Cronaca di un processo in Vaticano

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Se non fosse stato per il clamore mediatico dovuto alla natura del furto, la prima udienza del processo a Paolo Gabriele e Paolo Sciarpelletti non l’avrebbe seguita davvero nessuno. In un sabato mattina di fine estate l’aula del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano è diventata invece il centro della attenzione dei media perchè l’accusato ha rubato dei documenti al Papa e li ha fatti pubblicare in un libro. L’iter giuridico però non è diverso da quello di un furto qualunque. Così quando il 29 mattina alle 9.30 precise entra in aula la corte composta dai tre giudici di prassi tutto risulta quasi banale.

Il procedimento numero 8 del 2012 si apre in modo tipico: lettura del capo di imputazione, l’appello dei testimoni, una precisazione del Promotore di Giustizia, e poi le eccezioni degli avvocati difensori, la replica del promotore e, dopo un’ora e venti minuti di Camera di Consiglio, la comunicazione delle decisioni in merito dei giudici. In aula solo uno degli imputati, Paolo Gabriele. Claudio Sciarpelletti non si è presentato, e il suo avvocato, scusandosi con la Corte, parla di “agitazione”. Gabriele, invece, c’è. È arrivato qualche minuto in anticipo, accompagnato dai gendarmi in borghese. Elegantissimo, in un completo grigio chiaro di ottima fattura, con cravatta in tinta. Algido, quasi assente e distaccato, durante l’udienza, sorridente e disteso nell’ ora e più di attesa delle decisioni dei giudici. Parla a lungo con il suo avvocato Cristiana Arru, e con l’avvocato Gianluca Benedetti difensore di Sciarpelletti, rimanendo sempre seduto al suo posto a fianco ai cancellieri a destra nell’aula. Tra i testimoni, oltre a otto uomini della Gendarmeria, tra cui il comandante, anche il segretario particolare di Papa Benedetto XVI monsignor Georg Gänswein, una delle quattro Memores Domini che si occupano dell’ appartamento pontificio, Cristina Cernetti, monsignor Carlo Maria Polvani della Segreteria di Stato e William Kloter, maggiore della Guardia Svizzera Pontificia. I primi due saranno ascoltati nel processo a Paolo Gabriele, mentre gli altri due in quello a Claudio Sciarpelletti.

Si perchè la prima notizia di questo dibattimento è che il Tribunale ha accolto la richiesta dell’avvocato Benedetti per dividere i due procedimenti. Sciarpelletti è accusato solo di favoreggiamento, in una forma che si delinea come intralcio alle indagini, per questo il suo processo è stato rimandato a data da destinarsi. Tra le eccezioni dell’ avvocato Arru alcune sono formali e tecniche. Un esempio: all’avvocato non risulta l’autorizzazione del Tribunale all’istallazione di una telecamera sul pianerottolo dell’abitazione di Gabriele, il Promotore risponde presentando gli atti e la data dell’autorizzazione, 8 giugno, e il Tribunale respinge l’eccezione. Oppure: risulta agli atti un colloquio avvenuto tra il Comandante della Gendarmeria e il segretario del Papa, la Arru ne contesta il merito, il Promotore risponde che è stato il Comandante a darne informazione per completezza, ma non è un fatto essenziale, il Tribunale stralcia il testo. Così anche per due colloqui tra il Comandante e Gabriele avvenuti senza la presenza dell’ avvocato. Il Promotore è d’accordo e il Tribunale stralcia anche questi due documenti.

Si parla anche dell’esame delle 82 casse di materiale trovate a casa di Paolo Gabriele durante la perquisizione, oltre le carte anche materiale informatico. Seguendo quale legislazione sono state esaminate, chiede la Arru. Il Promotore risponde ricordando la legge vaticana del 2008 sulle fonti del diritto: se non c’è una legge vaticana si adotta quella italiana. C’è poi una questione di extra territorialità che sarà esaminata nel corso del dibattimento. La perquisizione nella casa di Castel Gandolfo di Gabriele da chi è stata autorizzata? E perchè gli avvocati non sono stati avvisati? Il Promotore Nicola Picardi risponde che non è di competenza vaticana. L’autorizzazione può venire per via diplomatica o da parte della Polizia Italiana in forza dei Patti Lateranensi. Se ne riparlerà in sede di dibattimento, decide il Tribunale.

Ci sono anche delle richieste dell’ avvocato Arru. Tre vengono esaminate dal Tribunale in Camera di Consiglio. Un esame delle impronte digitali sulla pepita di presunto oro trovata a casa di Gabriele, e della quale si è fatto un gran discutere a proposito del valore e del perchè fosse a casa sua; la planimetria dello studio del segretario del Papa, e i verbali dei colloqui della Commissione cardinalizia che ha indagato a nome del Papa. Tre richieste che il Tribunale respinge: la pepita è passata per troppe mani, lo studio del segretario del Papa deve essere riservato per motivi di sicurezza, e i documenti della Commissione non verranno chiesti perchè è stata istituita sulla base del diritto canonico per riferire al Papa e attiene al foro interno extrasacramentale, non ha quindi rilevanza e attinenza giuridica per il Tribunale civile. Così anche la prima eccezione di competenza del Tribunale sollevata dalla Arru, che chiedeva un tribunale canonico che giudicasse per violazione del segreto pontificio viene respinta. Insomma si giudica un furto e nulla più. Come in ogni processo il dibattito tra difesa e accusa definisce alcuni posizioni.

Nulla di diverso da un normale processo italiano, e anzi l’avvocato di Sciarpelletti, parlando con i giornalisti, afferma che il Codice Zanardelli è un ottimo codice. E aggiunge che il suo assistito gli ha confermato di essere stato trattato molto bene dalle autorità giudiziarie. Dal 2 ottobre inizierà il dibattimento, e inizierà con l’audizione di Paolo Gabriele, poi sarà la volta dei testimoni. Il presidente del Tribunale Giuseppe dalla Torre prevede altre quattro udienze, tutte entro la prossima settimana e, dice, potrebbero essere sufficienti.

Si chiude la prima udienza, i giornalisti recuperano i telefonini e le penne che erano state lasciate in deposito all’ingresso dopo il controllo delle borse e il passaggio al metal detector. Non si vuole che ci siano registrazioni in giro. Escono anche i pochi presenti del pubblico: alcuni impiegati vaticani e il comandante della Guardia Svizzera. Nessun familiare di Paolo è presente. Forse anche per evitare di incontrare i giornalisti. Lo spazio è davvero esiguo e inevitabilmente ci si sarebbe incontrati. All’uscita qualcuno ricorda che il 29 è la festa degli Arcangeli patroni della Gendarmeria, la festa si farà in Vaticano ma il 5 ottobre. Chissà a che punto sarà il processo quel giorno.

 

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