Accordo segreto Cina-Santa Sede. Cardinale Zen: l’Emimentissimo Segretario di Stato Cardinale Parolin siccome stupido e ignorante non è, ha detto una serie di bugie

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Il Cardinale Zen Ze-kiun (al centro nella foto di copertina), Vescovo emerito di Hong Kong, stronca senza mezzi termini l’ultimo intervento del Segretario di Stato di Sua Santità, Cardinale Pietro Parolin (a destra nella foto di copertina), con una lunga Nota pubblicato il 7 ottobre 2020 sul suo blog personale (segue il testo integrale in italiano – inglese QUI e cinese QUI) e se la prende anche con l’Arcivescovo Claudio Maria Celli, (a sinistra nella foto di copertina) grande esperto di relazioni internazionali, che si occupa da diverso tempo dei rapporti con la Repubblica Popolare Cinese e la Repubblica Socialista del Vietnam, per cui ha partecipato anche a varie delegazioni inviate in Oriente, ed è uno dei principali negoziatori dell’Accordo provvisorio SEGRETO tra il Regime comunista della Cina Continentale e la Santa Sede: “Oggi Arcivescovo Celli ha solo una parola fissa per la Chiesa indipendente in Cina: compassione. Ma la vera compassione deve essere di liberare gli schiavi dalla schiavitù, non di incoraggiarli ad essere buoni schiavi”. Con il Cardinale Parolin, il Cardinale Zen è andato giù pesantissimo.

Introduciamo la Nota del Cardinale Joseph Zen con un Editoriale di Riccardo Cascioli su La Nuova Bussola Quotidiana e di una Riflessione di Marco Tosatto su Radio Roma Libera.

Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità.

ACCORDO CINA-VATICANO
Il nemico dei cattolici cinesi sta a Roma
di Riccardo Cascioli
La Nuova Bussola Quotidiana, 9 ottobre 2020

Per il cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong, non ci sono dubbi: la massima responsabilità del famigerato accordo tra Cina e Santa Sede che, a meno di ripensamento del governo cinese, sarà rinnovato a giorni è del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. È quello che appare chiaro dal lungo scritto che il cardinale Zen ha postato sul suo blog per commentare l’intervento del cardinale Parolin sabato scorso a Milano, nel corso di un convegno sulla Cina organizzato dai missionari del Pime. «Stomachevole», definisce quel discorso il cardinale Zen, per le falsità dette per giustificare l’accordo con la Cina.
In realtà il cardinale Zen aveva già risposto ai punti più critici dell’intervento del cardinale Parolin, alla Giornata della Bussola, svoltasi poche ore dopo, incalzato dalle nostre domande. Non ci soffermiamo quindi sui temi fondamentali che abbiamo già trattato. Riprendiamo però due aspetti che meritano ulteriore attenzione e che danno maggiormente l’idea delle gravi conseguenze che l’accordo ha e avrà per la Chiesa cinese e per la Chiesa universale.

CARD JOSEPH ZEN – Il dramma della Chiesa cinese e di Hong Kong. Il video.

Il primo riguarda la vicenda dei sette vescovi scomunicati che, grazie all’accordo entrato in vigore esattamente due anni fa, sono stati legittimati, cioè riconosciuti da Roma. È questo il principale risultato vantato dalla Santa Sede, in quanto sanerebbe una situazione scismatica. Ma il problema è che contrariamente al passato, quando altri vescovi nominati dal Partito comunista cinese, sono stati riammessi alla comunione con Roma, in questo caso nessuno di loro ha fatto richiesta né mostrato il desiderio di essere in comunione con il Papa. La loro legittimazione è stata soltanto una vittoria della Chiesa indipendente. Racconta il cardinale Zen:

«Se poi i sette scomunicati legittimati sono l’esempio di ciò che verrà, ci liberi il Signore. Hanno cambiato la loro condotta? Hanno dato alcun segno del loro ravvedimento? Gratitudine per il perdono concesso dal Papa? Promessa pubblica di rispettare la dottrina e la disciplina della Chiesa? Quello che si vede è che vanno in giro cantando trionfo: noi abbiamo fatto la scelta intelligente stando con il governo!

