Ignatius Press pubblica il “Diario della prigione” del Cardinale Pell

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La casa editrice americana Ignatius Press pubblicherà in gennaio 2021 il “Prison Diary” (Diario della prigione) del Cardinale George Pell, con un’introduzione di George Weigel. L’opera è promossa in Italia, con la pubblicazione di alcuni estratti, dal mensile Il Timone: “Lo spessore spirituale del porporato australiano che emerge da questo scritto vola più alto di tutti i corvi che gracchiano qua e là svolazzando sulle sacre stanze. Il Papa ha un leale collaboratore in più”.

Il Cardinale Pell, 79 anni, è stato rilasciato nell’aprile 2020 dopo la sua assoluzione. Durante i suoi 400 giorni di detenzione, il Cardinale Pell ha scritto mille pagine di riflessioni sulla sua vita in prigione, la Chiesa cattolica, il suo lavoro in Vaticano, la politica, la società e persino lo sport. Poiché l’intero diario è di circa 1.000 pagine, Ignatius Press lo pubblicherà in tre volume, ha detto il caporedattore Padre Jaseph Fessio a giornalisti.
“Martire prima dei tradimenti vaticani – a cominciare dal Vertice – e poi di una delle più ignobili montature a cui ci sia stato dato di assistere, un caso Dreyfus cattolico se mai ce n’è stato uno”, commenta Marco Tosatti, introducendo su Stilum Curiae di oggi alcune riflessioni (“Le morbide bastonate di Pell a Bergoglio”).

“Questa non è solo la vittoria di un uomo o la vittoria della Chiesa in Australia”, scrive Padre Fessio. “Ha mostrato al mondo intero fino a che punto andranno i nemici della Chiesa e quanto sono disonesti nello screditarla”.

Il 12 ottobre Francesco ha ricevuto il Cardinal George Pell in Udienza privata (non ha potuto ignorarlo, come ha fatto invece con il Cardinale Zen). “Chissà però quanti fulmini usciranno dalle sue labbra misericordiose, quando leggerà il diario del cardinale australiano”, si legge su Stilum Curiae. Per far capire che Francesco l’ha ricevuto “obtorto collo”, si ricorda la lunga intervista concessa da Bergoglio a Televisa nel maggio 2019 (testo su Vatican News del 28 maggio 2019). «L’unico ‘reo dubbio’ di cui Bergoglio non prese le difese era proprio l’unico sicuramente innocente: il Cardinal Pell! Riguardo a lui il giudizio fu categorico: ‘Il cardinale Pell lavorava qui nella Curia e l’ho scelto io perché me lo avevano chiesto (notare la precisazione, ndr). Stava per essere nominato qui già prima, c’era stato qualche indizio, ma c’era anche stato un processo dal quale era uscito pulito…Il Cardinale Pell ovviamente è in carcere ed è stato condannato. È ricorso in appello, ma è stato condannato”. Leggiamo con attenzione: Bergoglio fa capire che non è stato lui a volere Pell in quel ruolo chiave; e poi lo scarica senza indugi! Chi credeva davvero alla colpevolezza di Pell, in Vaticano? Nessuno. O forse solo Bergoglio? Perché nel caso del cardinale australiano nessuna dichiarazione prudenziale, come per gli altri amici? Ad essere cattivi si potrebbe notare che mentre Pell era mal sopportato, il suo nemico, Becciu, veniva esaltato!».

Poi, Stilum Curiae torna al diario della prigione del Cardinale Pell: «Si tratta di un’opera pregevole, da cui si evince una fede granitica, straordinaria, provata dalla galera e dal tradimento subito proprio dentro la chiesa stessa; un diario quasi privo di polemica, ma, qua e là, salace. Riporto solo qualche battuta utile a capire lo scontro non tra due uomini, ma tra un uomo di fede, un vero e proprio martire, e l’attuale occupante del soglio pontificio. Ad un certo punto, dopo aver più volte invitato i pastori a non tradire Cristo con falsi aggiornamenti, Pell scrive: “Per questo l’interpretazione argentina e quella maltese ‘approvate’ di Amoris laetitia sono tanto pericolose”. Non c’è traccia, se non mi sbaglio, di polemiche legate alla sua persona: Pell non perde tempo a ricordare di essere stato abbandonato ai carnefici dal suo diretto superiore, non accenna ai Giuda di cui forse sospetta l’esistenza, ma non può tacere di fronte al tentativo di Bergoglio di stravolgere la morale cattolica nel campo del matrimonio. Già nel 2015, durante il sinodo della famiglia che tante divisioni ha portato e nessun frutto, Pell ebbe occasione, con i confratelli africani, i cardinali Burke, Caffarra…  di farsi sentire. Oggi lo ribadisce: la morale cattolica non è proprietà degli argentini, né di quelli a Roma né di quelli a Buenos Aires! Un altro inciso interessante: “Una donna ritiene che il Signore mi stia facendo riparare per McCarrick… sarei felice di contribuire un po’ a questo, perché egli ha fatto molti danni, resi più profondi dall’insabbiamento e dal suo ritorno quando Benedetto si è dimesso”. Caspita! Pell è chiaro: McCarrick, notoriamente fan di Bergoglio, messo all’angolo da Benedetto, è tornato in campo… proprio con l’elezione di Bergoglio (il quale, nella già citata intervista a Televisa, dichiarava: “Di McCarrick non sapevo nulla, naturalmente, nulla”). Un’ultimo passaggio dal diario di Pell, che prendo sempre dall’ottimo mensile il Timone: “Durante i due sinodi sulla famiglia alcuni hanno proclamato ad alta voce che la Chiesa è un ospedale o un porto per rifugiati. Questa è solo una delle immagini della Chiesa, lontana da quella più utile e importante, perché la Chiesa deve mostrare come non diventare malati, come evitare il naufragio, e in ciò i Comandamenti sono fondamentali”. Come dire, meglio di così, che la insistita e reiterata immagine di Bergoglio (la Chiesa come ospedale da campo, la chiesa come porto dei migranti) è assolutamente lontana da ciò che la Chiesa deve essere davvero?».

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