“Francesco”: al Festival del Cinema di Roma un docufilm sul Papa

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Rimarrà deluso, probabilmente, chi guarderà questo documentario cercando novità, riflessioni originali e altri spunti sul Papa argentino e sul suo magistero. Né gioverà alla sua promozione raccogliere frasi disseminate qua e là o estrapolate dal loro contesto per rilanciare presunte nuove “aperture” o riconoscimenti. D’altra parte, “Francesco”, il film del regista americano Evgeny Afineevsky presentato mercoledì 21 ottobre in anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma, si presenta come una “summa” in video e un riassunto in grandi linee del pontificato iniziato il 13 marzo di sette anni fa.   

Con immagini di suadente bellezza iconica – ed è qui uno dei motivi di interesse dell’opera – il docufilm riepiloga i temi chiave del messaggio bergogliano, come la custodia del creato, la denuncia contro la cultura dello scarto, l’attenzione ai poveri, la prossimità ai migranti e ai rifugiati. Temi e predicazioni che si inseriscono all’interno del fluire delle cronache di questi ultimi anni: il conflitto in Siria, le migrazioni dei popoli da Sud a Nord, le rappresaglie e le violenze in tante parti del mondo, le costruzioni di muri e argini, l’integrazione di genere, gli abusi sessuali. Per ognuna di queste vicende, il Papa parla e agisce. Lo rivediamo allora accogliere in Vaticano i rifugiati siriani incontrati a Lesbo con il patriarca Bartolomeo e sedersi amabilmente a tavola con loro in una calda giornata estiva. Lo sentiamo tuonare contro le disuguaglianze dovute al reddito; contro i genocidi e le segregazioni razziali, di cui furono vittime un secolo fa gli Armeni e di cui sono oggetto oggi i Rohingya; contro la povertà che relega ai margini nelle periferie del mondo o contro l’ergersi del muro ai confini tra Messico e Stati Uniti o nei territori palestinesi. Lo vediamo denunciare lo scandalo delle violenze sessuali sui minori, al centro dell’incontro vaticano con i vescovi del 2019 e su cui ha istituito una speciale commissione pontificia di tutela; lo ascoltiamo usare parole di vicinanza, già adoperate da cardinale negli anni di episcopato a Buenos Aires, per gli omosessuali e per la loro non discriminazione in un contesto di legalità, ma senza che questo possa adombrare il riconoscimento di ulteriori diritti come il matrimonio. 

Terminato di girare a giugno scorso, in piena pandemia, il film si apre con le immagini della preghiera in solitaria del 27 marzo in una piazza San Pietro bagnata dalla pioggia. Pur non essendo volutamente, per indicazione dello stesso Pontefice, che non lo ha ancora visto per intero, un film biografico, il documentario alterna flash e ricordi di vita di Jorge Mario Bergoglio bambino, adolescente, novizio, gesuita e infine arcivescovo bonaerense con contributi audio e video del pontificato selezionati dai viaggi, dalle udienze e dagli incontri. Il tutto con interventi originali del Papa stesso, raccolti in cinque incontri avuti con il regista, o estrapolati da omelie e discorsi ufficiali, e accompagnati dalle voci del cardinale Tagle, dell’arcivescovo Scicluna, del nipote José Ignacio Bergoglio, di esponenti della Comunità di Sant’Egidio, di suor Norma Pimentel, religiosa al servizio dei migranti al confine tra Usa e Messico, di Juan Carlos Cruz, vittima e attivista contro gli abusi sessuali. Nel film parlano anche l’arcivescovo di Bangui, il cardinale Nzapalainga, gli attivisti dei diritti civili in Argentina Estela Barnes de Carlotto e il premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel, il giornalista e biografo Sergio Rubin. A essi si aggiungono, a inquadrare il percorso diplomatico e religioso del Papa, il presidente armeno Sarkissian e il primo ministro del Bangladesh Sheikh Hasina, i rabbini Abraham Skorka, Daniel Goldman e Arthur Schneier, lo sceicco Omar Abboud, e padre Michael Perry, ministro generale dei Frati Minori. Da ultimo, nel film appare anche il Papa emerito, Benedetto XVI, con le parole di ringraziamento al successore pronunciate durante la cerimonia di commemorazione in Vaticano del suo 65° anniversario di ordinazione sacerdotale. 

Il film su Papa Francesco è prodotto da Den Tolmor, produttore nominato agli Oscar, e in parte con la Ucla School of Theater, Film and Television, insieme al produttore Eric Esrailian, nominato agli Emmy per l’impegno sociale, imprenditore e medico, e al produttore Teri Schwartz, nominato ai Golden Globe ed ex preside di Ucla Tft. Dopo l’anteprima romana, il film sarà presentato negli Stati Uniti al Savannah Film Festival il 25 ottobre prossimo, a cui seguirà la proiezione al Fort Lauderdale International Film Festival, in Florida, del 13 novembre, mentre non è ancora nota l’uscita nelle sale o sulle piattaforme internet e tv.

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