Spunti sul tramonto di un papato

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Vale per me quello che scrive l’amico e collega Marco Tosatti – che ringrazio per la segnalazione – sul suo blog “Stilum Curiae”, oggi 20 settembre 2020 (Del Pozzo difende Matzuzzi dai reazionari progressisti – Stilum Curiae, 21 settembre 2020 https://www.marcotosatti.com/2020/09/21/del-pozzo-difende-matzuzzi-dai-reazionari-progressisti/), scusandosi per il ritardo, ma chi ci segue “si rende conto della mole di lavoro che casca su deboli spalle quotidianamente”, con cui pubblica una lettera che Luca Del Pozzo ha scritto a “Il Foglio”, in relazione a un documentato articolo di Matteo Matzuzzi sul tramonto del Pontificato di Papa Francesco.

Il giornalista de “Il Foglio” è stato “fatto oggetto di attacchi rabbiosi da parte dei soliti, volenterosi difensori del Pontefice regnante. I quali, tra l’altro, sono essi per primi a rendere un pessimo servizio al Papa che non ha certo bisogno di improbabili avvocati d’ufficio; tanto più che stiamo parlando di un Pontefice”. D’altronde, l’ha ricordato il Cardinale Gerhard Ludwig Müller nell’intervista di Massimo Franco per il “Corriere della Sera” del 26 novembre 2017, citando il teologo del Cinquecento, Melchior Cano: “I veri amici non sono coloro che adulano il Papa ma quelli che lo aiutano con la verità e la competenza teologica ed umana. In tutte le organizzazioni del mondo i delatori di questa specie servono solo se stessi”. Come ho avuto occasione di ricordarlo oggi: dove l’ignoranza con arroganza urla, il silenzio con eleganza insegna.

In calce, c’è anche una risposta del direttore de “Il Foglio”. Faccio seguire ambedue i testi.

IL GOVERNO DELLA CHIESA
Il tramonto di un papato
di Matteo Matzuzzi, 15 settembre 2020

Francesco non ha una road map di riforme prestabilite, scrive padre Spadaro. È proprio così? Dai Sinodi alla Cina, un programma chiaro c’è eccome. Il problema, semmai, sono i risultati
Erano stati i sostenitori più accesi di Bergoglio (cardinali compresi) a definirlo rivoluzionario. Si erano sbagliati tutti o forse qualcosa è andato storto? IndagineL’ultimo numero della Civiltà Cattolica si apre con un lungo articolo di padre Antonio Spadaro, direttore della rivista, che già dal titolo fa comprendere la serietà della questione posta: “Il governo di Francesco. È ancora attiva la spinta propulsiva del pontificato?”. La domanda non è peregrina, visto che negli ultimi mesi da più d’un commentatore, italiano e (soprattutto) straniero è stata posta. Chi con mero gusto dissacratorio e spirito apocalittico – rientrano nella categoria i vescovi estensori di comunicati antipapisti al contempo esperti di pandemie globali e quanti propugnano la storia di “Benedetto vero Papa”: non sono meritevoli però di troppa attenzione se si vuole sviluppare un discorso serio – e chi con intento riflessivo e indagatore. La tentazione, e qui ha ragione Spadaro, è di fare della riforma “un’ideologia dal vago carattere zelota” che “avrebbe da temere dalla mancanza di supporter. Sarebbe alla mercé della disillusione dei circoli di coloro che hanno in mente un’agenda da realizzare”.

