Vaticano: le riforme congelate, il soccorso di padre Spadaro e la ripartenza post covid

Papa Francesco Padre Spadaro
Condividi su...

Nell’ultimo quaderno de ‘La Civiltà Cattolica’, il giornale dei gesuiti diretto da Padre Antonio Spadaro, è posto un interrogativo che non bada a giri di parole. È lo stesso direttore – ritenuto da molti l’artefice della comunicazione di Papa Francesco – a lanciare il quesito. Nei sette anni di Bergoglio a capo del Magistero petrino, “è ancora attiva la spinta propulsiva del suo pontificato?”. Tradotto: le riforme tanto auspicate all’indomani delle dimissioni di Benedetto XVI, dove sono?

Non è un interrogativo da poco, specie se le controversie da affrontare sono molteplici. Tra le più calde abbiamo: la riforma della Costituzione apostolica; la spinosa vicenda del clero tedesco; il rinnovo del dialogo con la Cina; i rapporti con gli Usa alla luce delle elezioni presidenziali di Novembre. Ma andiamo per ordine.

Secondo il Direttore della Compagnia di Gesù, il concetto stesso di riforma si ricollega alla figura di Sant’Ignazio di Loyola, che da gesuita è cara a Francesco. Seguendo tale schema, il motore che muove il pontificato di Bergoglio è il discernimento, come lo stesso Ignazio insegna nei suoi Esercizi spirituali, mediante i quali si parla di “riforma”, riferita prima alle persone e poi alla Chiesa.

Afferma Spadaro: “La riforma è un processo davvero spirituale, che cambia – ora lentamente ora velocemente – anche le forme, quelle che chiamiamo ‘strutture’. Ma le cambia per connaturalità, come la cartina di tornasole cambia colore naturalmente, perché muta il livello di acidità o di alcalinità nel liquido in cui è immersa.

Quindi il puntare alla conversione non è un pio riferimento spirituale inefficace, ma un atto di governo radicale. Per Francesco, la riforma si radica in questo svuotamento di sé, privata dalle logiche mondane. Essa è l’opposto dell’ideologia del cambiamento.

La spinta propulsiva del pontificato non è la capacità di fare cose o di istituzionalizzare sempre e comunque il cambiamento, ma di discernere tempi e momenti di uno svuotamento perché la missione faccia trasparire meglio Cristo.

È il discernimento stesso la struttura sistematica della riforma, che si concretizza in un ordine istituzionale”.

Un passaggio sottile del direttore de La Civiltà Cattolica, per nulla banale, forse con lo specifico intento di mettere le cose in chiaro per chi afferma che la barca di Pietro si è arenata sugli scogli. È indubbio che la corrente più tradizionalista in seno al Clero sia scettica dinanzi l’operato di Francesco.

Ma a destare clamore è l’ala progressiva, quella che gli ha sempre prestato il fianco e che adesso, secondo i rumors, comincia a soffrire di scetticismo a seguito dell’apparente immobilismo pontificio.

Di fatto rincara Spadaro: “Ci vuole pazienza, come leggiamo nel Vangelo, per lasciar crescere insieme grano e zizzania, perché – come dice il padrone del campo – «non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.

Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio» (Mt 13,29-30).

Riformare significa avviare processi aperti e non ‘tagliare teste’ o ‘conquistare spazi’ di potere. È proprio con questo spirito di discernimento che Ignazio e i primi compagni hanno affrontato la sfida della Riforma protestante”.

Poi una rassicurazione: “Il Papa ha ben chiaro il contesto, la situazione di partenza; è informato, ascolta pareri; è saldamente aderente al presente. Tuttavia, la strada che intende percorrere è per lui davvero aperta, non c’è una road map soltanto teorica: il cammino si apre camminando.

Dunque, il suo «progetto» è, in realtà, un’esperienza spirituale vissuta, che prende forma per gradi e che si traduce in termini concreti, in azione. Non un piano che fa riferimento a idee e concetti che egli aspira a realizzare, ma un vissuto che fa riferimento a ‘tempi, luoghi e persone’, secondo un’espressione tipica di Ignazio; dunque, non ad astrazioni ideologiche, a uno sguardo teorico sulle cose.

Per cui quella visione interiore non si impone sulla storia cercando di organizzarla secondo le proprie coordinate, ma dialoga con la realtà, si inserisce nella storia – a volte paludata o fangosa – degli uomini e della Chiesa, si svolge nel tempo”.

