Papa Francesco: Gesù indica la strada del perdono

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Nell’Angelus odierno papa Francesco ha ricordato ai fedeli presenti il valore della correzione fraterna, che apre ad una dimensione comunitaria: “Il Vangelo di questa domenica (Mt 18,15-20) è tratto dal quarto discorso di Gesù nel racconto di Matteo, conosciuto come discorso ‘comunitario’ o ‘ecclesiale’.

Il brano odierno parla della correzione fraterna, e ci invita a riflettere sulla duplice dimensione dell’esistenza cristiana: quella comunitaria, che esige la tutela della comunione, cioè dell’unità della Chiesa, e quella personale, che impone attenzione e rispetto per ogni coscienza individuale”.

Prima della preghiera dell’Angelus papa Francesco invita ad ‘utilizzare’ l’insegnamento di Gesù sul perdono: “Per correggere il fratello che ha sbagliato, Gesù suggerisce una pedagogia del recupero. E sempre la pedagogia di Gesù è pedagogia di recupero; Lui sempre cerca di recuperare, di salvare. E questa pedagogia di recupero è articolata in tre passaggi. In primo luogo dice: ‘Ammoniscilo fra te e lui solo’, cioè non mettere in piazza il suo peccato. Si tratta di andare dal fratello con discrezione, non per giudicarlo ma per aiutarlo a rendersi conto di quello che ha fatto”.

Anche se la strada prospettata da Gesù non è facile il papa ha chiesto di vivere questa esperienza di perdono: “Quante volte noi abbiamo avuto questa esperienza: qualcuno viene e ci dice: ‘Ma, senti, tu in questo hai sbagliato. Tu dovresti cambiare un po’ in questo’. Forse all’inizio ci arrabbiamo, ma poi ringraziamo, perché un gesto di fratellanza, di comunione, di aiuto, di recupero.

E non è facile mettere in pratica questo insegnamento di Gesù, per diverse ragioni. C’è il timore che il fratello o la sorella reagisca male; a volte manca la confidenza sufficiente con lui o con lei… E altri motivi. Ma tutte le volte che noi abbiamo fatto questo, abbiamo sentito che era proprio la strada del Signore”.

Ed ha messo in evidenza l’azione di Gesù nel dare compimento alla legge di Mosè: “Tuttavia, può avvenire che, malgrado le mie buone intenzioni, il primo intervento fallisca. In questo caso è bene non desistere e dire: ‘Ma si arrangi, me ne lavo le mani’. No, questo non è cristiano. Non desistere, ma ricorrere all’appoggio di qualche altro fratello o sorella.

Gesù dice: ‘Se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni’. Questo è un precetto della legge mosaica. Sebbene possa sembrare contro l’accusato, in realtà serviva a tutelarlo da falsi accusatori.

Ma Gesù va oltre: i due testimoni sono richiesti non per accusare e giudicare, ma per aiutare… Questo è l’atteggiamento del recupero che Gesù vuole da noi. Gesù infatti mette in conto che possa fallire anche questo approccio (il secondo approccio) con i testimoni, diversamente dalla legge mosaica, per la quale la testimonianza di due o tre era sufficiente per la condanna”.

Anche se questo suggerimento fallisce Gesù invita la comunità a farsi carico: “In effetti, anche l’amore di due o tre fratelli può essere insufficiente, perché quello o quella sono testardi. In questo caso (aggiunge Gesù), ‘dillo alla comunità’, cioè alla Chiesa. In alcune situazioni tutta la comunità viene coinvolta.

Ci sono cose che non possono lasciare indifferenti gli altri fratelli: occorre un amore più grande per recuperare il fratello. Ma a volte anche questo può non bastare”.

Quindi Gesù invita la comunità a farsi carico del conflitto: “Questo insegnamento di Gesù ci aiuta tanto, perché (pensiamo ad un esempio) quando noi vediamo uno sbaglio, un difetto, una scivolata, in quel fratello o quella sorella, di solito la prima cosa che facciamo è andare a raccontarlo agli altri, a chiacchierare. E le chiacchiere chiudono il cuore alla comunità, chiudono l’unità della Chiesa”.

Perciò il papa ha invitato a non badare alle ‘chiacchiere’ del diavolo, che tenta di dividere la comunità: “Il grande chiacchierone è il diavolo, che sempre va dicendo le cose brutte degli altri, perché lui è il bugiardo che cerca di disunire la Chiesa, di allontanare i fratelli e non fare comunità. Per favore, fratelli e sorelle, facciamo uno sforzo per non chiacchierare”.

Ed ha invitato i credenti a non scandalizzare con le ‘malelingue’, che oggi imperversano nella Chiesa: “Il chiacchiericcio è una pesta più brutta del Covid! Facciamo uno sforzo: niente chiacchiere. E’ l’amore di Gesù, che ha accolto pubblicani e pagani, scandalizzando i benpensanti dell’epoca.

Non si tratta perciò di una condanna senza appello, ma del riconoscimento che a volte i nostri tentativi umani possono fallire, e che solo il trovarsi davanti a Dio può mettere il fratello di fronte alla propria coscienza e alla responsabilità dei suoi atti. Se la cosa non va, silenzio e preghiera per il fratello e per la sorella che sbagliano, ma mai il chiacchiericcio”.

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