La madre Antonia Salzano racconta Carlo Acutis

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A pochi giorni dalla beatificazione di Carlo Acutis è stato prodotto da Officina della Comunicazione in collaborazione con VatiVision (www.vativision.com), piattaforma digitale per la distribuzione di contenuti audiovisivi di ispirazione cristiana, con il supporto dell’emittente cattolica Telepace, il video reportage dal titolo ‘L’attesa della beatificazione di Carlo Acutis’, con la testimonianza della madre, Antonia Salzano: “Mio figlio un punto di riferimento per chiunque voglia mettere il Vangelo al centro della propria vita”.

Ed il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, ha raccontato: “Questo ragazzo che da Milano ha scelto Assisi come luogo prediletto aveva capito, anche seguendo le orme di Francesco, che al centro di tutto deve esserci Dio. Tutti nascono originali molti muoiono fotocopie, diceva Carlo riferendosi alla tendenza dei giovani ad omologarsi, a non far fruttare i propri talenti, a non metterli al servizio degli altri.

Ora più che mai riteniamo che l’esempio di Carlo, brillante internauta che amava aiutare gli ultimi, i poveri e i disadattati, possa sprigionare un effetto propulsore per un nuovo slancio evangelizzatore ed anche per la costruzione di un modello sociale ed economico capace di valorizzare la persona e diminuire le diseguaglianze per una società più giusta e solidale”.

La madre del beato Acutis spiega in quale modo egli scoprì la fede: “Non certo per merito di noi genitori, lo scriva pure. In vita mia ero stata in chiesa solo tre volte: prima comunione, cresima, matrimonio. E quando conobbi il mio futuro marito, mentre studiava economia politica a Ginevra, non è che la domenica andasse a messa”.

Quale fu la reazione quando disse di credere?

“Lo lasciammo libero. Ci pareva una cosa bella, perciò chiedemmo una deroga. Per me fu una ‘Dio-incidenza’. Carlo mi salvò. Ero un’analfabeta della fede. Mi riavvicinai grazie a padre Ilio Carrai, il padre Pio di Bologna, altrimenti mi sarei sentita screditata nella mia autorità genitoriale. E’ un percorso che dura tuttora. Spero almeno di finire in purgatorio”.

E come usava i new media?

“I promotori della causa di beatificazione hanno analizzato in profondità la memoria del suo computer con le tecniche dell’indagine forense, senza riscontrare la minima traccia di attività sconvenienti. Sognava di adoperare il pc e il web per diffondere il Vangelo. Papa Francesco nell’esortazione apostolica ‘ Christus vivit’ cita Carlo come esempio per i giovani. Il suo sguardo spaziava ben oltre Internet”.

Dove?

“Alle mense dei poveri, quelle delle suore di Madre Teresa di Calcutta a Baggio e dei cappuccini in viale Piave, dove prestava servizio come volontario. La sera partiva da casa con recipienti pieni di cibo e bevande calde. Li portava ai clochard sotto l’Arco della Pace, per i quali con i risparmi delle sue mance comprava anche i sacchi a pelo. Lo accompagnava il nostro cameriere Rajesh Mohur, un bramino della casta sacerdotale indù, che si convertì al cattolicesimo vedendo come Carlo aiutava i diseredati”.

Quale vita conduceva Carlo Acutis?

“Carlo ha avuto una vita come tanti suoi coetanei, ha condiviso passioni comuni ad altri giovani, come internet, il pallone e altri hobby; gli piaceva stare con gli amici, era un ragazzo molto simpatico, ma ha fatto ogni cosa con grande equilibrio e speranza e tutto alla luce e alla presenza di Dio, anzi mettendo sempre Dio al centro delle sue giornate con la Messa, il Rosario, l’adorazione eucaristica prima o dopo la Messa. Era fedelissimo a questi appuntamenti. Ha portato Dio nella vita quotidiana, nella scuola, in famiglia, con gli amici, ovunque andasse”.

Infine ha raccontato in quale modo di Carlo Acutis può essere esempio per i giovani:

“Dio ha per ognuno un progetto unico, speciale e irripetibile, ma, come diceva Carlo, tutti nascono originali ma poi a volte moriamo come fotocopie perché non si segue il progetto di Dio su di noi. Allora, è importante capire che anche oggi, nonostante la tecnologia e le scoperte scientifiche, che ci fanno sentire invincibili, la televisione e i tanti input negativi che sono dati, si può essere santi.

E come lo ha fatto Carlo, spero che questa strada di santità possa essere percorsa da tanti giovani, anche senza essere beatificati o canonizzati. Il mio auspicio è che Carlo possa essere un incoraggiamento per tanti giovani a non perdere la speranza e soprattutto a non perdere il rapporto speciale con Dio, anzi mettendo Dio al primo posto come ha fatto lui”.

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