Cei: la sfida di ripartire insieme

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Il punto di partenza, complesso quanto necessario, è mettersi in ascolto della realtà. Restando il più possibile aderenti a un oggi nuovo, disorientante, del tutto inaspettato. Una sfida che non ha visto defezioni, né poteva essere altrimenti se è vero che la catechesi ha proprio nel dialogo con l’attualità, nella Parola calata nel presente, il suo slancio iniziale, il suo avvio. Ma subito dopo, quella fotografia, quell’istantanea di una stagione inconsueta, con negli occhi la tragica geografia del disagio e della sofferenza disegnata dalla pandemia, deve tradursi in proposta, in stimolo, in progetto.

E’ nato così ‘Ripartiamo insieme’: linee guida per la catechesi in Italia in tempo di Covid, il documento elaborato dall’Ufficio catechistico nazionale, che propone piste e spunti di riflessione per una vera conversione ecclesiale e per individuare le priorità pastorali da perseguire, come ha spiegato il direttore, mons. Valentino Bulgarelli:

“Siamo consapevoli che anche la Chiesa italiana si trova in un delicato tempo di passaggio, che è anche una grande opportunità: se da un lato riprenderà al più presto la proposta catechistica con le dovute precauzioni sanitarie, dall’altro sentiamo forte l’esigenza di un nuovo discernimento sulla realtà pastorale e sociale e sul rilancio dei percorsi catechistici”.

Il testo si compone di due parti tra di loro collegate. Da un lato la sintesi dei ‘Laboratori ecclesiali sulla catechesi’ svoltisi da maggio a luglio che hanno realizzato un quadro molto realistico, dal basso, della catechesi nel nostro Paese. Dall’altro ‘Per dirci nuovamente cristiani. Spunti per un discernimento pastorale alla luce di At 11’. Una riflessione che vuole offrire ‘alcune chiavi di lettura per decodificare il presente e individuare nuove vie evangeliche nel prossimo futuro’.

Nel capitolo 11 degli Atti degli Apostoli si racconta la nascita della Chiesa di Antiochia, un passaggio molto delicato da cui uscirono i credenti che per primi si meritarono di essere chiamati cristiani: “Rileggendo quell’episodio si scorgono elementi che possono essere utili…

Alla Chiesa interessa accompagnare ciascuno nei passaggi di vita, piuttosto che il semplice espletamento di un precetto; far vivere e far maturare l’esperienza sacramentale; alimentare e nutrire una speranza affidabile; attivare processi di trasformazione, piuttosto che cercare affannosamente soluzioni immediate”.

Il documento pone l’attenzione sul ‘prendersi cura’: “Prendersi cura delle persone significa adesso accompagnare il passaggio da una pratica caritativa o religiosa occasionale alla maturazione di una scelta di fede consapevole e stabile…

E’ importante rifuggire la tentazione di soluzioni immediate e cercare piuttosto di discernere una nuova gerarchia pastorale: quali prassi pastorali mettere in secondo piano o persino tralasciare e quali mettere in cima e privilegiare? Si tratta di una salutare ‘potatura’ per ricominciare e non soltanto ripartire”.

Per questo è necessaria la comunità: “La comunità non è un dato a priori e non corrisponde tout court alla parrocchia, anche se questa è il luogo ecclesiale naturale in cui immaginare l’essere comunità che riparte. Accanto e nella parrocchia non vanno dimenticate però le associazioni e i movimenti, che spesso hanno nella parrocchia il loro ‘campo base’ ma che sviluppano anche percorsi pastorali specifici come quelli legati all’Iniziazione Cristiana o all’apostolato di ambiente.

In realtà, la comunità è prima di tutto un luogo interiore e poi relazionale di ascolto, di narrazione, di confronto con la Parola di Dio e di annuncio… In quest’ottica, ‘fare comunità’ significa dare slancio alle relazioni, liberandole dalla tentazione del possesso o dei numeri e facendo emergere il contributo di ciascuno. Uno sguardo contemplativo e intriso di Parola di Dio consentirà di portare la vita reale nella preghiera domestica e nella celebrazione eucaristica”.

Perciò la Chiesa invita a pensare la catechesi in modo nuovo, partendo dalla narrazione degli Atti degli Apostoli: “Pensare che la pastorale e la catechesi possano riprendere come prima del lockdown sarebbe una ingenuità e una occasione perduta. La pandemia sta lasciando strascichi che rendono il quotidiano più incerto: molti dovranno fare i conti con crisi lavorative e sociali, mentre le famiglie si sco­prono sole nel compito di educare i figli.

Sentiamo il bisogno di ritrovare una dimensione comunitaria, che ci consenta di uscire insieme dalla crisi. In que­sto contesto, la comunità ecclesiale può dire la sua, ad esempio diventando un luogo in cui si impara la fiducia: è questo l’anello che lega le relazioni, da quelle familiari a quelle amicali. Si tratta di un atteggiamento che anima tante azioni quotidiane: del resto, se la vita fosse ispirata da diffidenza o paura si ricadrebbe in una nevrosi paralizzante”.

(Foto: CEI)

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