60SA. Emerge dalle tenebre un’altra “dama di Becciu”. Ma questa pregiudicata la conosciamo già, esperta di minacce e ricatti

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Lo scandalo finanziario della Segreteria di Stata non smette di vomitare retroscena squallida. Questa volta è Gianluigi Nuzzi che fornisce dei dettagli in un articolo oggi su La Stampa (“L’altra donna dei misteri vaticani. Così Chaouqui minacciava Becciu”): “Per anni la consulente condannata per il caso Vatileaks 2 mandò messaggi al cardinale”.

Così, lo scandalo dei soldi dei poveri affidati per opere di bene alla Chiesa Cattolica Romana e scialacquati in “opache” (dixit il Cardinal Segretario di Stato Pietro Parolin, uomo informato dei fatti) operazioni finanziarie (incluso lo svuotamento del fondo riservato del Papa), fa riapparire sul palcoscenico da avanspettacolo di una soap opera clericale un’altro losco individuo femminile, oltre a Cecilia Marogna (battezzata “dama di Becciu”), arrestata lo scorso 13 ottobre dalla Guardia di finanza a Milano con un mandato di cattura internazionale tramite Interpol, accusata di peculato e appropriazione indebita [QUI e QUI].

Francesca Immacolata Chaouqui, nei tempi di “gloria” ecclesiastica.

La seconda “dama di Becciu”, sarebbe la pregiudicata vaticana Francesca Immacolata Chaouqui, classe 1981, calabrese-marocchina nata San Sosti, scelta nel 2013 da Papa Francesco scelse per la COSEA-Pontificia commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa (istituita con chirografo del 18 luglio 2013), condannata il 7 luglio 2016 nel processo Vatileaks 2 dal Tribunale dello Stato della Città del Vaticano a 10 mesi di reclusione con la pena sospesa per 5 anni, “per concorso in divulgazione di documenti riservati”. Dopo la condanna ha dichiarato, con delle parole inequivocabili (con cui conferma di aver portato le carte della COSEA fuori della Città del Vaticano e potrebbe usarle): “Ho vinto… A casa ho tutti documenti e potrei darli a chi voglio…”.

Emergono – scrive Nuzzi su La Stampa – dei messaggi di minaccia continuativi che avrebbe inviato all’allora monsignore Angelo Becciu. È fine settembre dell’anno 2017, quando lo scandalo 60SA, partito dalla compravendita del palazzo di lusso a Londra da parte della Segreteria di Stata era ancora di là da venire. La “Papessa” affila le parole con la carta abrasiva P12 e verga con tutta la rozzezza che è suo marchio di fabbrica da PR, il messaggio all’allora Monsignor Angelo Becciu, potente numero due della Segreteria di Stato dal 2011 al 2018: “L’unica cosa che può nuocerti davvero (gli affari con Tirabassi, Crasso, Mincione, a Zurigo, ecc. con i soldi dell’Obolo) la tengo per me. Io non ti odio. Ascolta ti offro la pace per la seconda volta”. Per quasi due anni – prosegue Nuzzi – la Chaouqui aveva avviato un rapporto con l’allora Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato di Sua Santità, mandandogli decine di messaggi in una chat privata, a cui Becciu non rispondeva mai. Ma è sorprendente come non solo il Sostituto non avesse bloccato la Chaouqui sin dai primi messaggi subdoli ricevuti, ma nemmeno avesse denunciato le pressioni patite.

Nuzzi riporta su La Stampa queste conversazioni, “con pressioni, allusioni, veri o presunti retroscena, confidenze e richieste”: «Fra qualche tempo ti scriverò una lettera chiedendoti di incontrare il Papa e porre fine alla guerra, (…) poi mi rifai avere la tessera della spesa e della benzina quando esco per favore. Hai la mia parola che tutto finisce, mai più guerra tra di noi, (…), facciamo pace. Ti sto offrendo la mia alleanza, ti serve e lo sai bene. (…) Pensaci e datti una regolata, (…) non cercare di stravincere o finisci che commetti degli errori e perdi tutto. (…) Vedi don Angelo, sono stata nella tua terra ad informarmi prima su di te prima di scrivere ». E prosegue in modo allusivo: «Portare le carte in procura. (…) Ora sono vittima ma se diventassi carnefice? Ti chiama don Carmelo per venirti a trovare e consegnarti la lettera di grazia affinché sia tu a darla al Papa. Il Papa e molti suoi amici devono sapere della nostra alleanza».

