Becciu, Pell e il gioco degli specchi: uno esce, l’altro rientra mentre i fedeli perdono fiducia nell’obolo di Pietro

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Gli scandali fanno notizia, se poi sono in Vaticano apriti cielo: la caccia alle streghe diventa virale. Alla ricerca di qualche scoop, corvo, talpa o qualsiasi altro animale della nomenclatura del bestiario antropomorfo, tutto fa brodo per spiattellare il mostro in prima pagina. Lo è stato per il cardinale George Pell, già Prefetto della Segreteria per l’Economia in Vaticano e lo è adesso per il cardinale Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Due risvolti della stessa medaglia.

In pasto al tritacarne mediatico il primo, per reati a sfondo sessuale, ha conosciuto l’allontanamento da Roma per far ritorno in Australia. Ha conosciuto il carcere e adesso, a distanza di anni, proprio all’indomani dello scandalo Becciu, torna in pompa magna tra le mura Vaticane, lodando il Papa per l’imponente opera di pulizia etica intrapresa.

Come uno speculare gioco di specchi, Pell ritorna mentre uno dei suoi più acerrimi detrattori esce dalla porta di servizio, privato dei diritti del cardinalato. Tra garantisti e giustizialisti, le mure d’Oltretevere sono nel pieno di una tempesta le cui conseguenze riecheggiano in tutta la Chiesa e oltre. Qualche interrogativo sul benservito inflitto a Becciu è quantomeno opportuno sollevarlo, anche perché il trattamento a lui riservato non è faccenda di poco conto.

Di certo il popolo di Dio in cammino adesso è spaesato, inquieto. Il rischio che la fede possa affievolirsi è sempre più forte. C’è chi invita a non donare più un euro all’Obolo di Pietro, c’è invece chi giudica esagerato il comportamento del Papa, che ha punito il suo cardinale senza che una reale indagine conducesse ad un formale atto di accusa e successiva colpevolezza.

È vero, se alle volte è necessario che escano fuori gli scandali per fare pulizia, non dobbiamo scordarci che il rischio boomerang è sempre in agguato. Di questo proprio Pell dovrebbe esserne portavoce indiscusso. Da carnefice che era, si è quasi trasformato in vittima di un sistema che getta fango in nome dell’etica di facciata.

Suona strano il tempismo del suo ritorno, come suona strano tanto repentino accanimento nei confronti di Becciu. Tanto strano che forse dietro c’è ben altro che la Birra Pollicina del fratello Mario, e del presunto marchio “Caritas Roma” da apporre sulle bottiglie.

Nella conferenza stampa indetta lo scorso venerdì, lo stesso Porporato precisa: “Ma io cosa c’entro? Sì, certo, me l’ha fatta assaggiare, gli ho detto che era buona, ma non ho fatto propaganda per la sua birra: questa è una boutade offensiva. Non gli ho dato un soldo né mio né tantomeno dell’istituzione”.

Della stessa lunghezza d’onda è il fratello, il quale conferma che si tratta di falsità: “Ci mancava solo che il cardinale vendesse la birra e poi stiamo a posto”.

Su questa vicenda è opportuno essere chiari. La Angel’s, società amministrata da Mario Becciu ha realizzato tra il 7 dicembre 2018 e il 31 ottobre 2019 – secondo AdnKronos – un utile di circa 36mila euro. Si tratta dunque di un’impresa piccola, ma all’apparenza in buona salute, con una programmazione spalmata su un quinquennio che prevede ricavi in crescita esponenziale.

Il suo errore è stato quello di finire sotto i riflettori per aver siglato un accordo, nel novembre del 2019, con la Fondazione Caritas, che riguardava la commercializzazione della birra Pollicina, prodotta a partire dal pane secco. Si tratta di un metodo di produzione che permette di riutilizzare cibo, il pane avanzato, che altrimenti finirebbe in discarica.

Con l’accordo, che è finito sotto la lente degli inquirenti, la Fondazione Caritas autorizzava la società a utilizzare il suo marchio sulle bottiglie e sui fusti della Pollicina; la Angel’s, in cambio, si impegnava a trasferire alla Fondazione almeno il 5% dei ricavi dalla vendita della bionda.

“I conti disponibili – precisa AdnKronos – non autorizzano a trarre la conclusione che la società avrebbe beneficiato dell’accordo con la Fondazione Caritas, poiché quest’ultimo porta la data del 18 novembre 2019, mentre i numeri disponibili si fermano 18 giorni prima, il 31 ottobre 2019”.

Tra favoreggiamenti al fratello, l’investimento immobiliare a Londra – di cui Becciu si tira fuori – e le presunte elargizioni alla diocesi sarda a lui conteste, sta di fatto che il Religioso ne esce con le ossa rotte, secondo il più classico degli scenari inquietanti. È come se chi si avvicina alle finanze vaticane, resta scottato.

È interessante quello che afferma sulla vicenda don Giovanni Ferretti, teologo, già docente di filosofia teoretica e direttore del Dipartimento di filosofia e scienze umane dell’Università di Macerata.

“Da quanto si intuisce – afferma Ferretti – il Papa è venuto a conoscenza di cose gravi nascoste e, al di là del merito, se non sei sincero col Papa come minimo perdi la fiducia e le dimissioni restano l’unica strada percorribile. Infatti, se un collaboratore nasconde la verità, il Papa, dati alla mano, non ha bisogno di fare un processo, non ha più fiducia”.

Questo spiegherebbe il motivo di tanto accanimento nei confronti del Porporato sardo. Gravi colpe di cui il Pontefice sarebbe a conoscenza, che giustificherebbero tanto rigore.

La paura dell’ennesima ritorsione per la Chiesa è forte. Erano di qualche giorno fa le affermazioni di Padre Spadaro contenute nel quaderno 4085 della rivista “La Civiltà cattolica”, per le quali Francesco non ha un piano di riforme prestabilito, si affida al discernimento.

Sta di fatto che dopo tali pesanti dichiarazioni da parte del suo spin doctor, in molti hanno mosso qualche perplessità, anche tra i sostenitori di Bergoglio, tacciandolo di essere in difficoltà e di aver perso la sua forza riformatrice, imbrigliata tra conservatori e progressisti che animano sottotraccia la scena vaticana.

Dopo qualche giorno arriva il colpo a effetto che mischia le carte e rinvigorisce il dibattito sul Governo di Francesco, ridandogli il vigore perduto. Un tempismo che se è frutto di una coincidenza ha del prodigioso per il criticato Pontefice – anche perché i dubbi si alzavano anche da voci a lui amiche.

Con Pell di ritorno a Roma – atteso per martedì – e Becciu apparentemente fuori dai giochi – quale sarà l’effetto domino che inevitabilmente è stato azionato? In mezzo i fedeli, ignari di tali dinamiche, inconsapevoli spettatori di una resa dei conti.

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