

Il Concilio di Nicea del 325, infatti, rispose autorevolmente alle tesi di Ario affermando che la persona di Cristo è della stessa sostanza del Padre e pertanto nel caso specifico dell’Incarnazione di Cristo si deve parlare di incarnazione di Dio. I 318 padri riuniti a Nicea – dopo non poche e faticose dispute contro le tesi ariane – elaborarono il Simbolo di Fede fissando norme precise e vincolanti della dottrina cristiana. Fu così stabilito che: il Logos (Cristo) esiste da sempre con il Padre, non è creato ma generato dal Padre dall’eternità; Egli è Figlio non per grazia ma per natura (uguale a quella del Padre); inoltre Cristo, essendo di natura divina non è soggetto ad alcun mutamento. Il secondo articolo del Credo, relativo a Cristo, dunque, afferma: “Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero,  generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create”.

Sarebbe sbagliato, e oltretutto ingenuo, considerare le tesi relative alla difesa della retta fede – maturate a Nicea e qui solo accennate e proposte sinteticamente – un’operazione di cosmesi teologica che riguarda gli esperti e gli addetti ai lavori impegnati nello studio della dottrina cristiana. Forse non tutti sanno, per esempio, che le eresie ariane continuano ancora oggi ad essere annunciate dai Testimoni di Geova che considerano il Figlio di Dio un dio potente, ma non il Dio Onnipotente che è Geova. Cristo – secondo la loro erronea dottrina –“fu creato dall’eterno Dio, Geova, senza l’aiuto o la strumentalità di qualsiasi madre. In altre parole, egli fu la prima creatura diretta del Dio Geova… fu l’inizio dell’opera creativa di Dio. Egli non era una incarnazione nella carne, ma era carne, un Figlio umano di Dio, un uomo perfetto, non più spirito, pur avendo un passato e un fondamento celeste e spirituale” (The Kingdom Is at Hand).

Tutto ciò che è contenuto nel Credo merita la nostra attenzione, non possiamo accontentarci di recitarne il testo durante la Messa (talvolta distrattamente) senza conoscere la storia che lo ha generato e la coraggiosa fede di chi lo ha difeso dalle eresie! Papa Benedetto XVI, proprio in questi primi giorni dedicati all’Anno della Fede, giustamente ricorda: “Anche oggi abbiamo bisogno che il Credo sia meglio conosciuto, compreso e pregato. Soprattutto è importante che il Credo venga, per così dire, «riconosciuto». Conoscere, infatti, potrebbe essere un’operazione soltanto intellettuale, mentre «riconoscere» vuole significare la necessità di scoprire il legame profondo tra le verità che professiamo nel Credo e la nostra esistenza quotidiana”.

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