Evangelizzare grazie alla sovranità del Vaticano

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“ La sovranità che la Santa Sede ha conquistato con i Patti lateranensi non deve assolutamente essere persa, ne va la libertà della Chiesa nel mondo.” Questa affermazione non è di un uomo della Curia romana, ma di un gesuita svedese che vive ogni giorno la “battaglia” contro la secolarizzazione in un paese praticamente di frontiera. A Uppsala da qualche anno la Chiesa cattolica, grazie all’impegno dei gesuiti che dagli anni ’50 sono arrivati nella cittadina universitaria svedese, ha di nuovo una università. Era dai tempi della Riforma protestante che non succedeva. Una riforma che ha reso difficile per secoli ai cattolici potersi esprimere. Oggi l’ Istituto Newman è una realtà fondamentale nel panorama universitario e la rivista Signum che i gesuiti editano da qualche decennio è davvero un “segno” ad alto livello nel paese scandinavo. Quassù al nord Europa in questa stagione di corvi ci sono solo quelli che svolazzano intono agli alberi che perdono le foglie che davvero sembrano d’oro. Le nuvole grigie autunnali fanno immaginare la difficoltà della piccola comunità cattolica di essere presente nella società “grigia” e sempre più secolarizzata.

Un tempo ad esempio, gli immigrati di paesi cattolici per prima cosa cercavano di inserirsi nella vita della parrocchia. Ora non è più così. Ci sono i polacchi, che rimangono molto attivi, e qualcuno di lingua spagnola. Ma è nell’università che a Uppsala si affronta la sfida. Così il parroco cattolico della città consiglia agli studenti di leggere i due volumi su Gesù di Benedetto XVI. Periferia del mondo cattolico? Si per alcuni aspetti lo è di certo. Ma forse è proprio qui che si può imparare a vincere la sfida della nuova evangelizzazione. Ed è per vincere questa sfida che la Chiesa ha bisogno della sovranità della Santa Sede. Nelle grandi ed efficienti aule universitarie di Uppsala, come in quelle di molte altre università europee e del resto del mondo a nessuno interessa sapere quali e quante rogatorie sono state fatte dallo stato italiano al Vaticano, e in che data è arrivata la risposta.

Anche perché, lo abbiamo visto proprio in questi giorni, se lentezza c’è stata è venuta da parte italiana. La interrogazione parlamentare che sembrava dovesse far tremare la Chiesa cattolica si è rivelata quasi un autogol. Così come abbiamo visto la Curia Romana ha trovato il modo di affrontare in modo “moderno” la selezione del personale. Insomma la Chiesa cattolica, la Santa Sede, la Curia, lo Stato della Città del Vaticano non hanno bisgno di informare i giornali ogni qual volta si prende una iniziativa o si agisce in qualche settore, o si hanno rapporti con altri stati. Perché non c’è nessuno che debba fare una campagna elettorale e debba condizionare l’opinione pubblica attraverso l’uso dei media. La Chiesa, la Santa Sede fanno quello che devono e che credono giusto fare in base a criteri diversi. A volte si sbaglia, certo, tutti gli uomini sbagliano, anche i pontefici.

Ma questa non è nemmeno una notizia, è solo una realtà con la quale tutti facciamo i conti ogni giorno. Torniamo allora alla “necessaria” sovranità dello Stato della Città del Vaticano, quel tanto di corpo che sostiene l’anima della Chiesa come disse Pio XI nel 1929. Quel Papa che decise di non accettare un codice penale positivista per mantenere quello liberale, quel Papa che chiamò Guglielmo Marconi per affidargli la più innovativa delle stazioni radiofoniche, quel Papa che ha fatto del Vaticano uno stato moderno, che ha affidato lo studio sull’ordinamento giuridico dello Stato della Città del Vaticano a Federico Cammeo, ebreo e amicissimo di Francesco Pacelli, fratello del futuro Pio XII. Anche questo bisogna ricordare quando si parla del Vaticano, della sua funzione sociale e giuridica, diplomatica e di tutela delle libertà.

E questo si comprende forse meglio allontanandosi un po’ dal centro, da Roma, arrivando in quella “periferia” che cerca di comprendere perché leggendo i giornali internazionali si capisca così poco della vicenda vatileaks che da paesi come la Svezia, sembra solo quello che in effetti é: un fattaccio di cronaca che non interessa ai cristiani del mondo. Ben altre sono le sfide da affrontare, e che la Chiesa nel mondo affronta anche perché non deve essere sottomessa a nessun potere nazionale.

 

Nella foto il Crocifisso della Parrocchia di S:kt Lars a Uppsala

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