Gianluigi Nuzzi ricorda che “Becciu è stato ridotto nei poteri ecclesiastici da Francesco perché, tra l’altro, è accusato di peculato e di aver dirottato senza titolo a un’altra donna, Cecilia Marogna, la 39enne cagliaritana ora detenuta nel carcere di San Vittore, mezzo milione di euro dai forzieri della Segreteria di Stato”. E aggiunge: “Dunque Chaouqui e Marogna, due donne all’apparenza cattoliche e devote, dalle relazioni anche ambigue, avversarie tra loro, dall’agire talvolta spregiudicato con un obiettivo primario: stringere un patto d’acciaio con Becciu, ottenere favori, e soprattutto affidavit da utilizzare come apriporta nelle relazioni e negli affari”.

Pro memoria

La locuzione latina “pro memoria”, tradotta letteralmente significa per la memoria, per ricordare. Alla poca memoria viene in aiuto un appunto “pro memoria”, normalmente scritto su un libriccino chiamato “agenda”. Anche “agenda” è parola latina, che significa “cose da fare”…

Francesca Immacolata Chaouqui
Facebook, 27 settembre 2020
Sulle note vicende vaticane non rilasceró commenti o interviste. Non ho niente da dire. Quello che dovevo dire, nel rispetto del ruolo e del compito che il Santo Padre mi ha affidato nominandomi commissario Pontificio in un organo che riporta esclusivamente a Lui, l’ho detto a chi di dovere nelle modalità previste dalle funzioni del ruolo.
Mi dispiace per Sua Eminenza e per il male che mi ha fatto in termini umani, ma di questo male l’ho perdonato già tanto tempo fa.
Io vado avanti per la mia strada, con la mia famiglia, il mio lavoro, la mia vita e l’unica cosa che mi riguarda in riferimento al Vaticano è quello di servire il Papa e la chiesa con Lealtá quando c’è bisogno di me. Con determinazione e coraggio. Come non ho mai smesso di fare, mai un solo giorno. Senza medaglie, senza cerimonie. Nei fatti e nella Verità.
#piùdituttoalmondo

Francesca Immacolata Chaouqui
Facebook, 31 ottobre 2019

Due foto.
Una di 4 anni fa e una oggi.
4 anni fa ero in carcere in Vaticano. Due giorni dopo iniziava una gogna mediatica che aveva un solo obiettivo: uccidermi.
Uccidere la mia credibilità professionale, uccidere il mio amor proprio, uccidere la mia dignità, distruggere la mia famiglia, passando sopra ad un gruppetto di cellule di 1,2 mm che era Pietro a quell’epoca. Il Cardinale Becciu all’epoca ha usato il mio corpo, la mia carne (nel senso che non ha badato a che fossi incinta x montarmi contro quel circo disgustoso) il mio cuore, la mia anima per dimostrare due cose: la prima che Bergoglio non doveva fare nomine senza di lui, la seconda che nessuno, nemmeno un commissario pontificio poteva mettere il naso negli affari della segreteria di stato. Nelle sue scelte.
4 anni dopo, 4 anni in cui a volte il ricordo di quella notte mi spacca il cuore, tiro le fila.
Io scoprii le opacità dell’obolo. Ne ho pagato il prezzo ma 4 anni dopo in Vaticano ogni singolo mio nemico è stato spazzato via dalla verità. Ognuno. Gli accusati sono diventati accusatori. I traditori i vincitori.
Ed io, che decine di volte a Becciu ho chiesto in questi anni di spiegarmi come conciliasse l’eucarestia con il bisogno fisico di volermi morta, sono qua.
Fanculo se sono qua.
Esattamente dove Sua Eminenza non voleva che stessi. 4 anni dopo, stasera, affacciata al mio balcone, penso all’inchiesta in corso, alla giustizia fatta, penso a quel che ho fatto in Vaticano due giorni fa, e penso che ancora una volta la mia storia è una storia incredibile. Penso che chi pensava che avrei smesso di aiutare il papa x quattro giornalate sbagliava di grosso. Penso che nessuna donna ha mai affrontato la battaglia che ora sto vincendo in Vaticano e un po’ di questo vado fiera.
Penso che aver perdonato Becciu, non essermi vendicata sia un merito enorme. Al mio essere cristiana in primis. Tanto ci sta pensando la vita x bene.
Non mollate mai amici miei. Mai.
Resistere è uno stato mentale

Foto di copertina: Gianluigi Nuzzi, Emiliano Fittipaldi, Francesca Immacolata Chaouqui e Monsignor Lucio Vallejo Balda sul banco degli imputati nell’Aula del Tribunale Vaticano per il processo Vatileaks 2.

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