Particolarmente disgustoso il trattamento dei due vescovi legittimi obbligati a cedere il posto agli scomunicati. Il legittimato di Shantou, Huang Bingzhang, dopo la sua “vittoria” organizzò una grande celebrazione nella Chiesa del deposto Mons. Zhuang Jianjian. Su alcuni pulman il suo clero e molti fedeli vennero, il clero e fedeli del deposto invece non erano ammessi (la polizia teneva ordine). Volevano che il deposto venisse a concelebrare e così umiliarlo. Ma l’anziano vescovo ha ancora la mente chiara, disse: “Quando si sposa si festeggia, ma io sono stato forzato a divorziare dalla mia diocesi, che cosa c’è da festeggiare?” e si ritirò.

Il Vescovo Guo Xijin di Mindong, che pur aveva con sé la comunità non-ufficiale molto più numerosa di quella del suo contendente, ha obbedito al Vaticano cedendo il posto a quello scomunicato, diventando il suo ausiliare. Ma tutti hanno visto come gli hanno reso la vita impossibile, per cui non gli rimane che dare le dimissioni (ne abbiamo parlato sulla Bussola il 7 ottobre).

È questa la Chiesa finalmente unita? L’avvicinamento tra le due parti? La normalizzazione della vita della Chiesa, solo perché il Papa dà la sua benedizione su tutta questa miseria? Su questa vittoria del nemico?

Tutti vescovi legittimi, ma in una Chiesa che è oggettivamente scismatica, è un bene? È un progresso? È l’inizio di quale processo?».

Domande retoriche, l’accordo – anche solo considerando le nomine dei vescovi – «è stato semplicemente disastroso», ha scritto Zen.
C’è poi un secondo aspetto, decisamente inquietante: le menzogne che la Santa Sede dice – ovviamente supportata dalla stampa di regime – per giustificare la bontà dell’Accordo con la Cina. Non si tratta in questo caso di visioni diverse, ma di menzogne vere e proprie. Il discorso del cardinale Parolin ne è un campionario: l’attribuzione alla scomunica dei comunisti (Pio XII) l’inizio delle persecuzioni del regime cinese contro i cristiani e le espulsioni dei missionari; la presunta continuità di politica degli ultimi papi verso la Cina; l’altrettanto presunto consenso di Benedetto XVI all’accordo.

È vero che la diplomazia ha i suoi metodi, ma la menzogna sfacciata e reiterata va ben oltre le necessità diplomatiche. Viene usata nella consapevolezza che la maggior parte dei fedeli non ha conoscenza approfondita delle vicende cinesi, e perciò non ha gli strumenti per smascherarla; questo rende tutto ancora più grave.

Che fiducia si può avere in pastori del genere? Che stima è possibile per questi pastori che abbandonano le pecore in mano ai lupi, che lasciano i cattolici cinesi soli davanti al dilemma se tradire la Chiesa o prendere la via delle catacombe?

The Vatican secretary of state Cardinal Pietro Parolin attends at the 150th anniversary of the arrival of Catholic missionaries in China from an Italian religious order meeting, in Milan, Italy, Saturday, Oct. 3, 2020. The Vatican doubled down Saturday on its intent to pursue continued dialogue with China over bishop nominations, defending the deal as necessary to the life of the Catholic Church there over strong U.S. objections (AP Photo/Antonio Calanni).

Cina. Manca la risposta: Accordo segreto, perché?
Riflessione di Marco Tosatti su Radio Roma Libera dedicata all’accordo segreto Cina-Santa Sede
Stilum Curiae, 9 ottobre 2020

Nei giorni scorsi il Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, parlando a un convegno del Pime a Milano, ha espresso un parere positivo sull’accordo segreto con la Cina, che il Vaticano ha chiesto di prolungare per altri due anni. Ma nei giorni precedenti era emersa la notizia che Vincenzo Guo Xijin, un vescovo fedele a Roma, dopo che grazie all’accordo era stato sostituito da un vescovo già scomunicato ed emanazione del Partito Comunista si era dimesso dal ruolo di vescovo ausiliare a causa delle pressioni e delle forme di bullismo esercitate contro di lui.

E da tutta la Cina giungono notizie di persecuzioni per chi non intende aderire all’Associazione Patriottica, il braccio religioso del Partito Comunista.

