Massimo Franco fa la radiografia del pontificato, con i “successi” e gli “incidenti”. La proiezione mondiale e i retroscena del Cortile di Domus Sanctae Marthae. Si omnia ficta…

Condividi su...

Il 24 settembre 2020 è uscito per Solferino il libro “L’enigma Bergoglio. La parabola di un papato” (336 pagine) del notista politico del Corriere della Sera Massimo Franco [1], saggio sulla Chiesa Cattolica Romano sotto Bergoglio: i meriti, le scelte e i limiti del Pontefice argentino. Particolarmente attuale il capitolo su ciò che si muove tra le massime istituzioni finanziarie e bancarie nello Stato della Città del Vaticano, ma contiene molti passaggi sulla cronaca, nonché di primaria importanza.

Retroscena, sia maschile, sia femminile, in questo caso…
Sostantivo maschile, il retroscena
: quanto si svolge dietro la scena in senso figurativo, complesso di fatti, di particolari, di manovre che, deliberatamente occultati, rendono incompleta o distorta l’immagine di una situazione (“c’è un retroscena poco pulito”).
Sostantivo femminile, la retroscena: la parte del palcoscenico che rimane invisibile agli spettatori.

“Vera gloria radices agit atque etiam propagatur, ficta omnia celeriter tamquam flosculi decidunt nec simulatum potest quicquam esse diuturnum” (Marcus Tullius Cicero, De Officiis) [2].

Vanagloria, l’accentuato compiacimento di sé, che, pur senza alcun fondamento di meriti effettivi, determina una smodata ambizione, sentimento di vanità, di fatuo orgoglio, per cui si ambisce la lode per meriti inesistenti o inadeguati. Nella teologia morale cattolica è definita come l’immoderato desiderio di manifestare la propria superiorità e di ottenere le lodi degli uomini: peccare di vanagloria.

“Pergula pictorum, veri nihil, omnia ficti” (Gaio Lucilio, Satirae) [Galleria di dipinti, nessuna verità, tutte invenzioni].

“Omnia mutantur, nihil interit” (Publio Ovidio Nasone, Metamorfosi) [Tutto muta, nulla perisce].

“La presenza costante a Santa Marta di prelati discussi e a volte indagati per gravi accuse nei loro Paesi” (Aldo Cazzullo) [3].

“Francesco è stato chiamato perché il modello di governo precedente aveva fallito. Bergoglio ha cercato di sostituire quel modello con il modello Santa Marta che però è scivolato in un modello di potere personalistico affidato a selezioni misteriose della classe dirigente” (Massimo Franco all’ANSA).

“«Francesco ha abolito la Corte pontificia per sostituirla con il cortile di Casa Santa Marta» è la battuta feroce che l’autore ha raccolto. In sostanza, cardinali — che hanno studiato per decenni per essere lì dove sono — vengono affiancati, scavalcati, sostituiti da personaggi a volte improbabili” (Aldo Cazzullo).

“La corsa ad andare in mensa con il Papa, a sedersi con il Papa, a mangiare con il Papa era diventata quasi una disciplina sportiva, con scene imbarazzanti e alla lunga fastidiose. Poi, quando è sopravvenuta l’emergenza Covid, in un primo tempo a Casa Santa Marta non si è compresa subito la dimensione del fenomeno, non si sono prese nell’immediato tutte le precauzioni necessarie a garantire la sicurezza del Santo Padre” (Aldo Cazzullo).

Sono tutti argomenti a cui abbiamo dato attenzione in passato e ci compiace che firme come Massimo Franco e Aldo Cazzullo – certamente non definibile come “nemici di Bergoglio” – li mettono sotto la loro lente. Per aiutare a capire il bergoglismo.

Massimo Franco.

