Campagne denigratorie delle facce di tolla, in Campania come in Lombardia. La polemica sui posti di cura intensiva

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Il 20 ottobre l’aveva scritto il Governatore della Campania Vincenzo De Luca: «Dopo una campagna di aggressione mediatica tendente ad accusarci di avere sprecato risorse pubbliche per aver realizzato terapie intensive che non erano utilizzate [nella foto di copertina, la costruzione dell’Ospedale di Mare a Napoli, V.v.B.], oggi abbiamo una campagna di aggressione mediatica opposta: perché non si attivano le terapie intensive?
La risposta è semplice: le terapie intensive, che grazie a Dio abbiamo realizzato, vanno attivate sulla base delle esigenze concrete. Perché quando si attiva un reparto di terapia intensiva bisogna organizzare i turni, e siccome gli anestesisti non ci sono in nessuna parte d’Italia – sono professionalità preziose – bisogna utilizzarle quando vi è la necessità.
Quindi, i posti letto sono quelli che abbiamo programmato negli ospedali modulari, ma saranno utilizzati pienamente sulla base delle esigenze».

Sono arrivati all’ospedale del Mare di Napoli i 57 camion partiti da Padova che trasportano i moduli prefabbricati di cui si comporrà il primo ospedale da campo realizzato in Campania per aumentare i posti letto di terapia intensiva dedicati ai pazienti Covid. Sono due dei tre moduli previsti, da 24 posti letto ciascuno, per un totale di 48 posti. Domani parte l’installazione e l’attivazione dei primi posti letto, che è prevista intorno al 15 aprile. “Entro tre giorni – assicura l’architetto Antonio Bruno, direttore dei lavori – il Covid center sarà completamente montano. Seguirà la fase dei collaudi e dell’arredamento, contiamo che il centro sarà operativo subito dopo Pasqua”.
All’ingresso dell’ospedale da campo ci sarà uno spazio per la camera calda, un tunnel per l’ingresso dell’ambulanza e le aree pedonali, evidenziate con colori differenti. “All’interno – spiega Bruno – i percorsi sporco e pulito sono già progettati. I camion trasportano il 90% di tutto quello di cui c’è bisogno per un Covid-center, dalla struttura alle apparecchiature, ventilatori compresi. Mancano soltanto i letti che sono già disponibili”. I lavori nell’area vicina al parcheggio dell’ospedale del Mare di Ponticelli dove sorgerà il centro Covid sono iniziati 15 giorni fa. “Abbiamo fatto un miracolo, anticipando il cronoprogramma”, sottolinea il direttore dei lavori.
Per il 20 aprile è previsto l’arrivo di altri camion, con l’ultimo modulo da 24 posti, per un totale complessivo di 72 posti letto di terapia intensiva utili ad ospitare i pazienti Covid. La struttura costa 7,7 milioni di euro, l’importo della gara comprensivo del ribasso presentato dalla ditta vincitrice, la Manufacturing Engineering Development MED di Padova che si occupa proprio di moduli prefabbricati in sanità.
“Questi moduli – dice il direttore dei lavori – saranno attivi per tutto il periodo dell’emergenza ma stiamo ragionando sui futuri usi delle strutture. Pensiamo che una parte sarà utilizzata come una centrale 118, mentre un modulo potrebbe essere usato come asilo nido aziendale”.
Nell’ambito del piano della Regione Campania per far fronte all’emergenza Covid-19 sono previsti altri due ospedali prefabbricati per la terapia intensiva a Salerno e a Caserta.
“Ecco una delle tante straordinarie prove di efficienza della Regione Campania in relazione all’emergenza coronavirus: in due settimane nasce un ospedale prefabbricato con posti letto di terapia intensiva”. Così il Governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, in un post accompagnato dalle immagini dell’arrivo degli automezzi che hanno trasportato all’Ospedale del Mare di Napoli i moduli per la realizzazione di una struttura dedicata all’emergenza Covid-19. “In grande silenzio e con grande efficacia stiamo continuando a garantire la salute per le nostre famiglie e per tutti i cittadini campani”, aggiunge De Luca.
“Saremo pronti ad accogliere i primi pazienti la prossima settimana”. Assicura Ciro Verdoliva, direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro, che ha seguito l’arrivo dei 57 camion partiti stamattina da Padova per far arrivare all’ospedale del Mare i moduli prefabbricati con i primi 48  posti letto di terapia intensiva che saranno attivati a Napoli. L’arrivo dei tir è stato salutato dall’applauso dei cittadini di Ponticelli, il quartiere dove sorge il nosocomio. “Completiamo un lavoro cominciato due settimane fa e da domani – aggiunge Verdoliva – le gru entreranno in azione, cominciamo a vedere i frutti del lavoro fatto finora. Abbiamo cinque giorni per montare una struttura per 48 posti letto di terapia intensiva e la settimana successiva arrivano altri 30 tir per altri 24 posti. Ora pensiamo a vincere il Covid, poi parleremo del futuro di questa struttura” (Napolo.repubblica.it, 6 aprile 2020).

