Papa Francesco invita a guarire il mondo

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Papa Francesco oggi ha ripreso, dopo sei mesi, le udienze generali con la presenza dei fedeli, ringraziandoli della presenza: “Dopo tanti mesi riprendiamo i nostri incontri faccia a faccia, e non schermo a schermo. E questo è bello!”. Nella catechesi dell’udienza il papa prosegue il ciclo sul tema ‘Guarire il mondo’, che si basa sui principi di solidarietà e sussidiarietà:

“L’attuale pandemia ha evidenziato la nostra interdipendenza: siamo  tutti  legati,  gli  uni  agli altri, sia nel male che nel bene. Perciò, per uscire migliori da questa crisi, dobbiamo farlo insieme, tutti quanti, nella solidarietà. Come famiglia umana abbiamo l’origine comune in Dio; abitiamo in una casa comune, il pianeta-giardino (la Terra) in cui Dio ci ha posto; e abbiamo una destinazione comune in Cristo.

Ma quando dimentichiamo tutto questo, la nostra interdipendenza diventa dipendenza di  alcuni  da  altri, aumentando la disuguaglianza e l’emarginazione; si indebolisce il tessuto  sociale e si deteriora l’ambiente”.

Riprendendo le note della Dottrina Sociale della Chiesa e le parole di san Giovanni Paolo II, il papa ha spiegato che l’applicazione di tali principi si chiama giustizia: “Non è solo questione di aiutare gli altri: si  tratta di giustizia. L’interdipendenza, per essere solidale e portare frutti, ha bisogno di forti radici nell’umano e nella natura creata da Dio, ha bisogno di rispetto dei volti e della terra. La Bibbia, fin dall’inizio, ci avverte”.

Ed ha richiamato il racconto della Torre di Babele come monito all’egoismo: “Il racconto della Torre di Babele descrive ciò che accade quando cerchiamo di arrivare al cielo (la nostra meta) ignorando il legame con l’umano, con il creato e con il Creatore. Costruiamo torri e grattacieli, ma distruggiamo la comunità. Unifichiamo edifici e lingue, ma mortifichiamo la ricchezza culturale. Vogliamo essere padroni della Terra, ma roviniamo la biodiversità e l’equilibrio ecologico”.

Attraverso un racconto medievale il papa ha spiegato che la vita vale meno dei beni materiali: “Purtroppo anche oggi può succedere qualcosa di simile. Cade qualche quota del mercato finanziario e la notizia è in tutte le agenzie. Cadono migliaia di persone a causa della fame, della miseria, e nessuno ne parla. Diametralmente opposta a Babele è la Pentecoste. Lo Spirito Santo, scendendo dall’alto come vento e fuoco, investe la comunità chiusa nel cenacolo, le infonde la forza di Dio, la spinge a uscire e ad annunciare a tutti Gesù Signore”.

Riprendendo la ‘Leggenda Maggiore’ di san Bonaventura il papa ha sottolineato la forza d’urto, contraria a Babele, che è stata costruita con la Pentecoste: ““Lo Spirito crea l’unità nella diversità, crea l’armonia. L’altro non è un mero strumento, mera ‘forza-lavoro’, ma partecipa con tutto sé stesso all’edificazione della comunità. San Francesco d’Assisi lo sapeva bene, e animato dallo Spirito dava a tutte le persone, anzi, a  tutte le creature, il nome di fratello o sorella”.

La Pentecoste ha creato ‘diversità nell’unità’, capace di creare anticorpi: “Con  la Pentecoste, Dio si fa presente ed ispira la fede della  comunità unita nella diversità e nella solidarietà. Una diversità solidale possiede gli ‘anticorpi’, affinché la singolarità di ciascuno (che è un dono, unico ed irripetibile) non si ammali di individualismo, di egoismo. La diversità solidale possiede anche gli anticorpi per guarire strutture  e processi sociali che sono degenerati in sistemi di ingiustizia e di oppressione”.

Questa rimane la strada da percorrere dopo la pandemia: “Quindi, la solidarietà oggi è la strada da  percorrere verso un mondo post-pandemia, verso la guarigione delle nostre malattie interpersonali e sociali. Una solidarietà guidata dalla fede ci permette di tradurre l’amore di Dio nella nostra cultura globalizzata, non costruendo torri o muri che dividono e poi crollano, ma tessendo comunità e sostenendo processi di crescita veramente umana e solida.

Nel  mezzo di crisi e tempeste, il Signore ci interpella e ci invita a risvegliare ed attivare questa solidarietà  capace di dare solidità, sostegno ed un senso a queste ore in cui tutto sembra naufragare”.

Nei saluti conclusivi papa Francesco ha invitato a pregare per la pace in Libano, chiedendo una Giornata mondiale di preghiera e digiuno per venerdì 4 settembre, con l’inviato il segretario di stato, card. Pietro Parolin:

“Incoraggio tutti i libanesi a continuare a sperare e a ritrovare le forze e le energie necessarie per ripartire. Domando ai politici e ai leader religiosi di impegnarsi con sincerità e trasparenza nell’opera di ricostruzione, lasciando cadere gli interessi di parte e guardando al bene comune e al futuro della nazione.

Rinnovo altresì l’invito alla Comunità internazionale a sostenere il Paese per aiutarlo ad uscire dalla grave crisi, senza essere coinvolto nelle tensioni regionali. In modo particolare mi rivolgo agli abitanti di Beirut, duramente provati dall’esplosione: riprendete coraggio, fratelli!

La fede e la preghiera siano la vostra forza. Non abbandonate le vostre case e la vostra eredità, non fate cadere il sogno di quelli che hanno creduto nell’avvenire di un Paese bello e prospero”.

Infine ha ricordato il quarantennale di Solidarnosc: “Saluto cordialmente i polacchi. Cari fratelli e sorelle, nei giorni scorsi in Polonia si è celebrato il 40° anniversario degli Accordi che, a partire dalla solidarietà degli oppressi, diedero inizio al Sindacato ‘Solidarnosc’ e a storici cambiamenti politici nel vostro Paese e nell’Europa Centrale. Oggi parliamo di solidarietà nel contesto della pandemia”.

(Foto: Santa Sede)

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