A Roma le fedi invitano ad essere ‘artigiani della pace’

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Con un minuto di silenzio e l’accensione del candelabro in piazza del Campidoglio a Roma si è concluso il meeting di preghiera per la pace, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, per proseguire lo ‘spirito di Assisi’, fortemente voluto da san Giovanni Paolo II; e nell’appello finale le religioni hanno espresso questo bisogno di pace, al di là delle diverse fedi, confessioni e tradizioni, al servizio del dialogo e della fraternità e non della guerra, del terrorismo, dei radicalismi e dei fondamentalismi che spesso si fanno scudo della religione per coprire o favorire ben altri interessi, nazionalisti o geostrategici:

“Ci appelliamo ai governanti, perché rifiutino il linguaggio della divisione, supportata spesso da sentimenti di paura e di sfiducia, e non s’intraprendano vie senza ritorno. Guardiamo insieme alle vittime. Ci sono tanti, troppi conflitti ancora aperti.

Ai responsabili degli Stati diciamo: lavoriamo insieme ad una nuova architettura della pace. Uniamo le forze per la vita, la salute, l’educazione, la pace. E’ arrivato il momento di utilizzare le risorse impiegate per produrre armi sempre più distruttive, fautrici di morte, per scegliere la vita, curare l’umanità e la nostra casa comune.

Non perdiamo tempo! Cominciamo da obiettivi raggiungibili: uniamo già oggi gli sforzi per contenere la diffusione del virus finché non avremo un vaccino che sia idoneo e accessibile a tutti. Questa pandemia ci sta ricordando che siamo sorelle e fratelli di sangue”.

Infine i capi religiosi si sono rivolti ai fedeli per essere ‘artigiani di pace’: “A tutti i credenti, alle donne e agli uomini di buona volontà, diciamo: facciamoci con creatività artigiani della pace, costruiamo amicizia sociale, facciamo nostra la cultura del dialogo.

Il dialogo leale, perseverante e coraggioso è l’antidoto alla sfiducia, alle divisioni e alla violenza. Il dialogo scioglie in radice le ragioni delle guerre, che distruggono il progetto di fratellanza inscritto nella vocazione della famiglia umana”.

Durante la preghiera ecumenica il papa ha ricordato la crocifissione di Gesù, come aveva sottolineato papa Benedetto XVI al termine della Via Crucis del 2008: “Cari fratelli e sorelle, sul Calvario è avvenuto il grande duello tra Dio venuto a salvarci e l’uomo che vuole salvare sé stesso; tra la fede in Dio e il culto dell’io; tra l’uomo che accusa e Dio che scusa.

Ed è arrivata la vittoria di Dio, la sua misericordia è scesa sul mondo. Dalla croce è sgorgato il perdono, è rinata la fraternità: ‘la Croce ci rende fratelli’. Le braccia di Gesù, aperte sulla croce, segnano la svolta, perché Dio non punta il dito contro qualcuno, ma abbraccia ciascuno. Perché solo l’amore spegne l’odio, solo l’amore vince fino in fondo l’ingiustizia. Solo l’amore fa posto all’altro. Solo l’amore è la via per la piena comunione tra di noi”.

Infine ha affermato che la croce non è ‘stoltezza’: “Quella che agli occhi dell’uomo è una perdita è per noi salvezza. Impariamo dal Signore, che ci ha salvati svuotando sé stesso, facendosi altro: da Dio uomo, da spirito carne, da re servo. Invita anche noi a ‘farci altri’, ad andare verso gli altri.

Più saremo attaccati al Signore Gesù, più saremo aperti e ‘universali’, perché ci sentiremo responsabili per gli altri. E l’altro sarà la via per salvare sé stessi: ogni altro, ogni essere umano, qualunque sia la sua storia e il suo credo. A cominciare dai poveri, i più simili a Gesù.

Il grande arcivescovo di Costantinopoli san Giovanni Crisostomo scrisse che ‘se non ci fossero i poveri, in larga parte sarebbe demolita la nostra salvezza’. Il Signore ci aiuti a camminare insieme sulla via della fraternità, per essere testimoni credibili del Dio vero”.

Nel saluto iniziale il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha affermato che è necessario far vivere lo ‘Spirito di Assisi’: “La sofferenza che tutti i continenti stanno provando assume il significato di un richiamo che la storia ci rivolge per la pace e la cooperazione tra i popoli della famiglia umana. Un richiamo che rende ancor più evidente l’insensatezza della guerra, oggi come nel passato…

La speranza sarà più forte di ogni ostacolo, non sarà più irraggiungibile se le donne e gli uomini di buona volontà si impegneranno vivendola concretamente nel loro quotidiano.

La testimonianza delle religioni è profezia che può aiutare il mondo a scuotersi dalla rassegnazione, dalla sfiducia, dal rancore. Mentre viene distorta, volgendo in blasfemia, quando viene piegata a giustificare contrapposizioni e odio, ad alimentare conflitti, a inneggiare al fanatismo e alla violenza sulle genti”.

Il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, ha sottolineato che la salvezza si raggiunge anche nella salvaguardia del creato: “Nella tradizione Cristiana, l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio e molte volte questo è stato interpretato da una certa teologia, come una sorta di supremazia dell’uomo sul resto del creato.

Non una condivisione di quella ‘anima vivente’ presente nella intera azione creatrice di Dio, ma un dominio assoluto dell’essere umano sull’intero universo. Dobbiamo sovvertire anche quest’ordine antropologico e comprendere che la Casa comune è come la casa degli specchi.

Uno specchio in cui vediamo riflessa la nostra immagine, come quella di ogni nostro fratello e con noi ogni elemento del creato. Creati a immagine e somiglianza di Dio, vediamo in noi la immagine del nostro fratello e in ogni essere umano il frammento divino. Guardando ciò che sta attorno a noi, vediamo l’opera divina che vi è contenuta”.

(Foto: Comunità di Sant’Egidio)

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