Ma è sulle tentazioni che minano il pontificano di Francesco che Spadaro non usa mezzi termini – che si ricollegano al chiacchiericcio dal quale Bergoglio prende le distanze ammonendo chi lo fomenta. “La tentazione – chiosa il Gesuita – si annida spesso nelle istituzioni, specialmente in quelle alte, santamente sublimi. In questo caso essa agisce cercando di tentare sotto apparenza di bene.

La finezza dell’argomentazione del ‘Nemico’ si fa estrema, perché chi è tentato crede di dover agire per il bene della Chiesa. La maggiore sottigliezza consiste nel «farci credere che la Chiesa si stia snaturando e di tentare di convincerci che, quindi, noi dobbiamo salvarla, forse anche malgrado se stessa.

Si tratta di una tentazione costante e presente sotto un’infinità di maschere diverse ma che in definitiva hanno tutte qualcosa in comune: la mancanza di fede nel potere di Dio che abita sempre nella sua Chiesa. Da qui anche gli infecondi scontri con la gerarchia, i conflitti devastanti tra ali – per esempio, progressista o reazionaria – dentro la Chiesa. Francesco, del resto, non è legato ad ali politiche.

Apprezza invece l’onestà, che può essere propria dei progressisti come dei conservatori. Il suo giudizio prescinde pure dall’apertura o dalla chiusura «mentale»: è attratto dall’onestà del giudizio”.

Per Spadaro, i venti della zizzania sorgono quando nascono “figure che sembrano volersi sostituire al Papa nella difesa della dottrina o della vera riforma, o quando esse seminano incertezza e confusione, lasciando persino immaginare pericoli per l’ortodossia o per il cambiamento.

E questo in particolare quando, nell’assumere tali atteggiamenti, l’ipocrisia induce a professare apertamente devozione filiale al Santo Padre e uno spirito di rispettosa correzione fraterna”.

Certo è indubbio che al di là delle schermaglie che scaldano gli animi Oltretevere, le gatte da pelare per il Papa regnate sono spinose e chiedono urgenti attenzioni. A onor del vero la Pandemia ha congelato il quadro delle riforme già avviato da Benedetto XVI con l’intransigenza verso i religiosi rei di crimini contro la sessualità deviata, la pedofilia.

Come già preannunciato, sul tavolo di Francesco battono cassa almeno quattro dossier che meritano approfondimenti. Dapprima quello sulla riforma della Costituzione apostolica, un cavallo di battaglia per riformare dalle strutture portanti la Curia Romana, a cominciare dal depotenziamento della Congregazione per la dottrina della Fede.

Subito dopo c’è la controversia legata al Clero tedesco, che minaccia una nuova primavera luterana per la mancata e completa apertura alle unioni omosessuali, al maggiore potere della donna all’interno della Chiesa e in generale a una visione più “liberale” della vita cristiana.

Altra tappa cruciale, questa volta dello scacchiere geopolitico è il dialogo con la Cina, che passa dall’accordo biennale tra la Santa Sede e Pechino, ancora in esame.

Anche qui la Pandemia ha messo i bastone tra le ruote a un dialogo già avviato, che inevitabilmente divide gli animi più conservatori – riluttanti all’apertura cinese – e quelli più a sinistra – favorevoli anche attraverso uno storico primo viaggio apostolico nel 2022.

Infine c’è il nodo elezioni americane, che per tradizione non sono mai come tutte le altre. Dal nome del nuovo presidente degli Stati Uniti si polarizzeranno i comportamenti di un Clero americano che attualmente è diviso tra le correnti pro Biden e quelle a supporto di Trump.

Nei suoi quattro anni di governo d’altronde, il Tycoon newyorkese è stato l’alter ego di Papa Francesco. A dividerli è stata specialmente la politica migratoria, cara a Bergoglio – si ricorda che la prossima Enciclica si chiamerà Fratelli tutti – e osteggiata da Trump.

Insomma tanta carne al fuoco per delle riforme annunciate ma ancora ai nastri di partenza. La Pandemia in questo non ha aiutato. Il soccorso di Padre Spadaro è quantomai provvidenziale per gettare acqua sul fuoco.

È chiaro che nonostante le sue conclusioni – per evitare il rischio di piegare la volontà della riforma alla mondanità – emerge un’istanza sia a destra che a sinistra degli schieramenti vaticani: che soffi il vento del cambiamento. Con tale presupposto la tabella di marcia post covid il Vaticano dovrà inevitabilmente fare i conti.

Free Webcam Girls
151.11.48.50