Le suore della diocesi di Xuanhua, nella provincia settentrionale dell’Hebei, sono state ripetutamente sollecitate dai funzionari locali a compilare i moduli per entrare a far parte dell’Associazione. “Preferiamo essere arrestate e imprigionate piuttosto che compilare questi moduli”, ha detto una delle suore, riportata da Bitter Winter. “Dopo che i moduli sono stati compilati, ci convocherebbero per frequentare i corsi di formazione nella capitale della provincia di Shijiazhuang, dove saremmo indottrinate con l’ideologia del Partito, come fanno ai sacerdoti”.

A giugno, il governo della città ha ordinato alle suore in servizio nella chiesa cattolica   che si sono rifiutate di aderire al Pcc, di lasciare la zona perché “non erano locali”.

“Questa è la nostra casa; alcune di noi vivono qui da 20 anni”, lamentava una suora. “Non abbiamo case in cui tornare”. “La maggior parte dei nostri familiari sono morti”. Sono pronte ad andare in prigione. Altrove è stato impedito di commemorare i dieci anni dalla morte del vescovo John Yang Shudao che ha passato la maggior parte della sua vita in carcere per la sua fedeltà a Roma. E da tutta la Cina ci sono notizie di ordini di rimuovere croci e sostituirle con i ritratti di Mao e Xi Jinping.

Ora immaginiamo che un’ottantina di anni fa Pio XI, su consiglio di mons. Eugenio Pacelli, avesse, invece di un concordato, siglato un accordo segreto con Adolf Hitler, permettendo che le camice brune e la Hitlerjugend, e quei simpatici signori che ostentavano la svastica, e magari una bella associazione di Chiesa Patriottica Nazionale Germanica potessero partecipare alla scelta dei vescovi, e proporli. E nel frattempo, con questo accordo segreto ben operante, il Reich imprigionasse e torturasse vescovi e preti recalcitranti, distruggesse luoghi di culto e abbattesse croci cristiane.

Immaginatevi anche che cosa potrebbero dire e scrivere oggi i vari Melloni, Faggioli, Riccardi e compagnia cattolica adulta, per non parlare dei parlamentari di radice cristiana che spezzano il capello in dodici sull’aborto.

Ma ci chiediamo, e continuiamo a chiederlo, anche se siamo consci che non avremo mai una risposta: perché un accordo segreto? Con la peggior dittatura attualmente esistente al mondo, quella dei milioni di persone rinchiuse nei LaoGai? Che cosa deve nascondere la Chiesa, per fare un accordo segreto? Se era per difendere la Chiesa in Cina, tutta, non solo quella filocomunista, la storia della Chiesa insegnava la via maestra dei concordati. Che, ci è sempre stato insegnato, proprio per questo esistono: per tutelare le Chiese locali sotto l’egida di patti internazionali da governi ostili, o pericolosi. Gli accordi segreti li fanno i malintenzionati, o quelli che hanno qualcosa da nascondere. Che cosa hanno da nascondere i Parolin e i loro mandanti?

Per amore della verità non tacerò
Cardinale Joseph Zen Ze-kiun
9 ottobre 2020

Ho letto il discorso tenuto il 3 ottobre a Milano dal Cardinal Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità. È stomachevole! Siccome stupido ed ignorante non lo è, ha detto una serie di bugie ad occhi aperti.
La cosa più ripugnante è l’insulto al venerato Benedetto XVI dicendo che ha approvato a suo tempo l’accordo firmato dalla Santa Sede due anni fa, sapendo che il nostro dolcissimo, mitissimo Benedetto certamente non verrà fuori a negarlo. È poi quanto mai ridicolo ed umiliante per l’innocente Cardinal Re ad essere “usato” un’altra volta per sostenere le falsità dell’Eminentissimo Segretario.
Parolin sa di mentire, sa che io so che è bugiardo, sa che io dirò a tutti che è bugiardo, dunque oltre ad essere sfacciato, è anche audace. Ma ormai che cosa non oserà fare, penso che non teme neanche la sua coscienza.
Temo che non ha neanche la fede. Ho avuto questa impressione quando Parolin, già Segretario di Stato, in un discorso commemorativo di Card. Casaroli, lodando il suo successo nel contituire la gerarchia eclesiastica nei paesi comunisti dell’Europa, disse: “quando si cercano dei Vescovi, non si cercano dei “gladiatori, di quelli che sistematicamente si oppongono al governo, quelli che amano mettersi in vista sul palcoscenico politico”.
Io gli scrissi, domandando se non aveva avuto in mente di descrivere Card. Wyszynski, Card. Mindszenty, Card. Beran. Egli mi rispose senza negare, disse solo che se mi ha dispiaciuto il suo discorso, mi chiede scusa. Ma uno che disprezza gli eroi della fede, non ha fede!

