La scuola luogo educativo

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Nel giorno della riapertura scolastica in Italia, la Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università ha pubblicato un documento che si pone al termine del decennio che la Chiesa italiana ha dedicato al tema dell’educazione (gli Orientamenti pastorali 2010/2020 sull’Educare alla vita buona del Vangelo), ma che al tempo stesso intende rivolgere il proprio sguardo al futuro, come ha sottolineato nella presentazione mons. Mariano Crociata, presidente della stessa Commissione Cei:

“‘Educare, infinito presente. La pastorale della Chiesa per la scuola’,  testimonia che quello dell’educazione è un dossier che non può mai essere considerato chiuso e che necessita di un impegno che si presenta accresciuto per urgenza e novità di esigenze”.

Per il vescovo di Latina “l’azione pastorale della Chiesa ha bisogno di farsi meno ‘istituzionalizzata’ (pur servendosi di tutti gli strumenti ‘istituzionalizzati’ di cui dispone) e più personalizzata. Del resto, nell’intreccio imperscrutabile dei percorsi personali di incontro con Dio e con gli altri, nessun credente, nel mondo della scuola e nel tessuto ecclesiale, è escluso da un ruolo missionario e testimoniale che conduca alla scoperta di Cristo Gesù.

Quest’ultima nota, testimoniale, in modo speciale deve essere tenuta presente, perché «la Chiesa non cresce per proselitismo ma ‘per attrazione’; e se questo vale in generale, ha una portata enorme nel caso delle nuove generazioni”.

Per tale motivo per la Chiesa la scuola è una realtà molto importante: “La pastorale della Chiesa per la scuola vuole essere una dichiarazione di amore di fiducia e di impegno. Se anche si respira

spesso un senso di sfiducia e di scoraggiamento nei confronti della scuola, di delega o di indifferenza, la Chiesa nutre un forte amore per la scuola, fondato nella consapevolezza del suo altissimo compito. La scuola è una risorsa per tutti; per questo a tutti è richiesto di averne cura”.

Riprendendo il motto di don Milani la Commissione della Cei ha sottolineato il valore della scuola per la vita: “Vogliamo perciò ribadire che la scuola è una dimensione fondamentale della vita e che l’edificazione dell’umano è per i credenti un presupposto essenziale per l’accoglienza del Vangelo.

Ne era convinto don Lorenzo Milani che, a quanti gli chiedevano perché facesse scuola, rispondeva chiamando in causa il suo dovere di evangelizzare: partito con l’idea di fare della scuola il mezzo per farsi capire e predicare, finì per prendersi a cuore tutto dei suoi ragazzi, tutto quello che per loro era bene.

Per tali ragioni va risvegliata un’attenzione per la scuola, quando essa appaia indebolita, nei diversi luoghi e contesti della pastorale ordinaria, nelle diocesi e nelle parrocchie, negli istituti religiosi e nelle aggregazioni ecclesiali. Da parte delle comunità cristiane, questo potrà richiedere un cambio di mentalità, così da entrare in rapporto costruttivo col mondo dell’educazione e portare la scuola nella coscienza della comunità ecclesiale”.

In fondo la Commissione per l’educazione vuole rispondere alla domanda ‘classica’ se la scuola ancora serve: “Guardando alle possibilità offerte dalle tecnologie più avanzate, la risposta potrebbe sembrare positiva. In realtà il fine della scuola è molto di più che fornire delle conoscenze: essa mira a dare ad ogni persona la possibilità di maturare nella comprensione del mondo e di se stessa, di crescere con gli altri e diventare migliore, più consapevolmente uomo o donna.

Non a caso l’origine del termine è da ricercarsi nel greco scholè, vocabolo che, in maniera un po’ sorprendente, significa ozio. Questo va inteso però nel senso di tempo dedicato a ciò che è ritenuto più amabile, desiderabile e degno dell’uomo stesso. La scuola affonda le sue radici nell’amore del sapere e della vita. La sua ragion d’essere è offrire ad ogni persona un sapere per la vita”.

E la relazione educativa è il cuore della scuola: “La persona non è solamente destinataria dell’opera educativa, ma è protagonista del proprio cammino di crescita. L’autentico educatore, infatti, è colui che, senza rinunciare ad essere testimone e maestro, sa riconoscere e attivare le migliori facoltà e risorse di ciascuno, aprendo percorsi di libertà e di responsabilità. Vana è l’azione dell’insegnante e del formatore se ad essa non corrisponde l’impegno di ogni persona a prendere in mano il proprio cammino e condurlo attivamente”.

Quindi la scuola ha bisogna di una attenta pastorale da ‘laboratorio’: “Fare pastorale per la scuola significa assumere uno stile caratterizzato da atteggiamenti quali: studiare, incontrare, proporre, sperimentare. Essa segue la via dell’animazione culturale, che mira a rafforzare la centralità della persona, a custodire il senso dello studio e dell’insegnamento, a promuovere la formazione integrale di ognuno all’interno di relazioni significative…

Pur non disdegnando la formazione intellettuale, la pastorale per la scuola (come del resto l’educazione stessa) fa propri diversi linguaggi e forme di comunicazione, rivolgendosi alla persona per educarne il pensare, il sentire e il fare, per aprire una strada che faccia crescere le tre lingue, che una persona matura deve sapere parlare: la lingua della mente, la lingua del cuore e la lingua delle mani”.

La nota si conclude affermando il valore della scuola nello sconfiggere i disagi creatisi nella società: “Da tutte queste esperienze risalta il ruolo essenziale dell’istruzione e della cultura per la crescita dei più piccoli, insieme al necessario inserimento in un contesto educativo che sappia trasmettere i valori fondamentali della persona, dell’integrazione e del bene comune.

Nell’affrontare queste tematiche, spesso lo sguardo si allarga sul mondo, lasciandosi provocare dal fenomeno dell’immigrazione, soffermandosi sulle situazioni in cui ai bambini di numerosi Paesi è negato o limitato il diritto all’educazione, e aprendosi a progetti di solidarietà”.

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