A Paliano con le maglie bianche per Willy Monteiro

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Ieri tutti uniti insieme a Paliano per le esequie di Willy Monteiro, ucciso a calci e pugni nello scorso fine settimana a Colleferro, anche i ragazzi con lo stendardo dell’Azione cattolica diocesana e un altro gruppo arrivato da Alatri, celebrate da mons. Mauro Parmeggiani, vescovo di Tivoli e Palestrina, che nell’omelia ha chiesto di non sottovalutare il Vangelo delle Beatitudini:

“Vorrei che qui, oggi, risuonassero innanzitutto le parole della fede! Della fede in quel Dio di Gesù Cristo nel quale Willy credeva, che gli è stata trasmessa dalla sua cara famiglia, dalla sua parrocchia di Paliano e che ha illuminato ed orientato quella vita bella che in questi giorni abbiamo conosciuto e che si esprimeva in un sorriso dolce e gioioso, nell’impegno serio sul lavoro, nella passione per lo sport ma senza fanatismi di sorta, nel rispetto per gli altri e nell’impegno per loro che, lungi da quegli atteggiamenti di indifferenza che spesso chi si dice ‘adulto’ assume, ha portato Willy, nella notte tra sabato e domenica scorsa, a intervenire a favore di un amico per sedare una lite e conseguentemente a perdere la vita in quella forma grande che Gesù ci ha insegnato nel Vangelo: non c’è amore più grande di questo: dare la vita per gli amici!”

Nel particolare momento mons. Parmegiani ha invitato i familiari a pensare il proprio figlio nelle ‘braccia’ di Dio: “Sì, in questo momento di profondo dolore, in particolare per la mamma, il papà, la sorella di Willy e per tutti noi che lo piangiamo, ciò che deve darci speranza è l’essere consapevoli che Willy, giovane uomo giusto e mite, ora è nelle mani di Dio, ora è entrato in quella eredità che è la vita eterna che Dio promette a tutti coloro che hanno vissuto e vivono cercando di conformarsi sempre più all’unico e perfetto Beato: Gesù, che non ci ha liberati dalla morte e dal peccato con la forza dei muscoli ma donando la propria vita sulla croce per amore ed assicurando a tutti coloro che come Willy hanno tentato, tentano e tenteranno di praticare il suo Vangelo, la vita eterna”.

Però ha invitato a conservare davanti alla morte il silenzio: “Detto questo credo che occorra rimanere in silenzio davanti al mistero della morte di un giovane. Che oltre a ricordare ai suoi genitori, familiari e amici, a tutti voi e a me stesso che Dio è Padre e non lascia – nemmeno dopo la morte – in balia del nulla le sue creature; occorra abbassare il capo e senza voler rispondere a dei perché che soltanto un giorno comprenderemo, dobbiamo ripetere a noi stessi, ancora una volta, che Lui è Padre e nessun potere: né la morte né alcun’altra creatura (anche di chi gioca con il dono intangibile della vita come hanno fatto sabato notte gli assassini di Willy) potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore”.

In questo senso Willy ha lasciato un insegnamento: “Preghiamo dunque per questo giovane che ci lascia un grande insegnamento. Un insegnamento che non vorrei che trascorsi questi giorni pieni di coinvolgimento emotivo, di giusta compassione per Willy e la sua famiglia, di sdegno verso coloro che hanno compiuto un gesto inumano, cadesse come troppo spesso accade nell’oblio o nel fermarsi a qualche targa, monumento commemorativo, intitolazione di qualche torneo di calcio o cose del genere.

L’insegnamento che ci lascia Willy e tutta questa terribile vicenda è che l’uomo deve tornare a Dio. Senza di Lui non c’è sorriso nel cuore e sul volto, non c’è amore per l’altro, non c’è vera carità, non c’è rispetto per l’uomo, tutto l’uomo, per ogni uomo!”

Questa morte è l’occasione per comprendere la necessità di educare: “Educare (dal latino ‘educere’, ossia tirar fuori) è tirar fuori dal cuore dell’uomo ciò che in esso Dio ha posto di bene, di bello, di buono, di giusto. Che l’uomo cerca da sempre e che ha un nome di cui non dobbiamo vergognarci, di cui non si sono vergognate tante generazioni prima di noi e che ci hanno trasmesso un mondo che noi, ora, rischiamo di rovinare perché questo nome lo abbiamo dimenticato, e il nome è Gesù Cristo!”

Inoltre ha invitato a non cedere alla rassegnazione: “Preghiamo per lui, i suoi cari, per noi comunità cristiana come ormai rassegnata a non evangelizzare più mentre invece non dobbiamo mai stancarci di farlo verso tutti e in tutti i modi: con la predicazione, con i fatti più che con le parole, con empatia e con i rapporti personali. Ma importante è che reimpariamo a fare tutto ciò che possiamo per il Vangelo!”

Infine l’auspicio che questa tragica morte possa generare una ‘fioritura’: “Che Dio accolga l’anima di Willy, faccia fiorire i tanti germogli di bene che in questi giorni abbiamo visto in molti adolescenti e giovani che speriamo protagonisti di un mondo migliore del nostro, e perdoni tutti noi che davanti a questa bara ci sentiamo sconfitti perché non abbiamo saputo puntare, per l’ennesima volta, sull’Unico che salva e dobbiamo dolorosamente constatare che il nostro impegno per umanizzare il mondo – tanto spesso prescindendo da Dio – è fallito”.

Presente al funerale assieme al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è arrivato anche lui in camicia bianca.

(Foto: Ansa)

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