Oggi, il Governatore della Campania è ritornato a parlare dei posti letti, a seguito di un Caffè Di Massimo Gramellini sul Corriere della Sera: “Diversamente da quanto sostenuto da Massimo Gramellini, si conferma che la Campania ha posti letto sufficienti (posti letto di degenza Covid attivati fino alla giornata di ieri: 1.500 – posti letto di degenza Covid occupati: 1.118), soprattutto per le terapie intensive (posti letto di terapia intensiva Covid attivati fino alla giornata di ieri: 227 – Posti letto di terapia intensiva Covid occupati: 105) per far fronte all’attuale emergenza.Per il resto si conferma, da parte degli epidemiologi, che è in crescita la gravità delle condizioni dei pazienti Covid. Ho mostrato la Tac di un paziente, semplicemente per rendere chiaro a tutti la serietà del problema che abbiamo di fronte. La proposta di misure restrittive che avanzo è legata alla valutazione dell’Unità di crisi e ha l’obiettivo di frenare l’espansione dell’epidemia a tutela dei nostri concittadini. Ogni altra interpretazione è francamente gratuita” (Vincenzo De Luca).

E ieri, l’amico e collega Renato Farina su Libero ha focalizzato l’attenzione sulle polemiche delle facce di tolla [*] contro il Governatore della Lombardia Attilio Fontana, in riferimento alla riapertura dell’Ospedale anti-Covid alla Fiera di Milano, realizzato a suo tempo in tempo di record grazie a Guido Bertolaso. Esatte copie delle facce di bronzo contro il Governatore della Campania Vincenzo De Luca per la non riapertura (ancora) dei posti di cura intensive da campo, però criticato a sua tempo per la costruzione. Meno male che oggi i posti di cura intensiva extra ci sono, dopo anni di smantellamento della sanità pubblica, a favore di quella privata.

[*] Tolla: latta, lamiera. Faccia di tolla, di persona sfrontata e impudente. Come per dire: faccia di bronzo.

A seguito di un esposto del sindacato Adl Cobas Lombardia, la Procura di Milano ha aperto un fascicolo conoscitivo sulla realizzazione dell’ospedale anti-Covid nei padiglioni della Fiera a Milano. L’apertura di un’indagine, al momento senza ipotesi di reato né indagati, è un atto dovuto a seguito dell’esposto presentato dal sindacato nei giorni scorsi. Del fascicolo se ne occupa il dipartimento di contrasto ai reati nella pubblica amministrazione guidato dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli. Nello specifico, Il sindacato Cobas nell’esposto chiedeva ai pm di fare accertamenti e valutare eventuali profili di responsabilità in merito alla costruzione dell’ospedale. Nella denuncia, firmata dal portavoce del sindacato Riccardo Germani, si ipotizza che i 21 milioni di donazioni raccolte sarebbero stati spesi in modo illegittimo perché impiegati per costruire una struttura di fatto quasi inutilizzata (ha ospitato al massimo una ventina di pazienti, a fronte di una capienza di circa 200). Intanto lo stesso presidente lombardo, Attilio Fontana, ha smentito categoricamente le voci, susseguitesi nei giorni scorsi, secondo le quali il polo ospedaliero sarebbe destinato alla chiusura. «L’ospedale in Fiera – commenta a riguardo Fontana – è stato realizzato per essere un paracadute d’emergenza e rientra tra le strutture, richieste dal governo, per l’incremento delle terapie intensive su piano nazionale anti-Covid. Come tutti i poli realizzati a tale scopo, è una sicurezza per un’eventuale nuova ondata che spero non ci sarà. In tutta Italia, in tutto il mondo, sono stati realizzati degli ospedali Covid, molti di essi ad oggi vuoti. Tutti inutili? Far credere che l’emergenza sia scomparsa e che questo ospedale possa essere smontato domani, porta con sé il pericolo del prematuro totale ritorno alla normalità, l’illusione di esserci lasciati alle spalle questa brutta esperienza e ora poter fare qualsiasi cosa» (7giorni.info, 21 maggio 2020).