La Storia

Vediamo come Parolin fa un riassunto della storia.
La rituale menzione di Matteo Ricci come non-plus-ultra nella storia delle missioni della Chiesa in Cina comincia a causarmi fastidio. Molti missionari che hanno evangelizzato il popolino non sono meno da ammirarsi (badate che io sono pure fiero di essere stato educato nella fede dai gesuiti a Shanghai).
Parolin fa risalire i tentativi di dialogo fino a Pio XII. Meno male che ha affermato pure che Pio XII ha abbandonato il tentativo, ma aggiunse: “ciò creò la sfiducia reciproca che ha segnato la storia successiva.”
Sembra dire che sia stata la “sfiducia” a causare tutta la storia dei seguenti trent’ anni! Possibile che si può semplificare così la storia? E l’espulsione dei missionari, “tutti” dopo essere stati sottoposti a giudizi popolari, condannati come imperialisti, oppressori del popolo cinese e perfino assassini? Espulso anche il rappresentante pontificio, e molti Vescovi espulsi dopo anni in carcere!
Espulsi gli “imperialisti oppressori” è la volta dei loro oppressi, i cristiani ed il Clero cinese, colpevoli di non voler rinnegare la religione imparata da quegli oppressori!
Metà della Chiesa finì in prigione e campi di lavori forzati. Pensate ai giovani membri della Legio Mariae, che entrarono in prigione teenegers e ne uscirono quarantenni (eccetto quelli che vi lasciarono la vita).
L’altra metà della Chiesa finì pure in prigione, ma dopo le torture sotto le guardie rosse della Rivoluzione Culturale. Poi dieci anni di silenzio.
Si dice: Non siete capaci di dimenticare le sofferenze del passato? Io non ho sofferto niente personalmente (sono a Hong Kong dal 48), i miei famigliari e Confratelli sì.
Purificazione della memoria? Perdonare, sì! Ma dimenticare la storia? La storia è maestra!
Parolin menziona Card. Echegaray come inizio di un nuovo percorso “tra vicende alterne”. Per chi l’ha conosciuto Card. Echegaray era un ottimista ad oltranza, amava la Cina immensamente, ma pochi sanno come l’hanno trattato i comunisti questo vecchio amico, quando li visitò in un momento sfortunato: durante la campagna contro la canonizzazione dei martiri in Cina: un’ora di insulti ed umiliazioni (un testimone PIME vivente ne sa qualcosa)!
Le “vicende alterne” sono in un una linea diritta, mai cambiata! Mons. Claudio Celli che era il negoziatore prima di Parolin si lamentava che la controparte cinese non negoziava, ma ripeteva come un gramofono: “firmi l’accordo!”
Oggi Arcivescovo Celli ha solo una parola fissa per la Chiesa indipendente in Cina: compassione. Ma la vera compassione deve essere di liberare gli schiavi dalla schiavitù, non di incoraggiarli ad essere buoni schiavi.

L’ostpolitik della Santa Sede

Sì, il dialogo con i comunisti ha cominciato da lontano, c’erano già vescovi rappresentanti di paesi comunisti al Concilio Vat. II con Papa Giovanni XXIII. Papa Paolo VI ha poi mandato Mons. Casaroli in diverse missioni, a ristabilire le gerarchie in quei paesi.
Era un lavorare nel buio (lo diceva Casaroli), non si conosceva la reale situazione. Le gerarchie? Vescovi fantocci, più ufficiali del governo che pastori del gregge. Ma in nazioni di lunga storia cristiana non potevano comportarsi troppo male (due anni fa sono stato a visitare Budapest, Bratislava e Praga per imparare un pò della loro storia).
Il dialogo è continuato attraverso Giovanni Paolo II e Benedetto, ma con quale risultato, questa politica che si usa chiamare Ostpolitik?
Dal libro “Benedetto XVI – Ultime Conversazioni” (p. 161-162)
Alla domanda (di Peter Seewald): ha condiviso e sostenuto attivamente “l’Ostpolitik” del Papa (J.P II)?
Benedetto: Ne parlavamo. Era chiaro che la politica di Casaroli… per quanto attuata con le migliori intenzioni, era fallita. La nuova linea perseguita da Giovanni Paolo II era frutto della sua esperienza personale, del contatto con quei poteri. Naturalmente allora non si poteva sperare che quel regime crollasse presto, ma era evidente che, invece di essere concilianti e accettare compromessi, bisognava opporsi con forza. Questa era la visione di fondo di Giovanni Paolo II, che io condividevo.

