Ispezione Moneyval in Vaticano e le novità nello scandalo finanziario: l’inchiesta giudiziaria vaticana continua ad allargarsi… e il meglio deve ancora venire

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Condividiamo di seguito due articoli.
Innanzitutto, il pezzo odierno sulla visita che inizia oggi in Vaticano degli ispettori di Moneyval, il Comitato del Consiglio d’Europa che valuta l’aderenza dei Paesi membri agli standard finanziari internazionali, su Acistampa.com a firma dell’amico e collega Andrea Gagliarducci, riconosciuto massimo esperto in materia finanziaria vaticana e diplomazia pontificia.
A seguire, il pezzo odierno sullo scandalo finanziario in Vaticano su Ilfattoquotidiano.it a firma dell’amico e collega Francesco Antonio Grana, molto puntale e ferrato. Oltretutto, ci sembra l’unico vaticanista (a cui va riconosciuto che è sempre ben informato) che – finalmente – amplia il “raggio di azione” di questo scandalo su altro settore, con un breve accenno alla sanità. Sicuramente questo scandalo riguarda anche la sanità, ma nessuno ne ha mai parlato (tranne questo “Blog dell’Editor” e da molto tempo ormai: in fondo dei link ad alcuni articoli recenti), chissà perché… Fatto è che la sanità vaticana viene sempre tutelata, perché nella Città del Vaticano il “mi dicono” non è uguale per tutti!

Comunque, le indagini dei magistrati vaticani “non sono ancora finite”… e il meglio deve ancora venire! Con ogni nuova rivelazione in questo scandalo Vatileaks III, il disgusto per lo schifo tra i fedeli (ma non solo) ancora rimasti in una Chiesa Cattolica Romana in stato comatosa, con una Santa Sede in piena crisi di asfaltazione e rottamazione, cresce oltre il punto del non ritorno. “Il mondo chiede alla Chiesa che l’uso del denaro sia fatto con grande oculatezza e direi severità quanto alle persone che lo amministrano”, ha detto l’Arcivescovo-Vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti Mons. Giovanni Ricchiuti, Presidente nazionale di Pax Christi, in un intervista rilasciata a Francesco Antonio Grana oggi, 30 settembre 2020.

Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede N. 496 del 30 settembre 2020
Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede

Ha inizio oggi in Vaticano la visita da parte del team del Comitato di esperti del Consiglio d’Europa sulla valutazione delle misure di lotta contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo, nell’ambito del quinto ciclo di valutazioni (“Fifth Evaluation Round”), concordata nel 2019, a cui sono progressivamente sottoposte tutte le giurisdizioni aderenti al Gruppo Moneyval. Questa fase di valutazioni ha come principale oggetto di interesse l’efficacia degli strumenti legislativi e organizzativi adottati negli ultimi anni dalle giurisdizioni per prevenire il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo. L’attuale valutazione per la Santa Sede, si inserisce nel quadro della naturale evoluzione di un processo che ha avuto inizio con la prima visita in loco del 2012 e la successiva adozione del Rapporto di Mutua Valutazione del 4 luglio 2012 ed è proseguita con il Primo Rapporto sui Progressi del 9 dicembre 2013, del Secondo Rapporto sui Progressi dell’8 dicembre 2015 e del Terzo Rapporto sui Progressi del 6 dicembre 2017.

Finanze vaticane, comincia oggi l’ispezione di MONEYVAL
Le analisi si concentreranno sull’efficacia del sistema del sistema legislativo vaticano per contrastare il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo
di Andrea Gagliarducci
Acistampa.com, 30 settembre 2020