[1] Massimo Franco (Roma, 6 novembre 1954) è notista, commentatore e inviato politico del Corriere della Sera. In precedenza ha lavorato come editorialista di Avvenire e inviato de Il Giorno e poi di Panorama. Saggista di fama, membro dell’International Institute for Strategic Studies di Londra (IISS), collabora alla trasmissione Otto e mezzo su LA7. Suoi articoli e analisi sono apparsi sulla rivista di geopolitica Limes, sulla rivista francese Études, sul bimestrale dell’IISS Survival, sul quotidiano Los Angeles Times. Vive a Roma, sposato con Ilaria Angeli (comproprietaria con il fratello Stefano della casa editrice Franco Angeli) e ha tre figli. Fino al 2011 ha collaborato con analisi su questioni italiane e vaticane a Comment is free, il sito online del quotidiano The Guardian di Londra.
Autore del bestseller “C’era una volta Andreotti” (Solferino 2019) e ha pubblicato “C’era una volta un Vaticano. Perché la Chiesa sta perdendo peso in Occidente” (Mondadori 2010) e “La crisi dell’impero vaticano. Dalla morte di Giovanni Paolo II alle dimissioni di Benedetto XVI: perché la Chiesa è diventata il nuovo imputato globale” (Mondadori 2013), tradotto negli USA. Inoltre è autore del volume su Papa Bergoglio “Il Vaticano secondo Francesco. Da Buenos Aires a Santa Marta: come Bergoglio sta cambiando la Chiesa e conquistando i fedeli di tutto il mondo” (Mondadori 2014), tradotto in Argentina. Da segnalare anche il suo libro sull’immigrazione “L’assedio. Come l’immigrazione sta cambiando il volto dell’Europa e la nostra vita quotidiana” (Mondadori 2016).

[2] Quamquam praeclare Socrates hanc viam ad gloriam proximam et quasi compendiariam dicebat esse, si quis id ageret, ut qualis haberi vellet, talis esset. Quod si qui simulatione et inani ostentatione et ficto non modo sermone sed etiam voltu stabilem se gloriam consequi posse rentur, vehementer errant. Vera gloria radices agit atque etiam propagatur, ficta omnia celeriter tamquam flosculi decidunt nec simulatum potest quicquam esse diuturnum. Testes sunt permulti in utramque partem, sed brevitatis causa familia contenti erimus una. Tiberius enim Gracchus, P. F., tam diu laudabitur, dum memoria rerum Romanarum manebit, at eius filii nec vivi probabantur bonis et mortui numerum optinent iure caesorum. Qui igitur adipisci veram gloriam volet, iustitiae fungatur officiis. Ea quae essent, dictum est in libro superiore” (Marci Tullius Cicero, De Officiis (Sui doveri), Libro 2).
[È vero che Socrate diceva, con parole assai famose, che la via più breve e quasi la scorciatoia per la gloria è quella di comportarsi in modo da essere tali, quali si voglia esser stimati; ma sbagliano in maniera molto grave quanti credono di poter ottenere una gloria duratura con la simulazione e con un vano ostentare, non solo con discorsi falsi, ma anche con l’aspetto esteriore. La vera gloria pone salde radici ed anche si accresce; ogni finzione cade rapidamente come i fiori delicati e non vi può essere alcuna simulazione duratura. Vi sono moltissimi esempi nell’uno e nell’altro caso, ma per brevità ci accontenteremo di quello di una sola famiglia. Si loderà Tiberio Gracco, figlio di Publio, fino a quando durerà il ricordo della romanità. Ma i suoi figli da vivi non riscuotevano l’approvazione dei buoni e da morti sono nel novero degli uccisi a giusta ragione. Colui che, dunque, vorrà ottenere la vera gloria adempia i doveri della giustizia. E nel libro precedente si è detto quali siano.]

Mons. Battista Mario Salvatore Ricca carezza Francesco.