Applicazione dell’Ostpolitik alla Cina

Nella lettera del 2007 Papa Benedetto mette in chiaro il principio che deve guidare ogni dialogo, non si può voler aver una conclusione ad ogni costo, una buona conclusione dipende dalla volontà delle due parti.
“La soluzione dei problemi esistenti non può essere perseguita attraverso un permanente conflitto con le autorità civili, nello stesso tempo, però, non è accettabile un’arrendevolezza alle medesime quando esse interferiscono indebitamente in materie che riguardano la fede e la disciplina della Chiesa”. (parag. 4)
Anche Papa Franceso ha chiaro il principio che deve guidare il dialogo. In Corea, in occasione della giornata della Gioventù, disse ai Vescovi Asiatici radunati: il principio del dialogo è doppio, anzitutto fedeltà alla propria identità (non si può rinunciare alla nostra ecclesiologia e la fondamentale disciplina), poi occorre aprire il cuore ed ascoltare.

La continuità?

Però, nella pratica non c’è stata la continuità tra Benedetto e Francesco, c’è la continuità nella persona di Parolin.
Nel mio libro “per amore del mio popolo non tacerò” ho narrato la storia come un gruppo di potere nel Vaticano non ha seguito la linea di Papa Benedetto nel modo di solvere i problemi con il governo di Pechino.
Si pone il dubbio: un papa così noto per la sua durezza (gli hanno dato perfino il sopranome di “cane da caccia”) ha tollerato questo? Si, Papa Benedetto è l’uomo più mite e timido del mondo, ha grande difficoltà ad usare la sua autorità.
Un giorno io, gran peccatore, gli ho fatto il broncio e dissi: Lei mi dice di aiutarLa riguardo la Chiesa in Cina, questi altri non seguono la sua linea, e Lei non interviene, che sto a fare? Anche Bertone non mi aiuta, perchè? Egli rispose: “qualche volta non si vuol offendere qualcuno”. Intendeva Cardinal Dias, allora Prefetto della Congergazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, insieme con il negoziatore della Santa Sede con Pechino, Mons. Parolin, entrambi entusiasti della politica dell’Ostpolitik.
Si dirà che io sto rivelando cose dette in conversazione privata e causo imbarazzo all’interessato. Sì, ma penso che ciò sia molto meglio che lasciare che gli si adossi la responsabilità di aver approvato un cattivo accordo.
Una cosa strana era che mentre ai tempi di Card. Tomko come Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli il negoziatore ragguagliava i membri di quelle riunioni segrete periodiche sull’andamento dei negoziati (non ufficiali). Quando Papa Benedetto ha costituito la imponente Commissione per la Chiesa in Cina, questa era invece lasciata nell’oscuro.
Durante l’anno 2010 correva voce che un accordo era pronto. Ma ad un certo punto tutto cadde nel silenzio. Parolin venne mandato a Venezuela ed entrò Ballestrero, Savio Hon venne nella Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli anche prima che Dias andasse in pensione. Da tutto questo si può indovinare con fondamento che Papa Benedetto ha, in extremis, fermato l’accordo e fece la sterzata.
Quando Papa Francesco chiamò Parolin da Venezuela e lo fece suo Segretario di Stato, una delle prime cose che Parolin fece è di far sparire alla chetichella la Commissione per la Cina e presto l’Ostpolitik verso la Cina ebbe la strada aperta. Dialogo con il nemico sì, ma non tra di noi! Papa Francesco ovviamente ha messo completamente la Cina nelle mani del suo Segretario di Stato.
Non c’è continuità tra Benedetto che disse “No” all’Ostpolitik e Francesco che dice “sì” all’Ostpolitik. C’è la continuità dell’ostpolitik di Parolin, prima egli non seguiva Benedetto, ora Francesco segue lui.
Mi si domanderà: Lei dice che Parolin manipola il Santo Padre? Sì, non so perchè il Papa si lascia manipolare, ma ho evidenza per credere così e ciò mi rende anche meno penoso e ripugnante criticare la Santa Sede.
Quando nel processo di legittimare i sette “vescovi” scomunicati si chiese ai due vescovi legittimi della communità clandestina di dimettersi, in una udienza concessa all’Arcivescovo Savio Hon, il Papa disse tre cose: “questo non va bene” “perchè non hanno discusso con me?” “Mi interesserò di questo.”
Più tardi, in una udienza concessa a me domandai a Papa Francesco: ha avuto modo di interessarsi di quel problema? Mi rispose prontamente “sì, ho detto loro di non creare un altro caso Mindszenty”. Non poteva essere più chiaro e preciso. (Purtroppo le cose sono andate esattamente come capitò al Card. Mindszenty, i due sono stati obbligati a cedere il loro ufficio ai due indegni.)
Le cose che vennero fuori dal Vaticano, vennero da Parolin (ovviamente con il consenso del Papa)!