Comincia oggi in Vaticano la on site visit dei valutatori di Moneyval, il Comitato del Consiglio d’Europa che valuta l’aderenza dei Paesi membri agli standard finanziari internazionali. Gli ispettori resteranno in Vaticano fino al prossimo 13 ottobre, delineando il quarto rapporto sui progressi del percorso della Santa Sede.
Il round di valutazioni si sarebbe dovuto tenere in primavera, ma è stato posticipato a causa della pandemia.
La Santa Sede ha aderito a Moneyval nel 2011, e da allora ci sono stati quattro rapporti del Comitato, che hanno certificato i costanti miglioramenti della Santa Sede. Il primo, del 2012, era quello generale sul sistema. Poi un primo rapporto sui progressi del 2013, un secondo rapporto sui progressi nel 2015 e un terzo rapporto sui progressi del 2017. 
Il comunicato finale del rapporto sui progressi 2017 ricordava che la Santa Sede era chiamata a presentare le azioni prese per attuare le raccomandazioni del comitato entro dicembre 2019, mentre la valutazione sarebbe stata fissata per il 2020 secondo le procedure ordinarie applicabili agli Stati che non sono sottoposti a monitoraggio rafforzato.
Lo stesso rapporto del 2017 notava che “i risultati nella applicazione delle leggi e l’attività giudiziaria a due anni dall’ultimo rapporto restano modesti” (punto 64 del Moneyval Progress Report sulla Santa Sede del 2017).
La Sala Stampa della Santa Sede chiarisce che “Questa fase di valutazioni ha come principale oggetto di interesse l’efficacia degli strumenti legislativi e organizzativi adottati negli ultimi anni dalle giurisdizioni per prevenire il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo”.
Sempre la Sala Stampa spiega che “l’attuale valutazione per la Santa Sede, si inserisce nel quadro della naturale evoluzione di un processo che ha avuto inizio con la prima visita in loco del 2012 e la successiva adozione del Rapporto di Mutua Valutazione del 4 luglio 2012 ed è proseguita con il Primo Rapporto sui Progressi del 9 dicembre 2013, del Secondo Rapporto sui Progressi dell’8 dicembre 2015 e del Terzo Rapporto sui Progressi del 6 dicembre 2017.”
Questo “round” di valutazioni si concentrerà dunque sulla “effectiveness” del sistema legale vaticano.
Lo scorso 28 settembre, Papa Francesco ha nominato un promotore di Giustizia applicato, nella persona di Gianluca Perone, per assistere l’ufficio del Promotore di Giustizia vaticano. Nominato per un triennio, Perone aiuterà l’ufficio del Promotore a portare avanti il lavoro, come previsto dalla riforma del codice penale vaticano di marzo.
La nomina è parte di un percorso di rafforzamento dell’ufficio del Promotore. Nel 2016 è stata creata una sezione speciale contro i crimini economici e finanziari nell’ufficio del Promotore di Giustizia vaticano.  Secondo le cifre fornite all’inaugurazione dell’anno giudiziario vaticano del 2019, risulta che, al 2018,  in 6 anni sono state 27 le segnalazioni dell’AIF al Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano con “ipotesi di violazione dell’art. 421 bis c.p” la norma antiriciclaggio. Nove sono stati archiviati e per 6 si è chiesta l’archiviazione. Segno che qualcosa si è mosso.
Nel periodo precedente al 2016 non risultano invece azioni benché la creazione del sistema antiriciclaggio vaticano risalga al 2011.

Scandalo in Vaticano, svuotato anche il conto personale del Papa: spariti 20 milioni. Il conto totale del “saccheggio”: quasi mezzo miliardo
L’inchiesta dei magistrati della Santa Sede sull’acquisto del palazzo di lusso di Londra. Ecco il meccanismo che ha portato allo svuotamento dei depositi, compresi quelli dell’Obolo di San Pietro, ovvero i soldi della carità del pontefice
di Francesco Antonio Grana