Lezione ai gufi. Alla Fiera di Milano riapre l’ospedale. E la sinistra ora tace
Torna operativa la struttura allestita a tempo di record: meno male che Fontana non ha dato retta alle balle dei detrattori
di Renato Farina
Libero, 23 ottobre 2020

Apre, anzi riapre, l’Ospedale anti-Covid alla Fiera di Milano. Non è una festa, ci mancherebbe. Ma è un sollievo che esista questo polmone in più per chi adesso e nei giorni che verranno si sentirà strozzare il fiato. Se Attilio Fontana ha deciso di riattivare questa struttura intanto per 143 posti dotati di respiratori di ultima generazione è perché – maledizione – vuol dire che la prima e la seconda linea lombarda di letti a terapia intensiva si prevede non bastino. Ed è tempo di aprire lo “scolmatore” – sia benedetto – della terza linea. Per prima e seconda linea si intendono, nei piani regionali predisposti per la nuova ondata virale, i reparti di rianimazione dei 18 ospedali-hub dove finora sono stati condotti quanti tra i contagiati manifestano sintomi gravi di polmonite bilaterale.  Brutta storia. Gli assalti del virus con espansione crescente impongono di impiegare la riserva strategica nel combattimento. E dunque ecco la terza linea. E’ come la golena che si protende molto lontano dagli argini del Po, per trattenere le acque qualora ci sia una piena. Possiamo dire “meno male che c’è”? E magari aggiungere: grazie Fontana, grazie Bertolaso, grazie ai donatori che hanno finanziato quest’opera, e in particolare ai lettori di Libero e del Giornale? La generosità non è stato oro buttato nel tombino come i detrattori hanno sostenuto con un sentimento così vicino alla goduria, con parolette spiritose da gag oratoriana, mentre giravano i camion con le bare, e nell’epicentro dell’abisso si cercava di appoggiare delle scalette di emergenza per consentire a più condannati possibile di uscirne vivi. Così nacque la struttura (detta Astronave) al Portello della Fiera in Milano e il padiglione tirato su dagli Alpini e dagli artigiani orobici a ridosso del Papa Giovanni di Bergamo. Prima di lasciare entrare i primi malati in questi luoghi salvavita c’è un lavoretto igienico da ausiliari alle pulizie che ci assumiamo con questo articoletto: provvedere a ripulire dagli sputi le facce di Fontana e di Bertolaso, e dai reparti il fango rovesciato dalla macchinetta che funziona sempre dalle nostre parti e che aveva per scopo di attivare le inchieste della procura (prontamente accorsa peraltro).