L’effetto dell’accordo

Ma come si fa a dire che l’accordo è cattivo? Non avendo visto il testo, sopratutto quello in cinese, non potrei dare nessun giudizio. Ma Eminentissimo Parolin stesso ed i suoi accoliti hanno sovente affermato che un cattivo accordo è meglio che nessun accordo. Questo non riesco a capire pur essendo un insegnante di morale. Ho sempre insegnato che il male non si può fare neppure con buona intenzione.
– Dicono: l’accordo è buono, i comunisti cinesi hanno finalmente riconosciuto il Papa come Autorità suprema della Chiesa Cattolica. Se non vedo il testo non ci credo.
– Il Papa avrà il diritto di veto! Se non vedo il testo non ci credo. Supposto pure che lo abbia, quante volte potrà usarlo senza imbarazzo?
– Con l’accordo non ci saranno più vescovi illegittimi! Ci si può fidare della parola di un regime totalitario? Non ricordate il patto con Napoleone, il concordato con il governo nazista?
– Se il Vaticano è cedevole come è, vescovi legittimi non saranno necessariamente degni vescovi. La Chiesa indipendente in Cina è ormai piena di vescovi “opportunisti”, gente che si vende al governo per far una carriera di potere e di benessere.
– Se poi i sette scomunicati legittimati sono il campionario di ciò che verrà, ci liberi il Signore. Hanno cambiato la loro condotta? Hanno dato alcun segno del loro ravvedimento? Gratitudine per il perdono concesso dal Papa? Promessa publica di rispettare la dottrina e la disciplina della Chiesa? Quello che si vede è che vanno in giro cantando trionfo: noi abbiamo fatto la scelta intelligente stando con il governo!
Particolarmente disgustoso il trattamento dei due vescovi legittimi obbligati a cedere il posto agli scomunicati. Il legittimato di Shantou, Huang Bingzhang, dopo la sua “vittoria” organizzò una grande celebrazione nella Chiesa del deposto Mons. Zhuang Jianjian. Su alcuni pulman il suo clero e molti fedeli vennero, il clero e fedeli del deposto invece non erano ammessi (la polizia teneva ordine). Volevano che il deposto venisse a concelebrare e così umiliarlo. Ma l’anziano vescovo ha ancora la mente chiara, disse: “quando si sposa si festeggia, ma io sono stato forzato a divorziare la mia diocesi, che cosa c’è da festeggiare?” e si ritirò.
Il Vescovo Guo Xijin di Mindong, che pur aveva con sè la comunità non-ufficiale molto più numerosa di quella del suo contendente, ha obedito al Vaticano cedendo il posto a quello scomunicato, diventando il suo ausiliare. Ma tutti hanno visto, come gli hanno reso la vita impossibile, per cui non gli rimane che dare le dimissioni (notizia di questi giorni).
È questa la Chiesa finalmente unita? L’avvicinamento tra le due parti? La normalizzazione della vita della Chiesa, solo perchè il Papa dà la sua benedizione su tutta questa miseria? Su questa vittoria del nemico?
Tutti vescovi legittimi, ma in una Chiesa che è oggettivamente scismatica, è un bene? È un progresso? È l’inizio di un che specie di viaggio?
Sua Eminenza sembra molto umile a dire che il risultato dell’accordo non è stato particolarmente entusiasmante, ma questo è ovviamente un “understatement”, io direi che è stato semplicemente disastroso.