[3] Va ricordata – come esempio per tutti – l’esistenza di Mons. Battista Ricca – “il prelato della lobby gay” lo definì Sandro Magister il 18 luglio 2013 – formalmente il Prelato dell’Istituto per le Opere di Religione “ad interim”, nonché Direttore della Domus Sanctae Marthae. Chi è questo chiacchierato personaggio e informatore principale di Martel per “Sodoma”, l’uomo di Papa Francesco al Torrione di Niccolò V, quello che riferisce direttamente al Santo Padre di quanto accade nella “banca di Pietro” e da lui difeso a gamba tesa?
Mons. Battista Mario Salvatore Ricca (Brescia, 22 gennaio 1956) è in servizio presso la Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato dal 2009. Dal 2005 al 2009 ha lavorato presso la Sezione Affari Generali della Segreteria di Stato dopo aver prestato la sua opera nelle Nunziature di Congo, Algeria, Colombia, Svizzera, Uruguay, Trinidad & Tobago dal 1989 al 2005. Ha studiato presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica dal 1985 al 1989. Dopo aver ricevuto l’ordinazione sacerdotale a Brescia nel 1980 è stato Vice-Parroco nella stessa città fino al 1985.
La domanda è: perché Mons. Ricca è ancora Prelato dello IOR (visto che è presentato ancora come “interim”) e ancora responsabile dell’albergo a 5 stella nella Città del Vaticano, la Domus Sanctae Marthae, nonché residenza del Sovrano regnante dello Stato della Città del Vaticano (occupandone un piano intero)? Nella Chiesa della trasparenza, della parresia, delle porte aperte e della collegialità sarebbe bello avere qualche risposta. Quando lo IOR in 2018 aveva quasi dimezzato il risultato, Mons. Ricca se ne uscì con un “bene così, ci ricorda che Istituto è secondario” (ANSA, 11 giugno 2019). Si potrebbe osservare che Mons. Ricca aveva perso l’occasione di stare zitto e di farsi dimenticare (ma anche se rimanendo in silenzio non riuscirebbe nell’impresa).
«I non pochi ecclesiastici dai disinvolti comportamenti omosessuali che popolano la corte di Bergoglio, da lui voluti vicini a sé ad uno ad uno: “in primis” quel monsignor Battista Ricca che dirige Casa Santa Marta e fa da tramite ufficiale tra il papa e l’Istituto per le Opere di Religione, la chiacchierata “banca” vaticana. Distintosi per condotte scandalose quando era consigliere di nunziatura ad Algeri, a Berna e più ancora a Montevideo, e per questo richiamato a Roma, Ricca ha visto il suo dossier personale in curia riscritto “ex novo” con cancellati questi suoi precedenti, ha rifatto da capo carriera ed è entrato nelle grazie dell’attuale papa, che riferì proprio a lui, all’inizio del suo pontificato, quella famosa frase: “Chi sono io per giudicare?” che è diventata di fatto un lasciapassare universale» (Sandro Magister – Settimo Cielo, 2 agosto 2018).

Tre notizie che riguardano la Santa Sede, legate tra loro con un filo rosso (porpora) – 10 ottobre 2020
L’ideologia del bergoglismo e non solo… “Fratelli tutti” simile al tipo di dialogo di San Paolo ad Atene, di ampio respiro che Francesco predilige. Lo stesso destino – 9 ottobre 2020
L’approfondimento. Intervista di Cazzullo al Cardinale Ruini: “La Chiesa italiana è in declino. Criticare Papa Francesco? Non vuol dire essergli contro – 6 ottobre 2020
Il Sostituto della Segreteria di Stato Edgar Peña Parra, fedelissimo di Papa Francesco, nel mirino dei magistrati vaticani. L’inchiesta di Emiliano Fittipaldi – 4 ottobre 2020
Le vere ragioni del bergoglismo – 26 settembre 2020
Lo strano caso del presunto abusatore Zanchetta, riapparso. E il processo promesso dal Papa a carico del suo amico? – 11 giugno 2020
La Città del Vaticano come un porto di mare #ilviruseugualepertutti #ilvirusnonperdona #soloinsiemecelofaremo – 18 marzo 2020
In principio era il caos in Vaticano. Obolo di San Pietro “opaco”. Mons. Perlasca indagato. Altri tremano – 19 febbraio 2020
Il Papa ha nominato Camerlengo di Santa Romana Chiesa l’Em.mo Card. Kevin Joseph Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita – 14 febbraio 2020

La presentazione di “L’enigma Bergoglio. La parabola di un papato” dall’editore Solferino