Spunti sul tramonto di un papato
Il Foglio, 19 settembre 2020

Al direttore – Le reazioni e i commenti (questi sì “reazionari”) alla pacata e argomentata analisi di Matteo Matzuzzi (Foglio del 16/09) sull’attuale pontificato – analisi che a sua volta prendeva lo spunto da un denso saggio del direttore della Civiltà Cattolica (per inciso, molto elegante e raffinato, che fra i tanti pregi ha anche quello di gettare una luce nuova, muovendo da altra angolatura, sui pontificati precedenti) – le reazioni, dicevamo, se per un verso non fanno altro che confermare con buona pace della narrativa mainstream l’accresciuto nervosismo di certi ambienti, per altro non devono stupire più di tanto.
Insomma, non è stata la prima e non sarà l’ultima volta che chi, svolgendo il suo lavoro, solleva dubbi o muove una qualche seppur rispettosa critica, viene fatto oggetto di attacchi rabbiosi da parte dei soliti, volenterosi difensori del Pontefice regnante. I quali, tra l’altro, sono essi per primi a rendere un pessimo servizio al Papa che non ha certo bisogno di improbabili avvocati d’ufficio; tanto più che stiamo parlando di un Pontefice. Oltretutto, nel merito quelle sollevate da Matzuzzi sono domande più che legittime posto che il ministero petrino non ha solo una dimensione spirituale, ma anche pastorale e di governo che, in quanto tali, richiedono una chiara visione dei problemi sul tappeto e un’altrettanto chiara rotta da seguire. Che poi lo si voglia chiamare programma o in altro modo poco importa. Ma di sicuro un pontefice non può permettersi il lusso di navigare a vista (né questo, by the way, è il caso di Francesco, che come ha giustamente ricordato Matzuzzi un programma ce l’ha eccome, messo nero su bianco nella “Evangelii gaudium”). Altrimenti è a rischio l’essenza stessa di ogni pontificato, che è quella di essere la “roccia” che conferma i fratelli nella fede. Anche per questo certe reazioni appaiono sempre stonate e fuori luogo. Per tacere di episodi sfociati nel grottesco come quando (si era alla vigilia di Natale del 2015) i succitati ambienti e gendarmi vari promossero nei confronti di Vittorio Messori, reo a sua volta di aver dato voce ad alcune rispettose perplessità nei confronti di Francesco, niente meno che la formazione di un comitato che pretendeva (sic!) che il Corriere della Sera gli sospendesse la collaborazione.
L’aspetto singolare di quella vicenda, e che si ripresenta oggi, fu che gli attacchi a Messori giunsero da quegli stessi ambienti che, anni addietro, contestavano un giorno sì e l’altro pure la chiesa e i papi di allora (Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI). Con una piccola differenza: che se un Pontefice viene criticato, per semplificare, da sinistra, è lui che sbaglia e i suoi critici sono tutti martiri del libero pensiero; quando invece il Papa è criticato da destra allora è lui che ha ragione e i suoi detrattori hanno torto marcio. Ma tant’è. È una delle costanti della storia, non solo ecclesiale, che chi ieri stava sulle barricate e contestava, poi te lo ritrovi dall’altra parte a sventolare cartellini rossi. Lupi che hanno perso il pelo ma non il vizio di puntare il ditino sempre ergendosi a maestrini con la stessa sicumera e lo stesso tono altezzoso con cui di volta in volta a papi, vescovi ed eretici di turno, pretendono di insegnare come deve essere la chiesa e come si debba vivere il Vangelo. Avanti il prossimo.
Luca Del Pozzo

Uno spunto utile per ragionare ancora sui temi dell’ottimo articolo di Matzuzzi, e sul senso del pontificato, lo si trova anche in un passaggio del libro di Loris Zanatta, sul “Populismo gesuita”. Un libro molto duro con Papa Francesco, ma che offre argomentazioni utili a riflettere su alcuni aspetti del papato, che possono interessare anche chi ha una posizione meno critica con il Papa. Nella logica di questo papato, scrive Zanatta, “la modernità è corruzione, la storia è caducità. Perciò la terra promessa non è un orizzonte futuro ma la nostalgia di un passato mitico. Per raggiungerlo non importa che i poveri salgano sulla scala della prosperità, ma che i ricchi ne scendano. La soluzione sta nella decrescita: bisogna ‘rallentare la marcia’, ‘ritornare indietro prima che sia tardi’. L’utopia cristiana dei populismi gesuiti è un inno alla povertà”. Riflettere.

Postscriptum

Scrive l’amico e collega Andrea Gagliarducci sul suo blog “Monday Vatican” di oggi, 21 settembre 2019: “Everything seems to have a life of its own [in Rome], while the Pope carries on with his work and tries to be more vocal in the public arena. Pope Francis was elected with a mandate for reforms. Reforms are taking place slowly. And, also when reforms were underway, Pope Francis has confused matters: he switched from hiring costly external consultants to the consultants from within, and now he is leaving the reform suspended. It is possible that the best is yet to come, and we cannot see it. But it is also possible that confusion will reign until the election of the next Pope. The electoral campaign has already begun” [Tutto sembra avere vita propria [a Roma], mentre il Papa continua il suo lavoro e cerca di essere più vocale nell’arena pubblica. Papa Francesco è stato eletto con un mandato di riforme. Le riforme stanno avvenendo lentamente. E, anche quando erano in corso le riforme, Papa Francesco ha confuso le cose: è passato dall’assumere costosi consulenti esterni a consulenti dall’interno, e ora lascia la riforma sospesa. È possibile che il meglio debba ancora venire e non possiamo vederlo. Ma è anche possibile che regni confusione fino all’elezione del prossimo Papa. La campagna elettorale è già iniziata”.

Articolo collegato

Vaticano: le riforme congelate, il soccorso di padre Spadaro e la ripartenza post covid – 9 settembre 2020

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