Ilfattoquotidiano.it, 30 settembre 2020

Un saccheggio di 454 milioni di euro. Un’operazione che è arrivata perfino a mettere le mani sul conto riservato del Papa. È quello che, stando a quanto scrive Repubblica, è emerso dalle indagini dei magistrati vaticani iniziate nell’estate 2019 per far luce sull’acquisto del palazzo di Sloane Avenue. Il quotidiano pubblica la ricostruzione della rogatoria presentata dalla procura del Vaticano sull’affare dell’immobile londinese. Secondo il Promotore di giustizia Gian Piero Milano e il suo aggiunto Alessandro Diddi “la Segreteria di Stato finanzia l’operazione londinese con linee di credito del Credit Suisse e della Banca della Svizzera Italiana per 200 milioni di dollari garantite attraverso la costituzione del pegno di valori patrimoniali posseduti dalla Segreteria di Stato e rinvenienti nelle donazioni dell’Obolo di San Pietro”. Ovvero i soldi della carità del Papa. L’obiettivo è quello di acquistare il palazzo di Londra, ex sede di Harrods, ma il valore dell’immobile lievita enormemente. Per i pm vaticani, “prima della sottoscrizione delle quote da parte della Segreteria di Stato viene realizzata dai gestori del fondo una consistente rivalutazione contabile che, allo stato delle investigazioni, non sembra trovare una valida ragione economica”.
Nell’indagine, emerge il ruolo del finanziere Raffaele Mincione come regista di tutta l’operazione, attivo in partite che vanno dallo scontro per la banca genovese Carige a quella per il controllo di Retelit, in cui era assistito dall’avvocato Giuseppe Conte fino a pochi giorni prima dell’insediamento a Palazzo Chigi. Intorno a lui c’è un vortice di sigle che servono solo a inghiottire denaro, scatenando gli appetiti di gruppi di potere. Così entra di mezzo la Gutt Sa, società lussemburghese posseduta da Gianluigi Torzi, finanziere considerato “ad alto rischio” e inserito nelle liste mondiali di bad press, “con contratti – scrivono i pm vaticani – sottoscritti da monsignor Alberto Perlasca in qualità di procuratore del sostituto monsignor Edgar Peña Parra. La Gutt Sa agisce come agente della Segreteria di Stato per gestire l’immobile. E la Segreteria si impegna verbalmente a corrispondere a Gutt Sa una somma del 3 per cento pari a 10 milioni di euro. Tale accordo non risulta formalizzato in alcun contratto”.
Perché il Vaticano si affida a Torzi? Fabrizio Tirabassi, all’epoca dei fatti minutante dell’ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, sostiene di essere stato vittima di un ricatto: “Un’estorsione perpetuata da Torzi”. Gli inquirenti credono che questa versione “con ogni probabilità, cela un clamoroso artifizio ben orchestrato, con la complicità di Tirabassi e forse di altre persone”. L’operazione finanziaria è disastrosa. “Le quote del fondo perdono 18 milioni euro. L’operazione Gutt Sa genera una perdita di 100 milioni. In sintesi, a fronte di un esborso di 250 milioni, la Segreteria di Stato si trova proprietaria di un immobile che sulla carta varrebbe 260 milioni ma per assicurarsi la proprietà del quale alla fine dovrà sostenere un costo (al netto degli interessi dei mutui) pari a 363 milioni”. I magistrati del Papa scoprono anche che ci sono diversi personaggi che si arricchiscono da questo a dir poco azzardato investimento immobiliare. L’avvocato Nicola Squillace dello studio Libonati Jaeger riceve “200mila euro per un generico incarico di consulenza legale, oltre 150mila per una serie di professionisti da lui indicati”. E subito dopo emette un’altra fattura da 364mila euro. Ci sono anche studi inglesi che mettono le mani su milioni senza alcun titolo. Il tutto all’insaputa del Papa. Tirabassi e monsignor Perlasca, all’epoca capo ufficio amministrativo della prima sezione della Segreteria di Stato, si infilano persino nel “Fondo Discrezionale di Ubs creato nel 2015 per le spese discrezionali del Santo Padre e dallo stesso autorizzate”. Da lì prendono 20 milioni di sterline per Torzi che fattura 5 milioni come consulenza per altre operazioni immobiliari proposte al Vaticano: un hotel a Milano in zona San Siro, un palazzo in Piazza Cavour, uno sulla 5th Avenue di New York, un hotel per l’Expo di Dubai.
Ma dalle carte dei magistrati vaticani emergono anche operazioni finanziarie sul fronte della sanità. La cartolarizzazione dei crediti avanzati da ospedali privati e cooperative nei confronti delle Asl. Società che si inseriscono così nei rapporti del Fatebenefratelli di Roma con la Regione Lazio. E soprattutto il Vaticano si lega a una cooperativa, la Osa, che grazie alla raccomandazione di Tirabassi ottiene un contratto record dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù di proprietà della Santa Sede. Affidato a un soggetto che viene segnalato “per forti legami e ambienti e persone della camorra pugliese (Clan Campana e Sacra Corona Unità)”. Secondo i pm vaticani, è da questa serie di investimenti finanziari che Tirabassi e Torzi mettono in atto l’operazione Gutt Sa, “una manovra ben pianificata per realizzare un’ingente depredazione di risorse delle Segreteria di Stato che non ha eguali”. Nell’occhio dei magistrati anche l’operato dell’ormai ex direttore dell’Autorità di informazione finanziaria della Santa Sede, Tommaso Di Ruzza, genero dell’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio. Secondo i pm, colui che avrebbe dovuto impedire queste speculazioni finanziarie “ha svolto un ruolo non chiaro nella vicenda di Londra. Non ha in alcun modo percepito le anomalie dell’operazione”, nonostante abbia intrattenuto una corrispondenza con i soggetti coinvolti. E aggiungono: “Di Ruzza ha confezionato su carta intestata dell’Ufficio una delega a operare a favore di Torzi in qualità di intermediario”. E si è scoperto che è intestatario di una società inglese chiamata Aquinas Foundation. Ma le indagini dei pm vaticani non sono ancora finite.

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