C’è un’ansia di cambiamento nel mondo. Francesco la raccoglie nei suoi gesti e nelle sue parole, specialmente in un tempo di crisi quale quello che stiamo vivendo. È chiaro che abbiamo tutti bisogno di capire che cosa ci sta accadendo, di dare una lettura umana e spirituale di quel che viviamo. Francesco, come si comprende in questo volume, assimila la visione di Sant’Ignazio di Loyola così come emerge negli Esercizi Spirituali. E afferma che i «desideri allargano il cuore»: è in essi che «si può discernere la voce di Dio» nella storia di oggi. Immergendoci in queste pagine ritroviamo le chiavi per comprendere l’esperienza religiosa e i criteri di azione del primo Papa gesuita della storia della Chiesa, e oggi unico leader mondiale dall’impatto veramente globale. Quello di Francesco è un invito alla ricerca, al cammino, al vivere un’inquietudine che ci libera dalle «reti e catene» dell’ipocrisia e del peccato, così come dalle «false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti». Questo volume ci aiuta a capire il Pontefice e la sua convinzione di quanto sia importante l’utopia intesa non come astrazione, ma come forza vitale e apertura al futuro a partire dal reale, da ciò che si è.
Dal giorno della sua elezione, Francesco è stato il personaggio pubblico del mondo cattolico per antonomasia. Una novità «rivoluzionaria» per la Chiesa, che ha creato attese e speranze enormi. Ma dopo oltre sette anni di pontificato forse è il momento di analizzare freddamente se esista ancora, e dove stia portando, il vento di cambiamento voluto dal Papa argentino; e di chiedersi se lo schema del «Bergoglio accerchiato» non vada aggiornato.
Per capirlo, Massimo Franco indaga nel suo nuovo libro la parabola di un papato nato nel segno della trasparenza e di un riformismo radicale; e immerso oggi in un incantesimo purgatoriale, in cui convivono popolarità e veleni, promesse di palingenesi e scandali, comitati d’affari e gesti di solidarietà.
Per farlo l’autore socchiude per noi le porte del Vaticano di Jorge Mario Bergoglio: a cominciare da quella di Casa Santa Marta, l’albergo dentro le Sacre Mura dove ha deciso di abitare e lavorare. Ogni capitolo del libro è una porta simbolica che si spalanca sullo scenario della crisi del Vaticano: gli scandali finanziari, la piaga della pedofilia, l’apertura su fronti controversi come il matrimonio dei preti, gli accordi segreti con la Cina, l’avvitamento della Chiesa sudamericana, la crisi di quella italiana, la convivenza ma anche la distanza rispetto al papa emerito, i passi falsi e i personaggi discussi ai quali Francesco si è affidato.
Una ricostruzione dettagliata e dal piglio narrativo, ricca di documenti e testimonianze inediti. Un’inchiesta nel cuore della Chiesa, per mettere a fuoco successi, incognite e crepe che minacciano un’istituzione millenaria e che costringono a osservare Francesco con lenti diverse da quelle di ammiratori e avversari, entrambe spesso viziate dal conformismo e dal pregiudizio.

L’intervista di Giovanni Floris a Massimo Franco sul suo ultimo libro, L’enigma Bergoglio -diMartedì su La7, 7 ottobre 2020.

Papa Francesco, un primo bilancio. La ricostruzione di Massimo Franco
Esce il 24 settembre per Solferino
di Aldo Cazzullo
Corriere.it, 22 settembre 2020