L’ultimo atto: tutti nella Chiesa scismatica!

Più disastroso e più crudele è stato l’ultimo atto di questa tragedia: Il documento di fine Giugno, l’anno scorso. “orientamenti pastorali riguardo la registrazione civile del clero”, emanato da “la Santa Sede”, senza specificazione del dipartimento e senza firme (ma si sa che è creatura di Parolin). Si invitano tutti ad iscriversi all’Associazione Patriotica, cioè alla Chiesa indipendente. È il colpo di grazia!
Alcuni della communità “clandestina”, con a capo Vescovi e preti, sono felici di poter finalmente, tuta conscientia, togliere di dosso il fardello dei “fuori legge”. Ma mentre entrano nella gabbia, vengono beffeggiati dai vecchi inquilini: “abbiamo sempre detto…” Ma moltissimi che per tutta la vita hanno resistito al regime e perseverato nella vera fede (con molti martiri tra i loro famigliari) ora invitati dalla stessa “Santa” Sede ad arrendersi!? Smarrimento, delusione e (nessuno si scandalizzi) anche risentimento per essere traditi.
È vero che il documento dice che la Santa Sede “rispetta” la loro coscienza, se non si sentono di fare quell’atto. Ma l’effetto pratico sarà lo stesso: non avranno più le loro chiese, non potranno più dire messa per i fedeli in case private, non saranno più dati vescovi a loro. Rimane da vivere la fede solo nelle catacombe, aspettando giorni migliori.

La situazione generale

Molte cose sono avvenute in questo periodo, non dico “a causa dell’accordo”, ma certamente “nonostante l’accordo”: notevole incrudelimento della persecuzione, accanimento nel far sparire la comunità non ufficiale, rigida esecuzione di regole una volta più tosto rilassate, come la proibizione ai minori di 18 anni di entrare in chiesa e di partecipare in qualunque attività religiosa. La “sinicizzazione” non è quel che intendiamo per inculturazione, è la religione del partito comunista: prima divinità è la patria, il partito, il capo del partito.
Come L’Eminentissimo può dire che tutto questo non ha niente da fare con l’accordo? La vita può essere tagliata in pezzi?
Difatti sua Eminenza pure connette l’accordo con la pace internazionale e col risolvere le tensioni. Ma sembra proprio che per salvare l’accordo la Santa Sede chiude tutti e due gli occhi su tutte le ingiustizie che il partito comunista inflige sul popolo cinese.
e Hong Kong?
Anche Hong Kong, con l’introduzione della legge per la sicurezza nazionale, è diventata una città in un regime totalitario, i cittadini hanno perso ogni diritto, compleso quello dell’espressione, della parola, minacciati da incredibili brutalità della polizia.
Se non negano esplicitamente lo stato autonomo di Hong Kong, l’accordo non riguarderebbe Hong Kong, ma si sente dire che per essere Vescovo di Hong Kong uno deve avere la benedizione di Pechino!?
Il Signore ci salvi dai nostri potenti nemici!
La Madonna del Santo Rosario ci protegga da ogni pericolo!

P.S. La prima lettura della messa di oggi, 27a settimana per annum, mercoledì, (Galati 2. 1-2, 7-14) mi incoraggia a mettere questo articolo sul mio blog.

* * *

Santa Messa di mercoledì 7 ottobre 2020, XXVII Settimana per annum
Prima lettura
Gal 2,1-2.7-14
Riconobbero la grazia a me data.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Fratelli, quattordici anni dopo [la mia prima visita], andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Bàrnaba, portando con me anche Tito: vi andai però in seguito a una rivelazione. Esposi loro il Vangelo che io annuncio tra le genti, ma lo esposi privatamente alle persone più autorevoli, per non correre o aver corso invano.
Visto che a me era stato affidato il Vangelo per i non circoncisi, come a Pietro quello per i circoncisi – poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per le genti –, e riconoscendo la grazia a me data, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Bàrnaba la destra in segno di comunione, perché noi andassimo tra le genti e loro tra i circoncisi. Ci pregarono soltanto di ricordarci dei poveri, ed è quello che mi sono preoccupato di fare.
Ma quando Cefa venne ad Antiòchia, mi opposi a lui a viso aperto perché aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma, dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, tanto che pure Bàrnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia.
Ma quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del Vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: «Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?».

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