L’ossigeno

Una premessa. Come molti ultra-sessantenni lombardi, ricordo la sirena delle ambulanze e i dialoghi intessuti fuori dalla posta e dal giornalaio-tabaccaio, in coda tremula e con la mascherina, per pagare un vaglia o fingere di comprare le sigarette. Si vedeva in lontananza l’Ospedale San Gerardo di Monza. Arrivavano voci strane su condannati a morte per la colpa inverosimile di avere più di 65 anni, figuriamoci se più di 70.  Per loro niente ossigeno. Dai giornali letti ad alta voce si apprendeva sui dibattiti etici sul modo di selezionare i candidati alla sopravvivenza e persino certe associazioni di anestesisti avevano evocato una specie di Monte Taigete di Sparta da cui gettare per una volta non i neonati “deformi” ma i vecchi con la polmonite. In quel momento vivemmo con un sollievo assoluto la notizia che si aprivano spazi di salvezza per tutti. Percepimmo che qualcuno era dalla parte anche degli scartati da chi implorava l’eroismo della gente canuta: ed erano gli alpini che ebbero l’idea e la realizzarono del prefabbricato bergamasco (onore anche al sindaco Gori), e per una volta la capacità organizzativa e la voglia di rischiare la faccia e le consuete denigrazioni e denunce da parte della giunta lombarda, che pensò bene di ingaggiare come costruttore di cattedrali ospedaliere Guido Bertolaso. Già il fatto che si mettesse mano a questa impresa tirò su il morale. Si chiama fisiologia dell’ottimismo.  Sapere che le autorità lombarde – appoggiate peraltro dal ministro della Salute Roberto Speranza – provvedevano a estirpare qualche zanna al mostro cinese, consentì di stabilire un nesso di fiducia tra gente comune e livelli politici regionali, d’accordo entrambi non fosse il caso di usare il Corona come una grande scopa per ringiovanire l’età media.

Il fango

Gli sputi? Il fango? Una macchinetta giornalistica è entrata subito in azione. Il Fatto quotidiano si tirò subito avanti con il lavoro di character assassination, come dicono quelli bravi.  Già il dieci marzo a lavori appena accennati ecco il titolo dell’editoriale “Disguido Bertolaso”. Una semina di odio preventivo. Che comincia a manifestarsi a ospedale fatto, trattato come operazione propagandistica tipo battaglia del grano di Mussolini. Due giorni dopo l’inaugurazione del 31 marzo la butta sul ridere, con la classica satira mortuaria, specialità della casa. Mette a confronto il numero dei morti e dei malati gravi con la “misera cifra” che “il prode assessore Gallera” annuncia come disponibilità iniziale. Il titolo del 2 aprile è classificabile nella categoria delle battutone: “Miracolo a Milano” per spiegare che era una finta, una pinzillacchera. Lo chiama “ospedalino”.  Accuserà dopo pochi giorni “la giunta lombarda (di) tentare goffamente di nascondere dietro le parate e le trombette il record mondiale di morti della Lombardia”. Propone pure il commissariamento della Regione, prendendo a pretesto proprio questa opera: “Solo chiacchiere e propaganda, incluso il Bertolaso Hospital che doveva creare alla Fiera ‘600 posti letto’ e, a due settimane dall’inaugurazione e a una dall’apertura, ospita 10-12 malati con 50 medici e infermieri rubati agli ospedali pubblici”. Invece di essere contento che non c’è bisogno di stiparlo come un uovo si lamenta. Si provvede dunque immediatamente a intervistare un immunologo di stanza in Germania, Luciano Gattinoni, un samaritano che a quanto pare soccorre i ricchi, il quale fornisce questo titolo: “L’ospedale in fiera? Fa ridere i polli”. Aggiunge: “Quella non è medicina, è politica”. Il 16 aprile ecco un dossier: “Un bluff per quattro gatti”, anche se magari erano persone morenti, per chi attacca il centrodestra qualsiasi modo per denigrare va bene.
Infine con due poderosi articoli ecco Gianni Barbacetto. La cui trama è presto detta: soldi buttati per pochi sfigati, meno male che ora interviene la Guardia di finanza. Poi il finale da salotto alto borghese: “Il trio Fontana-Gallera-Cajazzo (dirigente della Regione, ndr) ha fatto invece l’ospedale glam della Fiera, che sarà studiato come case history della disfatta nella nuova Milano da bere”. Qualunque cosa voglia dire fa la sua scena.
Ed ecco che pochi giorni fa dalla Gruber opportunamente Alessandro Sallusti chiede conto a Travaglio di questa campagna denigratoria, mica che desideri chiedere scusa. Marchetta-per-Conte-Travaglio risponde: “Le critiche all’ospedale in Fiera? Le hanno fatte i medici, non io”. Premio Faccia di Tolla.

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