«Bergoglio si è rivelato magistrale nel destrutturare una Chiesa già in crisi, probabilmente meno abile nel costruirne un’altra. E sul piano del potere, da avversari, ma anche da amici, viene raccontato con un volto privato che stride con quello pubblico. In questi anni la lunga teoria di “laici” ed ecclesiastici promossi e poi di colpo retrocessi e scomparsi testimonia un governo del Vaticano fatto di blitz e una selezione della classe dirigente affidata a criteri a tratti misteriosi… Si allunga sul papato l’ombra di un’incompiutezza certo non attribuibile solo a lui. “Questo pontificato” mi ha confidato un amico di Bergoglio “sembra avere detto già tutto”. Si tratta di un giudizio liquidatorio e forse esagerato, che la crisi epocale del coronavirus contraddice, almeno temporaneamente. Ma se così fosse, alla fine il contraccolpo potrebbe risultare negativo quanto e più delle dimissioni di Benedetto XVI: come accade spesso quando le speranze debbono fare i conti con l’impressione sgradevole di essersi lasciati sfuggire un’occasione storica».
Di amici del Papa, Massimo Franco ne ha intervistati decine: cardinali, vescovi, banchieri, diplomatici, uomini dei servizi di sicurezza. Ha parlato ovviamente anche con i suoi critici. Ha incontrato il Papa stesso. E il suo predecessore Ratzinger. Ne ha tratto un libro indispensabile per chi intende capire questo Pontefice, e antevedere ciò che potrà accadere alla Chiesa nei prossimi anni (L’enigma Bergoglio. La parabola di un papato, che Solferino manda domani in libreria).
Massimo Franco non ha scritto un libro contro il Papa. Ha ricostruito, con la precisione e la misura di analisi che i lettori del «Corriere» conoscono bene, un quadro molto difficilmente contestabile di questo settennato, e del tempo a venire. Riconoscendo i grandi meriti di Bergoglio. Ma mostrando anche i suoi limiti; e i pericoli che ne possono derivare.
Riconosciamolo: da Francesco ci aspettavamo di più. Tutti ci siamo commossi alle sue prime parole: «Quanto vorrei una Chiesa povera, per i poveri». Tutti siamo rimasti colpiti dal cambio di stile, dalla scelta del nome, dai primi gesti; a cominciare dalla scelta di non vivere nel sontuoso Appartamento apostolico, ma in una camera del residence allestito per i cardinali del conclave. Eppure proprio quella scelta, apprezzata soprattutto dai laici, ha segnato sia un rapporto difficile con la Curia, sia l’inizio di uno stile di governo e di vita che espone il Papa a più di un rischio. «Francesco ha abolito la Corte pontificia per sostituirla con il cortile di Casa Santa Marta» è la battuta feroce che l’autore ha raccolto. In sostanza, cardinali — che hanno studiato per decenni per essere lì dove sono — vengono affiancati, scavalcati, sostituiti da personaggi a volte improbabili. La corsa ad andare in mensa con il Papa, a sedersi con il Papa, a mangiare con il Papa era diventata quasi una disciplina sportiva, con scene imbarazzanti e alla lunga fastidiose. Poi, quando è sopravvenuta l’emergenza Covid, in un primo tempo a Casa Santa Marta non si è compresa subito la dimensione del fenomeno, non si sono prese nell’immediato tutte le precauzioni necessarie a garantire la sicurezza del Santo Padre.
Massimo Franco però fa notare che la pandemia ha segnato anche un rilancio della sua figura. L’immagine di Francesco solo in una piazza San Pietro battuta dalla pioggia resterà nella storia della cristianità. In un momento di incertezza e fragilità, il mondo non solo cattolico ha ripreso a guardare alla finestra del Vaticano; e Francesco era lì. Per qualche settimana, Bergoglio è tornato il pastore del formidabile esordio di pontificato: il grande comunicatore, e anche il primo leader planetario a intuire che «se le periferie non vengono integrate e governate tendono a divorare dall’interno le società, i diritti e la democrazia».
Questo però non ha cancellato i suoi errori. Non ha chiarito alcuni tratti inafferrabili del suo carattere. Non ha dissipato i dubbi sulla sua capacità di governo. Come scrive Massimo Franco, «dal 2013 al 2020 Jorge Mario Bergoglio ha fatto e disfatto le conferenze episcopali, gli organismi finanziari della Santa Sede, i vertici curiali. Ha nominato nuovi cardinali in ben sei concistori. Ha scelto e fatto dimettere vescovi e banchieri, capi della Gendarmeria e semplici funzionari. Si è circondato dei collaboratori e delle collaboratrici che preferiva. La pioggia di riforme e di commissioni nate e svanite nel suo settennato suggerisce dunque di osservare con maggiore distacco l’epopea del pontificato argentino».
Il libro esamina una per una le grandi questioni che si sono aperte in questi sette anni. La tendenza a declassare ogni critica a maldicenza, ogni riserva ad attacco personale. La presenza costante a Santa Marta di prelati discussi e a volte indagati per gravi accuse nei loro Paesi. Il declino della Chiesa italiana (per la prima volta nella storia non sono cardinali il patriarca di Venezia, e gli arcivescovi di Torino, Genova, Palermo, persino di Milano); come se essere italiani sia quasi un peccato. Il rapporto non sempre facile con il Papa emerito. I problemi di comunicazione: Francesco parla molto, a volte forse troppo, con «la prospettiva che il verbo papale appaia inflazionato, e dunque sia depotenziato e alla fine venga addirittura ignorato». Le disavventure del cardinale George Pell, chiamato a mettere ordine con i suoi modi spicci nelle finanze vaticane. Infortuni oggettivi, come la nomina della lobbista Francesca Immacolata Chaouqui. Il pasticcio degli investimenti immobiliari a Londra. Il modo repentino con cui Bergoglio ha contraddetto i vescovi italiani, che protestavano contro il governo Conte e il rifiuto di riaprire le chiese nei giorni in cui la pandemia aveva preso ad attenuarsi. Il mistero del mancato viaggio in Argentina. La relazione scritta nel 1991 dal superiore dei gesuiti, con considerazioni molto dure sul confratello Bergoglio, rispuntata proprio ora. E poi, soprattutto, «la grande ombra cinese», con un accordo di cui non si conoscono i termini, e «il fantasma di uno scisma», evocato dallo scontro sia con i progressisti tedeschi, sia con i conservatori Usa («gli americani mi attaccano? È un onore»).
Sintetizzato così, sembrerebbe un processo a Bergoglio. Non lo è. Francesco resta, per molti versi, un Pontefice eccezionale. Il libro ne rappresenta una conferma. Finirà per leggerlo il Papa stesso. E sarà interessante vedere cosa ne penserà.

