ElleOne per minorenni: la libertà dietro l’angolo?

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Nei giorni scorsi l’Agenzia italiana del farmaco ha liberalizzato il commercio di EllaOne, nota come ‘pillola dei 5 giorni dopo’, perché il suo principio attivo (l’ulipristal acetato) agisce modificando l’attività dell’ormone naturale progesterone, necessario per l’ovulazione, ritardandola, ma solo se assunto entro 120 ore dal rapporto, togliendo l’obbligo di esibire al farmacista la prescrizione medica anche per le minorenni, dopo che nel marzo 2016 era già stato eliminato sopra i 18 anni.

Con questa decisione EllaOne è equiparata a un farmaco da banco, come le pastiglie per la gola o il colluttorio. La ricetta è obbligatoria per farmaci (come gli antibiotici) dei quali va fatto un uso controllato e solo quando strettamente necessario. Secondo i dati della Relazione ministeriale sull’attuazione della legge 194, di EllaOne si è passati dalla vendita di 145.101 confezioni nel 2015 alle 260.139 nel 2018.

Il direttore generale di Aifa, Nicola Magrini, ha così motivato la decisione: “Si tratta di uno strumento altamente efficace per la contraccezione d’emergenza ed è anche, a mio avviso, uno strumento etico in quanto consente di evitare i momenti critici che di solito sono a carico solo delle ragazze. Voglio sottolineare che si tratta di contraccezione di emergenza e che non è un farmaco da utilizzare regolarmente.

Al momento dell’acquisto in farmacia il farmaco sarà accompagnato da un foglio informativo che ha lo scopo di promuovere una contraccezione informata ed efficace ed evitare un uso inappropriato della contraccezione di emergenza.

In questa ottica, AIFA svilupperà presto un sito ad hoc, con informazioni e indicazioni approfondite sulla contraccezione. La contraccezione, infatti, di cui la pillola anticoncezionale rappresenta una possibile opzione, consente a tutte le donne di programmare una gravidanza e, più in generale, la propria vita.

Ricordo infine che il farmaco è dal 2017 nella lista dei farmaci essenziali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per questa indicazione, come parte dei programmi di accesso ai farmaci contraccettivi, e che le gravidanze nelle teenager sono un importante indicatore di sviluppo di una società, che va tenuto ai minimi livelli”.

A tale notizia la vice presidente nazionale del Forum delle Famiglie, Emma Ciccarelli, ha affermato che è una scelta ‘superficiale ed irresponsabile’: “Quest’autorizzazione è un’umiliazione per le donne: solo chi non ha mai vissuto sulla propria pelle la pesantezza di una scelta tanto delicata, fatta in preda al panico e alla paura delle conseguenze, può consentire una tale azione… La donna conosce le criticità e la drammaticità di una scelta così estrema, che lascia per tutta la vita ferite indelebili nel corpo e nell’anima.

Non basta avvertire nel bugiardino che ‘non è un farmaco da utilizzare regolarmente’ se poi le ragazze (minori e dunque, per la legge italiana, non in piena facoltà d’intendere e volere) vengono lasciate sole a se stesse. Questa non è libertà: è scaricare ancora una volta sulle donne, specie in una fase assai delicata qual è l’adolescenza, una responsabilità di tale portata.

La libertà di accesso a questo farmaco per le minorenni equivale a mettere nelle loro mani un oggetto pericoloso e poi lavarsene le mani, favorire la deresponsabilizzazione a buon mercato, banalizzare la sessualità oltre che abdicare al compito educativo di noi adulti”.

Mentre il presidente del forum su facebook ha sottolineato di non mettere la situazione  sul piano ideologico, raccontando una storia, che potrebbe diventare ordinaria con una richiesta di tale pillola: “Buongiorno signor farmacista, mi servirebbe un Oki per mia madre che ha il mal di testa e una scatola di Ella One perchè non voglio rischiare di rimanere incinta avendo avuto un rapporto non protetto.

Allora Valentina, eccoti la scatolina di Ella One per te. Per quanto riguarda l’Oki devi dire a mamma che non posso dare ad una quindicenne senza ricetta medica quel tipo di medicine. Mi raccomando”.

E  conclude: “Ma stiamo scherzando? Cioè una famiglia deve prendere come ‘strumento etico’ (giuro nel comunicato c’è scritto questo) il fatto che sua figlia possa andare in farmacia a farsi dare questa medicina senza che almeno uno straccio di medico le parli per capire, quantomeno, se ha malattie o allergie ai farmaci tali da poter prendere quella pillolina?

Ma ci stiamo bevendo il cervello? Un minorenne giustamente non può: guidare un auto; comperare alcolici; comprare sigarette (anche elettroniche); fare una lampada abbronzante; acquisti online; fare un tatuaggio; fare un piercing; soggiornare da solo in un hotel. Però può andare in farmacia in perfetta solitudine e senza prescrizione medica a farsi dare la pillola dei cinque giorni dopo…

Chi ci guadagna con un’operazione questo tipo? Ma come: le case farmaceutiche sono sempre viste come avvoltoi quando si tratta di vaccini, mentre in questo caso sono dei buoni samaritani? Qui non si tratta di essere pro o contro l’aborto: non prendiamoci in giro, non la buttiamo sull’ideologia. Qui ci vuole l’onestà intellettuale di una mamma o di un papà. Siamo ancora in grado di educare? Questa è la domanda”.

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