Massimo Franco, la governance del Papa sta spaccando la Chiesa
La firma del Corriere, “Bergoglio un enigma, pontificato in crisi”
di Nina Fabrizio
ANSA, 25 settembre 2020

“Temo che questo pontificato si stia avvitando sempre di più: la cosa paradossale è che era chiamato a ricucire le spaccature di una Curia che aveva un modello di governo che con Benedetto XVI non ha funzionato. Ora l’impressione è che la Chiesa sia più divisa di prima con conseguenze drammatiche per il suo destino: il Papa che doveva rievangelizzare il mondo, a partire dal suo Sudamerica, è invischiato in una crisi di governance e di linee magisteriali”. Massimo Franco, editorialista del Corriere della Sera, dà alle stampe la sua ultima fatica con un titolo lapidario e che non potrebbe essere più appropriato mentre da ieri si consuma la nuova clamorosa vicenda vaticana con le dimissioni choc del cardinale Angelo Becciu. “L’enigma Bergoglio. La parabola di un papato”, edito da Solferino, mette a fuoco i punti critici e le debolezze del papato bergogliano a sette anni dall’elezione che aveva entusiasmato nei cinque continenti.
L’analisi di Franco è lucida e determinata: “Dal giorno della sua elezione, Francesco è stato il personaggio pubblico del mondo cattolico per antonomasia. Una novità rivoluzionaria per la Chiesa che ha creato attese e speranza enormi ma dopo sette anni di pontificato forse è il momento di chiedersi se lo schema del Papa ‘accerchiato’ non vada aggiornato”. I punti problematici sono tanti e Franco li analizza tutti nel volume: un papato nato nel segno della trasparenza oggi non lo è più, immerso in un incantesimo purgatoriale in cui convivono popolarità e veleni, promesse di palingenesi e scandali, comitati di affari e gesti di solidarietà. Ma Papa Francesco come potrebbe uscire dall’angolo? “Io riporto nel libro – spiega Franco all’ANSA – anche le osservazioni di chi mi ha detto, ma questo Papa sembra di aver già detto tutto. C’è una specie di esaurimento dei temi e dei messaggi. E purtroppo proprio la sua Argentina che doveva essere il laboratorio di una nuova chiesa è in preda a una situazione politica che rievoca vecchi regimi ed è il contrario di quello che Bergoglio vorrebbe. Non a caso lui non la visita. anche lì ha spaccato invece di unire. Non credo che percorrerà la strada delle dimissioni che sarebbe un’altra crisi nel governo della Chiesa e accentuerebbe quello che già fa polemica ed è il centro del problema: il metodo divisivo. Francesco è stato chiamato perché il modello di governo precedente aveva fallito. Bergoglio ha cercato di sostituire quel modello con il modello Santa Marta che però è scivolato in un modello di potere personalistico affidato a selezioni misteriose della classe dirigente”. Franco sottolinea ulteriori risvolti internazionali del pontificato. “L’uscita del segretario di stato americano Pompeo sul rinnovo dell’accordo per la nomina dei vescovi in Cina, raggiunto dal Vaticano con Pechino e che sarà rinnovato ad ottobre, è stata una ingerenza, una completa ingerenza. Ma ha toccato un nervo scoperto di questo pontificato: Francesco non ha detto una parola sui moti di Hong Kong per salvaguardare un accordo di cui nessuno conosce il contenuto. Pompeo ha interferito ma ha avuto anche gioco facile nel denunciare apertamente quelli che in effetti sono i punti deboli della strategia internazionale del pontificato”.
Foto di copertina di Andrew Medichini/AP.

Free Webcam Girls
151.11.48.50